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L’Ilva sulla Luna

Da Nature:

 

A new anode material for oxygen evolution in molten oxide electrolysis

 

State sereni, è arabo anche per chi scrive. Ci dà una mano, per la verità appena un dito, Science Daily, descrivendo il contenuto di questo nuovo paper sulla produzione dei metalli. Lo spunto viene dalla ricerca in corso per la produzione di ossigeno dal suolo lunare, cioè dagli studi per rendere possibile la permanenza degli esseri umani sul nostro satellite. Il procedimento sperimentato produce acciaio. Non chiedetemi come perché sono io a chiederlo a voi.

 

Naturalmente, anche questa “scoperta” assurge agli onori della cronaca perché ci sono di mezzo le emissioni di gas serra. Le acciaierie sono infatti tra le industrie che producono le emissioni di CO2 più elevate. Dal momento che questo procedimento è carbon free, dal punto di vista della relazione uomo-clima sarebbe una panacea.

 

In questa pagina Wiki sull’Ilva di Taranto ci sono le tabelle prodotte dalle perizie chimiche eseguite sull’impianto e le informazioni provenienti dalla stessa Ilva. C’è la CO2, ce n’è un sacco in effetti, ma ci sono anche parecchie altre cose che sono oggetto della problematica Ilva di questi mesi/anni.

 

Ora, la mia profonda ignoranza in materia mi impedisce di capire se questo procedimento oltre ad essere carbon free sia anche per esempio diossina free, arsenico free, cadmio free, ed altre-varie-simpatiche-sostanze free. Se così fosse sarebbe davvero fantastico. Ma, naturalmente, non è dato saperlo, perché il nostro problema è la CO2, più o meno come il traffico a Palermo.

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Published inAmbienteAttualità

Un commento

  1. max pagano

    è un po’ meno difficile di quello che sembra;
    intanto, più che di scoperta, parlerei della classica bottta di cu… ops 🙂
    comunque:
    di fatto per produrre acciaio ( lega composta principalmente da ferro e carbonio) serve il ferro, più puro possibile, il ferro in natura però puro non esiste, dato che quasi tutti i metalli sono presenti in natura come ioni positivi, in una varietà di composti (ossidi, solfuri, carbonati, silicati);
    quindi necessita di procedimenti finalizzati alla separazione del ferro dalle “impurità”.
    Per ottenere il metallo non combinato, bisogna ridurre gli ioni ad atomi neutri. A seconda dei metalli, questo viene realizzato o trattando il composto con una sostanza capace di ridurre gli ioni, oppure facendo l’elettrolisi del composto (=> trasformazione chimica grazie all’ apporto di energia elettrica).
    I metalli preparati per via elettrolitica hanno un alto grado di purezza. È questa una caratteristica di
    tutte le sostanze preparate per via elettrolitica, in quanto le semireazioni interessano soltanto la
    specie che si ossida o si riduce, non le altre specie presenti.
    Il caso ha voluto che mentre i ricercatori sperimentavano un procedimento di elettrolisi di ossidi fusi per produrre ossigeno, si siano resi conto che come per magia tra i prodotti “di scarto” c’era l’acciaio, almeno così mi pare di aver capito;
    il loro procedimento si realizza introducendo degli elettrodi in una miscela di ossidi fusi, appunto;
    la temperatura richiesta è di circa 1600 gradi, come leggo, e tra i pochi materiali in grado di resistere a quelle temperature per la costruzione degli elettrodi (l’ ANODO, in particolare), hanno prima provato l’iridio, che funziona benissimo ma è rarissimo e costoso, poi hanno ripiegato su un composto derivante da una soluzione solida (una lega) di Ossidi di Alluminio e Cromo presenti nel corindone (minerale che si forma ad altissime pressioni nel sottosuolo e le cui varianti preziose sono Rubini e Zaffiri, tanto per dire);
    A quanto pare, Il procedimento non richiede di bruciare carbone, e quindi non genera biossido di carbonio, ma ossigeno puro. Inoltre può essere usato anche su piccola scala, senza richiedere gli enormi impianti delle attuali acciaierie. Il metallo prodotto è di eccezionale purezza. é tutto però allo stato embrionale, prima che si possa passare ad una fase di produzione vera e propria penso che ne passerà di tempo;
    certo, comunque mi sembra un’ottima ipoteca su una “siderurgia futura meno impattante” (è una contraddizione in termini, per ora), e che necessiti di impianti più piccoli e facilmente delocalizzabili rispetto alla situazione attuale;
    che poi questo processo di produzione dell’acciaio, una volta che dovesse essere attuato, sia anche privo di scarti inquinanti, beh, la vedo dura, ma piano piano, un passetto per volta….. chissà…. 🙂

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