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Cicli e risorse, per riflettere un po’.

di Guido Botteri

Le risorse NON si distruggono, ma sono (generalmente) cicli.  Tutta la nostra vita è piena di cicli, come diceva qualcuno due mila anni fa, parlando del seme che dà vita alla pianta e della pianta che fa nascere i semi.

Le risorse sono anche il lavoro dell’uomo, le sue tecnologie (che sono sempre in evoluzione), i suoi strumenti, sempre nuovi man mano che il progresso avanza.

Le risorse NON sono dunque qualcosa che esista di per sé stesso, e che venga dissipato dall’uomo, come pensano i maltusiani,

ma

sono (anche) un prodotto dell’uomo. Come i prodotti agricoli. Se l’uomo non ne producesse in quantità con le sue tecnologie e i suoi strumenti, la produzione spontanea di prodotti agricoli sarebbe minima e non potrebbe sfamare che un piccolissimo numero di uomini.

Non è quindi la “distribuzione” dei prodotti agricoli il più importante dei nostri problemi, ma la loro produzione.

La carica elettrica era conosciuta fin dai tempi dei Greci antichi (da loro viene il nome “elettricità”), ma finché l’uomo non ha capito quello che poteva dargli, l’elettricità ha continuato a scorrere senza che l’uomo l’usasse. Né finirà perché l’uomo la usa, perché l’elettrone è un costituente dell’atomo. L’energia elettrica è dunque una costituente dell’universo non eliminabile, non consumabile (come fonte). Al solito, quello che conta nelle fonti energetiche non è che esista l’energia, ma i costi per renderla utilizzabile dal consumatore.

Sole e vento, ci dicono, sono gratis, ma nessuno ha speso un centesimo per riempire giacimenti o miniere, e quindi anche gas, petrolio, carbone, uranio, torio, oro e tutto quel che volete sarebbero “gratis” allo stesso modo. Salvo poi a verificare che non lo sono quando arriva la bolletta, oltre ai costi nascosti (tasse, spese per adeguarsi ad impatti ambientali, e via dicendo…).

La civiltà delle pietre non è finita perché sono finite le pietre, né quella nucleare è nata (solo) perché c’erano le radiazioni o l’uranio. Nè il petrolio è stato una risorsa finche l’uomo non ha capito come usarlo.

Non è importante che ci sia l’eventuale picco di una risorsa energetica, perché tutte le energie sono intercambiabili e si possono trasformare nelle altre. L’energia meccanica può produrre elettricità, e quella elettrica può produrre movimento. Il calore può produrre lavoro, e l’elettricità può produrre calore. Ma questi sono solo esempi.

Il mare può assorbire CO2, ma può anche emetterla. Il vento può produrre energia (eolica), e l’energia elettrica può muovere le pale di un ventilatore.

L’acqua non viene dai supermercati (non più di tanta) ma dai mari che ricoprono la maggior parte del nostro pianeta.

da:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_dell’acqua

“Non c’è un inizio o una fine nel ciclo idrologico: le molecole d’acqua si muovono in continuazione tra differenti compartimenti, o riserve, dell’idrosfera terrestre mediante processi fisici. L’acqua evapora dagli oceani, forma le nuvole dalle quali l’acqua torna alla terra. Non è detto, tuttavia, che l’acqua segua il ciclo nell’ordine: prima di raggiungere gli oceani l’acqua può evaporare, condensare, precipitare e scorrere molte volte.”

L’acqua, per esempio, non si disintegra quando una mucca la beve, ma torna in falda, pronta per un nuovo ciclo.

Ci sono due cose che gli ambientalisti maltusiani proprio non capiscono:

la vita è ciclo;

la natura è in continua evoluzione e cambiamento.

Sembrano due frasi in contraddizione, ma sappiamo che mentre la Terra gira ciclicamente intorno al Sole, l’intero sistema solare è in movimento, e quindi i cicli non tornano esattamente nello stesso punto dell’universo in cui erano nel corrispondente momento del ciclo precedente.

Darwin ha detto, poi, una cosa sconvolgente per chi vorrebbe congelare le specie esistenti (opponendosi di fatto all’evoluzione darwiniana), e cioè che le specie nascono, si evolvono e si estinguono. L’estinzione è un fenomeno assolutamente naturale che si è ripetuto innumerevoli volte, prima della comparsa dell’uomo, ponendo fine alla quasi totalità delle specie esistite.

La Storia del pianeta ci insegna che il clima è sempre cambiato; la normalità è il cambiamento, NON la persistenza di condizioni sempre uguali (meglio dire “simili”, perché l’assoluta uguaglianza è assolutamente da escludere).

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Published inAttualitàVoce dei lettori

6 Comments

  1. Un discorso semplice e lineare, in una parola: ineccepibile.
    Quello che mi chiedo è: perché non si riesce a infilarlo nella testa di molti “testoni”?

  2. donato

    Scrive G. Botteri: “Siamo una forma di vita che si nutre di vita (anche le piante sono vive), e che si trasforma continuamente.”

    Caro Guido, in tutta la polemica che caratterizza le discussioni sui temi da te trattati, ho l’impressione che si parta dal presupposto (erroneo) che Homo S. sia estraneo alla natura ed alla vita. Gli uomini, soprattutto quelli occidentali, per qualcuno rappresentano un cancro da cancellare dalla faccia della Terra (Gaia, per costoro). Questa, a mio avviso, è una posizione ideologica, oserei dire fideista, contro cui poco può la ragione. Da questo assunto (la malignità dell’uomo o, per essere più precisi, delle sue azioni) nascono tutti gli atteggiamenti che funestano la nostra povera società: movimenti contrari alla scienza, alla tecnologia, alla ricerca, allo sviluppo, alla crescita e, in ultima analisi, all’evoluzione. L’uomo, secondo il mio modesto parere, invece è un pezzo dell’immenso puzzle della Natura che l’evoluzione ha plasmato per consentirgli di essere ciò che è: nel bene e nel male. In questo non vedo alcun processo deterministico, ma solo l’azione continua di mutazioni casuali e contrastanti, del tutto naturali, che, nel loro complesso hanno creato il mondo che viviamo (probabilmente non condividerai quest’ultima parte del mio ragionamento, però, io la vedo così 🙂 ). L’uomo, in altre parole, in questo quadro riveste lo stesso ruolo del leone, dell’elefante e via cantando. Perché, per esempio, non si condanna l’azione distruttrice del leone, ma quella dell’uomo? A questa mia obiezione qualcuno ha risposto dicendo che la differenza tra l’uomo ed il leone è nella coscienza: noi, a differenza degli altri esseri viventi, possiamo renderci conto che stiamo sbagliando e correre ai ripari (leggi ridurre le emissioni di gas serra o ridurre la nostra “impronta ecologica”).
    Probabilmente questa obiezione è sensata e la quasi totalità degli esseri umani vi si adegua nell’istante in cui crea delle leggi per regolare la propria convivenza. Ormai tutti (quasi) siamo coscienti che non possiamo distruggere l’ambiente che ci consente di vivere e, da questo punto di vista, mi considero ambientalista a tutti gli effetti. Portare, però, questo atteggiamento a livelli parossistici che mettono la riduzione del genere umano a pochi milioni di individui nel novero delle ipotesi per risolvere i problemi ambientali, mi sembra una stupidaggine colossale.
    A mio personale parere, reputo che il più grosso errore dell’attuale movimento ambientalista è l’avversione nei riguardi di tutto ciò che è progresso, scienza, tecnologia, sviluppo. Per quel che mi riguarda credo che senza la scienza, senza la tecnologia, senza lo sviluppo, i problemi dell’ambiente non si potranno mai risolvere: i sensori delle centraline di monitoraggio ambientale, per esempio, sono il frutto della ricerca e della tecnologia; senza di essi non saremmo mai in grado di individuare sostanze nocive per noi e l’ambiente.
    Nel tuo articolo e nel commento di L. Mariani si parla di cicli: io mi auguro che anche questo momento storico faccia parte di un ciclo che ci ha portato dal secolo dei lumi (in cui la ragione e l’uomo erano posti al centro di tutto) all’attuale fase decadente (in senso filosofico, ma non solo). Mi piace sperare che dopo la decadenza possa esistere la rinascita, la palingenesi del genere umano. Spesso, però, mi chiedo se questa fede “nell’ultima dea” sia ben riposta.
    Ciao, Donato.

  3. Pietruccio Soraperra

    Ottimo articolo.

    Rimarco la considerazione, da tenere sempre presente:
    “…Sole e vento, ci dicono, sono gratis, ma nessuno ha speso un centesimo per riempire giacimenti o miniere, e quindi anche gas, petrolio, carbone, uranio, torio, oro e tutto quel che volete sarebbero “gratis” allo stesso modo…”

  4. luigi mariani

    Caro Guido,

    già i presocratici avevano riflettuto sui temi che tu esponi ed in particolare sul tema di un essere statico (Parmenide) e del mutamento continuo (emblematico in proposito il frammento eracliteo “non ti bagnerai due volte allo stesso fiume”).

    Rispetto a materia ed energia ed ai relativi cicli penso che il compito ad un tempo scientifico e divulgativo che oggi abbiamo di fronte sia quello di ampliare la cultura come presepposto per un approccio razionale ai problemi.

    Questo perchè l’approccio generalizzato procede, oggi come ieri, per “luoghi comuni”, il che poteva essere tollerabile su un pianeta abitato da pochi milioni di umani ma diviene decisamente autolesionistico quando si è in 7 milardi.

    Quando giro per convegni cerco in genere di proporre una chave di lettura non ideologica circa la macchina del clima, il che mi riesce più o meno bene in quanto illustare una macchina così complicata nel corso di un intervento che dura il più delel volte 15-20 minuti e che spesso non è mirato diretamente a questo scopo è al limite del peccato d’orgoglio.

    Tuttavia in tale esperienza non cessa di stupirmi il fatto che persone di cultura medio-alta stiano per anni a ragionare di clima e di azioni conseguenti (la storia dell’AGW va avanti da decenni…) senza mai essersi posto il problema del “come funziona la macchina del clima” e dunque del perché le perturbazioni arrivano da ovest, cosa sono le Westerlies, cos’è la cella di Hadley, cos’è il trasporto energetico latitudinale, cos’è l’effetto serra, ecc..

    Se a chi ci governa ponessimo alcune domande rispetto alla macchina del clima e più in generale rispetto all’ecosistema ed ai cicli (es: “pesa più l’acqua o la CO2 in termini di effetto serra” o ” a cosa serve la CO2″) temo che ne sentiremmo delle belle. Tuttavia la mia è una ipotesi del tutto oziosa in quanto è impossibile porre queste domande a chi ci governa in quanto i giornalisti, e cioè gli unici umani titolati ad entrare in contatto con queste entità, sono in genere più ignoranti delle entità stesse (per inciso c’è un romanzo di Philip Dick che si intitola “I simulacri”. Da quando l’ho letto guardo i presidenti Usa e le loro azioni in una chiave del tutto diversa..)

    Da qui un timore (o forse una certezza): chi definisce strategie a livello globale o locale senza avere cultura sui cicli e sui pesi dei diversi elementi può tendenzialmente fare disastri e molto spesso si comporta come “mosca cocchiera” di interessi molto più grandi di lui.

    • duepassi

      Io infatti sono per Eraclito 🙂
      Ritengo l’argomento del cambiamento “centrale” per capire il pensiero che aleggia dietro certi comportamenti, e forse non è un caso che IPCC significhi “Intergovernmental Panel on Climate Change”.
      Nulla di male nello “studiare” il cambiamento. Meno accettabile è la presa di posizione “contro” il cambiamento.
      Oltre ad essere presuntuosa (vedi re Canuto), essa porta ad un disastro economico.
      Non è un caso, credo, che nazioni come Cina e India abbiano ormai superato le emissioni di CO2 di USA e EU
      http://www.facebook.com/photo.php?fbid=308157529296801&set=o.229389537102290&type=1&theater
      Questo accanimento contro il cambiamento ha origini antichissime, come vediamo nel mito di Prometeo e nelle centinaia di migliaia di vittime innocenti (forse più) che sono state assassinate (loro dicevano “sacrificate”) per “calmare l’ira degli dei”, adirati, naturalmente, “per colpa dell’uomo”.
      Ciò che ci può sembrare “moderno” è il più antico degli atteggiamenti umani, la fobia del cambiamento.
      Questa si unisce all’idea, balorda, che nulla cambi, e che se c’è qualche cambiamento questo sia un male, una “colpa”.
      “Nihil sub sole novum”, come se la scienza non avesse inventato nulla, come se vivessimo la stessa vita dei cacciatori-pescatori-raccoglitori di venti e più mila anni fa. Ma se è così, se nulla è cambiato, perché Al Gore non va a vivere in una bella grotta cavernicola, e non lascia a me la sua (troppo moderna e consumatrice di risorse) lussuosa villa ?
      In un mondo statico, le risorse vengono “consumate”. Una volta che hai bevuto un bicchier d’acqua ad una fontanella, hai “consumato” dell’acqua, e di acqua ce ne sarebbe di meno, secondo questo modo di vedere.
      E’ così che le mucche (ma non i bisonti, non gli elefanti – perché la vera motivazione è ideologica) diventano mostri da demonizzare perché per ogni chilo di carne “consumerebbero” 100 mila litri di acqua.
      Non serve far notare che dove ci sono gli allevamenti NON ci sono perdite di acqua di falda, e che le mucche non hanno, nello stomaco, un disintegratore di materia.
      Se c’è una torta, e le persone presenti sono molte, non viene in mente di procurare altre torte. Il problema starebbe nel distribuire, in maniera equa.
      In realtà il problema sta nel produrre a sufficienza per tutti. Le risorse sono come l’acqua, esse permeano l’universo e questo pianeta. Tutto è energia, la massa stessa è energia, come ci dice Einstein, e le nostre difficoltà NON sono nell’esistenza dell’energia, ma nello sviluppo di tecnologie idonee a sfruttarla.
      Solo il progresso potrà permetterci di sfruttare al meglio le opportunità che ci offre la natura, non certo la decrescita.
      Ma finché si penserà all’energia come ad una torta, e più ne consumi meno ce ne sarebbe, (e quindi se bevi un bicchier d’acqua stai sottraendo acqua all’umanità…), non si potrà che vedere nella decrescita, e nell’impedire ogni progresso, la soluzione.
      ma è un punto di vista drammaticamente sbagliato.
      Da:
      http://theresilientearth.com/files/pdfs/the_resilient_earth-chapter_15.pdf
      “The total world population in 1250 AD was around 400 million”
      400 milioni popolavano l’intera Terra nel 1250 DC, e soffrivano la fame. Le risorse spesso non erano sufficienti per tutti. Se l’intero pianeta aveva risorse scarsamente sufficienti (e non sempre) per loro, quanti pianeti si sono aggiunti da allora per sfamare altri sei miliardi e mezzo di persone ? …altri sedici pianeti hanno fornito le risorse per sfamare la popolazione attuale ? O forse è stato il miglioramento delle tecnologie ?
      Ma finché si parlerà in termini di impronte ecologiche, di picchi delle risorse e altre amenità del genere, la gente non percepirà l’essenza di questo mondo, che è cambiamento, che è ciclo, e in cui vale la legge che nulla si crea e nulla si distrugge, e non quella che ciò che si consuma svanisca nel nulla.
      Siamo una forma di vita che si nutre di vita (anche le piante sono vive), e che si trasforma continuamente.
      da:
      http://aulascienze.scuola.zanichelli.it/in-evidenza/2011/02/28/morte-e-rinnovamento-cellulare/
      “In un essere umano adulto ogni giorno muoiono dai 50 ai 100 miliardi di cellule. In un anno la massa delle cellule ricambiate è pari alla massa del corpo stesso. Ma in un organismo, non tutte le cellule hanno la stessa durata di vita: in un corpo umano le cellule della pelle vivono in media 20 giorni, quelle dell’intestino 7 giorni, i globuli rossi 120 giorni, quelli bianchi 2 giorni e le cellule neuronali e muscolari per tutta la vita.”
      …e dovremmo lottare contro il cambiamento ?
      Perché demonizzare il cambiamento, perché ? Per far contenti quattro miliardari maltusiani che vorrebbero congelare ogni cosa, fermare il tempo, e governare il clima ?
      Ricercatori, ma pensate davvero che chi è contro il cambiamento, voglia un vero futuro per la ricerca ?

      Naturalmente tutto questo esprime solo il mio personale punto di vista.

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