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Cola l’aria fredda, cadono le…

È ormai da tempo che non mi cimento più nel genere del “commento all’articolo XYZ”. Tuttavia, nella mia scorribanda quotidiana su Dagospia (penso che sia il contenitore di news che meglio riflette lo stato del Paese in cui viviamo) mi sono imbattuto nell’ennesima intervistona del corrierone, e non ho potuto esimermi.

Si tratta di un genere già abusato, nella cornice degli articoli da “Rescue Team”: fa freddo? Vi sbagliate, in realtà fa caldo. Non vi fidate? Allora a spiegarvelo sarà un esperto della materia. In questo contesto si inserisce l’intervista del corsera ad un climatologo dell’ENEA, così riassumibile:

  • È vero, in questi giorni ha fatto freddo, ma il freddo in chiusura di inverno è un fenomeno normale” (bene, sprazzi di buon senso finalmente!)
  • Anormale però è il caldo del 2020” (e ti pareva? Mai ‘na gioia)
  • Segue solita tiritera su eccessi di caldo, eccessi di freddo, estate che “si allunga”, inverno che “si rinsecchisce”. Sembrerebbe che si parli di pasta per la pizza, invece si parla di clima.
  • Sempre per rimanere in tema di pizza, l’esperto ci informa che per fortuna le 4 stagioni ci sono ancora, ma “sono diverse” (lo diceva anche mia nonna che pure non era esperta di clima, bensì di cucina. Per fortuna).

Dulcis in fundo

Ma come insegnavano già i latini, il meglio viene sempre alla fine.

In chiusura di articolo, infatti, l’intervistatore porge l’assist in area di rigore a porta vuota con una domanda da Pulitzer: “ma il freddo di questi giorni è una specie di contro-effetto serra? (sic)”. Il lettore si aspetterebbe che l’esperto confermi quanto detto poche righe sopra, ovvero che si tratta di pura e semplice variabilità climatica.

E invece no, avendo evidentemente toppato in apertura di articolo con la prima risposta, ecco arrivare la precisazione. Sotto le forme dell’ormai famigerato “fa freddo perché fa caldo”.

L’esperto, infatti, spiega che le irruzioni di aria fredda come questa appena conclusa sono conseguenza del riscaldamento globale che farebbe diminuire il gradiente termico tra i poli e le zone temperate. Risultato: il vortice polare si attapira e l’aria fredda “cola” dal Polo Nord dritta sulla nostra testa. Come la nutella troppo calda cola dal cucchiaio sul tavolo, viene da pensare. Tradotto per il volgo: fa freddo perché fa caldo. E più non dimandare.

Nonostante questa storia del vortice spompato dal “troppo caldo” venga sciorinata nell’intervista come una ovvietà scientifica, si tratta in realtà di una teoria tutt’altro che consolidata, totalmente contro-intuitiva, e fragilissima dal punto di vista scientifico (se n’è parlato tanto anche su queste pagine). Ma sdoganata di recente in ambienti assai poco scientifici, e invero molto politici: come in occasione del recente apocalittico discorso del neo-eletto rappresentante USA all’ONU (ci restano 9 anni da vivere, cominciamo a contare).

Una teoria rispolverata periodicamente dall’archivio dei ricordi scientificamente imbarazzanti, come si fa con le foto di ex fidanzati impresentabili. Per disperazione, si suppone, davanti all’evidenza inconfutabile che il freddo invernale si rifiuta di sparire come da modelli climatici.

Nessun senso

Anche volendo assai generosamente ammettere che la claudicante e bislacca teoria sul vortice polare che si scioglie e cola come la nutella dal cucchiaio abbia un minimo di senso, resta il fatto che in questo caso viene citata completamente a sproposito.

In concomitanza con l’equinozio di primavera, e il conseguente aumentato soleggiamento sull’Emisfero Nord, il gradiente termico tra il Polo Nord e il Tropico del Cancro è attualmente su livelli molto elevati. Mentre l’episodio freddo in questione interessava l’Italia, cerano circa 60 gradi centigradi di differenza tra i ghiacci artici sullo Stretto di Fram e le piramidi di Luxor. Non sono due posti qualunque, bensì i due punti geografici virtualmente messi in collegamento dall’onda di Rossby che è transitata anche attraverso il nostro Paese.

In modo del tutto contrario a quanto sostenuto nell’intervista, infatti, è proprio l’aumento del gradiente termico tra poli e zone temperate ad incrementare alla fine dell’inverno quella instabilità baroclina che è all’origine della formazione delle ondulazioni del flusso (“saccature” per i meno avvezzi) che re-distribuiscono le masse d’aria nel nostro emisfero con l’effetto di ridurre quegli stessi gradienti. E di “regalarci” quelle gelate tardive che da qualche millennio funestano con regolarità la nostra agricoltura. Da ben prima che si guidassero i SUV, per intenderci.

In altre parole, ha fatto freddo perché è aumentato il gradiente di temperatura tra poli e zone temperate e non perché è diminuito. Aumentato a causa di un “cambiamento climatico” che si ripete sempre uguale con cicli di 365 giorni da qualche miliardo di anni, e che gli antichi (poveri stolti non-esperti) chiamavano “stagioni”.

Conclusione e Rimostranze

Non serve essere un meteorologo di professione per cogliere le contraddizioni e le insensatezze nell’intervista in questione. Basta avere delle conoscenze di base nell’ambito della fluidodinamica e della termodinamica. E’ evidente che questo tipo di articoli non si rivolgono alla minoranza sparuta che ha la disgrazia (in questo caso) di avere tali competenze. Diciamo, piuttosto, che se si è inteso mandare il solito messaggio molto politico (e con risvolti molto economici) ammantandolo di un’aura di scientificità, lo scopo è stato decisamente raggiunto.

Ma io una rimostranza ce l’avrei: non per il Corriere, ché alle imprese disperate ho smesso di credere da quando ho abbandonato il tunnel dell’adolescenza. Bensì per Dagospia: non prendete per i fondelli il lettore inducendolo a cliccare titoli accattivanti per poi scoprire che si tratta di articoli di giornali che non leggerebbe mai, nemmeno sotto tortura. Mettete un riferimento alla fonte di ogni articolo, nella home, a mo’ di disclaimer: “Aho’ guarda che è n’articolo de Repubblica o der Coriere eh? Poi nun te lamentà ”.

Così uno l’articolo non lo legge proprio. E male che vada si limita a guardare un po’ di tette e di culi nella home. Che ci guadagna in buonumore. E anche in cultura scientifica di base.

 

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Published inAttualità

12 Comments

  1. Claudio

    Scusate, ma faccio il giornalista da 34 anni e qualcosa ho visto. E dunque, se in Italia ci sono più esperti di clima (e virologi, aggiungerei) che in tutto il resto del pianeta, cosa possiamo aspettarci? I giornalisti hanno bisogno tutti i giorni di “certificare” le notizie, in particolare quelle a sfondo scientifico, e come ben si capisce se uno ha titoli per parlare, è facilmente raggiungibile, è disponibile, beh viene interpellato. Aggiungiamo come molti siti meteo mettano a disposizione gratis ogni giorno i loro esperti (purchè se ne parli, purchè si clicchi). I giornalisti oggi hanno a disposizione tonnellate di materiale già confezionato: vogliamo parlare di Legambiente, Greenpeace, Coldiretti, ilmeteo.it, 3Bmeteo, fornitori quotidiani di notizie (ovviamente di parte)? Aggiungiamoci ad esempio Bosch, che comunica qualsiasi novità sull’elettrico all’Ansa, quasi tutti i giorni. Tutte notizie con commento di “esperto”, pronte per essere usate. E allora, cosa volete che esca? Quale giornale, tv, radio, sito ha i mezzi per fare inchieste su argomenti che puoi avere a costo zero? Ma avete solo un’idea della mole di materiale che ogni giorno viene diffuso dagli uffici stampa delle università, e quello annunciato dalle riviste scientifiche? E chi più ne ha più ne metta. Chiaro, tutti tirano l’acqua al loro mulino. E che dire del governo, che ha addirittura creato il ministero per la transizione ecologica?
    Gli ambienti web non aiutano certo (altro che libertà e democrazia dal basso, ah ah ah): nessun media minimamente intelligente sceglie di farsi massacrare e impallinare sul web dal primo che passa, provando ad andare oltre il mainstream? Nessuno, giustamente aggiungo io. Ci provano i singoli, certo, ci prova il nostro grandissimissimo climatemonitor, ma che speranze possono avere? Teniamo duro, è chiaro, ma con la coscienza che se per primi gli scienziati non si rivoltano contro questo sistema non si caverà un ragno dal buco. La prima colpa è della scienza che campa a colpi di pubblicazioni (in molti Paesi è l’unico sistema per farsi notare), non importa se il giorno dopo qualcuno ti smentirà. Intanto fai curriculum. Nella scienza medica è così da decenni. Quindi dare la colpa ai giornalisti (che peraltro sono al 98 per cento ignoranti sul clima, più o meno come i loro lettori) è un esercizio di stile. Lodevole in moltissimi casi, ma inutile.

  2. Luca

    L’articolo in questione è emblematico per capire quanto, oramai in tutti i campi, l’informazione sia del tutto manipolata.
    Qualche giorno fa ho letto un articolo intitolato “GHIACCI ARTICI sempre in agonia: siamo ai minimi storici!”, che parlava per l’ennesima volta del pessimo stato dei ghiacci artici: concludeva che l’estensione di questi giorni era la più bassa mai registrata! Ovviamente, già a memoria ricordavo che quanto riportato non corrispondeva alla realtà; difatti, andando a controllare sul NSIDC (il grafico dell’articolo era preso da tale sito), ho messo in correlazione l’estensione attuale con gli ultimi 10 anni. Ebbene: c’erano altri 6 anni in cui, in questo periodo, l’estensione era inferiore!
    Mi sono letteralmente incazzato come una bestia ed ho scritto subito una mail al sito, accusandoli di fare totale disinformazione e terrorismo.
    Oggi sono andato a ritrovare quell’articolo che, però, non era più nella home page. Guarda caso, la frase finale era stata corretta in “Notate inoltre come sia distante la media calcolata dal 1981 al 2010 (linea grigio-scura), ma soprattutto come negli anni in cui sono state condotte le rilevazioni, l’anno in questione si trovi molto in basso”, ben diversa dal minimo storico mai registrato…
    Una piccola soddisfazione…
    Ma, dispiace dirlo e constatare certe cose: è uno schifo! La stampa sembra vada tutta in un’unica direzione (e la cosa peggiore è quando si parla di scienza, campo nel quale si dovrebbe mettere sempre in discussione ciò che si conosce, altrimenti non progredirebbe mai…) e in questo ultimo anno ne ho avuto la totale prova dato che, numerose notizie che avrebbero dovuto essere diffuse, sono state tenute nascoste alla popolazione, al solo scopo di farle vivere nel terrore…
    Grazie del vostro articolo.

  3. Luigi Mariani

    Caro Massimo,
    la teoria espressa sul Corriere dal climatologo dell’ENEA e secondo la quale il rallentamento delle westerlies si tradurrebbe in uan maggiore frequenza dei sistemi di blocco con trasporto di aria artica verso le medie latitudini è controversa come indica la citazione che faccio qui sotto, tratta da un bella review di Ghil e Lucarini (2019 – “The Physics of Climate Variability and Climate Change”):
    “Francis and Vavrus (2012) and Liu et al. (2012) have suggested that reduced ΔT slows down the prevailing westerlies and increases the north–south meandering of the subtropical jet stream, resulting in more frequent blocking events.[…]. But considerable evidence against this apparently straightforward argument has accumulated, too (Barnes and Screen, 2015; Hassanzadeh et al., 2014, and references therein).”
    Se io dovessi mai dare un’intervista al Corriere su tale argomento (il che è altamente improbabile), segnalerei anche le evidenze contrarie ma sono certo che il giornalista riporterebbe per intero il mio pensiero… per questo bisognerebbe anche cercare di capire quanta della farina viene dal sacco del climatologo Enea e quanta dal sacco del giornalista. D’altronde siamo da tempo infilati in una guerra mondiale contro l’AGW e, come dice un vecchio adagio, la prima vittima dello stato di belligeranza è la verità…

    • Massimo Lupicino

      Caro Luigi, grazie della citazione innanzitutto. Per il resto, concordo con te sul fatto che gli esperti di turno immagino abbiano molta meno voce in capitolo di quanto possa sembrare. Non a caso non ne ho mai fatto una questione di professionalita’ del singolo. Sono convinto che tanti degli esperti chiamati in causa in queste “interviste” finiscano solo per dare una pezza di appoggio ad una teoria pre-costituita che fa parte a pieno titolo di una linea editoriale. Questo pezzo, in particolare, per come sono “imboccate” le domande all’esperto, si configura dall’inizio alla fine solo come un esercizio goffo di Rescue Team, e nient’altro. Questo passa il convento, c’e’ poco da fare.

  4. Andrea Beretta

    Resta il fatto che il Corriere, più per il suo glorioso passato che per il discutibile presente, avrebbe il dovere di informare. E per informare si intende anche dare spazio alle voci critiche, pure se, stando a quello che dicono loro, queste rappresentano il 3% dell’universa scienza. Invece quello di cui mi pare sono preoccupati è solo “squalificare” chi non è allineato, dandogli appellativi tipo “negazionista” o altri complimenti simili. Lo abbiamo visto perfino nel dramma della pandemia: a un certo punto è sembrato che il problema principale non fosse il virus, o il disastro economico che ne è conseguito, ma screditare chi avanzava dubbi circa le soluzioni scelte (da loro). Non parlo nemmeno della RAI, dato che a differenza del corriere, quella è pure pagata da quel 3% che la pensa differentemente da loro, e l’obbligo “morale” verso un’informazione equilibrata che riconosco al corriere diventa obbligo “sostanziale”

    • Massimo Lupicino

      Almeno fosse vera, la storia del 3%.. Invece è un fake anche quella. Tra l’altro, se si intende invece far riferimento alla gente comune, quel (falso) 3% tende a diventare una maggioranza, secondo i sondaggi fatti in mezzo mondo che confermano che per la larga maggioranza della popolazione mondiale il “problema” del climate change è tra le priorità più basse, nella lista infinita di problemi VERI da affrontare.

    • Davide

      Diciamo che quest’ultimo anno almeno ha svegliato qualche coscienza: credere che al corriere, così come al 90% dei “giornalisti”, interessi minimamente informare (seppur da un punto di vista distorto), è un concetto che quest’anno ho definitivamente abbandonato.
      E, come me, molti altri.
      E’ pura propaganda, nel senso peggiore del termine.
      Manipolazione dei malcapitati che da loro credono di informarsi, degna di quanto descritto da Orwell, e non è un’esagerazione.
      Discorso simile per quanto riguarda gli “scienziati” e gli “esperti”.
      Io lo dico da anni (la faccenda “cambiamenti climatici” fu ciò che me lo fece capire), ma credo che le figuracce epiche viste negli ultimi 12/13 mesi non lascino più dubbi sul fatto che abbia ragione Ioannidis: dicono più fesserie che altro, purtroppo.
      Solitamente nemmeno in buona fede.

    • Massimo Lupicino

      Su quello che e’ diventato il corriere negli ultimi anni, da quando il “salotto buono” lo ha ceduto, si potrebbe scrivere tanto. Ma sarebbe inutile, perche’ il “nuovo corriere” e’ sotto gli occhi di tutti. Mi limito a fare solo un nome: Giovanni Sartori. E ad aggiungere una sola parola: VERGOGNA.

  5. Caro Massimo,
    non credo di essere un complottista ma mi sta venendo il sospetto si siano messi d’accordo…
    Dicono tutti l a stessa fesseria come se fosse scolpita nel marmo: l’importante è che la narrativa AGW sia sempre vera e possa sempre spiegare qualunque cosa accada, soprattutto se è contraria a questa “teoria” fumo-negli-occhi.
    Abbiamo visto nelle settimane scorse gli esempi di Bova et al., 2021 e di Mann et al., 2021 ma anche, a livello di noi poveri campagnoli sottosviluppati, l’intervist di Buizza con dentro la chicca delle piogge estreme.
    Davvero, sembra di ascoltare un’orchestra ben accordata. Ciao. Franco

    • Massimo Lupicino

      Caro Franco, è una sensazione che condivido in pieno, e già da molto tempo a questa parte. Del resto è quello che succede da molti decenni. In principio fu la Pravda, poi con la democrazia vennero le veline di partito, emesse con cadenza regolare per allineare tutti sugli stessi temi ritenuti critici, e martellarli sui media amici.

      Anche il partito globalista ha le sue veline. Si vede chiaramente da come personaggi (solo in apparenza) lontanissimi, dagli scranni dell’ONU al Vaticano passando per Davos o il quartier generale di Blackrock, battono contemporaneamente gli stessi tasti usando esattamente gli stessi argomenti. Non può essere un caso, e sicuramente non lo è.

      Idem per questa frescaccia del vortice attapirato perché gli manca l’amato Gradiente. Possibile che una simile stupidaggine venga declamata all’unisono dall’onu al corsoros ehm..corsera e altri giornaloni “di area”? Ho smesso di credere a certe coincidenze da una trentina d’anni ormai…

  6. rocco

    ma, scusate, il clima non è una media su un periodo di trent’anni?
    Quindi se si fa il confronto tra un anno e la media del periodo climatico precedente, non si sta forse parlando di meteorologia?
    Se si volessero confrontare due periodi climatici, bisognerebbe prendere i trent’anni precedenti e quelli successivi.
    Che senso ha prendere un anno e dichiararlo anomalo solo perchè non rispecchia la media dei trent’anni precedenti?
    Nel fare il confronto tra un anno e la media dei trent’anni si nota tutto il bias cognitivo che la media provoca: si tende a pensare che i valori della media corrispondono tutti alla media stessa. ma non è così.
    ma nel fare ciò si nota anche tutta la truffa pseudoscientifica della religione della lotta ai cambiamenti climatici che vorrebbe far intendere che tutti gli anni debbano avere la stessa media.

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