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Oggi un po’ di tutto

Una carrellata di news e varie amenità climatiche spuntate negli ultimi giorni.

Si comincia dall’ennesima spiegazione per una latitanza del riscaldamento globale che una parte del mainstream scientifico dichiara non esserci stata affatto e l’altra parte cerca di spiegarne il perché. Chissà che prima o poi non si incontrino. Comunque, mentre si è di fatto alla ricerca di più del 50% del calore che l’accresciuto effetto serra dovrebbe aver intrappolato secondo le simulazioni e che le osservazioni non mettono in evidenza, pare che la famigerata pausa del riscaldamento globale sia in parte ascrivibile ad una attività vulcanica di modesta entità che comunque avrebbe liberato in atmosfera abbastanza solfati da riflettere verso la spazio la giusta quota di radiazione entrante rallentando così il riscaldamento. Perfezionando le stime degli aerosol vulcanici presenti in atmosfera, più specificatamente al confine tra troposfera e stratosfera e mettendole nelle simulazioni anche quelle si raffreddano. Non giungono notizie però su quella che se tanto mi da’ tanto avrebbe dovuto essere un’attività vulcanica più ridotta negli anni del global warming ruggente, leggi alla fine del secolo scorso, altrimenti l’equazione non torna. Oppure potrebbe trattarsi di una strategia vincente, quando c’è l’AGW si usano le stime degli aerosol vulcanici meno accurate, quando non c’è quelle migliori. Il conto tra osservazioni e simulazioni torna in pareggio e siamo tutti più contenti.

Inverni freddi? Torna alla ribalta il vagabondaggio del Getto Polare o, meglio, si torna a parlare di amplificazione polare del riscaldamento globale che favorirebbe paradossalmente inverni freddi sulle medie latitudini europee e americane. Per l’occasione munirsi di antiemetici, perché mandar giù l’idea che fa freddo perché fa caldo non è proprio semplicissimo. Comunque, dopo la prima pubblicazione di un paio di anni fa e il successivo debunking di pochi mesi dopo (qui, su CM la discussione e relativi link dell’epoca), il team di ricercatori che per primo aveva provato a collegare la diminuzione dell’estensione del ghiaccio artico con le discese di aria fredda verso sud durante l’inverno ha presentato un aggiornamento dei propri studi. Nella fattispecie il termine vagabondaggio del Getto Polare, linea di confine tra l’aria appunto polare e quella subtropicale o delle medie latitudini è quanto mai appropriato, perché negli ultimi due inverni il freddo ha martellato gli USA e l’Europa ha ‘beccato’ un veloce flusso di aria relativamente mite tutt’altro che incline a sostenere le tesi sostenute. Sarà perché nel frattempo il ghiaccio non è più diminuito un gran che?

Se da un lato ascrivere tutto il riscaldamento delle ultime decadi del secolo scorso alla CO2 è quanto meno riduttivo nei confronti di un sistema che sta mostrando di essere un tantino più complesso, dall’altro ascrivere sempre lo stesso riscaldamento e successiva stasi delle temperature all’attività solare presenta un problema analogo, in quanto comunque mancherebbe all’appello il meccanismo di amplificazione capace di tradurre le relativamente piccole variazioni dell’attività della nostra stella in effetti tangibili e soprattutto osservabili. Escono però due paper in cui si sostiene che sia proprio il Sole a dettare il ritmo (pacemaker – sic!) delle oscillazioni climatiche. Parte prima e seconda della stessa ricerca, i due studi trovano segnali del contributo solare tanto nelle temperature superficiali degli oceani quanto nel contenuto di calore in profondità. Leggere qui per approfondire.

E infine la ricerca sul campo che, per una volta, viene da ricercatori italiani. E’ andata sui media nei giorni scorso la scoperta di una foresta fossile in Antartide nell’ambito delle attività del PNRA (Programma Nazionale di Ricerca in Antartide), cui come forse saprete, chi scrive è per ragioni personali decisamente affezionato. Un bel risultato tutto nostro che dimostra per l’ennesima volta come anche nell’epoca delle simulazioni modellistiche, delle serie storiche digitalizzate e della statistica applicata alle stesse per cavarne fuori dei segnali, per fare centro bisogna ancora sporcarsi le mani, nella fattispecie pure infreddolite, e stare sul campo dove contano i fatti più che le teorie.

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Published inAttualità

4 Comments

  1. Ciao Guido…
    come al solito i vostri post sono sempre molto interessanti.
    Permettimi però un piccolo appunto riguardo l’incidenza dell’Attività Solare sul clima terrestre.
    Penso che prima che qualcuno tenti di affermare che non vi siano correlazioni, bisognerebbe quanto meno capire quali sono i “metodi” di interazione del Sole con il nostro pianeta e quindi con il relativo clima. Perché si è fin troppo abituati a pensare che l’unico modo esistente è quello dell’interazione tramite la luce diretta… ovvero la TSI (Total Solar Irradiance). Non è cosi’ e per un motivo estremamente semplice: i corpi celesti, oltre ad essere rocciosi o gassosi, sono spesso anche “magnetici”. Ed un corpo magnetico come lo è il pianeta Terra, immerso in un Campo Magnetico come quello prodotto dal Vento Solare, riceve una certa quantità di energia in modo direttamente proporzionato con la “potenza” del Campo Magnetico nel quale è immerso.
    Da quanto esposto si capisce quindi che non è tanto la variazione dello 0.1% circa (se non erro) della TSI su base undecennale a provocare le variazioni climatiche, ma quanto la variazione dell’interazione magnetica tra Sole e Terra. Energia che entrerebbe direttamente nel nucleo e che, stando a determinate ricerche scientifiche, in qualche modo andrebbe a “placare i bollenti spiriti” del nucleo del nostro pianeta, determinando per questo una riduzione della temperatura interna al pianeta con la conseguenza di un raffreddamento del magma e quindi minore attività sismica e vulcanica.
    Tutto collegato quindi… minore energia magnetica significa anche temperature più fredde in alta atmosfera… come dimostrato dal raffreddamento costante della stratosfera dagli anni ’80 in poi… e quindi una maggior propensione della troposfera a disperdere calore verso l’esterno.
    Ma questo significa anche una minor temperatura a livello di profondità oceaniche e quindi un maggior raffreddamento degli oceani… dal basso!

    Tutto molto complicato. Non riesco a quantificare il tutto… 🙁 …non ho mezzi e dati sufficientemente precisi per farlo. Ma a livello puramente logico questa è l’unica spiegazione plausibile. Tra l’altro alcuni scienziati questo lo sanno bene… mah… vabbè… il Riscaldamento Globale paga di più!

    • Bernardo, se ti fai un giro tra gli articoli di CM, magari cercando quelli in cui si parla di questo, troverai molte cose scritte in relazione al forcing solare. E una delle cose che abbiamo scritto e detto molte volte è proprio che la relazione sole-clima è molto più complessa di quanto non lo sia il contributo della TSI.
      gg

    • Si si… leggo relativamente spesso CM…
      il mio voleva essere un semplice appunto… null’altro!
      Lo so che anche voi usate la testa… 😀

  2. max pagano

    riguardo la prima argomentazione (Guido il link sulla parola spiegazione è errato, ha un “www.climatemonitor” di troppo ) ne avevo parlato in un commeno un paio di mesi fa qui:

    http://www.climatemonitor.it/?p=36819

    magari era passato un po’ in sordina 🙂

    sulla scoperta in Antartide, scusate se tiro l’acqua al mio mulino e me ne vanto, ma gli scienziati che ne hanno il merito sono quelli che le mani sul campo se le sporcano sempre, i geologi 😀

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