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La guerra degli argini e l’idro-amnesia

http://www.adamite.com/?p=2792

L’ultimo disastro atmosferico in ordine di tempo è lo straripamento del Mississippi negli Stati Uniti Meridionali. Ancora un evento estremo in un anno che non si è certo risparmiato.

Perché è accaduto? Risponde senza mezzi termini su Nature Richard A. Lovett, un autore di fiction scientifiche, non uno scienziato quindi, ma un divulgatore: “La semplice risposta è perché è piovuto. Un sacco. Parte del midwest americano ha registrato precipitazioni fino a quattro volte superiori alla norma per aprile. E questo è arrivato dopo un inverno che ha visto alcune aree ricevere nevicate inusualmente abbondanti.”

Una risposta scontata? No se si legge anche tutto il resto. Un articolo in cui si sottolinea come siano state apportate delle sostanziali modifiche al territorio, al corso dei fiumi ma non solo, anche a tutte quelle aree una volta rurali ora urbanizzate, che hanno sempre costituito quelle che da noi si chiamano piane alluvionali. Cementificazione innanzi tutto, ma anche costruzione di argini a protezione delle città che non fanno altro che spostare il problema sulla città successiva.

Disastroso sì ma tutt’altro che sorprendente quindi come evento, sebbene secondo Lovett la gente soffra di Idro-amnesia, un vocabolo coniato da un geologo sempre americano. “Provoca il fatto che la gente costruisca in posti che sono stati alluvionati una generazione fa e lo saranno ancora nella prossima”. Addirittura il governo federale pare abbia degli accordi con i proprietari terrieri, per mantenere il diritto di provocare degli allagamenti controllati al fine di allentare la tensione sulle città, accordi che gli agricoltori tendono a dimenticare.

Già perché di alluvioni ce ne sono state molte altre, nel 1927, paragonabile a questa, e nel 1937, 1973, 1993 e 2008. Tutte, almeno sembra, caratterizzate da analoghi pattern atmosferici individuabili – sebbene attualmente solo a posteriori- nel comportamento della Niña e della NAO (North Atlantic Oscillation). C’è così anche la speranza che non sia troppo lontano il giorno in cui si potranno prevedere eventi di questo genere con 60-90 giorni di anticipo.

E il Global Warming? Potrebbe averci a che fare, ma non molto secondo Lovett, che torna nuovamente a spostare l’attenzione alle modifiche al corso dei fiumi più che alle temperature o ai cambiamenti del clima.

Decisamente obbiettivo e interessante. Lo trovate qui.

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