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Sorriso e mal di pancia

Come sempre in chiaroscuro o, se preferite, un colpo al cerchio e uno alla botte.

Sono giorni di maltempo sull’Italia, una volta lo chiamavamo autunno. Sono giorni di piogge abbondanti e eventi intensi, giorni di gran vociare, sul come, dove e, soprattutto perché. Quando invece è così semplice: piove perché guidiamo un’auto, scaldiamo le nostre case, illuminiamo le nostre strade. Prima di tutto questo, infatti, a novembre si andava al mare, magari con qualche eccezione, tipo quella del 4 novembre del ’66, quando il mare è arrivato a Firenze, per dirne una.

Ma c’è chi le sa dire meglio queste cose e ve lo voglio decisamente segnalare. E’ un breve ma spassosissimo editoriale di Pierluigi Battista, uscito sul Corriere della Sera lunedì scorso. “Fenomenologia del panico da maltempo“. Un estratto:

Invece di maledire il global warming , per evitare esondazioni di fiumi e torrenti, si possono costruire apposite barriere difensive dette «argini». E se i sindaci e le amministrazioni non ne costruiscono di affidabili, la colpa non è del liberismo selvaggio ma dell’acclarata incapacità dei suddetti. Nelle città, per favorire l’assorbimento delle bombe d’acqua un tempo chiamate «temporali», si dovrebbe provvedere alla costruzione di apposite infrastrutture chiamate popolarmente «tombini». Per evitare allagamenti e disastri bisognerebbe provvedere, a differenza di quello che capita a Roma, alla periodica ripulitura dei «tombini» da foglie e altri oggetti che possono ostruire il normale deflusso dei liquidi.

Lampi di ragione dal Corriere.

Ma, attenzione, perché il mal di pancia è in agguato. Ecco infatti che grazie alla segnalazione di un lettore, mi capita tra le mani la recensione dell’ultima fatica letteraria di Al Gore. Un best seller, a detta del recensore. E così, in poche battute, ecco la conferma di tutte le più terribili paure climatiche, ecco di nuovo messi all’indice quei perfidi negazionisti al soldo delle lobby del petrolio che bloccano l’altrimenti gioiosa avanzata del movimento salva-pianeta. Eccoli insieme, con alla testa l’uomo che con l’AGW si è coperto d’oro, per esempio investendo e poi svendendo l’asfittico mercato della CO2 americano, o che siede nel CDA di google per meglio guidarne la campagna d’informazione climatica, o ancora si è seduto nel CDA di Apple per sanarne la diatriba con Greepeace e con quella fastidiosa storia dello sfruttamento del lavoro minorile nell’est. Eccolo, il paladino della “crescita felice”, come il nome del blog che ospita questa recensione. Anche qui ci sta la pillolina:

La capacità del movimento negazionista di rallentare le politiche ambientali spinge Gore a studiare analiticamente cause e caratteristiche di quest’atteggiamento, il cui fondamento viene individuato nell’interesse economico delle grandi multinazionali del petrolio, del carbone e del gas, minacciato da ogni azione finalizzata alla riduzione delle emissioni nocive: «potenti corporation che hanno interesse a ritardare qualunque tipo di intervento hanno sperperato soldi in una campagna cinica e disonesta per distorcere l’opinione pubblica, seminando falsi dubbi sulla realtà della crisi climatica» (p. 429). Si tratta di una massiccia e sofisticata “campagna di inganni” che si avvale di esperti finanziati ad hoc, “bugiardi a noleggio” (p. 440) incaricati di diffondere ipotesi alternative prive di base scientifica (per cui, ad esempio, il riscaldamento globale sarebbe il risultato di un ciclo naturale, oppure sarebbe già stato fermato da diversi anni, ecc.).

Buio assoluto.

Sarà perché questo mese l’assegno di Big Oil è in ritardo, ma per me Battista batte Gore 10 a 0.

 

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Maurizio Rovati

    [ il suo locale emetteva ben 12486 kg/(mc.anno) di biossido di carbonio]

    Scusa Donato, non ho capito cosa vuol dire 12486 kg/(mc.anno)… Grazie

    • donato

      12,486 kg di CO2 per metro cubo di fabbricato per anno, equivalente a circa 50 kg per metro quadrato per anno. Per le abitazioni di vecchia costruzione (non isolate e senza far ricorso a fonti energetiche alternative) il dato medio è di circa 30 kg/mq all’anno, in questo caso è un po’ più grande a causa della maggiore altezza del locale (4,20 m invece dei tradizionali 2,80/3,00 m).
      Nella fattispecie (500 metri cubi di fabbricato) circa 6243 kg di CO2 all’anno.
      Il dato viene fuori dal fabbisogno di energia primaria del locale (energia senza trasformazione, quindi gas metano o petrolio) moltiplicato per il coefficiente di emissione di CO2 di un metro cubo di metano, per esempio.
      .
      Il mio cruccio è che non si fa niente di concreto per abbattere il consumo di energia, ma si cerca di dare una specie di “bollino blu” ai fabbricati. L’unica differenza è che se il fabbricato non merita il “bollino” non fa niente: si fa affidamento al mercato che dovrebbe penalizzare i fabbricati in classe inferiore. Un po’ come le lampade ad incandescenza. Il guaio è che se non le avessero tolte dal mercato, ope legis, sarebbero diffusissime perché, in fin dei conti, sono quelle che creano meno problemi e che costano di meno (nel mio ripostiglio ne ho una che ha circa 15 anni: mai cambiata). Per i fabbricati che faranno? Proibiranno la vendita di quelli in classe G? Ne ordineranno la demolizione? Probabilmente li tasseranno con aliquote maggiori. 🙂
      Ciao, Donato.

    • Maurizio Rovati

      Ok, la mia perplessità era dovuta solo al fatto che 12486 kg/mc anno mi sembravano troppi.

      Le lampade a basso consumo sono diventate di uso comune quando l’elettronica ha realizzato a basso costo gli alimentatori contenuti nello zoccolo. Non è una cosa da poco perché tali lampade esistono da quasi un secolo nella forma di tubi fluorescenti.
      Il problema era che i tubi sfruttano la scarica in un gas rarefatto (normalmente vapore di mercurio) e la resistenza elettrica della lampada a scarica non è lineare.
      In pratica la lampada è un circuito aperto mentre è spenta e un cortocircuito quando avviene la scarica. Questo richiede la presenza di un sistema esterno che limiti la corrente ed era costituito, nelle lampade a catodo caldo, le più comuni, da una bobina avvolta su nucleo magnetico detto reattore e da un contatto temporaneo detto starter perché entrava in funzione solo per l’accensione. Tutto ciò rappresentava una complicazione che dissuadeva la gente dall’utilizzare i tubi in casa, mentre fabbriche e uffici già beneficiavano del cospicuo risparmio energetico che garantivano.
      A mio avviso, la chiave del successo delle lampadine a basso consumo, che sono lampade fluorescenti a catodo caldo integrate in un formato compatibile coi portalampada standard, è stata la caduta dei prezzi grazie al made in china e al fatto che sono state prodotte curando la temperatura colore della luce emessa e attenuando il fastidioso sfarfallio tipico dei tubi. Certo il consumo e la durata (promessa 😉 ) pesano anche loro, ma a guardar bene come stanno le cose per le lampadine a incandescenza il destino era segnato e la legge che le ha tolte di mezzo è stata una sorta di eutanasia.
      Tra l’altro a breve le lampadine a catodo caldo saranno sostituite da quelle a led, che costano ancora abbastanza ma promettono di scendere presto. Io ne ho comprate 3 da 4watt a 6€ cad e conto di non comprare più, se possibile, le altre.
      Tutto ciò mentre le gloriose lampadine a incandescenza fossili, sepolte nel tuo come nel mio ripostiglio, illumineranno chissà per quanto tempo ancora il sorgere e il tramontare di nuove tecnologie.
      Stammi bene.

  2. donato

    Errata corrige.
    Rileggendo il commento ho notato che nel quantificare l’emissione di CO2 del fabbricato ho omesso una virgola: l’emissione di CO2 è di 12,486 kg/(mcxanno) e non 12486 kg/(mcxanno). Sarebbe veramente troppo! 🙂
    .
    Un’ulteriore precisazione meritano le considerazioni che costituiscono la chiosa del commento. La validità dell’APE è di dieci anni SE SI ESEGUONO REGOLARI INTERVENTI DI CONTROLLO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI IMPIANTI TECNICI E DI ADEGUAMENTO DEGLI STESSI. Se, per esempio, non si eseguono tali interventi (non quelli indicati nell’APE che sono facoltativi) di controllo ed adeguamento, l’APE perde validità a partire dal 31/12 dell’anno successivo a quello in cui non sono stati eseguiti interventi di controllo ed adeguamento. Nell’esempio del commento quando parlo di perdita di validità dell’APE dopo tre anni, mi riferisco al caso in cui nel secondo anno dalla data di redazione dell’APE il proprietario non ha effettuato il controllo dell’efficienza energetica degli impianti tecnici e, eventuali, lavori di adeguamento degli stessi.
    Tra gli addetti ai lavori la cosa è chiara, ma poteva generare confusione in chi legge. Inoltre, ad essere sincero, nel commento non era scritto molto bene.
    Ciao, Donato.

  3. donato

    La cosa che più mi dà ai nervi nel dibattito climatico è quella del “negazionista pagato da big-oil”. E questo per due ordini di motivi.
    1) Essendo scettico circa la “A” di AGW mi trovo, mio malgrado, ad essere iscritto nell’elenco dei “negazionisti” (avvalorato anche dalla mia cattiva abitudine di collaborare con CM, noto covo di negazionisti , oltre che di disinformatori, ecc. ecc. ecc. 🙂 ).
    2) Pur essendo iscritto, per voce popolare, nel libro paga di big-oil, non ho mai ricevuto un centesimo (né di euro, né di dollaro o di altro conio mondiale, neanche bitcoin): roba da iniziare una vertenza sindacale sin da domani mattina. 🙂
    .
    Nella realtà non mi sento negazionista e neppure venduto a qualche società petrolifera, penso solo che ci troviamo in mano ad una banda di matti che in nome dell’AGW ci sta massacrando.
    .
    Un piccolo esempio dell’ottusità dell’euroburocrazia che ci governa e di sorrisi (amari) e mal di pancia (veri).
    L’altra sera ho consegnato ad un cliente l’attestato di prestazione energetica di un vecchio locale commerciale che egli doveva affittare. Per legge chi affitta un locale, un appartamento o similia deve essere in possesso di APE (acronimo che sta per Attestato di Prestazione Energetica). Tale attestato può essere rilasciato da un ente pubblico o un tecnico abilitato o una società specializzata o un energy manager (si, esiste anche questa figura) ed individua la classe energetica dell’unità immobiliare oggetto di contratto. Il proprietario all’atto del pagamento della prestazione si è meravigliato che le quattro paginette che gli ho consegnato costassero tanto. Io gli ho spiegato che avevo dovuto eseguire due calcoli energetici: uno per il fabbricato così com’era, l’altro per il fabbricato dopo la realizzazione degli interventi necessari a migliorarne le prestazioni energetiche. Lui si è meravigliato ancora di più, anzi si è allarmato al pensiero di dover eseguire dei lavori sull’immobile: mi ha chiesto che cosa avevo previsto. Io gli ho detto che avevo previsto l’isolamento termico delle pareti del locale e la sostituzione degli infissi esistenti con infissi ad alta prestazione energetica. Lui mi ha guardato stralunato chiedendosi in cuor suo se ero sobrio o meno e, questo a fior di labbra, maledicendo il momento in cui aveva deciso di fittare il locale. Per consolarlo ho cercato di spiegargli che ciò lo dovevamo ai nostri nipoti in quanto avremmo contribuito a “salvare il mondo” dalla CO2 che provoca il cambiamento climatico, facendogli notare che il suo locale emetteva ben 12486 kg/(mc.anno) di biossido di carbonio. Lui non mi ha preso molto sul serio e mi ha chiesto chi aveva introdotto l’APE. Gli ho risposto che era stato il nostro parlamento sulla base di una direttiva europea. Mi ha chiesto se era obbligato ad eseguire i lavori di adeguamento previsti. Gli ho risposto di si altrimenti l’APE avrebbe perso di validità tra tre anni.
    Ha salutato e se ne è andato. Dalla mia scrivania, dopo che aveva chiuso la porta dello studio, ho distintamente udito le imprecazioni contro il governo, il parlamento e la Comunità europea.
    Da un punto di vista economico la psicosi dell’AGW mi fa anche comodo in quanto mi consente di redigere alcuni APE all’anno e, quindi, realizzare un profitto (altro che big oil 🙂 ), ma da un punto di vista pratico mi rendo conto che ci troviamo di fronte all’ennesima presa pe…. ehm, in giro.
    Supponiamo, infatti, che il proprietario dell’immobile non intenda fare i lavori. Tra tre anni (termine per eseguire i lavori di adeguamento) l’APE cessa di essere valido, però, lui intanto ha venduto l’immobile ed ha lucrato il suo guadagno. Il nuovo proprietario non esegue i lavori di adeguamento previsti, ma vuole vendere a sua volta l’immobile. Se sono trascorsi i tre anni incarica un tecnico (al limite lo stesso del primo APE) di redigere un nuovo APE e vende l’immobile. La prestazione energetica dell’immobile è restata sempre la stessa, l’immobile circola liberamente sul mercato e nel frattempo circolano anche le somme destinate a compensare chi redige gli APE. Alla fin fine è solo un giro di soldi e di carte, un po’ come il mercato della CO2: pago per avere il diritto di emettere, tanto alla fine chi paga sono i consumatori finali, cioè i cittadini. Dalle mie parti si dice: “cornuti e mazziati”.
    Ciao, Donato.

  4. Franco

    Non si preoccupi Col. Guidi ai Big della Big Oil ci penso io… un paio di telefonate e l’assegnino arriva subito… tranquillo. Scherzi a parte Lei ha ragione P.G. Battista vince… 12 a 0.

    p.s. le chiedo un favore; come si fa ad avere un parere , dal prof Mariani, sulle cause della disastrosa raccolta delle olive 2014? Chiedo scusa a Lei e agli altri lettori per la domanda poco pertinente ma ho colto spudoratamente l’occasione. Saluti Franco

    • Gli giro la domanda Franco, non c’è problema.
      gg

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