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Prevedere è difficile, soprattutto El Niño

Dall’ENSO blog della NOAA, un bell’articolo che spiega quali siano attualmente i limiti della previsione sull’evoluzione dell’ENSO.

  1. Comprensione teorica delle dinamiche accoppiate tra oceano e atmosfera che conducono alle oscillazioni tra El Niño e La Niña; è un sistema che agisce come un pendolo? Se sì, è un pendolo che nel tempo si attenua e ha bisogno di un agente esterno per riguadagnare momento? Quell’agente viene dall’atmosfera delle fasce tropicali o da regioni esterne ai tropici? Cosa innesca gli eventi e perché sono sempre diversi?
  2. Domande cui è difficile rispondere anche perché non siamo in possesso di osservazioni riferite al passato e al presente che abbiano il dettaglio necessario. Questo limita la comprensione della variabilità delle oscillazioni, visto che non ci sono due El Niño uguali tra loro.
  3. Errori sistematici dei modelli che scaturiscono dal fatto che essi costituiscono ancora una rappresentazione imperfetta della realtà. La complessità dei processi di cui si compongono questi eventi è una sfida ulteriore perché piccoli errori si possono amplificare velocemente.

Leggete tutto qui, è una gran bella pagina.

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Luigi Mariani

    Grazie per la segnalazione, utilissima.
    Al riguardo, dopo aver letto l’articolo, mi domando come sia possibile pensare di prevedere in modo meccanicistico ed anche a pochi mesi (penso ai modelli a lungo termine, che l’anno scorso hanno fallito miseramente) un fenomeno di cui, a detta dell’autore, non è nota la catena causale. Così infatti Guilyardi elenca i problemi aperti:
    “Does ENSO behave like a self-sustained pendulum of the coupled ocean-atmosphere system?
    Does the pendulum weaken over time and require an external source of energy to kick it?
    And, if so, is that kick coming from atmospheric noise like the Madden Julian Oscillation (MJO) or from regions outside the tropical Pacific?
    What initiates an event?
    Why are some events more extreme than others, like the one in 1997-98?”
    E poi rincara la dose scrivendo:
    “Last year’s aborted extreme El Nino that started in the Spring like the record 1997-98 event but disappeared in early Summer is a compelling illustration that much has still to be understood.”
    Mi par di capire che si brancoli nel buio, per cui penso vi siano cose ben più urgenti da risolvere prima di spingersi a indagare il legame di El Nino con I gas serra (come propone per ovvie ragioni di bottega l’autore).

  2. Previsione per previsione, parliamo di climeconomia? Leggo su Repubblica (certo non un covo di scettici):

    Nei primi tre mesi del 2015 l’economia a stelle e strisce ha risentito del clima freddo di febbraio, che avrebbe abbassato di mezzo punto percentuale la crescita del Pil e della chiusura dei porti che, secondo gli esperti, avrebbe inciso al ribasso dello 0,3%. .

    Pensa un po’, il PIL frena per via del freddo.

  3. Fabio Vomiero

    Perfettamente d’accordo, è sempre bene e utile ricordarlo. Lo stesso dicasi per l’attività solare, l’attività vulcanica, le variazioni dei principali indici climatici, in pratica tutti i fattori che possono incidere maggiormente sulla variabilità climatica interna a breve e medio termine. Al momento, al fine dello studio dei cambiamenti climatici, l’unico parametro che sembra inquadrabile, misurabile e prevedibile, è l’aumento dei gas serra in atmosfera. Al di là di tutti i discorsi di AGW o no AGW, o in che misura, penso sia anche per questo motivo che la scienza sta comunque insistendo molto su questo aspetto. Saluto sempre tutti cordialmente.

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