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Sereno o poco nuvoloso con parziali addensamenti soprattutto altrove

Quella qui sopra è ciò che si definisce una tripla, cioè, per chi non conosce il totocalcio, una previsione che comprende tutti i risultati possibili, quindi infallibile. Ma anche inutile, se non a salvare la faccia del meteorologo vada come vada.

Non sono più molti quelli che ricorrono a questi stratagemmi lessicali, ma in qualche caso succede ancora, soprattutto perché, è un fatto noto, l’equazione della previsione perfetta non è stata ancora inventata. Di errori se ne commettono ancora molti, specie alla scala locale, per molte ragioni. E così, un team di ricercatori ha deciso di provare a fare un’indagine per metterle in luce. Il titolo del loro lavoro è emblematico e somiglia molto a quello di questo post: “Parzialmente sbagliato con qualche possibilità di essere corretto”.

Devo dire che mi aspettavo qualcosa di più dal loro lavoro, perché alla fine si scopre che al di là di alcuni casi particolari in cui evidenti cambiamenti delle condizioni al contorno – modifiche del suolo e dei processi ad esso collegati difficilmente modellabili ad esempio – hanno generato degli errori sistematici, all’origine degli errori ci sono sempre le stesse ragioni: non si conoscono bene tutti i processi coinvolti nell’evoluzione dello stato del tempo; tra tutti, per ovvie ragioni di riproducibilità della scala spaziale, soprattutto quelli che vedono coinvolta in modo significativo la conformazione del territorio, cioè l’orografia.

E così scopriamo, ma lasciatemelo dire lo sapevamo da un pezzo, che il nostro Paese è uno dei posti al mondo in cui è più difficile far previsioni con la necessaria accuratezza, malgrado gli enormi progressi scientifici e tecnologici degli ultimi decenni.
Se avete voglia di saperne un po’ di più andate qui, su Science Daily.

Addendum

Forse se il NWS americano avesse optato per una tripla invece che per la previsione più peggiorativa per la tempesta del secolo mai arrivata, adesso non sarebbe alle prese con il problema di dover dare spiegazioni. Ad ogni modo, vi consiglio di andare a leggere un post molto interessante di Judith Curry sull’argomento (Snopocalypse – not), in cui si fa l’esegesi del percorso con cui sono arrivati alla previsione, delle varie opzioni prognostiche che erano disponibili, del fatto che sia stato preferito l’approccio deterministico e dicotomico a quello probabilistico e della gara tra servizi commerciali e servizio istituzionale a fornire l’informazione più accurata senz’altro, ma anche più sensazionalistica e, infine, di come queste informazioni siano state recepite dai decisori. Tutto molto istruttivo.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Donato et al., giustissime le considerazioni sulle probabilità, giusto valutare positivamente i previsori che associano le probabilità. Il problema, però, poi diventa un altro: che la gente non sa come maneggiare le probabilità.

    • donato

      Hai perfettamente ragione, ma in questo modo si eviterebbero certe strumentalizzazioni, anche in malafede, (vedi albergatori, politici, amministratori, aziende trasporti, organismi regolatori e di controllo) da parte di chi, pur essendo in grado di maneggiarle, preferisce far leva sul determinismo delle previsioni per trarsi dagli impicci e giustificare carenze e ritardi.
      Ciao, Donato.

  2. Guido Botteri

    Donato, nessun calcolatore potrà mai conservare il valore esatto di π
    Non tutto è esattamente rappresentabile, nemmeno con un supercomputer.
    Per quanti bit concedi ad una mantissa, per esempio, non potrai mai darne infiniti.
    Per quanto molta gente sia abituata al concetto di infallibilità dei computer, c’è anche un errore che viene introdotto dai computer proprio per l’approssimazione con la quale possono essere stati rappresentati alcuni valori.
    Se poi ti serve un valore che sia differenza di due valori molto, molto simili, ma molto, molto grandi l’errore potrebbe essere anche elevato.

    • donato

      Guido, oggi non ho una buona opinione dei computer perché sono due giorni che mi rompono le scatole creandomi problemi immensi: mi viene voglia di prenderli a calci, poi però li dovrei ricomprare e quindi mi trattengo! 🙂
      .
      Ad ogni buon conto sono del tutto d’accordo con te circa la loro (non)infallibilità ed il grado di precisione che essi possono darci (indipendentemente dal mio stato d’animo odierno 🙂 ).
      Il guaio è che non tutti la pensano come noi.
      Ciao, Donato.

  3. Fabio Vomiero

    Il problema sollevato da Donato è vero, tanto vero che l’universo stesso che conosciamo è probabilistico e non deterministico, senza scomodare il principio di indeterminazione di Heisemberg o dilungarci filosofando sul grado di impredicibilità dei sistemi complessi (quasi tutti i sistemi reali). Quindi credo che anche se si mettessero le percentuali di probabilità di successo della previsione, come peraltro alcuni enti già fanno, le cose sostanzialmente non cambierebbero di molto. Come sempre, secondo me, è questione di cultura di chi recepisce le informazioni, o meglio di formazione di una “forma mentis” adeguata. La quale non può più prescindere da una appropriata preparazione di stampo scientifico come base assolutamente irrinunciabile. Saluto sempre tutti cordialmente

  4. donato

    Comunicare l’incertezza: il problema sta tutto qui.
    Tutti vogliono certezze, soprattutto dalla scienza. Il guaio è che queste certezze non le può dare nessuno e qui cominciano i problemi.
    Mia moglie, laurea in scienze biologiche, quindi con formazione scientifica, a volte mi sorprende con le sue considerazioni sulle previsioni del tempo di uno dei più cliccati siti meteo privati della nazione, famoso per fornire l’ora esatta della nevicata, i decimi di millimetro di precipitazione, la temperatura al decimo di grado ecc., ecc. 🙂 .
    Era prevista neve, ma non nevica, fa solo molto freddo, mi ha detto oggi. E ha concluso: vorrei proprio sapere come le fanno queste previsioni. Ho glissato ed ho cambiato argomento: ci eravamo appena seduti a tavola e non mi andava proprio di iniziare una discussione sulla probabilità di riuscita delle previsioni del tempo. 🙂
    .
    Questo breve aneddoto familiare per far capire che si sta diffondendo anche dove non dovrebbe, l’idea che se uno dice 3 è 3. Se questo è vero in campo matematico, diventa molto più discutibile in campo tecnico e, soprattutto, nella vita di tutti i giorni. Una previsione, una misura, tutto ciò che può essere quantificato è soggetto ad errore, la precisione assoluta non esiste. I computer ci danno valori approssimati alle cifre decimali che vogliamo e, quindi, fanno nascere la convinzione che tutto sia misurabile con precisione estrema. Ciò non è assolutamente vero, ma vallo a ficcare in testa alle persone!
    Oggi tutti fanno a gara a chi riesce a formulare le previsioni più accurate (e non solo meteorologiche), salvo a dover poi ammettere che le hanno sbagliate. In medicina, dove ormai l’errore si paga a caro prezzo, gli esami diagnostici presentano campi di valori normali dei parametri biologici molto ampi per tener conto della variabilità individuale e di possibili errori nella misura della grandezza che si intende determinare. Nelle professioni tecniche siamo abituati ad operare con tolleranze accettabili e con coefficienti di sicurezza che tengono conto dell’incertezza della misura e della non perfetta possibilità di modellare la natura.
    Il comune cittadino pretende, però, la certezza per cui se si dice che oggi nevicherà alle 11,00 AM e cadranno 3 cm di neve, nessuno va a vedere la probabilità dell’evento o si chiede che grado di accuratezza ha quella previsione: si prende per buono il numero e così sia. Salvo poi a lamentarsi che la previsione è sbagliata.
    Ci troviamo, quindi, di fronte ad un concorso di colpa: da una parte gente affamata di certezze, dall’altra gente che, pur di vendere, spande certezze da tutte le parti, in mezzo la realtà che se ne frega degli uni e degli altri.
    Siamo nel 21° secolo, ma abbiamo ancora un disperato bisogno di indovini, sciamani, stregoni ecc. ecc. 🙂
    Spiace ammetterlo, ma è così.
    .
    Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
    Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
    Venditore. Si signore.
    Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
    Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
    …….
    Giacomo Leopardi – Operette morali – Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere.
    (qui per il testo completo: http://www.math.unipd.it/~baldan/myphoto.html )
    Ciao, Donato.

    • kelcri

      Effettivamente non avevo mai pensato a questo aspetto ma è assolutamente vero.
      Basterebbe comunque che visualizzassero anche la percentuale di probabilità dell’evento. Ad esempio l’app che ho installato io (Meteo – Weather) visualizza ora per ora l’eventuale pioggia con la probabilità di verificarsi. Cosa che i modelli incorporano già.
      Credo che a questo punto l’utente medio (le nostre mogli…) capisca che la pioggia è un evento più o meno probabile.
      Se poi aggiungessero anche alle temperature un range invece che un valore secco, forse sarebbe chiaro a tutti che si tratta di una previsione

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