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Ti AMO CO2

Un recente libro di Patrice Poyet, The Rational Climate e-Book: Coolier is Riskier, descrive la situazione climatica in 470 pagine: il lettore si trova di fronte problemi scientifici (e politici) discussi con argomenti, grafici, esempi. Il libro è sotto continua revisione (tra pari) e così è meglio riferirsi alla data di pubblicazione/revisione: la versione usata qui è quella del 20 marzo 2021, ma la più recente versione si può scaricare liberamente da Research Gate, cosa che suggerisco di fare (anche dal sito dell’autore). La mia opinione è che il lavoro è scritto in un inglese ben leggibile.

Patrice Poyer è molto attivo su Research Gate nel promuovere la discussione su diversi argomenti. In uno di questi scambi di opinione ha citato una frase da (almeno così sembrava) un lavoro di Minze Stuiver (1978):

We learn that if present trends continue, with economics the only limit on the exploitation of fossil fuels, the CO2 concentration will have doubled by 2020. Forty to 80 years after fuel burning peaks — that will come mid-century — the CO2 concentration will be five to 10 times its present level

e confrontato i valori della concentrazione di CO2 prevista allora ed effettivamente osservata nel 2020:

1978: 336 ppm
2020: 413 ppm
(invece di 672), smontando un’altra “profezia” dei sempre-verdi diffusori di paura.
Con lo scopo di citare esattamente la frase di Stuiver, ho scaricato l’articolo ma non sono stato in grado di trovare la frase citata. Così ho scritto a Poyet per avere una spiegazione: credo che la sua risposta meriti di essere riportata integralmente, anche per alcuni dettagli (i link, le sottolineature e il neretto sono miei):

Franco Zavatti. I apologize for my inaccurate wording in stating how things happened. I edited my previous post dated December 31, 2020 to reflect exactly how this sentence came into being. It happens that further to an interview with Tim Padmore, a journalist working for the Vancouver Sun, Minze Stuiver’s paper in Science (Jan 20, 1978) was quoted by the newspaper’s journalist in the Vancouver Sun, Mon 13, March 1978, after a telephone exchange with Stuiver, and the sentence I mentioned, i.e. “We learn that if present trends continue, with economics the only limit on the exploitation of fossil fuels, the CO2 concentration will have doubled by 2020. Forty to 80 years after fuel burning peaks — that will come mid-century — the CO2 concentration will be five to 10 times its present level” was what Padmore actually summarized of Stuiver’s paper.
I attach the pdf of the Vancouver Sun, Mon 13, March 1978, the sentence is in the middle of the fourth column.
May I add that my disagreement with Stuiver is more general as he bases his reasoning on proxy data to state that “In the middle 19th century the air had a CO2 content of approximately 268 parts per million” whereas all +90.000 chemical measurements reported by Beck (2007, 2008) have been discarded to support this pre-industrial arbitrary low CO2 content and furthermore when Stuiver states that “About 34 percent of the excess CO2 generated so far is stored in surface and thermocline gyre waters, and 13 percent has been advected into the deep sea. This leaves an airborne fraction of 53 percent.”, he overlooks – according to me – the role played by the biosphere in sequestering CO2 which has probably reached sort of 600Gt-C since 1900 and accelerated since 1950. I also remind the reader p.189 (191, in questa versione: fz) of my book that “Finally, and very importantly, a study of stomatal frequency in fossil leaves from Holocene lake deposits in Denmark from Wagner et al. (1999), showing that 9,400 years ago CO2 atmospheric level was 333 ppmv, and 9,600 years ago 348ppmv, falsifies the concept of low and stable CO2 air concentration previous the advent of the industrial revolution.” (Poyet, 2021).

A pagina 200 Poyet mostra il confronto tra l’anomalia della temperatura annuale a Reykjavik (Islanda) tra il 1900 e il 2010 e l’indice AMO (Atlantic Multidecaldal Oscillation). La figura seguente mostra lo stesso confronto ma usando una serie aggiornata di temperatura di Reykjavik e il dataset originale di AMO (non la media mobile e la sovrapposizione di due grafici diversi, entrambi tratti dal sito Wood for trees come fa Poyet).

Fig.5: Confronto fra l’anomalia della temperatura dell’aria a Reykjavik e l’indice AMO, entrambi come serie annuali. Questa figura imita quella di Poyet (pagina 199).Gli spettri di Massima Entropia dei due dataset mostrano qualche somiglianza nei massimi di bassa frequenza e differenze in quelli di alta frequenza.

Come si vede facilamente, il contributo della CO2 alla temperatura non esiste (o è esattamete lo stesso per la temperatura superficiale definita da AMO) anche se ci stiamo riferendo ad una stazione di alta latitune come Reykjavik, dove l’amplificazione artica è notevole. Lo spettro della temperatura dell’aria mostra la mancanza di massimi tipici di ENSO mentre in quello di AMO sono presenti tutti i picchi con periodo tra 2 e 10 anni della oscillazione del Pacifico equatoriale (ENSO).

Dovremmo ricordare sempre che (Poyet, 2021, pagina 201) ” Il clima, come è sempre stato, è costituito da precipitazioni e variazioni naturali (Koutsoyiannis, 2008) e non da quanche minuscolo aumento di CO2″.

NB: il titolo di questo post non è dell’autore, me ne assumo in toto la responsabilità (gg)

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Published inAttualitàClimatologia

5 Comments

  1. Quindi non resta che attendere un duraturo cambio di segno dell’AMO (fra 5-10 anni?): quando si verificherà, i fautori del Global Warming antropico potrebbero restare molto sorpresi………?

    • Franco Zavatti

      È vero, anche se dovremo attendere circa 35 anni per arrivare al minimo di AMO e vedere il global warming mancato in tutto il suo splendore. A quel momento la distruzione del nostro mondo sarà una realtà e non potremo fare più nulla. Franco

  2. Indice climatico AMO con oscillazioni ultrasecolari , fasi mediamente piu calde risultano anche durante la seconda meta’ del ‘800 , fra il 1861 e 1882 .

    Periodo in cui seconda meta’ del XIX sec. , con molto meno concentrazione di CO2 in atmosfera circa 280/290 ppm
    http://oasi.rse-web.it/wp-content/uploads/2016/04/figura3.jpg

    risultano un maggior numero medio di Uragani in particolare fra il 1868 e 882
    http://icecap.us/images/uploads/OD11.png

    AMO mediamente piu calda fra il 1926 e 1961 , periodo in cui c’e stato uno dei piu violenti Uragani di tutti i tempi per le coste degli States , uragano ” Labor day ” del 1935

    AMO mediamente piu fredda fra gli anni ’60 e prima meta’ degli anni ’90 , periodo caratterizzato da violente tempeste in Europa come nel 1976 , 1987 . E uno dei piu intensi Urgani nel 1988 ” Gilbert ”

    La concentrazione di CO2 in atmosfera fra il XX e XXI e’ aumentata , ma non sembra di pari passo con l
    aumento della Temperatura Media Globale ,
    come mostrano i dati a livello Globale , la Temp. media Globale ha subito delle oscillazioni , cali anche repentini fra gli anni ’50 e ’60 quando la CO2 incrementava ,
    diminuzione della temperatura anche anche agli inizi degli anni ’80 dopo la forte Eruzione del M. Helen del 1980 ,
    e nei primi anni ’90 dopo la forte Eruzione Vulcanica del Pinatubo del 1991

    Il sistema climatico e’ piu complesso ,
    violenti cicloni , tifoni , uragani , secondo dati e documentazioni storiche ci sono stati anche in epoche con circa la meta’ di concentrazione di CO2 rispetto adesso ,
    http://oasi.rse-web.it/wp-content/uploads/2016/04/figura3.jpg
    Esempio terrbile tempeste e cicloni nel XVIII secolo .

  3. Daniele

    Molto interessante, questa analisi non può essere estesa “globalmente” ? L’indice AMO influenza tutto il clima globale?

    • Sì, l’analisi può essere estesa alla temperatura globale (terra, oceano e terra+oceano) ma ho il sospetto che il tutto risulti in un “annacquamento” della relazione molto stretta mostrata nella figura. Le grandi oscillazioni oceaniche hanno influenza nei rispettivi oceani; nelle zone di contatto le loro influenze (probabilmente entrambe affievolite) si combinano per dare origine a relazioni meno nette, mentre nelle aree di massima efficienza di una oscillazione l’altra (o le altre) sono poco più che disturbi nel segnale.
      Gli indici teleconnettivi sono molti: può trovare un elenco parziale con i rispettivi nomi, grafici e spettri a http://www.zafzaf.it/clima/indici/indicihome.html

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