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Il Sole freddo: Perché non ci sarà il disastro climatico.

E’ questo il suggestivo titolo del libro di Fritz Vahrenholt, chimico, fino a ieri uomo di punta di RWE, colosso industriale delle fonti rinnovabili in Germania. Un passato e un presente di impegno nell’ambientalismo, sia come politico che come manager. Non è scettico Fritz Vahrenholt, anzi, è convinto che l’uomo abbia ci abbia messo del suo nelle dinamiche del clima. Ma non vuole più fidarsi dell’IPCC e, ovviamente, anche di tutto il movimento salva-pianeta da cui il Panel è stato a suo dire ideologicamente contaminato.

Il perché lo spiega lui, ed è semplice. Come esperto di rinnovabili ha partecipato al processo di revisione dell’ultimo Report del Panel ONU sulle risorse rinnovabili, trovando più di qualcosa che non andava. I suoi rilievi, racconta, sono stati semplicemente messi da parte. Questo gli ha fatto sorgere il dubbio che l’approccio potesse essere simile anche nel report per i cambiamenti climatici, e quindi ha fatto un po’ di ricerca.

Risultato, questo libro. Ottocento citazioni bibliografiche e decine di illustrazioni con cui invita caldamente a non fidarsi più dell’IPCC e a non dare ascolto ai presagi catastrofici, con cui documenta che il ruolo del Sole non è stato solo sottostimato, è stato del tutto ignorato, probabilmente, come egli asserisce, con cognizione di causa. Tutto con lo scopo di mantenere in piedi la traballante sovrastima del ruolo delle emissioni antropiche.

Un sasso nello stagno. Un articolo su Der Spiegel, una serie di articoli su Bild, e la guerra già iniziata con quella che una volta era la sua casa, il movimento ambientalista più forte d’Europa, appunto quello tedesco.

Ma non è tutto, il succo vero del libro sembra non sia nella polemica con l’establishment della scienza del clima, ma nella convinzione e relativa spiegazione del  peso del forcing solare, un fattore che avrebbe contribuito ad una parte sostanziale del riscaldamento recente, e dal quale nel prossimo futuro non ci si potrà attendere che un raffreddamento.

Nel libro, che a questo punto si dovrà leggere per forza, c’è anche il contributo di Nicola Scafetta, altro scienziato di punta caro amico delle pagine di CM, non proprio allineato al mainstream scientifico. A questo link trovate il  commento al suo ultimo lavoro sulle nostre pagine, i cui contenuti sono citati da Vahrenholt nella sua intervista a Der Spiegel. Al riguardo il prof. Scafetta mi ha mandato un update della figura principale del suo ultimo articolo (sotto). Sembra proprio che passo dopo passo, l’ipotesi avanzata da Scafetta e descritta nel libro continui a dimostrarsi parecchio più affidabile delle catastrofiche proiezioni del mainstream scientifico.

Ma come sarà che tutte queste menti autorevoli impazziscono all’improvviso e si adoperano per confutare la verità assoluta dell’AGW? Sarà il caldo? Di questi tempi non direi. Chissà, è un argomento su cui vale la pena fermarsi a riflettere. Di tempo ne abbiamo per molte ragioni. IL Global Warming è in ferie, il Sole pure, il libro deve ancora essere tradotto e lo spettacolo del fuoco di sbarramento che spareranno le batterie dei duri e puri del clima intratterrà l’attesa.

NB:

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Published inAttualitàClimatologiaSole

3 Comments

  1. Paolo

    Gent.mo Dott. Guidi,
    Volevo solo segnalare l’articolo comparso sul numero di febbraio 2014 (n.127) della rivista “Le Stelle”: “Il sole è pigro, cambierà il clima?” dove viene illustrata la tesi di Harris-Mann.
    Mi perdoni l’intrusione se invece siete già a conoscenza di quanto sopra.
    Cordiali saluti,

    Paolo59

    • Nessuna intrusione Paolo, grazie della segnalazione.
      gg

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