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Mese: Aprile 2012

Si torna a parlar di mare

Si è appena sopita l’eco della pubblicazione del nuovo dataset delle temperature superficiali globali della Università della East Anglia, da cui abbiamo appreso che sì, in effetti, negli ultimi 10/15 anni il riscaldamento globale si è visto pochino. Qualche entusiasta ha cercato comunque di far passare questa pubblicazione per una conferma del sempre-più-caldo-moriremo-tutti, ma per quanta buona volontà ci si voglia mettere, pare comunque che l’ora fatidica non sia ancora giunta. Per fortuna.

In assenza di un riscaldamento dell’aria che i media possano cucinare a puntino, meglio tornare a parlare dell’acqua, chissà che magari non sopra, ma sotto la superficie, non possa nascondere qualche ‘calda’ sorpresa. Non si parla più di temperature quindi, ma di contenuto di calore degli oceani, parametro se volete molto ma molto più rappresentativo della temperatura dell’aria in quanto largamente più conservativo e quindi rappresentativo dell’evoluzione del sistema, al punto forse da poterne rappresentare l’integrale.

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La CO2 nel cortile di casa

Le dinamiche della circolazione delle notizie sono strane e imprevedibili almeno quanto quelle del clima. Alcuni giorni fa ho intercettato su Tallbloke il commento ad un articolo scritto da alcuni ricercatori Italiani, un paper comunque attualmente disponibile solo in abstract sui proceedings di EGU.

CO2 fluxes from Earth degassing in Italy – Cardellini et al., 2011

Si tratta dei risultati di una campagna di misura dei flussi di CO2 rilasciati dal terreno, con origini vulcaniche e non vulcaniche. Sebbene come detto si possa consultare solo l’abstract, a questo link c’è una presentazione dello stesso team di ricerca che chiarisce un po’ le idee.

Ad ogni modo, perché ci interessa l’argomento? Vediamo.

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Guardar la temperatura dell’aria dalla parte delle radici: bilancio radiativo di superficie e trappole per fotoni

La temperatura dell’aria misurata dalle stazioni meteorologiche è frutto di tre principali processi:

  1. Il flusso di energia dalla superficie sottostante, che a sua volta è frutto del bilancio energetico di superficie (in proposito vale grossomodo il detto secondo cui il sole non riscalda l’aria ma viceversa riscalda la superficie la quale a sua volta riscalda l’aria).
  2. Il trasporto orizzontale di aria calda o fredda (avvezione), fenomeno complesso e che ci rimanda alla circolazione atmosferica alle diverse scale.
  3. Il trasporto verticale di aria calda da parte delle masse d’aria (convezione), fenomeno anch’esso complesso perché tira in causa le dinamiche della convezione nello strato limite e nella libera atmosfera.

In questa sede trascurerò i processi 2 e 3 e mi limiterò ad analizzare in modo sommario il processo 1 (bilancio energetico di superficie).

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Mirror posting: Il capro espiatorio è sempre la Co2

Questo post è uscito venerdì scorso su La Bussola Quotidiana

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Da oltre trent’anni è in atto un’Hiroshima culturale che indica nell’anidride carbonica la responsabile di tutti i mali del pianeta. Se piove poco è colpa della CO2, se piove troppo è sempre colpa della CO2, se fa’ più caldo del normale è colpa della CO2 ed analogamente se fa’ più freddo del dovuto. La CO2 è stata ormai assunta come tracciante di qualsiasi inquinante emesso in atmosfera dall’uomo e la sostenibilità ambientale viene oggi sempre più intesa come sinonimo di bassa emissione di CO2.

Questi concetti, fatti propri dalle Nazioni Unite, dall’Unione Europea e dai nostri Governi, sono oggi la colonna portante della green economy e come tali vedono l’adesione entusiastica dell’intero sistema economico (industria, terziario, agricoltura, trasporti, ecc.) e sono quindi incessantemente divulgati dai media, andando a costituire una “verità inoppugnabile” contro la quale è pericoloso o quantomeno donchisciottesco cercare di opporsi.

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Il Periodo Caldo Romano a confronto con quello attuale

Quando ho sentito parlare per la prima volta di riscaldamento della Terra ero un adolescente e correvano gli anni ’70 del secolo scorso. Una supplente di un mio insegnante assente lesse, da una rivista in suo possesso, che la Terra, in futuro, avrebbe aumentato la sua temperatura. Nel corso degli anni, quello che sembrava un allarme isolato, è diventato sempre più pressante fino a influenzare pesantemente la nostra esistenza. Ho iniziato ad interessarmi in modo costante di queste problematiche da quasi due anni e, quello che più mi ha colpito, è stata l’idea che il riscaldamento che oggi registriamo sia “senza precedenti”.

Uno dei motivi per cui non ho remore a dichiarare il mio scetticismo in merito all’ipotesi del riscaldamento globale di origine antropica (AGW), deve ricercarsi proprio nel concetto di “senza precedenti”. Sulla base di quanto ho letto sino ad oggi, infatti, mi sono reso conto che non esistono prove incontrovertibili che le temperature che oggi misuriamo siano le più alte in assoluto. Altri dubbi sono stati generati dal fatto che l’unico responsabile di tale incremento di temperatura sia la CO2 di origine antropica, cioè l’uomo.

Lo scorso mese di dicembre su “Quaternary Science Reviews” è stato pubblicato un articolo a firma di Liang Chen et al. dal titolo molto eloquente:

Short term climate variability during “Roman Classical Period” in the eastern Mediterranean

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Se sei buono, ti tirano le pietre

Dacci oggi il nostro flagello quotidiano. E la nostra dose di ideologia mascherata da cruccio ambientale. Dopo la derisione, calmorosamente ritornanta al mittente perché il clima cambierà pure, ma non certo nella direzione indicata (sperata?) da quelli bravi; dopo la lotta senza quartiere degli attacchi ad hominem e delle accuse di collusione coi soliti onnipresenti ‘poteri forti’; dopo la diagnosi di dissonanza cognitiva, dopo tutto questo inflitto a tutti quanti si sono sognati di non ‘bere’ la cicuta dell’ipotesi AGW, arriva finalmente l’atteso lancio della maschera.

A questo link su WUWT trovate un’intervista ad una famosa e influente attivista ambientale che pare si stia cimentando nella stesura di un libro sul Cambiamento Climatico. Tutto bello, tutto vero, peccato che il suo discorso intriso di luoghi comuni e buonismo appunto da bancarella del libro, non abbia un accidente a che vedere con il core del problema: l’uomo e il clima.

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Se il tempo non fosse il massimo

Di sicuro non ci sarà ancora Hannibal, il sedicente anticiclone africano atteso nei prossimi giorni, ma ci sta che questa prima festa primaverile, oltre che tra polemiche sull’apertura o meno degli esercizi commerciali, oltre che tra le prime fave e pecorino della stagione, possa passare anche con un po’ di sole.

Hannibal o il suo fratello minore Asdrubale, arriveranno comunque dopo.

Per inciso questa pratica di nominare i soggetti atmosferici la trovo stucchevole, spesso disinformante e alquanto provinciale.

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Purché l’onda non rompa

Alcuni giorni fa abbiamo ripreso su CM un post di Donna Laframboise. Non tutto però. Avevo deliberatamente scelto di lasciar fuori dal nostro commento il riferimento che in quel post era stato fatto sul narcisismo di un certo ambientalismo militante. Una certa voglia di esserci, di svolgere un compito d’effetto, di primeggiare.

Mi sembrava eccessivo, generalizzante ed eccessivo. Ma devo ricredermi.

Su WUWT è uscita ieri una breaking news: James Lovelock, il ‘padre’ della teoria di Gaia ha riconosciuto di essere stato eccessivamente allarmista. Non starò qui a raccontarvi le decine di frasi ad effetto dense di retorica catastrofista che abbiamo letto negli anni tra virgolette in quanto sue. Chi avesse voglia di rinfrescarsi la memoria può leggere il post di Watts.

‘Gaia’ scientist James Lovelock: I was ‘alarmist’ about climate change

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Mirror posting: La repubblica Verde tende al fallimento

Questo post di Vito Punzi è uscito ieri l’altro su La Bussola Quotidiana.

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La realtà industriale tedesca legata alla produzione di energia solare sta vivendo una situazione per certi versi drammatica: appena qualche giorno fa ha annunciato l’avvio della procedura d’insolvenza il gruppo Q-Cells e si tratta del quarto grande fallimento nel giro di pochi mesi in Germania, dopo Solarhybrid, Solar Millennium e Solon. Per provare a capire cosa stia succedendo nel contesto della politica energetica tedesca occorre ripartire da Fukushima, dalle ripercussioni che quell’evento ha avuto in Germania. Va detto subito: l’avaria subita da quella centrale nucleare, l’anno scorso, non ha provocato alcun cambiamento nel contesto delle centrali nucleari tedesche.

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I dati NOAA aggiornati a marzo 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di marzo 2012. Ho descritto l’aggiornamento di febbraio 2012 su CM, qui. Le differenze di temperatura tra novembre 2011 e marzo 2012 mostrano una piccola sorpresa: sono praticamente identiche (plot in basso e pdf) a quelle di febbraio ma più smussate tra gli anni 1930-1960 e sistematicamente appena più alte dal 1940 ad oggi.

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Ma che ghiaccio fa?

Normalmente di ghiaccio marino se ne sente parlare nel mese di settembre, perché è il periodo in cui si raggiunge nell’Artico la minima estensione annuale, al termine della stagione di scioglimento. A rigor di logica, su di un Pianeta in sofferenza da caldo e con due poli, analoga attenzione dovrebbe ricevere il culmine della stagione di scioglimento del ghiaccio marino antartico. Così non è perché laggiù, con la sola eccezione della Penisola Antartica, che meriterebbe comunque un discorso a parte, l’estensione del ghiaccio cresce initerrottamente da quando la misurazione si intende oggettiva, cioè oltre un trentennio. Qust’anno, per esempio, è sempre stato sopra media.

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Il “rinascimento nucleare” dopo Fukushima

Come già spiegato in altri articoli, pubblicati tempo fa su CM (ad esempio qui), è oggi in atto il cosiddetto “rinascimento nucleare”. Dopo una stasi durata un ventennio, infatti, in tutto il mondo sta riprendendo l’edificazione di nuove centrali nucleari. Tuttavia, proprio all’inizio di questa nuova fase, il catastrofico terremoto e maremoto del Tohoku ha causato il disastro nucleare della centrale di Fukushima-I. Ammettiamolo senza tanti giri di parole: una certa imperizia umana c’è stata, dato che in contemporanea la centrale di Fukushima-II, sottoposta alle medesime condizioni estreme, non ha subito alcun incidente minimamente paragonabile. Solo un decennio di sviluppo tecnico, ha fatto la differenza tra le due centrali (rispettivamente di 6 e 4 reattori). Questi avvenimenti hanno dimostrato sia la necessità di severissime misure di sicurezza per le centrali, comunque da tempo alla nostra portata (vedesi appunto il “successo” di Fukushima-II), sia di reattori moderni e non spinti troppo oltre la loro vita utile (i reattori di Fukushima-I erano progettati negli anni ’60 per durarne 20).

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