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Tag: Assicurazioni

Perché aumentano i costi dei disastri naturali?

Ogni volta che capita un evento di forte maltempo si torna a sentire la solita litania dell’aumento degli eventi intensi che accmpagnerebbe i cambiamenti climatici, ovviamente solo quelli che avrebbero origine nelle attività umane. E questo accade nonostante sia ormai noto che l’associazione tra le recenti dinamiche del clima – a prescindere dalla loro origine, e gli eventi meteorologici estremi non è possibile, soprattutto per indisponibilità di dati.

 

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Danni da maltempo, ancora niente clima.

I lettori mi scuseranno per il titolo un po’ criptico, quasi ai limiti del non senso in termini lessicali. Ma quelli che ci seguono con più continuità avranno già capito che torniamo a parlare della relazione tra gli eventi intensi o estremi e i danni da essi causati, cercando di capire se i ripetuti proclami di deriva del sistema atmosferico verso manifestazioni più violente per un non meglio specificato disfacimento climatico abbiano o no un minimo di fondamento.

 

Naturalmente, i soggetti più interessati agli eventi intensi, oltre naturalmente a quanti vi si trovano fisicamente coinvolti, sono quei soggetti economici che operano nel settore della protezione dal rischio. Una parte consistente  della letteratura esistente in materia infatti è redatta direttamente da questi soggetti o da essi commissionata a esperti del settore. Nel primo caso è forse più corretto parlare di letteratura pubblicistica, nel secondo invece si tratta di pubblicazioni scientifiche vere e proprie.

 

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Finché c’é maltempo c’é speranza

Roger Pielke jr sta continuando le sue analisi e riflessioni in ordine all’impatto degli eventi estremi sulla società civile. Nella fattispecie si parla ovviamente di uragani, con la stagione 2012 terminata da un mese e con l’eco dei danni causati da Sandy ancora viva nel comune sentire.

Già qualche settimana fa avevamo pubblicato un commento all’intreccio tra scienza, politica e mercato delle assicurazioni, dinamiche complesse ed a serio rischio di generare la classica beffa dopo il danno per quanti hanno avuto la sventura di trovarsi sul percorso dell’uragano.

La nostra attenzione non é frutto di esterofilia, piuttosto si tratta di vivo interesse per un sistema economico tutto sommato simile al nostro che sta già da tempo confrontandosi con i temi della protezione dal rischio degli eventi atmosferici calamitosi, aspetti questi dei quali qui da noi si sta cominciando a parlare soltanto di recente.

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Se qualcuno pensasse che si tratta di un gioco

Freddo polare, caldo africano, bombe d’acqua o siccità degne di un deserto, al giorno d’oggi sembra che nella comunicazione meteorologica non esista altro. Con l’aggiunta, che fa molto colore ma anche molta confusione, di nomi epici e spaventevoli affibbiati a questo o quell’evento.  Tutto questo, a prescindere dalla caratterizzazione scientifica degli stessi e, ancora più grave, dall’impatto reale che questi possono avere.

Un impatto spesso molto significativo, tanto che nell’attuale contesto di scarsità delle risorse a disposizione, si sta sentendo sempre più spesso parlare di copertura assicurativa contro gli eventi atmosferici obbligatoria, laddove le forme volontarie in effetti già esistono ma in un panorama piuttosto disomogeneo e confuso. A breve dunque avremo un problema, perché quando cominceranno ad esserci di mezzo i soldi, quelli veri, quelli delle multinazionali del rischio assicurativo, in un modo o nell’altro  si dovrà fare chiarezza: chi decide quando un evento è estremo e quando non lo è? E chi decide quale parte dei costi deve andare a carico dei singoli danneggiati, quale altra alle compagnie assicurative e, eventualmente, quale altra ancora a carico dello Stato? E, soprattutto, chi decide se il problema è ascrivibile agli eventi meteorologici o se entrano in gioco altri fattori purtroppo noti come il dissesto idrogeologico o l’edilizia speculativa?

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