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Ma perché dovremmo starli a sentire?

Ci credereste? Siamo ancora una volta all’ultima spiaggia. Come la nazionale di calcio, si vince solo all’ultimo minuto dell’ultima partita utile a passare il turno. Prima di allora, nisba, malgrado i ripetuti allarmi.

Si tratta di Rio+20, il prossimo megasummit mondiale in materia ambientale e climatica. Così lo definisce Richard Steiner , biologo, certamente delegato all’adunata:

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“potrebbe essere la nostra ultima occaisone di affrontare seriamente la crisi ambientale globale prima che sia troppo tardi”.

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Tutti pronti allora, al summit mancano solo un paio di mesi. Ma, se qualcosa però dovesse andare storto, tipo che so, una crisi finanziaria globale che si mette di mezzo, un miliardo di persone che ancora muore di fame etc etc,  dovremo veramente darci alla disperazione?

Forse no, per una serie di ragioni. La prima è che poi a novembre ci sarà la COP18, altra adunata globale altra ennesima ultima occasione. Le altre sono nell’ordine:

  • 1970, 42 anni fa, la voce di un noto ambientalista consigliava di non avere più di due figli, perché di lì a cinque anni sarebbe stato consumato l’ultimo chicco di grano e in quindici anni (1985) l’aria sarebbe stata irrespirabile, tanto da causare morti improvvise per la strada. Decisamente l’ultima chance.
  • 22 anni fa, David Suzuki ci avvisava che avevamo meno di dieci anni per cambiare le cose e che quella sarebbe stata l’ultima generazione ad avere la possibilità di fare qualcosa.
  • E venne il 1992, quando alla conferenza di Rio si dichiarava che quella fosse l’ultima possibilità di salvare il Pianeta.
  • E nel 2000 venne il turno dei media nell’annunciare che se non avessimo agito sarebbe stato troppo tardi.
  • E poi nel 2002, la voce dei paesi poveri, dalle Filippine, l’ennesimo summit, l’ennesima ultima chance.
  • Nel 2005 scende in campo il WWF, “quella attuale  è l’ultima generazione di politici con la possibilità di fare qualcosa, il mondo non dimenticherà se falliranno”.
  • Nel 2007 il Presidente dell’IPCC Pachauri: “se non faremo qualcosa entro il 2012 sarà troppo tardi”.

Dopodiché, con cadenza annuale e qualche volta anche con più frequenza, ad ogni summit, ad ogni pubblicazione lo stesso monito:  questa è l’ultima occasione per agire.

Ora, delle due una. O prima o poi a furia di insistere l’armaggedon arriverà davvero, oppure sarà meglio che la smettano se vogliono riguadagnare un minimo di credibilità.

NB: dal blog di Donna Laframboise.

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Published inAttualità

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