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Tempi duri per le case al mare

Un instant book è di norma qualcosa che coglie l’attimo, che si getta nella mischia di un dibattito, di un avvenimento, di una materia topica, che per una ragione o per l’altra è assurta agli onoro della cronaca. Qualcosa che cavalca l’onda, anzi, quando l’autore è qualcuno che la sa lunga, che la veda prima ancora che si formi, perché così la pubblicazione è contestuale all’evento vero e proprio.

Quest’anno, negli ambienti climatici è cosa nota, sarà l’anno di El Niño. A dicembre tireremo le somme di un periodo in cui una parte consistente del calore accumulato intorno al continente marittimo negli ultimi anni, sarà stato distribuito su buona parte del Pacifico equatoriale e quindi rilasciato in atmosfera. Quindi sarà un anno ‘caldo’, per le temperature in valore assoluto e per lo spazio che otterrà sui media. In più, a novembre, tutti quelli che contano andranno a Parigi, passando tra ali di folla di quelli che contano meno ma tutto fa brodo, a celebrare l’ennesimo evento climatico di respiro globale, al termine del quale sapremo nell’ordine che 1) il disastro climatico è alle porte, 2) non c’è più tempo, 3) è l’ultima occasione per fare qualcosa, 4) anche quel qualcosa non basterà ma, tutto sommato, 5) dobbiamo essere contenti del risultato negoziale acquisito, anche se sarà un nulla di fatto.

Da Nature Geoscience prima e Science Daily poi, che non perde un colpo nell’intercettare quanto di nuovo viene pubblicato ogni giorno, l’ultimo instant paper in materia di El Niño (e pure la Niña).

Coastal vulnerability across the Pacific dominated by El Niño/Southern Oscillation

Così nell’ultimo paragrafo dell’abstract:

Si conclude che, se le proiezioni di un aumento della frequenza di eventi di El Niño e La Niña nel corso del 21° secolo saranno confermate, le regioni popolate sulle opposte sponde dell’Oceano Pacifico potranno essere alternativamente esposte ad erosioni costiere e inondazioni estreme indipendenti dall’aumento del livello del mare.

C’è quindi da mettersi l’anima in pace al riguardo. O sott’acqua perché il mare sale o sempre sott’acqua perché El Niño e La Niña saranno sempre più cattivi.

Così, nel rispetto d questo studio, che compie grandi sforzi per descrivere come i processi di erosione o i rischi di inondazione lungo le coste siano dipendenti da molti fattori sempre esistiti che con il clima che cambia e cambia male hanno poco o nulla a che vedere, vale la pena vedere su quali basi poggia la fiducia riposta nelle proiezioni di imbarbarimento delle randomiche e allo stesso tempo cicliche dinamiche delle temperature di superficie dell’Oceano Pacifico, cioè, appunto di El Niño e La Niña.

Ce lo facciamo dire da qualche scettico impenitente?

Niente affatto, ricorriamo all’ENSO blog, la pagina curata da quanti si occupano di prevedere appunto l’insorgere del bambinello o della sua sorellina presso la NOAA, cioè quelli che ne sanno (o dovrebbero sapere) più di tutti.

Nei modelli gli errori sistematici sorgono perché i modelli allo stato dell’arte sono ancora rappresentazioni imperfette della realtà. La complessità dei processi coinvolti è una sfida aggiuntiva per i modelli perché errori minori su di un aspetto possono amplificarsi rapidamente. A causa della lunghezza limitata delle serie storiche, il miglioramento delle simulazioni modellistiche dei Modelli Accoppiati della Circolazione Generale è uno sforzo di natura critica. l’El Niño estremo abortito l’anno scorso e partito in primavera sui livelli record dell’evento del 1997-98 ma scomparso all’inizio dell’estate è una incontrovertibile dimostrazione del fatto che ci sia ancora molto da capire.

Capito? Questo non da un anno all’altro, ma da un mese all’altro. E ci vengono a raccontare che “è previsto che gli eventi estremi di El Niño e La Niña saranno sempre più frequenti”.

Sapete cosa penso? Penso che questa ansia di raccontare il peggio per il futuro, al di là dell’utilità immediata che potrà avere per aumentare la suspence della conferenza di Parigi, non tiene conto dell’era digitale. Voglio dire, in passato studiosi e dotti di ogni genere, qualche volta hanno avuto ragione ma molto più spesso le hanno sparate grosse, solo che il mondo tendeva a dimenticare. Oggi è diverso e domani lo sarà ancora di più. Scripta manent, come si dice; alla rete non sfugge nulla, come, per dirne una, il fatto che ogni conferenza climatica che si sia tenuta fosse inevitabilmente l’ultima occasione utile o, per restare in tema, l’ultima spiaggia del clima.

E siamo ancora qui, in attesa della prospettata erosione definitiva.

Buona giornata!

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Guido Botteri

    // Scripta manent //
    e il nostro dovere sarà quello di rinverdirne il ricordo.
    Credo che il confronto tra quello che si diceva qualche anno fa, la sua evoluzione nel tempo, fino a quel che si dice oggi, sia una cosa estremamente interessante e significativa.
    Scusate se insisto su questo punto, ma a me pare che i “bravi”, quelli che sanno senza dubbio alcuno ogni cosa, e quindi chiamano “negazionisti” chi osa avere dei dubbi (eresia!) abbiano ormai detto essi stessi molte delle cose per cui allora chiamavano “negazionisti” chi aveva dubbi. Solo che ora alcune di quelle cose le dicono loro, e quindi vanno bene.
    Per esempio le temperature stavano salendo, erano già alte ed avrebbero preso un andamento sempre più frenetico. Ma ora ci dicono di no, che si erano sbagliati, non erano così alte (ma allora perché scagliarsi contro chi – a ragione – ne dubitava?) ma rimangono quelli che sanno tutto (e che sapevano tutto).
    Ecco perché servirebbe mostrare ciò che fu scritto da una parte e dall’altra.
    Con questo non vorrei però dare l’idea di due fronti, due squadre per le quali fare il tifo, chi crede nel disastro prossimo venturo causato dalle colpe dell’uomo (che è un’idea che affonda le sue radici nella notte dei tempi, perché ogni volta che è avvenuta una catastrofe – naturale – c’è stato chi ha sentenziato che essa sarebbe stata causata dai peccati dell’uomo) e chi ha dei dubbi.
    La scienza non dovrebbe essere soggetta ad ideologie, a forme di tifo o partigianeria, le leggi della fisica non cambiano a seconda dell’opinione ideologica o politica della persona.

    Vorrei aggiungere una osservazione:
    mi capita di ricevere a casa persone che mi raccontano un sacco di cose (per convincermi a firmare un contratto con loro) e poi scoprire che varie cose che avevano detto erano false; quello che hanno in comune tutte queste persone è la fretta; vogliono che si firmi subito, non ti danno il tempo di verificare, informarti; chissà perché la straordinaria, convenientissima offerta va firmata il giorno stesso, domani è sempre troppo tardi.
    Per cui vi invito a dubitare di chi ha sempre fretta, e di fronte ad una “pausa” che ormai è innegabile (anche se alcuni sono talmente bravi che riescono addirittura a negarla) non cedere alla pressione di chi pretende di aver capito tutto, ma sa fare ottime previsioni solo per il passato, e non per il futuro.
    Secondo me.

  2. Fabio Vomiero

    “Nei modelli gli errori sistematici sorgono perché i modelli allo stato dell’arte sono ancora rappresentazioni imperfette della realtà. La complessità dei processi coinvolti è una sfida aggiuntiva per i modelli perché errori minori su di un aspetto possono amplificarsi rapidamente. A causa della lunghezza limitata delle serie storiche, il miglioramento delle simulazioni modellistiche dei Modelli Accoppiati della Circolazione Generale è uno sforzo di natura critica. l’El Niño estremo abortito l’anno scorso e partito in primavera sui livelli record dell’evento del 1997-98 ma scomparso all’inizio dell’estate è una incontrovertibile dimostrazione del fatto che ci sia ancora molto da capire.”
    Ha fatto bene Guidi a riportare questa importante affermazione, perchè alla fine, non si tratta altro che dell’ABC della scienza, attenzione ai concetti fondamentali di imperfezione dei modelli, di impredicibilità, e di limitatezza delle serie storiche (compresi gli aleatori proxi). Quindi attenzione a chi prevede la mini era glaciale domani mattina, a chi pronostica il polo nord senza banchisa l’estate prossima, a chi sostiene che i cambiamenti climatici dipendano “solo” dall’uomo o “solo” dal sole. Perchè tutte queste, come molte altre posizioni sostenute da chicchessia, sono soltanto semplici opinioni personali, non scienza. Relativamente ai dati, è chiaro, molto probabilmente il 2015, complice il Nino strong, passerà alla storia come il nuovo anno più caldo, con probabili ripercussioni anche per il 2016. Poi verosimilmente si entrerà in fase di Nina, e allora il 2017 potrebbe regalarci una diminuzione delle temperature globali. Tuttavia, il fatto preoccupante, a mio avviso è che molto probabilmente il 2015 supererà tutti gli altri anni di Nino strong 1998 e 2010, per citare gli ultimi, così come il prossimo anno di Nina presumibilmente andrà a superare i valori del 1999-2000, 2008 e 2011. In sostanza, salvo impredicibili eruzioni vulcaniche salvifiche, o cambiamenti inattesi sempre possibili, anche per il prossimo futuro si dovrebbe riconfermare ancora una volta quel segnale di riscaldamento globale sul medio periodo che non accenna ad invertirsi, nonostante l’attività solare sia in leggera decrescita oramai dal picco del ciclo 19 raggiunto a cavallo del 1960. Per inciso il 2014 ha fatto segnare la temperatura media record (circa), nonostante l’indice ENSO si sia mantenuto sostanzialmente neutro. Personalmente sono questi i dati che mi preoccupano, perchè alla fine, al di là di tutte le possibili disquisizioni teoriche, è sempre con i dati (quelli realistici e significativi) con cui dobbiamo confrontarci.
    Saluto cordialmente.

  3. donato

    Si, va bene, ma c’è un problema di fondo. El Nino e La Nina sono fenomeni naturali che, almeno per ora, non dipendono da fattori antropici. Come faranno le vestali dell’AGW a utilizzarle ai loro fini? Mi sa che a breve anche questi eventi verranno collegati all’azione dell’uomo. Come? Non ne ho la più pallida idea, ma la fantasia di certi soggetti è così grande che ….. 🙂
    .
    A parte gli scherzi voglio fare una domanda (retorica). Dopo questo El Nino monstre (così si dice in giro) le temperature atmosferiche aumenteranno ed il 2015/16 sarà l’anno più caldo di sempre ecc., ecc.. Dopo di che avremo delle condizioni neutre o di La Nina che riporteranno le temperature atmosferiche a valori più “normali”. Se dopo tutto ciò il trend delle temperature dovesse restare immutato e simile a quello degli ultimi 14/15 anni che ha fatto parlare di iato nel riscaldamento globale, la togliamo o no la A da GW? 😉
    Ciao, Donato.

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