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Gentili, ambiziosi e…accaldati

Qualche giorno fa, abbiamo brevemente discusso di come gli intendimenti che i Paesi in procinto di prender parte alla COP21 di Parigi hanno fatto giungere ai negoziatori, pur dovendo rispondere a requisiti di gentilezza e ambizione, sono in realtà ben altra cosa. Almeno con riferimento ai grandi emettitori, come USA, Cina e UE. Le sole emissioni di queste tre realtà, infatti, non lascerebbero spazio a nessun altro qualora si volesse davvero porre un limite alle emissioni che scongiuri un aumento della temperatura entro i 2°C rispetto al periodo pre-industriale.

Oggi scopriamo, per mezzo di uno studio presentato dal JRC (Joint Research Center), che se invece si darà attuazione a tutti gli intendimenti, ossia se tutti faranno quello che hanno promesso di fare (questa sì, sarebbe una notizia!), la temperatura media superficiale del pianeta potrebbe salire di ben 3°C rispetto al periodo pre-industriale.

Ma di cosa stiamo parlando?

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Published inAttualità

Un commento

  1. Donato

    A Parigi assisteremo all’ennesimo accordo al ribasso o addirittura a nessun accordo. Il documento negoziale che era entrato nella conferenza preparatoria di Bonn, ne è uscito completamente stravolto: dalle 20 pagine iniziali (piene, però, di parentesi, cioè di punti da concordare) si è passati alle 50 e passa pagine del documento finale. Anche queste 50 pagine sono, però, zeppe di parentesi: ben 1490 sono i punti di disaccordo (se non ho sbagliato a fare i conti quasi 30 per pagina). Con queste premesse mi sa che le ambizioni andranno a farsi friggere.
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    A proposito di gentilezza ho l’impressione che spazio ce ne sia poco. Sembrerebbe, infatti, che i paesi in via di sviluppo (Cina ed India in testa) si siano rotte le scatole di queste interminabili trattative che si concludono sempre con un rimando: a Bonn si è rischiata la rottura sin dal primo giorno in quanto i negoziatori del G77 (134 paesi in via di sviluppo) hanno minacciato di abbandonare i lavori se non si emendava subito il documento preparato dai due co-Chair della conferenza. Dall’altra parte qualche rappresentante dei paesi sviluppati (che dovrebbero mettere mano al portafogli, tanto per intenderci) si è rotte le scatole a forza di ascoltare le lagne dei membri del G77 e ha fatto chiaramente intendere che di questo passo accordi non se ne fanno (il rappresentante dei Paesi Bassi, tanto per essere chiari). Particolarmente curioso l’atteggiamento dei Paesi Bassi: essi vogliono un accordo ambizioso, ma non sono gentili, inoltre il loro concetto di ambizioso è del tutto diverso da quello del G77. Per questi ultimi “ambizioso” significa che ci saranno 100 miliardi di dollari all’anno per le misure di adattamento ai cambiamenti climatici a tempo indefinito, per gli altri (la sessantina di Paesi non G77) ambizioso significa ridurre le emissioni a spese di tutti, compresi i G77 che invece non ne vogliono proprio sapere di ridurle o vogliono farlo a spese degli altri. In altri termini il classico dialogo tra sordi.
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    Acclarato che non si sarà né gentili, né ambiziosi, resta l’altro aspetto: si sarà accaldati perché anche se si riuscisse ad essere ambiziosi (estremamente improbabile) e gentili (quasi impossibile) le temperature nel 2100 aumenteranno ben oltre i 2°C rispetto al periodo pre-industriale: come ci dimostrano sempre più studi (tra cui quello citato da G. Guidi).
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    Altro aspetto molto interessante della questione è il diverso metro con cui misurare il successo della COP21. Per i Paesi del G77 il metro di misura per il successo sarà il contenuto del capitolo sulla finanza.
    Per gli altri Paesi il successo della conferenza si misurerà, secondo L. Fabius, sulla base di tre obbiettivi. Il primo è che “occorre arrivare ad un accordo che limiti il riscaldamento globale da qui alla fine del secolo entro i due gradi, un grado e mezzo”. Il secondo “è che l’accordo sia giuridicamente vincolante” e infine, “c’è l’aspetto finanziario e della tecnologia”, con la raccolta di 100 miliardi di dollari da parte dei Paesi ricchi per le iniziative taglia-C02 e di adattamento dei Paesi più poveri e in via di sviluppo.
    Come si vede solo in un caso (e non il più importante se l’ordine con cui sono stati elencati ha un significato) gli obiettivi del G77 e degli altri coincidono.
    Il primo obbiettivo individuato da L. Fabius è già andato a farsi benedire per riconoscimento quasi unanime degli studiosi per cui restano gli altri due: vincolo giuridico e soldi.
    Ciao, Donato.

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