Enrico Bonatti (fratello del famoso alpinista Walter Bonatti), geologo di fama internazionale, scrisse un articolo apparso su Le Scienze del 1° maggio 2009, dal titolo: “Tutti guardano al Sole, ma la colpa del surriscaldamento è anche sottoterra”. Bonatti sottolinea l’importanza della tettonica a zolle nella evoluzione del clima della terra. Come noto, a cavallo del Paleozoico e Mesozoico, circa 290 milioni di anni fa, nel nostro Pianeta esisteva solo un supercontinente, la Pangea, circondata da un unico oceano, la Pantalassa. Successivamente la Pangea si frammentò in vari blocchi, le placche, che come zattere galleggiano sopra la sottostante astenosfera. Dal movimento delle placche si generò la attuale configurazione del nostro Pianeta. In particolare quando due placche si allontanano si creano strutture chiamate dorsali medio oceaniche, in corrispondenza delle quali i magmi risalgono in superficie e favoriscono un intenso vulcanismo che innesca un riscaldamento globale con aumento della temperatura superficiale degli oceani fino a 5-6 gradi. La superficie terrestre è attraversata da oltre 60.000 km di dorsali oceaniche; le più importanti sono la dorsale pacifica, la dorsale atlantica, la dorsale indiana. Sono zone con alto flusso di calore; possono emergere come in Islanda o trovarsi a 4.000 metri di profondità come nel bacino di Cayman nel mare caraibico. La dorsale medio atlantica è la più lunga catena montuosa della terra, in gran parte sommersa, che va dal Polo Nord fino all’Antartide seguendo più o meno la linea mediana tra la placca europea-africana e quella americana.
Quando due placche si scontrano possono generare le catene montuose oppure, e questo è il caso che più ci interessa, se una è più leggera dell’altra sottoscorre all’altra secondo un piano di subduzione. In questo caso la zolla si inabissa fino a profondità di circa 700 km; qui le rocce fondono e grandi quantità di magma risalgono in superficie originando un diffuso vulcanismo. In corrispondenza delle zone di subduzione si originano le fosse oceaniche. Sono note 27 fosse oceaniche che raggiungono notevoli profondità. Così ad esempio, la fossa delle Aleutine estesa per circa 3.000 km tra la placca nordamericana e quella pacifica che subduce sotto la prima, raggiunge la profondità di circa 7.800 metri. La fossa delle Marianne, tra la placca pacifica che subduce sotto la placca delle Marianne, è profonda oltre 10.300 metri e lunga 2.500 km. Famosa è la “cintura di fuoco” estesa per circa 40.000 km intorno all’Oceano Pacifico a forma circa a ferro di cavallo, sede di circa il 90% dei terremoti e del 75% delle eruzioni vulcaniche. E’ dovuta a movimenti delle placche tra loro in subduzione.
Questa rapida rassegna della tettonica delle placche dimostra che nel nostro Pianeta sono presenti fenomeni sempre in attività che generano calore, come nel caso delle dorsali medio oceaniche, o rilevanti attività vulcaniche che si associano alla formazione di fosse oceaniche. Questa attività non può non avere influenza sulle variazioni del clima e anche del livello del mare condizionato dalle fosse oceaniche. Per quest’ultimo aspetto è interessante notare che circa 20.000 anni fa, il livello del mare era più basso dell’attuale di circa 140 metri. Così, ad esempio, il delta del Po sfociava davanti Pescara. Tra 20.000 e 10.000 anni fa il livello del mare è risalito di circa 100 metri, ossia in piena fase fredda prima dell’arrivo dell’Olocene, segno evidente che non può solo dipendere dal riscaldamento globale del nostro Pianeta, come continuamente affermato dai profeti di catastrofi che fanno previsioni allarmistiche sulla scomparsa di aree costiere. Del resto, durante il Medio Evo, circa tra il 900 e il 1.300, la temperatura del nostro Pianeta era superiore a quella attuale di almeno 2 gradi centigradi, eppure non avvennero tutte le catastrofi costiere che invece vengono affermate dai catastrofisti.
Quanto fin qui riferito dimostra quanto siano numerose le cause che controllano il clima del nostro Pianeta; attribuire solo alla immissione della anidride carbonica in atmosfera da parte dell’uomo la causa del riscaldamento globale appare veramente insostenibile.
Grazie professore per questa breve ed illuminante esposizione. Certo anche lei farà parte di coloro che non ci stanno a farsi friggere il cervello insieme al Pianeta… 🙂 https://bit.ly/36xgc4o
Un articolo semplice e immediato, ma anche disarmante per i sostenitori dell’ AGW, che ovviamente non avrebbero argomenti altrettanto solidi! Mi permetto di aggiungere che anche l’acidità degli oceani e l’oscillazione del livello di compensazione dei carbonati è enormemente influenzato dalle dinamiche geologiche, e non solo localmente. Le forze endogene e i loro effetti sono di un ordine superiore a quelle atmosferiche ed extraterrestri, soprattutto se considerate a lungo termine.
Ammetto di essere stato profondamente scettico circa la possibilità che fonti geotermiche potessero avere influenza sul clima terrestre. Poi, a forza di studiare, ho scoperto che il calore geotermico era in grado di contribuire in modo sensibile alla fusione delle calotte glaciali in Groenlandia ed in Antartico e, cosa per me assolutamente sorprendente, al contenuto di calore oceanico e, quindi, all’incremento medio del livello del mare (contributo sterico o volumetrico che dir si voglia).
Oggi pertanto non mi meraviglio di fronte ad un articolo come quello del prof. Crescenti, contrariamente a quello che sarebbe successo appena tre o quattro anni fa. Questo commento non apporta nulla alla discussione, ma vuole essere una testimonianza della necessità di studiare e studiare ancora, in un ambito, quello climatologico, dove sono più le incertezze che le certezze. Contrariamente alla vulgata corrente.
Ciao, Donato.
Ma cosa sta succedendo alla Groenlandia?
Il ghiaccio non si sta sciogliendo come da modelli climatici AGW (vedasi questo link http://polarportal.dk/en/greenland/surface-conditions/ ).
Visto che i modelli distopici propagandati da una fallace Scenzia (no, non è un errore ortografico, è la nuova disciplina nata in qualche oscura bottega e propagandata da adolescenti con fisse mentali) non si possono cambiare neanche se i dati non si accordano, gli Scenziati ( il 97% secondo una statistica condotta tra gli attivisti climatici) hanno deciso di cambiare la Groenlandia.
A parte la facile ironia contro la neoreligione globale dell’ambientalismo, quali sono le cause del “mancato” scioglimento groenlandese?
Grazie
“… la guerra Gotica tra bizantini e longobardi, ma nessuno scrive che si trattava di scontri fra piccole bande di armigeri mezzi morti di fame, …”
La storiografia da un’idea totalmente diversa. Con bande isolate non si possono assediare città come Roma e Milano, cosa che fecero i Goti. Peraltro l’assedio di Milano fu condotto con la partecipazione dei Burgundi, alleati dei Goti e, una volta espugnata la città, le donne milanesi catturate vennero vendte come schiave in Francia.
A ciò si aggiunga l’assedio di Roma durò mesi e tutti gli acquedotti vennero tagliati per prendere per sete gli assediati. E’ in quell’accasione che Belisario che comandava gli assediati, fece costuire dai suoi carpentieri il primo mulino natante realizzato in Italia, che serviva per macinare il grano sfruttando l’acqua del Tevere.
Circa gli aspetti numerici, secondo Procopio Belisario sarebbe giunto in Italia con soli 10.000 uomini e solo in seguito avrebbe ricevuto rinforzi (il che forse spiega la lunga durata della guerra). Sempre secondo Procopio, Vitige avrebbe assediato Roma con un esercito di ben 150.000 uomini (ma Procopio forse qui esagera….). Per altri dettagli si veda anche qui: https://www.treccani.it/enciclopedia/belisario_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Ringrazio l’amico Uberto Crescenti per l’invito ad ampliare il campo di indagine alla luce delle tante evidenze geologiche.
Circa gli effetti delle eruzioni sottomarine sul clima ricordo che anni fa il professor Ernesto Pedrocchi ipotizzò che l’effetto fosse mediato da El Nino. Su tale argomento devo segnalare questo recente lavoro uscito su Nature communications earth and environment:
Predybaylo etal 2020 El Niño/Southern Oscillation response to low-latitude volcanic eruptions depends on ocean pre-conditions and eruption timing, https://www.nature.com/articles/s43247-020-0013-y
Inoltre nel 2015 è uscito il seguente articolo su Geophisical research letters e in cui si ipotizza una connessione fra l’attività vulcanica sotomarina in quanto emettitrice di CO2 e le ciclicità glaciali:
Maya Tolstoy 2015 Mid-ocean ridge eruptions as a climate valve
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/2014GL063015
Ambedue gli articoli sono disponibili gratuitamente in rete.
Il peso del forcing vulcanico sul clima degli ultimi 2500 anni è analizzato in questo articolo di Nature, che è invece a pagamento:
Sigl etal 2020 Timing and climate forcing of volcanic eruptions for the past 2500 years, uscito su Nature. In esso si evidenzia che il vulcanesimo avrebbe agito provocando eventi critici freddi in anni come 1815 dC, 1458 dC, 1275 dC, 540 dC, 44 aC e 426 aC.
Grazie professore, bellissimo articolo.
Ps. Walter Bonatti non aveva fratelli
Gentile Umberto Crescenti, ha ripreso davvero un bell’articolo. Se ha la referenza e vuole passarla, lo andrò a leggere sicuramente. Io sono un Ecologo ed un Naturalista, colui che studia le scienze della terra e della vita. Oramai mi appresto al dottorato in campo scientifico e come può immaginare faccio ricerca di botanica applicata anche e molto ai cambiamenti climatici ed ecologici, quindi in parte mi occupo di cicli del carbonio negli ecosistemi. Il tema è lunghissimo e non voglio fare polemica assolutamente. Ciò che viene divulgato nell’articolo è molto bello. Ma è anche alla base di tutti i corsi triennali di Geologia, Scienze Naturali ed Ambientali, dove appunto la Geologia e le Scienze della Terra sono focali. Nella scienza non esistono verità assolute e da scienziati si ha il dovere di criticare le teorie per arrivare a concetti nuovi e continuare a testare se la verità su un principio fisico, chimico, biologico, geologico, rimane ancora valida come la migliore, quella che lo rappresenta in maniera maggiore in quel momento.
Ma le assicuro che queste cose vengono studiate da molti tutti i giorni, come ad esempio da Bonatti e da lei. E se c’è un intera comunità scientifica che sottolinea tutti i giorni tantissime criticità e meccanismi del sistema terra-clima-bioma. Non penso che non si monitori la tettonica delle placche e non si faccia ricerca in Geofisica. Dopo attenti metodi e modelli matematici complessi. Ma soprattutto dopo tanti, tantissimi, sempre più dati, si è capito (in parte questo è vero), che il protagonista della maggiore radiazione infrarossa (calore) nell’atmosfera è la CO2. La stessa viene anche rilasciata copiosamente, oltre che dalla respirazione cellulare (ogni cellula produce CO2), dai movimenti tettonici causate (attraverso vulcanismo per lo più).
Ma lei penso che se si focalizza così tanto l’attenzione sul bilanciamento della CO2 non si siano dimostrate le cause con un rate di ricerche e dati spaventosi? Poche sono le volte in cui un intera comunità di scienziati sia all’unisono cosciente che la specie umana è uno dei driver del cambiamento ecologico globale e prima ancora chiave in quello climatico, seppur giustamente dice nell’articolo non l’unica causa. Anzi per almeno 40anni non ci si è voluto credere, si è screditato il lavoro di tantissimi illuminati scienziati.
Si sono presi per non scientifici argomenti su cui ad oggi esistono intere linee di ricerca internazionali, che fanno da scuola o da ponte a tanti altri campi e metodi.
Mi scuso per essere stato prolisso e probabilmente non aver colto a pieno il messaggio dell’articolo, ma volevo solo aggiungere concetti importanti per appoggiare la divulgazione e la correttezza scientifica.
Gentile dottor Zavatti, innanzitutto la ringrazio per l’attenzione riservata al mio post.
La mia frase relativa ai numeri della guerra gotica è di certo in contrasto con quanto riportato da Procopio, ma va detto che gli storici contemporanei sono sempre molto cauti nella valutazione delle cifre riportate dai cronisti di epoca antica.
Procopio, a proposito della guerra gotica, dice che nel 539 Milano venne riconquistata da Goti e Burgundi, i quali risparmiarono i Bizantini ma non la popolazione civile, accusata di tradimento. Gli uomini di ogni età furono trucidati in numero di almeno 300.000 e le donne spartite in schiavitù. Tuttavia altre fonti, pur non smentendo i fatti, tendono a ridimensionare i numeri della strage, che in tutta sincerità paiono davvero eccessivi riguardo la possibile consistenza numerica della Milano di quell’epoca. Sempre secondo Procopio, nel medesimo anno il re Franco dell’Austrasia Teodeberto scese in Italia con un esercito di 100.000 unità, massacrò la guarnigione gota stanziata sul Po e ingannò pure i bizantini, che scambiarono le sue truppe per quelle di Belisario e ne rimasero sopraffatte. Infine, saccheggiò Genova.
Anche in questo caso, tuttavia è lecito dubitare della realtà dei numeri citati dallo storico bizantino, quantomeno riguardo alle risorse cui poteva attingere un esercito così numeroso in una pianura padana devastata in seguito alla grande carestia dell’anno 536, essendovi notizie che parlano di trent’anni di successive piogge pressoché ininterrotte che trasformarono l’intera pianura padana in un’immensa e malsana palude.
I numeri di Procopio stridono anche con una cronaca relativa all’anno 552 attestante l’invio da parte dei Longobardi di 2.500 soldati più 3.000 riserve in aiuto al generale bizantino Narsete che sconfisse Totila, sovrano ostrogota caduto sul campo di battaglia a Tagina (Gualdo Tadino). Se poche migliaia di guerrieri potevano fare la differenza, sembra davvero possibile che i numeri citati da Procopio fossero davvero esagerati, anche in virtù dei dati riportati dagli analisti, i quali quantificano la popolazione italica sui circa 10 milioni di individui sul finire del IV secolo, numero ridottosi a poco più di due milioni sul finire del VI secolo, quindi in un arco di soli due secoli. Non sappiamo se in tale conteggio venivano considerate anche le masse schiavili dell’epoca, ma la proporzione in difetto, se vera, appare davvero importante.
A conclusione del VI secolo, vale poi una cronaca dello storico longobardo Paolo Diacono, il quale evoca vari disastri naturali: inondazioni e incendi, campi aridi, epidemie, sciami di locuste che risparmiarono soltanto i raccolti del Trentino.
Riguardo il medesimo periodo sembra notevole una testimonianza riguardo la città di Roma, la quale in pochi secoli pare fosse passata da una popolazione di epoca imperiale ben superiore al milione di abitanti, a meno di 20.000 unità, in uno sconcertante panorama da film distopico-catastrofico nel quale si possono ben immaginare greggi di ovini pascolare indisturbati in mezzo ai monumenti della città dei cesari ancora pressoché intatti.
Purtroppo le fonti antiche devono sempre essere prese con la dovuta cautela in un senso o nell’altro, ma nella mia personalissima percezione delle cose tendo a immaginare il VI secolo italico come un periodo di grande impoverimento dovuto a causa concomitanti, ma nelle quali appare di non poco conto l’impatto di un drammatico cambiamento climatico tale da comportare una crisi demografica di notevole portata. L’ipotesi è altresì suffragata dalla facilità con cui si è manifestato il dominio longobardo, avvenuto in una penisola tanto debole da rimanere pressoché soggiogata da una tribù germanica che poteva vantare nel suo complesso poche decine di migliaia di guerrieri, i quali erano soliti perpetrare la progenie grazie alle donne razziate strada facendo nei villaggi saccheggiati.
Essendo la storia una disciplina e non una scienza esatta, sconta valutazioni altamente soggettive, ma in questo caso, pur con il solito, lecito dubbio sull’attendibilità delle fonti antiche, presumo di non aver presentato un quadro distante dalla realtà del tempo
Grazie, ha fatto una descrizione accurata e completa, pur nelle incertezze dei resoconti a disposizione della Storia. Ho avuto modo di farmi un’idea più completa di quanto l’avessi prima, solo dalla lettura di Procopio (in latino) e senza il corredo analitico dello storico. Franco
Le ricostruzione climatiche mostrano periodi mediamente piu caldi anche durante l epoca Romana e durante il Medioevo , periodi ultra secolari
https://andymaypetrophysicist.files.wordpress.com/2021/06/figure-2b-christiansen_annotated.jpg
Il sistema climatico e’ complesso e multicomponente con molte variabili che interagiscono fra loro ,non solo la CO2 come unica forzante ad alterare il clima
I fenomeni geologici come anche i meccanismi astronomici se pur fenomeni lenti ma immensi per il clima .
Clima che puo essere anche alterato dall incremento della CO2 in atmosfera , ma contro questi fenomeni immensi ,come eventi geologici e astronomici il fattore antropico puo fare poco .
Il maggior numero di vulcani attivi sono sottomarini , si stima che 80% dell’ attivita vulcanica e’ sottomarina , circa 2.000 vulcani attivi sottomarini a livello globale
Adesso e’ una fase inedita rispetto al passato , ‘ era antropocene ‘
Contributo antropocene rilevante anche durante lo sviluppo industriale , urbanistico , fra gli nni ’60 e ’70 ,
cinquant’anni fa nei primi anni ’70 fonti e articoli scientifici dell epoca , dopo annate piu fredde e un incremento dei ghiacciai , ipotizzavano un ulteriore calo delle temperature
invece c’e stato al contrario un graduale aumento delle temperature in particolare dagli anni ’80 , come mostrano i dati a livello globale
Adesso , dopo annate piu calde , il rilevante incremento delle temperature e ritiro dei ghiacciai si ipotizza al contrario un ulteriore aumento ,
forse proiezioni climatiche imprecise per le tante variabili e meccanismi coinvolti
I dati storici mostrano anche periodi ciclici , mediamente piu caldi o piu freddi , correlati a cicli Oceanici e fasi cicliche Solari
Inoltre i dati evidenziano anche una notevole variazione climatica con riscaldamenti ultra decennali , seguiti da periodi con clima mediamente piu fresco ,
esempio periodo mediamente piu caldo a livello globale con eventi eccezionalmente caldi fra il 1858 e 1882
Periodo climatico piu fresco fra il 1883 e 1923 ( Eruzione del Krakatoa 1883 , e minimo Solare ciclo 12 ) prevalenza di stagioni mediamente piu fresche/ fredde ed eventi invernali storicamente gelidi e nevosi .
Annate piu calde invece tra il 1926 e 1952 , tranne la fredda annata del 1929 con un semestre inverno – primavera ’29 molto freddo e nevoso
Annate mediamente piu fresche fra il 1953 e 1985 con alcuni eventi invernali storicamente gelidi e super nevosi come nel 1956 , 1963 , 1965 , 1968 , 1971 , 1985
Una lettura da consigliare alla piccola Greta Thumberg ed a tutti i suoi seguaci.
Articolo molto interessante, che aggiunge un’ulteriore variabile a tutte quelle già presenti in campo. Continuo a non capire come la scienza (parole di Greta: è la scienza che lo dice, non lei…) possa fossilizzarsi sulla causa unica antropica all’origine dell’attuale incremento delle temperature medie del pianeta e di riflesso del cambiamento climatico, quando la paleoclimatologia ,a tutti gli effetti una disciplina scientifica, smentisce in toto quell’assunto così semplicistico.
Non sono un esperto in materia, ma per passione personale ho trascorso la vita ad analizzare i dati climatici terrestri degli ultimi 30.000 anni circa, mosso in primo luogo da un interesse legato allo studio della preistoria e della storia umana. Pur essendo un’analista dilettante, ho sempre applicato alle mie ricerche il metodo appreso in ambito universitario (sono laureato in storia), scevro da fantasticherie e legato soltanto alle informazioni ricavate dalle osservazioni scientifiche. Ciò mi ha permesso di comprendere l’importanza dei fattori climatici riguardo l’evoluzione delle società umane, un elemento che purtroppo non è preso abbastanza in considerazione nelle analisi storiche. Porto un esempio su tutti: il VI secolo, riguardo l’Italia, riporta cronache che lasciano intravedere una grave crisi climatica in atto. Si parla di carestie, alluvioni continue e pure di un anno senza sole, il 536, situazione forse causata da un’eruzione vulcanica tanto imponente da aver influenzato l’intera atmosfera terrestre per mesi e mesi e forse anche per diversi anni. Anche in tempi più recenti pare sia accaduto, forse nel 1815, benché con effetti di certo meno imponenti, altrimenti le cronache riporterebbero il fatto. Questi eventi hanno avuto di sicuro un serio impatto sulla storia in termini di numeri: nel caso del 536, sui manuali si legge che era in corso la guerra Gotica tra bizantini e longobardi, ma nessuno scrive che si trattava di scontri fra piccole bande di armigeri mezzi morti di fame, a differenza di quanto accadeva pochi secoli prima, quando, nel pieno del cosiddetto optimum climatico romano, le guerre si combattevano tra eserciti formati da decine di migliaia di effettivi, quand’anche non di più.
Ciò per dire che purtroppo la scienza è abituata a ragionare per compartimenti stagni. Non è raro sentirsi dire “tu sei uno storico, che cosa ne vuoi sapere di clima?’”. Se però mi sono assunto l’onere di analizzare i dati climatici che la paleoclimatologia mi ha messo a disposizione, posso anche esprimere un’opinione corretta e coerente a riguardo senza essere considerato uno pseudo tuttologo da strapazzo. Invece, no, secondo l’Accademia ciascuno dovrebbe navigare nel proprio laghetto senza osare invadere il campo altrui, anche nel caso si tratti di osservazioni oggettive di dati scientifici a disposizione di tutti.
Tornando all’articolo, per concludere, vorrei sottolineare il passo riguardante il livello medio degli oceani in epoca pleistocenica. Benché mi paia esagerata la variazione di livello fra 20.000 e 10.000 anni citata nell’articolo, è però certo che la variazione del livello dei mari non segue la sola direzione dell’aumento costante, benché sul lungo periodo il fenomeno sconti lo scioglimento delle imponenti masse glaciali pleistoceniche, soprattutto nordamericane, tali da rimarcare un innalzamento medio di circa 120 metri o forse anche qualcosa di più negli ultimi 20.000 anni circa. In ciò è bene non dimenticare mai che nel corso dei secoli e dei millenni vi sono state anche importanti variazioni di tendenza riguardo la formazione delle calotte polari e dei ghiacciai alpini, riguardo ai quali vorrei sottolineare che al momento attuale non siamo ai minimi storici, benché i talebani del cambiamento climatico vogliano far credere il contrario. Altrimenti, per quale motivo i Vichinghi, circa un migliaio di anni fa, avrebbero chiamato la Groenlandia Terra Verde e non Terra Bianca?
Mi scuso per la lunghezza del post, ma l’argomento mi sembrava di notevole interesse
Grazie dell’interessante contributo. Mi permetta però una precisazione. Benché le oscillazioni climatiche abbiano certamente prima favorito e poi limitato fortemente la presenza delle colonie vichinghe in Groenlandia, la parte in cui erano è verde oggi d’estate come lo era allora, per conformazione del territorio. Questo è quello che nell’ambito delle discussioni in materia di clima e suoi derivati definirei un “false friend”, mutuando un’espressione normalmente utilizzata in altro settore 🙂
GG
Ringrazio GG per la precisazione riguardante la Groenlandia, testimonianza di come sia facile prendere cantonate, sia pur in buonafede.
Per questo motivo credo sia sempre valida la regola di presentare qualsiasi opinione in umiltà e con la massima onestà intellettuale, sempre pronti a veder crollare le proprie convinzioni o teorie di fronte a una palese prova contraria. Un comportamento che nel muro contro muro di oggi, dove spesso le teorie vengono presentate come fossero verità assolute, è purtroppo difficile a vedersi
… la guerra Gotica tra bizantini e longobardi, ma nessuno scrive che si trattava di scontri fra piccole bande di armigeri mezzi morti di fame, …
Interessante: ho letto varie parti del De Bello Gotorum di Procopio e non mi ero fatto l’idea che quella guerra fosse fatta di scontri tra bande e che l’esercito bizantino al comando di Belisario fosse composto da relativamente poche unità. E’ possibile avere qualche indicazione sulla consistenza delle forze in campo durante quella guerra? Grazie. Franco
Anch’io sono sono un laureato in storia con la passione del clima e un lavoro che mi porta a toccare con mano la superficialità (e l’ignoranza) con cui si affrontano questi temi da parte dei giornalisti. Le cose che scrivi sono assolutamente condivisibili e molto chiare. E a quel che dici sulla Groenlandia vorrei aggiungere qualcosa sulle nostre Alpi, peraltro piuttosto noto in ambito storico: nel Medioevo il passo del Teodulo, a oltre 3.300 metri, che si affaccia sul Plateau Rosà, dove oggi si continua (!!!) a fare sci estivo (eh, sì, e anche alpinismo sui ghiacciai), era normalmente utilizzato dalle carovane per il trasporto delle merci fra la Val d’Aosta e il Vallese. In proposito rimando allo splendido testo, purtroppo quasi introvabile, di Umberto Monterin, studioso del clima e glaciologo che qualcuno che va spesso in tv sulle reti Rai farebbe bene a rileggersi prima di lanciare allarmi che di scientifico non hanno nulla ma che, purtroppo, sono molto ascoltati.
Grazie Prof. Crescenti. Una lezione impeccabile|
Chiaro, semplice, lineare. Ma i geologi (non sono climatologi) non sono autorizzati a parlare di clima e neanche a discutere delle fesserie che ci propinano con una serietà (direi seriosità) degna di miglior causa.
Non conosco le sviluppi della vicenda ma scommetterei che Enrico Bonatti è stato zittito da qualche saputello incompetente di passaggio a cui certa stampa avrà anche dato spazio.
Ringrazio Uberto Crescenti per avermi fatto conoscere la vicenda. (non leggo Le Scienze da molti, molti anni). Franco