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Irene: e nel nome del progresso/ il dibattito sia aperto…

Prima del passaggio dell’Uragano Irene su NY, molti tra esperti, viaggiatori, cittadini o letterati sono stati intervistati sul tema. In alcuni momenti è sembrata una situazione analoga a quella descritta nella famosa canzone di Edoardo Bennato che iniziava con la frase: “e nel nome del progresso / il dibattito sia aperto / parleranno tutti quanti / dotti medici e sapienti…”. Passato l’allarme e sapendo che le cose sono andate come scritto su CM qui e qui, senza alcuna pretesa di essere esaustivi ed al solo scopo di offrire uno spunto di riflessione, mettiamo insieme quanto è stato affermato da alcuni esperti su alcuni quotidiani. Tra virgolette trovate le dichiarazioni, mentre ne è priva l’eventuale aggiunta del giornalista.

Previsione della traiettoria ed effetti di Irene:

  • “Senza dubbio Irene si sta annunciando come un fenomeno molto intenso e violento. La forza e la struttura di Irene fanno pensare ad un uragano con un periodo di ritorno di diversi anni. Accade, infatti, che fenomeni estremamente intensi tendano a ripetersi ciclicamente”. (Vincenzo Levizzani ISAC-CNR, IL MATTINO del 27 agosto).
  • “Ora molto probabilmente Irene arriverà a New York quando non sarà più nemmeno un Uragano, ma una semplice tempesta tropicale. Però i tempi per decidere eventuali misure di precauzione sono davvero stretti. In questo contesto capisco la precauzione presa dalle autorità americane” (Prof. Claudio Ravanelli, IL MESSAGERO del 28 agosto).
  • “Irene e’ un uragano particolarmente anomalo e anche se e’ stato declassato continua ad avere moltissima energia, anche perche’ all’origine doveva essere potentissimo.”(Prof.Giampiero Maracchi Univ. di Firenze, Avvenire del 28 agosto).
  • “Ogni ciclone tropicale trae la propria energia dalla sua zona d’origine. Quando cambia latitudine, e si sposta più a Nord, va a diminuire di intensità e dunque di pericolo.” (Prof. Franco Prodi, IL MATTINO del 28 agosto).
  • “Abbiamo azzeccato la direzione, ma sbagliato la forza”. (James Franklin National Hurricane Center, CORRIERE DELLA SERA del 30 agosto).

E’ già successo nel passato che un uragano arrivasse a New York?

  • “Si, una volta almeno è già successo. Si tratta in ogni caso di una assoluta rarità” (Prof. Claudio Ravanelli ICES-CNR, IL MESSAGERO del 28 agosto).
  • “Negli ultimi 40 anni solo una mezza dozzina di uragani sono arrivati fino a New York”.(Avvenire del 28 agosto).
  • “Il Panico preventivo è comprensibile. Non ho studiato nello specifico la traiettoria di Irene, ma direi che siamo di fronte alla normalità di eventi estremi”. (Prof. Franco Prodi, IL MATTINO del 28 agosto).
  • “Siamo di fronte a nuovi uragani figli di un clima mutante. Seguono altre rotte, la loro potenza è anomala, l’andamento è imprevedibile. Questa volta i danni sono stati limitati, ma purtroppo la linea di tendenza è chiara[…] E’ colpa di una situazione meteo eccezionale che ha impresso a Irene una traiettoria sorprendente”. (Vincenzo Ferrara Climatologo ENEA, LA REPUBBLICA del 29 agosto).

Dimensioni dell’onda provocata da Irene:

  • “Il problema non è solo il vento. La preoccupazione sono le onde di tsunami”. Come i terremoti, infatti, anche gli uragani possono provocare tsunami con onde di 10 metri. (Vincenzo Levizzani ISAC-CNR, IL MATTINO del 27 agosto).
  • ”Il problema sono anche i fortissimi rovesci d’acqua che accompagnano l’uragano, che possono provocare gravi danni. Anche le onde marine spinte dal vento, parlare di Tsunami e’ una licenza giornalistica visto che vengono provocati dai terremoti, possono avere un grave impatto, come abbiamo visto con l’uragano Katrina, soprattutto per le citta’ moderne a ridosso del mare, con un tessuto urbano complesso che si rivela sempre piu’ fragile davanti a eventi come questi”. (Prof.Giampiero Maracchi Univ. di Firenze, Avvenire del 28 agosto).

Dimensioni dell’uragano:

  • “Non abbiamo verificato un aumento dell’estensione delle tempeste, né una trasformazione della velocità con cui si spostano. Irene non è particolarmente fuori scala o inusuale, ma ha un’area di azione superiore del 30-40% alla media degli ultimi 30 anni. Fa parte di questi “uragani anabolizzanti. Inoltre, a differenza di molti altri uragani, andrà a colpire zone densamente popolate”. (Prof. James B.Elsner Florida State University, TERRA del 28 agosto).
  • Le correnti “si sono sparse su una vasta area”. Questo ha portato Irene ad allargarsi perdendo però d’intensità. (James Franklin National Hurricane Center, CORRIERE DELLA SERA del 30 agosto).

Causa creazione e della potenza distruttrice dell’uragano Irene:

  • Irene ”e’ un segnale del forte riscaldamento dell’oceano di questi ultimi anni. L’indice di dissipazione di energia sta crescendo in modo drammatico e oggi e’ quattro volte di piu’ rispetto all’inizio degli anni Novanta. E’ evidente che qualcosa sta cambiando. Lo testimoniano, se si vuole una prova oggettiva, anche i risarcimenti pagati dalle assicurazioni per questo tipo di danni, cresciuti 6-7 volte dagli anni Novanta” (Prof.Giampiero Maracchi Univ. di Firenze, Avvenire del 28 agosto).
  • “Chiamare in causa il clima per spiegare un evento meteorologico si può fare sulla si può fare sulla base di studi almeno decennali, e trarre conclusioni da singoli fenomeni eccezionali correlandoli ai cambiamenti climatici è scorretto: non ci sono evidenze di un aumento di questi fenomeni negli ultimi anni […] Non bisogna confondere il meteo con il clima (a cui il cambiamento è connaturale): la media dei valori e dei fenomeni , in un sistema fortemente variabile, non coincide con la normalità”. (Prof. Franco Prodi, IL MATTINO del 28 agosto).
  • “Se gli oceani si scaldano a causa del Global Warming, aumenta il potenziale energetico che può essere convertito in forza dei venti. Negli ultimi anni non abbiamo visto aumentare il numero degli uragani: ciò che è cambiata è l’intensità di questi fenomeni, almeno per quanto concerne gli studi sull’oceano Atlantico[…]Se controlliamo il clima controlliamo gli uragani.” (Prof. James B.Elsner Florida State University, TERRA del 28 agosto).
  • “E’ il cambiamento climatico che aumenta l’energia in gioco e altera i parametri della meteorologia. Nel 2004 un uragano è andato fuori rotta e per la prima volta ha colpito le coste del Brasile. Ora è toccato a NY” (Vincenzo Ferrara Climatologo ENEA, LA REPUBBLICA del 29 agosto).

Analogie tra Irene e Katrina:

  • Era violentissimo anche l’uragano Katrina, che nel 2005 si è abbattuto su New Orleans, “ma aveva colpito una zona meno sensibile. Il problema di Irene è che sta puntando dritto verso NY, ossia verso una zona densamente popolata e sensibile dal punto di vista sociale ed economico”. (Vincenzo Levizzani ISAC-CNR, IL MATTINO del 27 agosto).
  • “No, […] New Orleans è una città che è stata costruita sotto il livello del mare e dunque facilmente inondabile,New York invece è sopra il livello del mare e non in zona lagunare.[…] Quando Katrina si abbattè sulla costa di New Orleans era al massimo della sua potenza […] una intensità decisamente non paragonabile con Irene. Al contario, questo uragano arriverà a colpire NY dopo aver dissipato gran parte della sua energia” (Prof. Claudio Ravanelli ICES-CNR, IL MESSAGERO del 28 agosto).

Confidando nel detto che “chi dice la verità prima o poi viene scoperto” credo che non servano commenti, ognuno può, o potrà, giudicare quali sono le affermazioni di buon senso e/o fondate sul metodo scientifico o sulla prova storica. Certo che probabilmente Totò ascoltandone qualcuno degli esperti avrebbe detto:“In questo manicomio succedono cose da pazzi”.

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Published inAttualitàNews

6 Comments

  1. giuve

    che dire: SENZA PAROLE.

  2. donato

    Per molti degli interventi di esperti e studiosi citati da Fabio Spina può usarsi un unico commento: parole in libertà. Diversi interventi (pochi, in verità), invece, sono condivisibili.
    Ciao, Donato.

  3. Tanto ormai si è capito, l’utilità di esperti come Maracchi e Ferrara è nel fatto che indicano loro malgrado la strada opposta all’informazione e al buon senso.

    A proposito dell’uragano “fuori rotta”. FUORI ROTTA? FUORI ROTTA????

    Mah!!

    • Fabio Spina

      Il fatto di vero interesse di dell’Uragano Catarina è che:
      Already, southern Brazil’s summer had been a strange one. “January and February 2004 were the coldest in 25 years,” notes modeler Pedro Leite da Silva Dias (University of Sao Paolo). Although Catarina was later tagged by some as a possible sign of climate change, the waters over which it formed were actually slightly cooler than average. However, “the air was much colder than normal,” says Dias. This produced the same type of intense upward heat flux that fuels hurricanes, normally seen in warmer waters”. http://www.ucar.edu/communications/quarterly/summer05/catarina.html
      Però l’anomalia degli uragani per alcuni esperti è dovuta all’eccezionale surricaldamento dell’atmosfere ed oceano.Ciao

    • Fabio Spina

      MI spiego meglio.Per Catarina soprprende, più della rotta, le sst di formazione. Se vere sarebbe da “rivedere” la teoria, perché finora per credo la totalità dei teti vale come condizione per la formazione”Warm ocean waters (of at least 26.5 ° C) throughout a sufficient depth (unknown how deep, but at least on the order of 50 m) – are necessary to fuel the tropical cyclone heat engine”, invece per Catarina “The unexpected evolution of the first recorded South Atlantic Hurricane Catarina over waters with homogeneous sea surface temperatures (SST) of 24°C in March 2004 was a challenge to the weather forecast community”. http://www.agu.org/pubs/crossref/2010/2009JC005974.shtml Per definire Uragano non basta intensità del vento, se è inserita anche temperatura oceano, quello non è un Uragano. Osservazione che vale anche se prendiamo la definizione di Uragano alla lettera:
      SOURCE : International Meteorological Vocabulary, WMO – No. 182
      RELIABILITY : Confirmed
      DEFINITION : (1) Name given to a warm core tropical cyclone with maximum surface wind of 118 km•h|~|-1 (64 knots, 74 mph) or greater (hurricane force wind) in the North Atlantic, the Caribbean and the Gulf of Mexico, and in the Eastern North Pacific Ocean. (2) A tropical cyclone with hurricane force winds in the South Pacific and South-East Indian Ocean.
      DEFINITION SOURCE : International Meteorological Vocabulary, WMO – No. 182

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