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Festa grande in modellandia

Sono iniziati i festeggiamenti, si sta pensando di alzare un gran pavese sospeso da Copenhagen, città che ha segnato la debacle del movimento salva pianeta, a Parigi, cui si guarda con animose speranze di resurrezione. Il motivo è molto semplice, due ricercatori il direttore del Max Plank Institute e un professore dell’università di Leeds, hanno decretato che la differenza che continua a sussistere tra le stime modellistiche e il mondo reale non è colpa di modelli inadeguati ma, appunto, della realtà, che essendo spesso causale è anche impredicibile con il livello di precisione che si vorrebbe. E non ci sarà aggiustamento che tenga cui potranno essere soggette le simulazioni, perché il caso non si simula.

Perciò, chiosano sull’articolo dedicato a questo annuncio su Science Daily, i climatologi di tutto il mondo devono esser grati a questi ricercatori, perché con il loro lavoro hanno dimostrato che, se si elimina dalla discussione il piccolo particolare che la realtà ha fatto come gli è parso e piaciuto e le temperature non sono aumentate, i modelli generalmente hanno lavorato bene. Come dar loro torto in effetti? Se il mondo, invece di agire con ingratitudine nei confronti dei suoi salvatori si fosse in effetti scaldato quanto questi avevano previsto, la previsione sarebbe stata perfetta.

Invece è stata, ed è, inguardabile, ma nessuno ammette che il problema è soprattutto uno: il sistema non è CO2 dipendente, non al livello in cui lo disegnano le simulazioni. Il lavoro di questi due ricercatori ha condotto una analisi statistica dei dati sia osservati che simulati nel periodo in cui le temperature medie non sono aumentate, cioè gli ultimi 15 anni circa. Quello che ne viene fuori è che se il problema fosse ad esempio nella sensibilità climatica, cioè nella reazione del sistema all’aumento della CO2, modelli con sensibilità climatica più elevata avrebbero dovuto produrre un maggiore riscaldamento. Così non è. Sicché, dicono, il problema è nella componente casuale del comportamento del sistema e non ci sono particolari problemi di inadeguatezza dello strumento modellistico. Strumento che quindi conserva validità e sul quale, nonostante nella sua parte verificabile si riveli inadeguato, si può continuare a fare affidamento per la parte non verificabile, cioè il lungo periodo.

Morale, il mondo, statene certi, continuerà a scaldarsi, nonostante nessuno sia in grado di spiegare perché abbia smesso di farlo. C’è da aver fiducia, non credete?

Comunque, sarà un caso, ma proprio in questi giorni sul blog di Judith Curry è apparso un post interessante che analizza la tesi di un altro ricercatore, il cui lavoro mette invece in seria discussione proprio il paradigma modellistico, ovvero l’adeguatezza dello strumento di simulazione per studiare, analizzare e, nel caso del contributo antropico, attribuire a questa o quella causa questa o quella evoluzione del sistema stesso. La sua opinione è negativa, per cui in netto contrasto con quanto abbiamo appena discusso. Ma, attenzione, si tratta della tesi di un dottorato, non della ricerca di un affermato professore, questo vorrà pure dire qualcosa ;-).

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Luigi Mariani

    Caro Guido,
    quantomoeno i ricercatori da te citati ammettono la discrepanza ormai palese fa misure e modelli, tant’è che l’incipit dell’articolo su Nature inizia così:
    “Most present-generation climate models simulate an increase in global-mean surface temperature (GMST) since 1998, whereas observations suggest a warming hiatus.”.
    In sostanza mi pare che quantomeno non ci si divida sui dati ma sulle interpretazioni da dare agli stessi.
    A tale riguardo segnalo invece che negli ultimi giorni mi è ahimè capitato di fare un giro su siti di “credenti nell’AGW” ed ho trovato scritti in cui si arriva a negare la discrepanza fra realtà e modelli -> due esempi: http://www.skepticalscience.com/global-warming-fast-forward-trenberth.html
    http://www.skepticalscience.com/unpacking-unpaused-global-warming-models-right.html
    Luigi

  2. donato

    “Ma, attenzione, si tratta della tesi di un dottorato, non della ricerca di un affermato professore, questo vorrà pure dire qualcosa 😉 .”
    .
    Guido, certo che vuol dire qualcosa: non è stata assoggettata alla revisione tra pari e non è stata pubblicata da una prestigiosa rivista scientifica. La solita letteratura grigia di cui si servono gli scettici! 🙂
    Vi sono scritte cose giuste (non lo so, andrò a verificare 🙂 )? A chi vuoi che importi, non è stata accettata dalla comunità scientifica climatologica e, quindi, non conta! 😉 .
    Ciao, Donato.

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