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Mese: Ottobre 2013

IPCC AR5…che clima farà?

La settimana scorsa è uscito il Summary for Policy Makers del Working Group 1 dell’AR5, cioè il quinto report che l’IPCC ha redatto a partire dalla sua costituzione nei primi anni ’90. A seguire, dopo soli tre giorni, è comparso anche il report vero e proprio, cioè il  mega volume con cui si dovrebbero fornire le basi scientifiche per le conclusioni esposte nell’SPM. C’è l’imbarazzo della scelta, davvero.

 

Si può infatti decidere se considerare questo ennesimo report di dimensioni bibliche come un’ennesima occasione persa, come uno sforzo organizzativo, economico ed intellettuale enorme completamente inutile o, come è più probabile, come un lavoro a scopo esclusivamente autoreferenziale.

 

Occasione persa. Gli elementi c’erano tutti per riportare il dibattito sulle dinamiche del clima ad una dimensione scientifica libera da condizionamenti politici ed ideologici. I ripetuti insuccessi delle kermesse climatiche annuali, l’evidente raffreddamento dell’entusiasmo dei decisori e, più di ogni altra cosa, la brusca frenata della temperatura media globale, che a dispetto di tutte le funeste previsioni, ha smesso di aumentare da tre lustri. Bastava dire siamo scienziati, non indovini, e siccome la scienza non consente attualmente di fare proiezioni perché quelle che abbiamo provato a fare sono fallite, è necessario approfondire le nostre conoscenze prima di emettere un giudizio. E invece no, il giudizio è arrivato, addirittura più certo nelle parole di quello dell’AR4, nonostante i numeri siano molto meno certi di allora.

 

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Geonotiziario: notizie dal basso – TAMU, IL GIGANTE DEI VULCANI.

Intendendo per “basso” ciò che abbiamo quotidianamente sotto i nostri piedi, il sottosuolo, nella sua accezione più estesa, che prende in considerazione centinaia di km di spessore del nostro amato pianeta.

 

E’ notizia di circa 15 gg fa, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, la scoperta del più grande vulcano della Terra.  Parliamo del Massicio del TAMU:

 

…È alto circa 4 chilometri, largo 650 e ha un’area di circa 280/300 mila chilometri quadrati, più della Gran Bretagna e quasi quanto la superficie dell’Italia. La sua cima, però, si trova a quasi duemila metri sotto livello del mare. Il Tamu è così grande rispetto alla sua altezza che se qualcuno si trovasse in cima farebbe fatica a capire da che parte è la pendenza….”

 

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I modelli climatici e la loro bassa capacità predittiva: ipotesi di miglioramento.

I modelli climatici e la loro bassa capacità predittiva: ipotesi di miglioramento.

Tore Cocco ha recentemente pubblicato, qui su CM un interessante post sullo stato dell’arte della ricerca in ambito climatico. Tra le molte considerazioni che ha svolto nell’articolo, una mi ha particolarmente colpito:

 

“La climatologia è una scienza enormemente più vasta e complessa delle scienze necessarie a progettare un aereo, e a differenza di quest’ultimo siamo ancora molto lontani dal realizzare un modello di clima “funzionante” realisticamente.”

 

Io condivido questa impostazione del discorso che, noto con piacere, sta cominciando a farsi strada anche nell’ambiente della climatologia.
Incuriosito da una presentazione a firma del prof. A. Pasini apparsa su “Le Scienze” di agosto che, sotto diversi punti di vista, si collega alla citazione di T. Cocco con cui ho aperto questo post, ho rintracciato un brevissimo articolo a firma di B. Stevens e S. Bony pubblicato su Science in cui si analizzano i risultati dei modelli climatici attualmente utilizzati dai climatologi:

 

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