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Variazioni del livello del Mare Adriatico dai mareografi sulle due sponde

In questo post voglio verificare se è possibile osservare una tendenza del livello del Mare Adriatico o sue variazioni particolari, attraverso le misure dei mareografi disponibili sulle due sponde, quella occidentale italiana e quella orientale di pertinenza degli stati nati dalla ex Yugoslavia (Slovenia, Croazia, Montenegro) e 1 stazione in Grecia.

Fig.1: Mappa delle stazioni in questo post: usate solo le stazioni adriatiche identificate in giallo mentre quelle in rosso non sono attenibili. Da PSMSL.

Avevo trattato in maggiore dettaglio la situazione di Venezia nel 2019 (http://www.climatemonitor.it/?p=51877) e in un’aggiunta al testo originale preparata dopo la pubblicazione, mentre qui considero i dati così come vengono forniti da PSMSL, nei fatti il database mareografico mondiale. Le stazioni utilizzate sono quelle indicate nella mappa che segue (da PSMSL) con il simbolo giallo mentre l’ultima stazione (simbolo giallo sotto la “B” di Albania) è Corfù, non esattamente in Adriatico ma usata per “chiudere” l’Adriatico vista la mancanza di stazioni in Albania.

Mi preme sottolineare due aspetti:

  1. Il panorama è desolante: soltanto due stazioni italiane (sulle 10 usate) hanno dati che superano i 50 anni di estensione temporale (Trieste e Venezia Punta della Salute); delle altre, la più estesa è Venezia Arsenale con 25 anni. La sponda orientale (14 stazioni) ha 5 stazioni che superano i 50 anni (Rovinj, Bakar, Split [2 stazioni] e Dubrovnik) e Koper è la più estesa delle altre (30 anni).
  2. Per l’Italia, dal 2001 è iniziata una vasta messa in funzione di mareografi ad opera (credo) delle Province e poi passati alle ARPA regionali: questa è senza dubbio un’operazione meritoria che nel tempo darà i suoi frutti. I “nuovi” mareografi vengono indicati con la sigla “II” (esempio VeneziaII) e hanno gli ID PSMSL superiori a 2000 (es: OrtonaII con ID 2097). Dove è possibile fare confronti, come a Trieste e Venezia, i risultati non sono confortanti: per Venezia si può fare riferimento a una diversità di “punto zero” tra i dati precedenti e quelli nuovi: il medio mare varia di 23.5 cm ma per avere una connessione “sensata” tra i dati ho dovuto usare, nel post del 2019, una differenza di 30 cm. E non parlo del fatto che, dopo 40 anni di andamento piatto di Punta della Salute, l’introduzione del nuovo mareografo porta con sè, dopo la scalatura, una netta crescita del livello marino. Sarà senz’altro un caso ma credo sia doveroso dubitare di simili coincidenze.
    Per Trieste, rispetto ad una pendenza nettamente positiva della vecchia serie, la nuova ha una pendenza indiscutibilmente negativa. Non è quindi chiaro come ci si possa fidare dei dati “nuovi” che non hanno confronti (tipo Porto Garibaldi [FE] che mostra un andamento piatto nei 13 anni di misure, pur essendo non troppo lontano da Venezia, circa 70 Km in linea d’aria). E’ vero che in una delle foto si legge di misure tra il 1928 e il 2016 ma queste misure non sono disponibili su PSMSL nella loro interezza e quindi le affermazioni (crescita di 1.2 mm/anno) non sono controllabili anche se compatibii con una misura “visuale” di ~1 mm/anno a Bakar. Vedere anche Perfetti (2013) e Pellegrinelli et al. (2009) per P. Garibaldi.
Fig.2: Le serie disponibili per Venezia in cui si osservano gli aspetti problematici indicate nella nota precedente.
Fig.3: Le serie di Trieste. Da notare la divergenza tra il vecchio e il nuovo mareografo.

Dalla tabella 1 è possibile estrarre il grafico di tutte le serie mentre i valori numerici sono disponibili nel sito di supporto.

Table 1: Plot of the tide gauge series. 10 series for the Adriatic west side
Italian Side (10 Sites)
Trieste (png)
Venezia (png)
Porto Garibaldi (png)
Porto Corsini (png)
Ancona (png)
Ortona (pdf)
Bari (png)
Manfredonia (png)
Vieste (png)
Otranto (png)

Le serie della costa italiana hanno durata tra 174 (Trieste 154) e 3 anni (Manfredonia), con un rapporto di estensione pari a 54, mentre quelle della costa est tra 91 (Bakar) e 5 anni (Ubli) con rapporto 18.2; queste ultime sembrano quindi più uniformi, dato anche il più alto numero di stazioni estese (5, con durata maggiore di 50 anni).
Alcuni dei mareografi italiani “nuovi”, con ID superiore a 2000, mostrano un andamento crescente fin verso il 2013-14 e poi una discesa, ad esempio Ancona, Ortona, Otranto; questo non succede sia per Porto Garibaldi 2144 che per il più vecchio Porto Corsini 100, a poca distanza dal precedente, che mostrano un andamento piatto.
Bari 2075 e Vieste 2087 risultano piatti fino al 2008, poi in salita fino al 2010 e poi ancora piatti, con media ~10 cm più alta, fino al 2015, ma sono molto, molto simili, direi sospettosamente simili, con molti dettagli identici. Le stazioni sono vicine ma non troppo: una, Vieste, all’estremità orientale del Gargano e l’altra lungo la costa pugliese a poco più di 90 km in linea d’aria. Manfredonia 1262, al termine sud-occidentale del Gargano, potrebbe fungere da “stazione di controllo” tra le due, ma la sua serie è troppo breve e fuori periodo per qualsiasi operazione.

Fig.4: Confronto animato tra Bari e Vieste.

La triste conclusione che credo di poter trarre dalle misure del livello marino lungo la costa occidentale dell’Adriatico è che non sappiamo come si comporta questo bacino. Le due serie più estese si trovano entrambe alla sua “chiusura nord” dove, forse, condizioni meteo-marine (correnti, venti, …) generano situazioni che non sono presenti nelle altre aree studiate. Bisogna dire che l’andamento crescente (forse: vedere il comportamento diverso dei nuovi mareografi) mostrato da Trieste e Venezia è confermato, in modo meno accentuato, anche da Koper (Capodistria). Il resto della costa adriatica italiana non mostra andamenti nettamente crescenti o decrescenti e in ogni caso le serie sono troppo brevi per poter derivare andamenti generali.

Le serie della costa orientale

Table 2: Plot of the tide gauge series used. 14 series for the Adriatic east side
Slovenia-Croatia-
Montenegro-Greece Side
(14 Sites)
Koper (png)
Rovinj (png)
Bakar (png)
Zadar (png)
Gazenica (png)
Zlarin (png)
Split (png)
Vis-Ceska Vila (png)
Sukuraj (png)
Ubli (png)
Ploce (png)
Dubrovnik (png)
Bar (png)
Corfù (Kerkyra) (png)

Quella che segue è la seconda serie più lunga del lato orientale dell’adriatico: Split 352 (Spalato) che mostra congruità tra i due mareografi disponibili. Nella serie più estesa, Bakar 353, si osserva una debole crescita di (0.12±0.02) cm/anno.

Fig.5: Le serie di Split. Da notare, a differenza di quanto osservato ad esempio per Trieste, la buona convergenza tra le due serie disponibili, anche se è possibile un offset costante di meno di 5-10 cm, forse dovuto alla diversa collocazione dei mareografi.
Fig.6: Le serie di Bakar con il fit lineare che fornisce, come Koper, una crescita di circa 1 mm l’anno.

Anche la serie di Rovinj, lunga 64 anni, mostra una crescita simile a quella di Bakar, pari a (0.08±0.02) cm/anno.
Koper, Rovinj e Bakar si trovano in tre punti diversi della penisola istriana (dal nord di Koper all’est di Rovinj al sud-ovest di Bakar) mentre Split è a circa metà della costa croata, appena più a sud di Ancona, ma anche in questa stazione la crescita è dello stesso ordine delle precedenti (0.06±0.02 per l’id 685 e 0.10±0.02 per l’id 352) cm/anno. Tra le rimanenti stazioni con la serie più estesa, Dubrovnik, 63 anni, grosso modo alla latitudine di Ortona, cresce al ritmo di (0.16±0.05) cm/anno, quasi il doppio delle stazioni più settentrionali.
Sukuraj, alla latitudine di San Benedetto del Tronto ad estesa per appena 10 anni, cresce di (0.8±0.3) cm/anno cioè circa 8 volte più delle stazioni istriane ma mostra un andamento debolmente decrescente dal 1987 a metà del 1993 e crescente da metà 1993 al 1997, con questo evidenziando come la brevità della serie ponga importanti limiti alla reale attribuzione del livello marino.
Corfù cresce dal 2004 al 2012 e rimane costante (o diminuisce leggermente) dal 2013 al 2022 ma in questo caso bisogna mettere in conto anche l’interazione del Mar Ionio oltre alla brevità della serie (meno di 18 anni). I valori numerici dei fit lineari sono disponibili nel sito di supporto.
In conclusione, le stazioni orientali dell’Adriatico mostrano un livello marino stabile, forse leggermente crescente andando verso sud, con un aumento tra 1 e 2 mm l’anno.

Conclusioni

Dal confronto tra le due sponde dell’Adriatico possiamo dedurre una crescita media del livello marino tra 1 e 2 mm l’anno, soprattutto grazie alle stazioni mareografiche della sponda orientale, tutto sommato abbastanza uniforme lungo le latitudini da nord a sud.
Malgrado la lodevole iniziativa dei numerosi nuovi mareografi italiani, per ora anche in questo campo bisogna lamentare la mancanza di una raccolta dati centralizzata e di un unico database nazionale per il livello marino, mancanza già evidenziata in riferimento alla misura della precipitazione da ricavare con fatica dai siti delle ARPA regionali (alcune molto efficienti, altre molto meno; alcune che richiedono una password, altre che forniscono i dati via mail; altre ancora dalle quali il dato può essere letto direttamente: insomma, una babele).
Nel caso del livello marino, un servizio come PSMSL, o come sealevel.info, cerca di costituire un dataset unico al quale accedere liberamente, ma se poi, come nel caso di Porto Garibaldi, i dati accreditati dal 1928 non vengono forniti a questi servizi centralizzati, si rivelano inutili o non attendibili e certe affermazioni (crescita di 1.2 mm/anno, v. le foto nel sito di supporto) perdono di significato. E scrivo queste considerazioni con molta tristezza perché credo che in campo climatico l’Italia e la sua storia meritino qualcosa di meglio dei venti campanilismi con i quali abbiamo a che fare.

Bibliografia

  • Pellegrinelli et al., 2009 Alberto Pellegrinelli, Silvano Bencivelli, Nicola Perfetti, Fabio Ricchieri, Paolo Russo: La Stazione Mareografica Integrata di Porto Garibaldi Atti 13a Conferenza Nazionale ASITA – Bari 1-4 dicembre 2009, 2009. pdf full text
  • Nicola Perfetti: Stazioni GNSS Permanenti e misure locali del livello del mare: Il caso della stazione mareografica integrata di Porto GaribaldiRivista Geomedia, 2013. https://mediageo.it/ojs/index.php/GEOmedia/article/view/351/301
    Tutti i dati e i grafici sono disponibi nel sito di supporto

NB: il post è uscito in origine sul sito dell’autore.

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Published inAttualitàClimatologia

7 Comments

  1. Luca Rocca

    Io escluderei da qualsiasi studio un mareografo posto all’ inizio del Canal Grande a Venezia E’ una laguna, basta che cambi la portata media del Po, si verifichino fenomeni di subsidenza o risalita del fondale o vengano modificate le opere idrauliche delle bocche di porto per avere variazione significative del livello medio. Penso che la grossa differenza fra i vecchi e il nuovo strumento sia dovuta al fatto che l’ultimo sia stato posizionato con un altimetro GPS ristabilendo la giusta quota.

    • A sentimento, lo escluderei anche io ma quelli sono i dati di PSMSL che ho dichiarato di usare …
      Per i nuovi mareografi, se il discorso che lei fa per Venezia può avere un senso (ma solo in parte perché una differenza di mediomare di 22.5 cm io ho potuto colmarla aggiungendo 30 cm ai dati, e non 22.5 e gli andamenti sono: piatto in un caso e crescente nettamente nell’altro) lo stesso non vale per Trieste dove le due pendenze sono opposte. Franco

    • Luca Rocca

      Trieste credo si trovi sulla placca europea , non sono sicuro per Venezia ma ho già espresso i miei dubbi sulle misure mareografiche in una laguna. Tutte le stazioni sulla costa est sono sulla placca europea mentre quelle sulla costa italiana su quella africana . Un minimo di subsidenza c’è sicuramente sul lato italiano e un minimo di rialzamento su quella ex jugoslava. Credo che valutare l’innalzamento del mare in Adriatico usando entrambi i lati sia una delle cose più difficili da stabilire specie su serie storiche che utilizzano strumenti barometrici per stabilire il livello di zero. Poi se aggiungiamo la qualità dei dati italiani ho l’impressione che non sia proprio realizzabile

  2. rocco

    esiste un livello del mare ottimale?
    credo che sia una domanda lecita.
    E’ un dato di fatto la non esistenza della stabilità.
    Se prendiamo come riferimento un periodo freddo, il livello del mare sarà alto.
    Prendendo a riferimento un periodo caldo, il livello del mare sarà basso.
    Che la tendenza degli ultimi 100 anni mostri un innalzamento è solo dovuto al riferimento ad un periodo freddo (chiamato piccola era glaciale).
    Rispetto all’optimum climatico dell’olocene, siamo ancora ad un livello bassissimo.
    Ma non dobbiamo dimenticare la subsideza derivata dal carico urbano sulle coste.
    Al di sotto della crosta vi è un “cuscino” che viene compresso dalle strutture urbane, Caso da manuale è la città di Singapore. riferimento allo studio “Sea-level rise from land subsidence in major coastal cities” https://www.nature.com/articles/s41893-022-00947-z
    Che la costa occidentale dell’Adriatico è più urbanizzata della costa orientale è un dato di fatto, il peso delle strutture urbane fa abbassare la costa. Uno studio da considerare è questo “Natural Variability and Vertical Land Motion Contributions in the Mediterranean Sea-Level Records over the Last Two Centuries and Projections for 2100 ” https://www.mdpi.com/2073-4441/11/7/1480

  3. Andrea D

    Da che mi sono trasferito 16 anni fa vicino alla costa Abruzzese vedo sempre uguale la risacca del mare, con le stesse maree e le stesse altezze apparenti delle piattarforme Fratello Cluster e famiglia (credo ormai per la maggior parte improduttive).

    Ovviamente la mia affermazione di cui sopra è provocatoria e non fa testo, ma consinderando la scandalosa frammentarietà dei dati disponibili potrebbe quasi riacquisire senso compiuto.

    Un saluto dalle adiacenze di Scerne di Pineto, ieri abbondatemente annaffiata insieme all’entroterra… “e non finisce qui”, come diceva Corrado.

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