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135 pagine di pillole di saggezza

Lo si potrebbe definire un mini rapporto Stern il documento prodotto dalla divisione climatica del Met Office reso pubblico nei giorni scorsi. Molti paesi, tra cui l’Italia, sono stati oggetto di studio sulle variazioni climatiche dei tempi recenti e, naturalmente, su quelle che verranno. Il tutto viene poi valutato in termini di impatto sulla salute pubblica, sulla sicurezza, sulla produttività, insomma su tutto.

Verrebbe da dire che forse un lavoro del genere avremmo dovuto farcelo da soli. Non che manchino le istituzioni che potrebbero farlo. Forse mancano i presupposti, ma forse ancora manca la faccia tosta di produrre documenti così palesemente privi di robustezza scientifica e così condizionati dall’approccio ideologico, che solo chi continua a far previsioni di caldo e contestualmente compra vagonate di sale da gettare per le strade può assumersi un onere del genere. La base di partenza è l’AVOID, un programma di ricerca appositamente costituito per fornire al governo britannico informazioni in chiave climate change, con specifico riferimento all’impatto delle emissioni. Sulla home page del progetto, campeggia un’applicazione che consente di ‘vedere’ (beati loro) come cambierà la temperatura in ragione di differenti ratei di decarbonizzazione.

Nel prossimo futuro – 135 pagine sono tante e gli argomenti affrontati sono così eterogenei da richiedere parecchio tempo per essere valutati – proveremo a discutere il documento punto per punto. Per adesso, vediamo le prime pagine, quelle in cui è riassunto il lavoro.

Climate: Observations, Projections and Impacts. Italy. (PDF)

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Riassunto

Osservazioni climatiche

  • C’è stato il riscaldamento diffuso in Italia dal 1960, più consistente in estate che in inverno.
  • C’è stata una diminuzione del numero di notti e giornate fredde, e un aumento del numero di notti e giornate calde, dal 1960.
  • C’è stato un generale aumento delle temperature medie estive medie nel Paese a causa dell’influenza umana sul clima [pillola ideologica], che ha reso il verificarsi di temperature estive calde più frequenti e, sempre estive, ma fresche, meno frequenti.
  • C’è stata una diminuzione delle precipitazioni totali annue a partire dal 1960 per l’intero Paese tranne che per l’estremo sud.

Cambiamenti climatici proiezioni

  • Per lo scenario di emissioni A1B [uso bilanciato di tutte le risorse energetiche] si prevede un aumento di temperatura fino a circa 3,5°C su tutta Italia, con un buon accordo tra i modelli per la maggior parte del paese. La proiezione di diminuzione delle precipitazioni potrebbe essere tra il 10% e il 20% nel sud del paese, e tra 0% e 5% al nord. Per l’Italia c’è un buon accordo tra i membri di ensemble circa la direzione delle precipitazioni prospettata per il sud, e un moderato accordo per il nord. [rileggere l’ultimo alinea del paragrafo precedente]

Proiezioni di impatto del cambiamento climatico

Rendimento dei raccolti

  • A scala globale e regionale alcuni studi riportano in genere previsioni di aumento nei raccolti per frumento e riso con il cambiamento climatico rispetto ad altre colture come il mais.
  • Le valutazioni nazionali e sub-nazionali illustrano l’importanza di rappresentare con precisione il territorio e l’idoneità del terreno nelle proiezioni. Essi rilevano che l’entità della fertilizzazione da CO2 può determinare se siano realizzati i miglioramenti previsti in particolare per il frumento e per le olive. [della serie: ci tocca ammetterlo, la CO2 è il cibo delle piante]

Sicurezza alimentare

  • L’Italia è attualmente un paese con livelli estremamente bassi di denutrizione. Gli studi a scala globale qui presi in esame concludono generalmente che l’Italia non dovrà affrontare gravi problemi di sicurezza alimentare nel corso dei prossimi 40 anni, in gran parte come risultato dell’alta capacità di adattamento e la possibilità di importare cibo per compensare il potenziale deficit di produzione alimentare. L’Italia potrebbe diventare un importatore netto di prodotti alimentari entro il 2050.

Stress idrico e siccità

  • I recenti periodi di siccità nel bacino del fiume Po (Nord Italia) nel 2003, 2005 e 2006, hanno evidenziato che il nord è sensibile alle gravi siccità.
  • Vi è un consenso tra gli studi globali e su scala regionale che le siccità potrebbero subire un aumento della frequenza e intensità con il cambiamento climatico per l’Italia nel suo complesso. [et volià il Po è arrivato a Mazara del Vallo]
  • Diversi studi a scala nazionale concordano sul fatto che il sud d’Italia è molto vulnerabile allo stress idrico e che la popolazione esposta allo stress idrico potrebbe aumentare con il cambiamento climatico.
  • Recenti simulazioni dal programma AVOID prevedono in media che la popolazione esposta ad un aumento di stress idrico in Italia a causa dei cambiamenti climatici potrebbe essere di circa il 25% nello scenario A1B nel 2100. Si prevede che nessuno possa sperimentare una riduzione dell’esposizione allo allo stress idrico entro il 2100.

Inondazioni e precipitazioni pluviali

  • Una valutazione completa delle proiezioni del cambiamento climatico in Italia (pubblicato nel 2010), ha trovato una diminuzione delle precipitazioni estive (in alcuni luoghi fino al 40%) per effetto del cambiamento climatico, e un cambiamento a modello dipolare in inverno (aumento al nord, diminuzione al sud). [le simulazioni non trovano, simulano, e la loro attendibilità è tutta da dimostrare, tornare ai primi due paragrafi per credere]
  • Si tratta di nuove conoscenze rispetto al report IPCC AR4.
  • Tuttavia, questo studio, insieme con le valutazioni su larga scala, suggerisce che sussistono grandi incertezze nel quantificare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle precipitazioni e di conseguenza il rischio di inondazioni pluviali in Italia. [siamo salvi]

Inondazioni fluviali

  • A causa della sua orografia, l’Italia di solito non è ben rappresentata negli studi dei modelli globali circa futuri cambiamenti del rischio alluvionale, ciò porta a grandi incertezze nelle proiezioni. I pochi studi che sono rilevanti per l’Italia indicano un aumento del livello delle inondazioni estreme in tutta Italia, e una riduzione media dei flussi annuali.
  • Le simulazioni dal programma AVOID mostrano una tendenza alla diminuzione del rischio inondazioni. [come sopra]

Le regioni costiere

  • Una serie di studi su scala globale di modellazione degli impatti suggerisce che l’Italia potrebbe non subire impatti gravi dall’aumento del livello del mare (SLR), posto che siano implementate misure di adattamento come innalzare dighe per le inondazioni e compiere il ripascimento delle spiagge.
  • Per esempio, uno studio ha rilevato che nel 2080 in uno scenario di alto SLR e senza adattamento, il numero medio annuo di persone vittime di allegamenti in Italia potrebbe essere intorno a 513.000 – con misure di adattamento implementate questo scende a circa 2.300.

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Bene, per carità di patria (penso sia proprio il caso di dirlo), ho semplicemente evidenziato in rosso quelle che ritengo essere le assurdità o i controsensi più evidenti, aggiungendo brevi commenti i corsivo. Ora vorrei rivolgere ai lettori l’invito a intervenire nella discussione per le parti di questo report più attinenti alla propria sfera culturale e professionale.

Buona lettura

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Published inAttualità

Un commento

  1. Maurizio Rovati

    Se lo conosci lo… AVOID

    OOOOI…. 🙁

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