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Elementare Watson

Lo screenshot qui sopra viene dalle FAQ del 5° capitolo del report scritto per l’IPCC dal WG1, quello che fornisce le basi scientifiche necessarie alla valutazione del tema cambiamenti climatici di origine antropica, ossia il core business dell’IPCC.

Nella fattispecie, si tratta di un paragrafo in cui si spiega, secondo i canoni IPCC, quanto piccola e comunque poco significativa possa essere l’influenza dell’attività solare sulle dinamiche della temperatura media del pianeta. Nella spiegazione, compaiono anche dei cenni all’ENSO, indicato come il driver principale della variabilità climatica interannuale o di breve periodo, così come ricevono una citazione anche gli aerosol, anche se nella fattispecie si parla essenzialmente del particolato di origine vulcanica. A questo, si assegna un ruolo abbastanza importante ma sempre nel breve periodo e comunque di natura casuale, così come casuali sono in effetti gli eventi eruttivi.

Comparse, la radiazione solare totale (TSI), l’ENSO e gli aerosol, sarebbero delle mere comparse, mentre il forcing antropico, più specificatamente la CO2, sarebbe invece l’attore principale del film horror del clima che cambia e cambia male. Questo, in sintesi, il giudizio più recente che l’IPCC ha espresso: la variabilità naturale è importante nel breve ma insignificante nel medio e lungo periodo.

Sarà un caso, ma dato che la cosiddetta ‘pausa’ nell’aumento della temperatura media globale non accenna a finire (recenti complessi esami statistici delle serie la fanno ormai più che maggiorenne), capita sempre più spesso di leggere nuove pubblicazioni che assegnano invece un ruolo molto più importante proprio alla variabilità naturale. Se non altro per esclusione, nel senso che se non è la forzante antropica, che non ha mai smesso di esistere, e non è il mago Zurlì, allora forse il pianeta non si scalda più perché così ha deciso.

Nonostante ciò, le simulazioni climatiche continuano a prevedere che avrebbe dovuto scaldarsi (lo che non ha senso ma è così) e che, soprattutto, si scalderà moltissimo quanto prima. Sicchè viene il dubbio che le simulazioni climatiche sbaglino, magari, proprio perché assegnano un ruolo insignificante alla variabilità naturale. Qualcuno ha altre idee?

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Published inAttualità

4 Comments

  1. giovanni p.

    ho guardato velocemente il capitolo5 in questione e l’ho trovato molto interessante. Mi ripropongo di stamparlo e leggerlo piu attentamente di ritorno dalle vacanze ( eh si ho lavorato in agosto e ora cerco un po di meritato riposo). Mi sento anche di consigliare la lettura completa a tutti, pur non avendolo ancora fatto personalmente. Dalla veloce visione del cpaitolo e delle figure la cosa che mi sembra estremamente interessante é il fatto che gran parte delle evidenze scientifiche sui cambiamenti climatici a scala geologica siano riportati e confermati. Come ad esempio lôptimum medioevale( chiamato anomalia, visto che per questi personaggi tutto cio che é caldo é sempre anomalo) o la piccola era glaciale. Interessanti le ricostruzioni delle temperatura, piu elevate dell’optimum attuale , interessante che di dica che il precedente intergraciale fosse di 2 gradi piu elevato rispetto a quello attuale. Interessante il diagramma sulla concentrazione di CO2 atmosferica a scala geologica che mostra chiaramente come quest’ultima sia attualmente tra le piu basse in assoluto nella storia geologica del pianeta, oltre che inferiore a quella del precedente intergraciale. Interessanti le descrizioni sulle variazioni dei livellli deglio ogenai e delle estensioni dei ghiacci polari. Insomma a prima vista semra un riassunto che conferma il fatto che i cambiamenti climatici siano da sempre dei fenomeni naturali ciclici con ampiezze variabili e spesso di maggior intensità di quanto misurato nell’epoca attuale. Ora sono curioso di leggere nei dettagli quali acrobazie e salti mortali saranno in grado di compiere per spiegare che tutto questo é attualmente influenzato principalmente dall’intervento antropico. Infine ho trovato molto interessante questo approccio pseudo scientifico per cui all’inizio del capitolo si fanno varie affermazione e si da un grado di confidenza a quest’ultime da low a higt evidentemente calcolato con matrici un po come si fa attualmente per calcolare il grado di rischio per la prevenzione dagli eventi naturali, approccio tanto di moda in questi ultimi anni visibile ormai in tutti gli studi e rapporti sull’interazione uomo-territorio che come al solito rispetto a quanto accade nella realtà lascia spesso a desiderare.

  2. Fabio Vomiero

    Io non sono un esperto di statistica e quindi volevo approfittare della cordialità e della professionalità dello staff di climatemonitor per sottoporre alla critica le mie perplessità, che credo siano condivise da molte persone, sulla durata di questa pausa nella curva delle temperature globali. Ho visto che si parla anche di 19 anni e oltre per le temperature satellitari. La mia sensazione, analizzando molto grossolanamente la curva, ad esempio di NASA-GISS, è che non sia proprio così. Nel senso che il 1998 è stato chiaramente un picco relativo conseguente al Nino strong, infatti nei due anni successivi la temperatura è scesa nuovamente di 0,2°C in un solo colpo. Calcolando infatti la regressione lineare dal 1998 risulta un trend ancora significativamente positivo. Mi sembrerebbe invece più ragionevole identificare la stazionarietà del trend a partire dal 2001 o 2002 con calcolo di regressioni lineari che identificano un trend praticamente piatto e con i singoli valori praticamente entro i limiti della barra di errore che è di circa 0,1°C. Non conosco invece la barra di errore dei rilevamenti termometrici satellitari, che immagino sarà superiore. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Saluto come sempre tutti cordialmente.

    • Fabio,
      non so se ti riferisci a questo paper, da cui ho reperito l’informazione sui 19 anni. Certo che la statistica usata qui è pesante, almeno per quel che mi riguarda al massimo può essere un atto di fede, nel senso che non sono in grado di valutare.
      Circa il discorso sul 1998, è stato di sicuro un anno caldo per effetto di El Nino, ma non proverei a elidere dal contesto un elemento tanto determinante ai fini climatici come l’Enso, prova ne sia che da quando ha girato la PDO abbiamo visto più Nina che Nino, ed è contemporaneamente cambiata come dici tu la musica delle temperature.
      gg

  3. Luigi Mariani

    Io un’idea ce l’avrei e cioè un bel trick per restaurare una volta per tutte l’agreement fra dati e modelli.
    In tal senso proporrei che i dati osservativi che divergono da quelli previsti dai modelli IPCC di oltre 0.2°C vengano dichiarati invalidi e sostituiti d’ufficio con i dati da modello.
    D’altronde la cosa si giustifica con il fatto che i risultati dei GCM sono per definizione veri, per cui se un dato osservativo diverge la colpa è sicuramente (sorry, con una confidenza superiore al 95%) del dato.
    Penso che se riuscissimo a sdoganare un’idea di questo tipo ci darebbero subito il Nobel….per la pace.
    Speriamo solo che qualcuno non ce la copi….
    Luigi

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