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Cose che capitano

Il 16 febbraio scorso l’NSIDC (National Snow and Ice Data Center) ha interrotto la pubblicazione dei dati in tempo reale sull’estensione dei ghiacci artici. In seguito alle segnalazioni di molti dei loro lettori abituali si sono resi conto del grave malfunzionamento del sensore SSM/I del satellite DMSP da cui provengono giornalmente le osservazioni. Un attento lettore di CM ci aveva fatto la segnalazione commentando questo post. Nel comunicato del centro si legge che il deterioramento del sensore è stato graduale ed è iniziato nei primi giorni del gennaio scorso. Il trend di crescita della superficie marina coperta da ghiaccio sarà difficilmente ricostruibile, però, stando alle dichiarazioni rilasciate si possono fare due conti.

La stima dei dati persi, in termini di superficie si aggira attorno a 500.000 Kmq. Nel precedente comunicato, quello relativo ai dati di gennaio, avevamo letto che il mese si era chiuso con un deficit di 760.000 Kmq rispetto alla media di riferimanto 1979-2000. Per cui ora il deficit dovrebbe essere attorno a 260.000 Kmq, cioè più o meno il 2%. Tale percentuale è probabilmente ancora significativa, ma lo è molto meno del precedente 5% che, come abbiamo visto almeno per il 2008, era frutto di un errore di misura. A questo aggiungiamo che l’attuale estensione è superiore a quella dello stesso periodo degli anni 2005, 2006, 2007 e 2008. Non male per essere sul punto di sciogliersi completamente.

A questo punto sorge un altro problema. L’NSIDC dichiara anche di non aver sin qui fatto uso dei dati provenienti da altre fonti più moderne ed affidabili, come quelli del sensore montato sul satellite Aqua, in quanto questi risalgono soltanto al 2002 e non sarebbero integrabili con le serie storiche di cui il centro è già in possesso. Speriamo si possa risolvere il problema al più presto altrimenti il polo si scioglierà e noi non ce ne accorgeremo.

A questo link trovate anche il commento di Antony Watts a questa notizia.

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2 Comments

  1. Grazie Massimo,
    questa storia non è nuova e, per l’appunto, non credo possa aggiungere niente di nuovo. Innanzi tutto il riscaldamento dell’aria che indurrebbe maggiori precipitazioni nevose nella zona antartica è tutto da dimostrare. Il trend delle temperature è stato negativo (con l’esclusione della Penisola Antartica) fino a quando non ci hanno messo le mani i mate-magici Steig e Mann, ma il loro lavoro si sta rivelando più creativo che scientifico, come l’Hockey Stick. L’estensione dei ghiacci antartici è in aumento (estensione significa sul piano orizzontale), quindi c’è più superficie ghiacciata su cui può posarsi la neve (poca o tanta che ne cada). Se mancasse questa superficie la neve cadrebbe semplicemente sul mare. Quindi viene prima l’aumento della superficie ghiacciata e poi la precipitazione. Inoltre, più aumenta l’estensione più i ghiacci si allontanano dal polo ovviamente e si avvicinano ai tropici (in senso relativo), per cui prendono più sole e fanno aumentare l’albedo, con conseguente feed-back negativo e con tanti saluti al global warming antropico.
    Aggiungo che, vista la pressochè totale assenza di serie storiche affidabili, mi piacerebbe sapere come si fa a sapere che le precipitazioni stanno aumentando e soprattutto rispetto a quando, dato che non esiste una climatologia della zona. Sarà forse che lo dice un modello?
    gg

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