Salta al contenuto

Todo cambia! Avevate freddo e non lo sapevate

Iniziamo con un ossimoro: le temperature medie superficiali globali degli ultimi 10/15 anni sono aumentate ma non in modo statisticamente significativo.

Questa frase è un controsenso. Se si applicano delle procedure statistiche per analizzare dei dati che contengono un margine di errore intrinseco – e questo è il caso della stima delle temperature medie superficiali globali – affermare che le serie in questione abbiano assunto un trend qualsiasi ma che questo trend non abbia significato statistico equivale a dire che quel trend non c’è stato. Diversamente il segnale dovrebbe poter essere separabile dal margine di errore – e questo, con riferimento agli ultimi anni, non è il caso della stima delle temperature medie superficiali globali.

Sicché come mai nel commentare la pubblicazione del nuovo dataset delle temperature globali scienziati e commentatori che dovrebbero avere conoscenza della materia si ostinano a fare queste affermazioni? Difficile a dirsi, forse perché altrimenti nessuno li starebbe a sentire, ma questo non aggiunge certo valore al loro lavoro.

Perché ormai è un lavoro. Una routine, un’abitudine. Il passato era freddo il presente è caldo. Anche HadCRUT4 il nuovo dataset dellHadley Centre, raffredda il passato remoto e riscalda il presente e il passato prossimo. Una modifica scaturita – dicono – dall’aggiunta di nuovi dati relativi all’artico e da una serie di ‘aggiustamenti’ ai dati già acquisiti sul resto del mondo.

Da quando e’ iniziato questo stucchevole balletto di revisionismo climatico, non c’è stata una volta (una sola!) che sia stata ‘aggiustata’ una serie di dati imprimendo al trend della serie un forcing verso valori negativi. GISS, NASA, Hadley e, naturalmente chi gestisce e fornisce dati a tutti loro, NCDC, hanno sempre corretto i dati imprimendo ad essi un andamento che ne esalta la variazione positiva nelle ultime decadi. Siamo tutti certi che questo sia frutto di attento studio e valutazione delle incertezze, ma ammetterete che le possibilità che tutte queste modifiche dovessero avere necessariamente lo stesso segno sono veramente poche.

In fondo quale sarebbe la “notizia flash” – che la temperatura globale non è aumentata dal 1998!

O, per essere più precisi, dal 1998:

  1. La temperatura globale non è aumentata in modo significativo
  2. La temperatura dell’emisfero settentrionale non è aumentata affatto (a parte qualche zona dell’Artico)
  3. Al massimo si potrebbe parlare di Riscaldamento Artico, non Globale
  4. Tutto quanto sopra, nonostante tutte le manipolazioni dei dati e il raffreddamento del passato

Qualunque sia il riscaldamento dell’Artico che c’è stato, è stato anche irrilevante (dove fa -20C un aumento di +5C porta a -15C, che rimane molto molto freddo). E inoltre, se le temperature cambiano un bel po’ aggiungendo qualche nuva stazione, evidentemente tanto robuste queste misure non sono.

E allora se HadCRUT4 non uccide il riscaldamento globale, certamente aiuta a ridimensionarlo…

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

7 Comments

  1. donato

    E’ tutta colpa della Russia! 🙂
    Le temperature sono aumentate dagli anni ’70 ad oggi e diminuite nella prima parte del secolo scorso perché Jones et al. hanno preso in considerazione i dati delle stazioni di rilevamento della Russia (settentrionale, in linea di massima). Se, infatti, si analizzano i grafici allegati all’articolo segnalato da Alessio si vede chiaramente che, senza i dati russi, le cose sarebbero andate diversamente.
    Personalmente non ho nulla da recriminare circa la robustezza dei risultati ottenuti dal CRU e la bontà delle analisi statistiche effettuate. Anche sulla base del confronto tra i dati ERA e quelli del dataset HADCRUtem4 si può dire che le metodologie utilizzate ed i dati ottenuti possono considerarsi accettabili. In ultima analisi si può dire che questo nuovo dataset sia il frutto di quelle rielaborazioni con annesse correzioni che caratterizzano tanti lavori scientifici basati sulla rianalisi dei dati del passato (nel 2003, per esempio, sono stati messi in discussione i dati di A. Eddington relativi all’eclisse del 1919 con cui fu confermata la teoria della relatività generale, tanto per fare un esempio). Alla fin fine, come sottolinea lo stesso Jones, i risultati ottenuti sono lievemente diversi da quelli precedenti.
    Questo, secondo me, è l’aspetto importante della questione: i nuovi dati sono solo di poco diversi da quelli vecchi e, inoltre, le differenze sono di scarso rilievo statistico. Altro aspetto importante è la conferma della forte riduzione del trend di aumento delle temperature fatto registrare nell’ultimo quindicennio. Notevole, infine, la differenza tra il trend di riscaldamento del nord emisfero e quello dell’emisfero meridionale: il NH si è riscaldato con un trend di 0,35 °C per decade mentre quello meridionale di soli 0,12 °C per decade (quasi tre volte in meno). Perché? Questo sarebbe interessante da scoprire, ma gli scienziati hanno altro da fare 🙂 .
    In merito al raffreddamento della prima metà del secolo scorso, bisogna sottolineare che i margini di incertezza sono molto alti (stando sempre ai diagrammi allegati all’articolo di Jones ed al.).
    Questo per restare ai fatti (l’articolo di Jones ed al.).
    Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Una sostanziale conferma del quadro che già si conosceva e che BEST, lo scorso anno, aveva ampiamente anticipato. Alla fine abbiamo “riscoperto”, per l’ennesima volta, che dalla fine del 1800 ad oggi il mondo si è scaldato così come si era scaldato nel periodo romano e nel periodo medievale secondo cicli del tutto naturali.
    Il futuro? L’articolo di Jones et al. non ne parla. Lo fanno, invece, le agenzie di stampa (Reuters), i media generalisti (BBC) ed i blog. Ovviamente ognuno cerca di tirare l’acqua al suo mulino. I sostenitori dell’AGW si strappano le vesti e gridano alla scoperta della “pistola fumante”, sottolineano che “è peggio di quanto credessimo” e su questo abbrivio cantano il de profundis per le tesi scettiche. Dall’altra parte della barricata ci si meraviglia di questi strani andamenti “statistici” che caratterizzano le varie revisioni dei dataset: sempre a favore delle tesi AGW. Si sottolinea che le stazioni artiche sono distanti migliaia di chilometri per cui i loro dati sono scarsamente significativi se estrapolati all’intera cella che circonda la stazione di rilevamento e, nei casi più gravi, fa capolino la parola frode. Ad onor del vero anche a me queste revisioni che portano sempre ad una diminuzione delle temperature del passato e ad un aumento di quelle di oggi sembrano “molto strane”. Per adesso e fino a prova contraria, però, le accetto con “beneficio di inventario” nel senso che la statistica può fare di questi scherzi. Dubito che sia così, ma abbozzo.
    E per finire le classifiche degli anni più caldi. Personalmente le considero solo ed esclusivamente un gioco idiota per bambini altrettanto idioti. E’ semplicemente ridicolo redigere una classifica in cui la differenza tra il primo ed il decimo è di un decimo di grado sapendo che l’incertezza della misura è di un decimo di grado. La cosa che fa riflettere è che nonostante ne siano coscienti (l’incertezza fa bella mostra di se nella classifica) hanno pure il coraggio di pubblicarla. Roba da matti!
    Ciao, Donato.

    • donato

      Maurizio, non so darti una spiegazione precisa. Anche a me sembra strano. L’unica spiegazione che sono riuscito a darmi è che le attuali metodiche di rilievo risultano tali da garantire una maggior precisione dei risultati rispetto al passato. Per omogeneizzare i dati e consentire il confronto, pertanto, è necessario apportare delle correzioni ai dati di oggi. Perché in una sola direzione? Onestamente non so risponderti. Questo, comunque, è uno dei motivi per cui sono scettico. 🙂
      Ciao, Donato.

  2. “Difficile a dirsi”
    Facilissimo a dirsi! La gggente non capisce un ***** di statistica, basta vedere quanti buttano soldi nei “sistemi” delle lotterie o puntano sui numeri dei ritardatari, quindi figuriamoci capire cose come “separare il segnale dal rumore”. Onestamente, devo dire che l’ignoranza in statistica contamina anche settori insospettati. Mi ritrovo quotidianamente a “litigare” su mailing list e blog tecnici del settore informatico (non solo italiani, ma anche internazionali) perché vedo “statistiche”, come la popolarità dei linguaggi di programmazione, calcolate e pubblicate con percentuali due cifre decimali quando, se va bene, la massima precisione possibile permetterebbe di individuare al massimo una mezza dozzina di slot significativi con il 5-10% di margine.
    Con questo pubblico puoi tirare fuori da una serie di dati tutto quello che vuoi senza che nessuno faccia obiezioni.

  3. Alessio

    Morabito, la facilonaggine di questa e’ da incorniciare “And a 5C increase in an area where the average is -20C is _not_ the same thing as a 5C increase where the average is +10C. The former is inconsequential, the latter a change in all seasons.”

    Si aggrotta la fronte sconcertati di fronte alla stampa allarmistica e poi prendiamo le temperature cosi’, a manate e definiamo scientificamente un vago -15ºC come molto, molto freddo. Avanti cosi’.
    Al solito, una review di questo http://www.agu.org/pubs/crossref/2012/2011JD017139.shtml e di quelli che per voi sono errori di metodo, sarebbe stata troppo ostica, nevvero?

    • Alessio, è ovvio che si tratta di una Boutade. Infatti se una istituzione scientifica come l’Hadley può permettersi di pubblicare quella puttanata di tabella del press release con la classifica degli anni con differenze al centesimo di grado quando quando il margine di errore è di un ordine di grandezza superiore, altro che temperature, le manate sarebbe meglio impiegarle in modo più saggio.
      gg

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »