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Tag: Apocalisse

Animo che non tutto è perduto (mai!)

Catastrofe imminente. Fine del genere umano. Distruzione del Pianeta. Insomma ogni due per tre sembra che si rischi di fare una brutta fine. Più o meno da sempre, da quando la specie che ha imparato a camminare si è potuta permettere il lusso di farlo un po’ meno e si è talvolta fermata a pensare. La nostra fortuna questa, ma anche il nostro eterno tormentone.

Con un difetto clamoroso, anzi due. 1) Nessuna delle catastrofi previste si è manifestata, o almeno non nella forma catastrofica prevista e, 2) nonostante ciò i catastrofisti di ogni era continuano ad inventarne di nuove e sempre più terribili.

Lasciamo stare le follie collettive stile 21.12.2012 ore 11:oo o giù di lì, perché quelle campavano ieri grazie all’ignoranza e oggi grazie ai social network, che avranno pure tanti pregi, ma hanno anche il difetto non banale di fungere da collettore delle fesserie di massa. Dedichiamoci piuttosto a quelle che hanno e hanno sempre avuto alle loro spalle il fior fiore del supporto scientifico, malamente utilizzato da ideologi, attivisti e policy makers che in genere ascoltano solo per i primi 30 secondi, quando cioè non hai avuto il tempo di far loro sapere che hai qualche dubbio.

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Il giorno (o giornale?) dell’Apocalisse

Erano i tempi di Martin Lutero e della riforma anglicana quando si parlava di apocalisse. Contestualmente si affermava la prima grande rivoluzione tecnologica in termini di comunicazione: l’invenzione della stampa. Ora siamo sicuramente in un nuovo periodo di rivoluzione tecnologica nel campo dell’informazione e si torna a parlare di apocalisse in tutte le salse. Ci sono canali tv dedicati, laddove sui canali a tema più generalista non manca mai in palinsesto un programma opportunamente apocalittico. Sulla rete non ne parliamo, si formano addirittura delle comunità sconfinate, nascono siti web all’upo nominati, si rilancia il tam tam a più non posso. Un caso banale ma esplicativo per tutti il presunto terremoto di Roma del maggio dell’anno scorso o, se preferite, l’assurda isteria del 21 dicembre 2012.

Sicché la maggior parte della gente ci avrebbe fatto il callo e non ci farebbe più caso, anzi, ogni nuova presunta apocalisse sarebbe occasione per fare spallucce, ove invece i pochi che restano vivrebbero una vita di fobie. Questa abitudine sarebbe all’origine della scarsa propensione dei più – e quindi di chi li rappresenta in sede decisionale – a prendere sul serio il rischio global warmig, la cui derivata apocalisse, ovviamente, sarebbe da annoverare tra quelle reali.

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