Le nursery si sa consumano energia, così cominciamo a far danni già dalla nascita. A scuola ci abituano sin da subito con i riscaldamenti e, sempre da piccoli, per il tempo libero ci accompagnano in auto. Quando siamo un pò più grandicelli diventiamo delle autentiche macchine mangia energia, perchè magari leggiamo qualche libro colpevolmente stampato sulla carta. Per i più smart comincia sin da subito l’accesso alla forma più perversa di consumo delle risorse planetarie: la ricerca su google! Ebbene sì, un dotto ricercatore americano che incidentalmente produce e vende sistemi per abbattere l’impatto ambientale del data handling ha calcolato che due semplici ricerche su google producono tanta CO2 quanta ne occorrerebbe per scaldare una tazza di tè. Nell’attesa di imparare a smettere di respirare – l’aria d’altronde è quello che è – potete scegliere se rinunciare a darvi un tono british con la degustazione della bevanda o smettere di usare google. Questa ennesima isteria da effetto serra la trovate qui (Times on line) e qui (Corriere della sera). A me non piace il tè, quindi ho già scelto.
Google vs Energy
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La temperatura media del corpo umano è di 36°C-37°C quindi anche noi contribuiamo al surriscaldamento del pianeta.
Che dobbiamo fare?
Dobbiamo suicidarci tutti?
Dubbio amletico.
Buona giornata a tutti.
Questo genio dell’ambiente si scaglia contro la fase più embrionale di quello che considero un pilastro della nostra civilizzazione : la ricerca.
Ricercare anche in una forma semplice significa crescere.
Perchè invece, non suggerisce di spegnere la tv mentre vanno in onda programmi trash che producono un mucchio di CO2, sia in fase di studio ( si perchè vi sembrerà assurdo ma si fa uno studio preventivo prima della realizzazione di certe cose) che di realizzazione fino alla messa in onda e alla fine dell’ascolto.
Questo signore ha generato CO2 anche per realizzare l’articolo e farlo girare…forse è lui che dovrebbe fermarsi e quindi produrre meno co2 .
Caro Guido,
Hai dimenticato questo:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2004/09_Settembre/24/flatulenza.shtml
Nella stessa pagina si trovano link interessanti.
Comunque tasse sui rutti, sui peti oppure assegnazione quote rutti e peti non solo sulle mucche ma anche sugli esseri umani potrebbero diventare una realtà se continua questa fase ideo-poli-economica. E ci troveremo tutti di nascosto fra amici, come carbonari, a “liberarci” dopo una abbondante pasto a base di fagioli e cipolla…
Ma sai, ora che ci penso, che proprio una cattiva cosa non è! Il Fart-Day o il burp-day; porto io la mucca!
Scusate se sono stato un po’ volgare, ma la tentazione è stata troppo forte.