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Il report IAC non può piacere a tutti

Non può piacere a tutti i report dell’Interacademy Council, eppure sembra proprio sia così.

  • Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon lo ha accolto con una dichiarazione di benvenuto.
  • Segue l’entusiasmo del Chairman IPCC Rajendra Pachauri, che sente il dovere di portare a termine il suo task (la pubblicazione dell’AR5) al quale si aggiunge il compito di assicurare che la riforma proposta dallo IAC sia implementata. Il fatto che tale riforma prevederebbe che il suo mandato sia già scaduto potrebbe creare qualche problema, ma tutto si sistema (mentre scrivo rimbalzano sulla rete conferme e smentite delle sue dimissioni).
  • Segue ancora, doverosamente, la comunicazione del focal point IPCC Italia, che ripete sostanzialmente quanto detto ufficialmente dagli organi di comunicazione del panel, aggiungendo però che questo genere di revisioni sono essenziali per il buon funzionamento di questi organismi (ciò significa che in assenza di riforma non funzionano molto bene forse, ma questa è una mia supposizione) e che anzi, questo trattamento di elevato spessore scientifico dovrebbe essere riservato anche ai “cosiddetti negazionisti climatici” (sic!). Tralasciando l’uso del discutibile vocabolo, questo significa che anche il focal point IPCC Italia ritiene che a chi è scettico sull’origine antropica del riscaldamento globale sarebbe dovuta attenzione scientifica (magari di revisione ma tanto basterebbe) di alto livello. Buona notizia.
  • Seguono poi le opinioni di ambienti scettici più o meno noti e più o meno autorevoli. Chi entusiasta come se la propria squadra avesse fatto goal, chi dubbioso circa il fatto che da questo report possa scaturire un cambiamento importante, chi scatenato nel chiedere che si cambi ora e subito e chi, con intelligenza, ne coglie gli aspetti più positivi.
  • Si inserisce, seppur timidamente, anche RealClimate, il blog che rappresenta sulla rete la voce “ufficiosa” del mainstream scientifico sul clima, e saluta con favore l’arrivo del report.
  • E infine arriva anche Nature, in questo editoriale; il titolo non è il massimo per chi sostiene l’AGW, ma il corpo dell’rticolo è praticamente un peana: “Il panel del clima deve adattarsi per sopravvivere”. Però non è chiaro se questo significhi che debba piegarsi alla volontà di quanti lo vorrebbero riformare per continuare ad esistere, o se debba cambiare per migliorare il livello del suo contributo.

Sicché credo non debba piacere a nessuno, perché in ogni caso, quale sia la piega che le cose prenderanno, appare chiaro che c’è stato sin qui più di qualche problema nel gestire un argomento importante quale quello dei cambiamenti climatici e nel generare l’informazione diretta ai policy makers, che è poi, quest’ultimo, il vero task del panel. Chi ne sa più di me mi corregga: Il report è funzionale all’SPM, altrimenti sarebbe sufficiente andarsi a leggere direttamente gli articoli sulle riviste scientifiche come accade regolarmente in tutte le altre branche della scienza no? Il problema è globale, l’attenzione è elevatissima, e dopo un ventennio di lavori si scopre che il meccanismo è inceppato. Complimenti.

Le critiche che hanno invaso i media e acceso il dibattito nell’ultimo anno, tra ghiacci dell’Himalaya sciolti anziché no, foresta amazzonica che scompare anzi no, e lowlands olandesi sott’acqua forse no, sono al confronto di questo richiamo acqua fresca, perché erano esterne al processo e si potevano intendere anche (pur non essendolo e come i soliti noti hanno cercato invano di far credere) come appositamente create per ostacolarlo, finendo paradossalmente per dargli maggiore solidità se opportunamente gestite in termini di comunicazione. Al riguardo mi chiedo (ma dovrebbero chiederselo anche loro) come deve essere letto ora l’articolo apparso su Nature che contava i buoni e i cattivi e lamentava ingiustificati attacchi alla scienza del clima?

Per contro questa richiesta di profonda revisione, in pratica quel che si chiede e’ una rifondazione, viene dallo stesso ambiente in cui e’ nato e vive il panel stesso. I firmatari del report IAC sono tutti parte del mainstream scientifico e occupano per la maggior parte posizioni di spicco nel mondo accademico, organizzativo e divulgativo. Non ci sono scettici tra loro, non ci sono eretici, eppure hanno contribuito alla formazione di una serie di raccomandazioni dalle quali si comprende che la strada della politicizzazione del dibattito, del rifiuto delle opinioni difformi, della retlicenza alle critiche, degli scienziati che fanno policy e dei politici che fanno scienza non porta molto lontano.

Per questo, ora che una voce così autorevole di quel mainstream scientifico si è levata per indicare un nuovo percorso, tutti quanti hanno negli anni contribuito con abnegazione e spirito di sacrificio ai progressi della scienza del clima, più che voltarsi dall’altra parte come fanno su Realclimate, o più che assicurare ottemperanza facendo buon viso a cattivo gioco e confidando che passi presto il temporale, dovrebbero chiedere che chi ha consentito che si potesse arrivare a questo punto si assuma la propria responsabilità e restituisca non solo il proprio mandato, compiendo il primo passo verso la restituzione della necessaria credibilità all’intero processo di raccolta e sintesi dello stato dell’arte della scienza del clima che il panel delle Nazioni Unite e’ chiamato a svolgere.

Magari questo vorrà dire che il clima e le sue evoluzioni cesseranno per un po’ di essere al centro dell’attenzione, le risorse saranno un po’ meno abbondanti (tanto come abbiamo visto su Nature non mancano), ma ce ne faremo una ragione, e magari si potrà pensare di impegnarsi un po’ di più sui problemi attuali -che sono tanti- piuttosto che su quelli futuribili o presunti tali.

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Published inAttualitàNews

3 Comments

  1. […] Qualche tempo fa, in giugno, é stato pubblicato un documento con cui l’IPCC, al termine di un lungo e complicatissimo processo burocratico, ha fatto sue le indicazioni giunte dall’Inter Academy Council nel 2010. […]

  2. bora71

    L’Ipcc (ente governativo e non scientifico), il panel internazionale Onu di esperti sul cambiamento climatico, sta cercando di recuperare la propria credibilità. Dopo lo scandalo “Climategate”, che ha coinvolto alcuni scienziati dell’organo accusati di aver diffuso informazioni false sulla possibile scomparsa prematura dei ghiacciai dell’Himalaya, il capo del gruppo, l’indiano Rajendra Pachauri, ha rimesso il proprio mandato. Di recente, l’ONU stessa non aveva certo nascosto la necessità rapida di una riforma profonda del gruppo di esperti che compongono l’Ipcc
    fonte MTG

    si sa qualcosa di piu??grazie!

  3. Guido Botteri

    Dal tuo articolo:
    [ I firmatari del report IAC sono tutti parte del mainstream scientifico e occupano per la maggior parte posizioni di spicco nel mondo accademico, organizzativo e divulgativo. Non ci sono scettici tra loro, non ci sono eretici ]
    Basta leggere qualcosa nel sito dell’IAC per verificare quanto siano ferventi sostenitori del GW. C’è stato anche un lavoro dell’IAc a cui aveva collaborato come co-autore lo stesso Pachauri.
    Questo aveva sollevato in qualcuno dei timori sulla possibile parzialità di questa organizzazione.
    Insomma è stato come se ad un club di tifosi interisti avessero dato l’incarico di revisionare il comportamento della dirigenza interista.
    ci si poteva aspettare un giudizio tifoso.
    Pachauri stesso probabilmente si aspettava un trattamento morbido, per queste stesse ragioni.
    Ora che Pachauri, di fatto, è sotto accusa, anche se fa l’indiano, giustamente, chi meglio di lui ? 🙂 qualcuno magari potrebbe formarsi idee sbagliate sull’IAC.
    Sono stato tra quelli che hanno seguito con attenzione tutta la faccenda, e mi sono astenuto da esprimere timori pregiudiziali (che avevo nel mio profondo) fino a che non avessi visto il report.
    Sono soddisfatto di non aver ceduto ai pregiudizi.
    Ora mi riservo di leggere con attenzione il report, cosa che, per vicende personali di questi giorni, e per i miei prossimi impegni pressanti di questi giorni, mi sarà difficile da compiere in tempi brevi.
    Secondo me.

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