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James Hansen è un negazionista: parola di Naomi Oreskes.

Ho deciso di condividere con i lettori di CM alcune mie considerazioni a margine della lunga diatriba tra la prof.ssa Luisa Cifarelli, presidente della Società Italiana Fisici, ed esponenti del mondo scientifico di fede catastrofista. Dopo aver espresso la mia solidarietà alla scienziata, per quel che può contare, non posso fare a meno di notare che nel mondo catastrofista vige la seguente regola: se uno scienziato parla di clima e non è in linea con le tesi AGW, possono verificarsi una o più delle seguenti condizioni:

  • non è un climatologo, quindi quello che dice non conta;
  • è un climatologo, ma è vecchio, malato e/o rimbambito;
  • è un climatologo, ma è a servizio delle lobbies petrolifere;
  • è un climatologo, ma è conservatore (tea party, in USA per esempio).

I questi anni (ormai sono circa 6) in cui mi sono occupato di clima che cambia e cambia male, ho visto che una simile sorte è toccata a diversi scienziati: E. Bellone, A. Zichichi, N. Scafetta, J. Curry, ecc., ecc..

Ultimamente è passato tra le fila dei “negazionisti” addirittura James Hansen che può essere considerato il padre del riscaldamento globale di origine antropica. Egli si è macchiato di una colpa che i catastrofisti considerano imperdonabile: ha definito la COP21 una truffa (ed ha detto il vero, secondo me). A ciò ha aggiunto un altro peccato che, però, fino ad ora poteva essere considerato veniale: è un convinto assertore del fatto che l’unico modo per decarbonizzare il mondo è quello di far ricorso ad una fonte energetica conveniente come quelle fossili, ovvero l’energia nucleare.

Il combinato disposto di queste due circostanze ha fatto scattare la scomunica da parte delle vestali del clima e, immediatamente, il capostipite dei salva-mondo è stato precipitato nell’abisso della negazione climatica secondo la più classica applicazione della legge del contrappasso.

La vestale che si è assunto l’incarico di pronunciare la formula della scomunica contro Hansen è stata Naomi_Oreskes. Costei è una geologa (mi spiace per U. Crescenti, M. Pagano e per tutti gli altri geologi amici di CM, ma nessuno è perfetto) e storica della scienza e può essere considerata la madre della teoria del consenso: è stata la pioniera degli studi sugli abstract per misurare il consenso intorno alla teoria AGW. Negli ultimi anni è stata una delle più accanite detrattrici degli scettici climatici ed una delle punte di diamante delle teorie che vedono nell’atteggiamento degli scettici climatici dei parallelismi con chi nega gli effetti del fumo di tabacco sul cancro dei polmoni, lo sbarco sulla Luna, ecc., ecc.. E’, in altri termini, il sommo sacerdote dei seguaci della religione AGW al pari di Cook e Nuccitelli.

La bolla di scomunica di Hansen ed altri tre climatologi di sponda catastrofista è stata pubblicata su The Guardian. Nell’articolo ella si guarda bene dal citare esplicitamente Hansen e gli altri scienziati incriminati, ma in modo subdolo, inserisce un link ad una dichiarazione congiunta dei quattro scienziati. Il contesto dell’articolo costituisce il corpus della fatwa.

Si tratta di quattro climatologi di fama mondiale: J. Hansen, K. Caldeira, K. Emanuel e T. Wigley: il gotha della climatologia mondiale. La loro colpa? Sostenere che il solare, l’eolico e compagnia cantando non sono in grado di garantire i necessari livelli energetici al Pianeta. Per contestare le loro affermazioni la Oreskes cita uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Stanford. Questo studio, stando a quanto dichiara la nostra vestale, dimostrerebbe che le fonti rinnovabili sono in grado di garantire la veloce transizione energetica richiesta dagli accordi di Parigi.

Io non sono né climatologo, né esperto di energia, ma sono convinto che lo studio è completamente fuori dal mondo anche se pubblicato su una rivista scientifica e via cantando. Mi bastano (e avanzano) le considerazioni svolte da Vaclav Smil, professore emerito presso l’Università di Manitoba nel lavoro che ho commentato tempo fa  qui su CM.

Una transizione energetica richiede circa 150 anni e non certamente 30/40 anni come sostengono  Oreskes e soci: la dimostrazione la troviamo nel fatto che oggi, ad oltre un secolo dall’avvento del petrolio, ancora non si è completata la transizione energetica dal carbone agli idrocarburi e quella verso il gas è ancora più arretrata. Per quello che mi riguarda neanche l’energia nucleare sarà in grado di accelerare la transizione energetica verso le fonti prive di emissioni, ma questa è una mia idea e lascia il tempo che trova.

La cosa importante che mi preme sottolineare è rappresentata dal modo spicciolo in cui certi settori della comunità scientifica “rottamano” altri esponenti della stessa comunità che fino a ieri erano considerati il non plus ultra della scienza ufficiale. Simili atteggiamenti sono tipici delle peggiori tradizioni delle religioni tradizionali. La scomunica, la fatwa, ovvero l’esclusione dalla comunità, è stata l’arma su cui si sono rette e si reggono le grandi religioni. Colui che viene toccato dalla scomunica diviene immediatamente un paria che avrà difficoltà a pubblicare i suoi articoli ed a ricevere finanziamenti da enti pubblici e privati per le sue ricerche. Stessa fine fanno tutti coloro che esprimono solidarietà al malcapitato. Questo è uno dei motivi per cui buona parte degli scettici sono scienziati emeriti: non hanno più bisogno né di pubblicare, né di ricevere finanziamenti: possono parlare liberamente fregandosene altamente di vestali et similia.

Un simile atteggiamento inquisitorio è indegno della comunità scientifica in quanto i suoi membri, applicandolo, rinnegano tutta la loro storia: avallano ciò che l’Inquisizione fece a G. Galilei e ne usano gli stessi metodi e strumenti.  Come non condividere quindi le appassionate parole con cui il dr. G. Alimonti, fisico di chiara fama ed esponente di punta della ricerca scientifica italiana ed europea, dedica alla vicenda della prof.sa Cifarelli?

“L’ammirazione è per il coraggio nel sostenere una posizione fuori dal coro che cerca di riportare l’approccio ad un tema così scottante come i cambiamenti climatici ad un livello scientifico che non necessariamente si allinea con la dilagante onda del facile, e comodo in alcuni casi, pensiero.”

Ecco, con queste parole credo che possa essere sintetizzato lo iato che si è creato tra la scienza e una parte della climatologia, quella che ha preferito sostituire alla ricerca l’ideologia e la fede basate sul consenso.

Scrivono i catastrofisti che…

“…vi è una convergenza di prove provenienti da più linee di indagine: pollini, anelli degli alberi, carote di ghiaccio, coralli, scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare, innalzamento del livello del mare, spostamenti ecologici, aumento dell’anidride carbonica, aumento della temperatura a un ritmo senza precedenti, convergono tutti su un’unica conclusione.”

…e citano a conferma della loro tesi il famigerato studio di Cook e Nuccitelli sul 97% del consenso.

Io non sono assolutamente d’accordo su quest’ultima tesi in quanto ho avuto modo di leggere molto in questi anni, di studiare, in altre parole, e non vedo questa univocità di indizi e di prove. Vedo tanti dubbi, tante incertezze e, in qualche caso, tante inesattezze che mi portano a dubitare proprio delle conclusioni degli studi citati a conferma della fondatezza della teoria AGW. Non ho nulla da obiettare sul fatto che le temperature globali siano aumentate, ma ho tanto, veramente tanto, da obiettare circa i metodi e gli strumenti che si utilizzano per dimostrare la dipendenza esclusiva di questo aumento dalle attività antropiche. Sono, perciò, completamente d’accordo con la prof.sa Cifarelli circa l’opportunità di inserire qualche condizionale che attenui una certezza granitica che non è assolutamente tale.

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Published inAttualitàCOP21 - Parigi

14 Comments

  1. teo

    Negli anni i limiti di superamento (lo so si sono anche cambiate le definizioni) sono stati abbassati per ben tre volte. Alcuni epidemiologi collegano i superamenti alle ospedalizzazioni e trovano una relazione lineare crescente. Curioso questo dal punto di vista fisico perché se per ipotesi portiamo i limiti a zero (atmosfera quindi pulita ) i superamenti sarebbero continui e secondo quel funzionale si avrebbero ospedalizzazioni continue: ovvero, con atmosfera pulita tutti in odpedale. L’aria pulita fa male quindi.

    Buon Natale a tutti

  2. teo

    Marchese del Grillo dicet: io so’ io e….

  3. Comunque, anche riagganciandomi ai commenti qua sopra, COP21 è finito in modo totalmente diverso dai predecessori. Non tanto per quello che hanno detto o non hanno detto, su cui io posso solo prendere atto di quello che viene scritto, ma evidentemente per quello che è stato deciso a livello di indottrinamento, e qui posso esprimere la mia opinione personale di “bersaglio”. Stanno bombardandoci tutti i giorni con le ultime sullo smog, date in apertura di telegiornale, evitando accuratamente di spiegare che però certi inquinanti sono scesi molto negli ultimi decenni, ma soprattutto collegando la questione con la CO2. Ormai frasi come “… la Cina è il paese più inquinato del mondo, tanto che è il maggiore produttore di CO2…” mentre vanno in onda le immagini dell’aria opaca di Shangai, sono la norma. Probabilmente pensano che è la loro ultima chance, e quindi il 2016 dovranno abbattere tutte le forme di resistenza…

    Resistere, resistere, resistere… 🙂

    Buon Natale e Buon Anno a tutti.

  4. giovanni p.

    Purtroppo di geologi pro agw, come di altri laureati in discipline scientifiche ce ne sarà sempre di più visto il pensiero unico che domina in gran parte dei settori accademici universitari. A questo va aggiunto che il sistema di insegnamento universitario da ormai più di dieci anni, con gli accordi di Bologna e la trasformazione dell’Università in un’azienda che deve fare utili ormai forma in maniera prettamente nozionistica e ahimè dogmatica sfornando spesso neolaureati solo in grado di eseguire e non di riflettere. Senza contare che persone come la Oreskes avranno la strada spianata visto che rappresentano la crema del pensiero unico scientifico che domina questo periodo storico, degli eroi dei nostri giorni insomma.
    Buone feste a tutti.

  5. Paolo Errani

    La compagnia di Stanford guidata da Jacobson è annoverabile tra i maggiori emettitori di aria fritta a livello globale. 😉
    Riguardo a quello studio in particolare – su di un Mondo 100% rinnovabile – che vanno riciclando da qualche anno, so che alla COP21 hanno ricevuto commenti imbarazzati/imbarazzanti.
    A proposito, un paio di considerazioni a caldo e quattro conti della serva li trovate anche qui:
    http://nucleareeragione.org/2015/12/11/really-dr-jacobson/

    Ne approfitto per ringraziare Donato Barone, per questo post e
    per il lavoro egregio svolto nelle ultime settimane sulle vicende in quel della COP21; ma soprattutto per porgere a tutti i miei migliori auguri di Buon Natale.

  6. teo

    Carissimo Donato,
    concordo quasi interamente con il contenuto del tuo articolo tranne due piccoli distinguo che non posso non citare:
    1- cosi’ come non mi piace negazionista altrettanto non mi piace catastrofista, poi lo so nelle discussioni capita di dirlo, preferisco scettico e allarmato.
    2- la fatwa e’ una apertura di inchiesta, normalmente si risolve come dici tu, ma in linea dottrinale e’ solo una apertura di inchiesta.
    Ma colgo l’occasione per augurare a te e a tutti gli altri amici di CM un sereno Natale
    teo

    • Donato

      Teo, grazie per il chiarimento sul significato del termine fatwa. Per gli altri due termini devo dirti che, fino ad oggi, ho sempre cercato di evitarli: usavo scettici e sostenitori della teoria AGW. Poi sul blog di M. Cattaneo ho avuto modo di leggere un commento in cui si faceva l’esegesi del termine “negazionista” e si giungeva alla conclusione che il suo uso per indicare gli scettici era appropriato in quanto gli scettici NEGANO verità scientifiche: mi sono incazzato perché questi ci sono, non ci fanno! Da quel momento ho deciso di ricorrere, per rappresaglia, al termine “catastrofista”.
      Comunque credo che tu abbia ragione: meglio evitare di lasciarsi trasportare nella mischia.
      Buon Natale anche a te.
      Ciao, Donato.

    • Luigi Mariani

      Caro Donato,
      compliemnti per la disamina che ho trovato molto acuta sul piano antropologico. Mi permetto tre considerazioni:
      1. Il tuo scritto mi ha fatto tornare alla mente un detto di Pietro Nenni, che il XX secolo con i suoi terribili drammi (altro che le pantomime di oggi) l’aveva attraversato tutto: ricordo che la figlia minore Vittoria morì ad Auschwitz. Il detto, che cito a memoria, recita che “tutti i puri trovano prima o poi qualcuno più puro di loro che li epura.”… e i sostenitori dell’AGW si atteggiano a puri e si auto-attribuiscono una superiorità morale (a mio avviso tutta da dimostrare) e che tuttavia li pone periodicamente nella necessità di epurare, come capitava ai tempi dello stalinismo… e d’altronde a guardar bene il paragone con lo stalinismo non è così peregrino e avrei vari esempi da citare in proposito, anche se poi la violenza degli attuali movimenti è nella gran parte dei casi solo verbale.
      2. “Il combinato disposto di queste due circostanze ha fatto scattare la scomunica..” -> la scomunica scatta in questi casi perché uno dei canoni dell’ambientalismo è quello di far assurgere i problemi a catastrofi imminenti e al contempo di bollare una per una come impraticabili tutte le soluzioni ai problemi che la tecnologia pone a nostra disposizione.
      3. “Questo è uno dei motivi per cui buona parte degli scettici sono scienziati emeriti: non hanno più bisogno né di pubblicare, né di ricevere finanziamenti: possono parlare liberamente fregandosene altamente di vestali et similia.” -> Darwin diceva di essere contento perché era ricco di famiglia e dunque aveva potuto condurre le sue ricerche senza dover chiedere fondi a nessuno. “Scienziati emeriti” o “liberi professionisti” sono le categorie che più frequentemente si trovano oggi nella posizione che fu di Darwin. Io nel mio piccolo appartengo alla seconda categoria e così credo anche tu, ma poi ci sono importanti eccezioni come Teo o Gianluca che sono ancora scienziati in carriera… e che temo rischino più di noi per i motivi che tu stesso hai detto….

    • Maurizio Rovati

      Assolutamente perfetto!!!

    • Luigi Mariani

      In realtà anch’io ho commesso un errore quando ho scritto che “la violenza degli attuali movimenti è nella gran parte dei casi solo verbale.” Infatti il licenziamento da parte della TV di stato francese di un previsore del tempo reo di aver scritto un libro in cui criticava la teoria dell’Althropogenic Global Warming mette tutto in una nuova prospettiva, nella quale anche il termine “negazionista” assume un peso diverso ed evocatore di vecchie cacce alle streghe che sono indegne di un paese democratico. In proposito avrete notato che non si sono registrate levate di scudi da parte dei garantisti: la cosa è stata accettata ed è passata nel dimenticatoio.

    • Maurizio Rovati

      1- Un catastrofista è uno che prevede catastrofi per il futuro a partire dalle sue convinzioni.
      E’ un termine abbastanza neutrale anche se pone un accento particolare sull’entità dei danni.

      2- Invece negazionista è un temine che ha un sicuro intento spregiativo in quanto associato ad una delle peggiori pagine della storia. Tuttavia anche questo termine, infondo, è solo una parola, e le parole sono tutte innocenti.

      3- Non innocenti sono i catastrofisti che usano la parola negazionista con chiaro intento politico facendo leva sull’associazione di cui sopra, senza badare al fatto che non tutto quello che si mette in dubbio è verità acclarata e che sono pochi gli scettici che rifiutano (negano) in blocco il riscaldamento globale e il contributo antropico a tutta la faccenda.

      Per quanto mi riguarda continuerò a chiamare catastrofista ogni posizione affine al CAGW perché proprio all’ inizio dell’acronimo la C sta per Catastrophic.
      Se qualcuno mi chiamerà negazionista si ritroverà a doversi difendere dalle considerazioni espresse nei punti precedenti.

      Secondo me, la parola con cui davvero si può dare un’etichetta abbastanza spregiativa ai sostenitori del CC-AGW etc è Credente (Believer) che prevede un’accettazione di posizioni dogmatiche e fideistiche, sostenendole al livello di una religione più che di una scienza.

  7. Maurizio Rovati

    “Una transizione energetica richiede circa 150 anni e non certamente 30/40 anni come sostengono Oreskes e soci: la dimostrazione la troviamo nel fatto che oggi, ad oltre un secolo dall’avvento del petrolio, ancora non si è completata la transizione energetica dal carbone agli idrocarburi e quella verso il gas è ancora più arretrata. Per quello che mi riguarda neanche l’energia nucleare sarà in grado di accelerare la transizione energetica verso le fonti prive di emissioni, ma questa è una mia idea e lascia il tempo che trova.”

    Caro Donato, non mi ci ritrovo molto.
    In fatto di transizione energetica siamo passati da un mix di rinnovabile (mulini a vento o acqua), di energia animale (trazione per movimentazione e agricoltura) e termica (riscaldamento e attività industriali come la metallurgia) fino al 1800 all’utilizzo su vasta scala dell’energia termica attraverso le macchine che convertono il calore in energia meccanica e poi magari anche in energia elettrica.
    Anche per il nucleare stiamo usando l’energia termica prodotta dalla fissione.

    Niente di nuovo a parte gli sviluppi tecnologici.
    Le fonti di calore che sfruttano la combustione con l’ossigeno dell’aria, invece, sono tutte rimaste tali dalla legna al gas e non mi pare in atto nessuna transizione. Trovo anche un po’ strano parlare di 150 anni per completare una transizione, come ce ne fossero state in precedenza tante da poter stimare un periodo in modo accurato. Forse si può dire che il passaggio da motori a combustione esterna (le macchine a vapore di Watt, anno 1750) a quelli a combustione interna ha richiesto un certo tempo, ma di sicuro è prima stato necessario inventare e costruire i nuovi motori (circa anno 1850) che quando hanno provato di essere validi hanno soppiantato i vecchi. Con la notevole eccezione delle turbine a vapore che restano nella categoria dei motori a combustione esterna e producono attualmente energia per le centrali termo elettriche non turbogas in tutto il mondo.

    Scusandomi per il pignoloso pistolotto, colgo l’occasione di augurare a tutti di passare delle ottime festività natalizie!

    M.

    • Donato

      Caro Maurizio, hai ragione e ti ringrazio per la precisazione. Credo di essere stato poco chiaro e, per quel che riguarda i 150 anni, mooolto impreciso (doveva essere circa 60 anni, ma non so perché è diventato 150). 🙁 Mi scuso con te e con gli altri lettori.
      Ti ringrazio anche per avermi dato lo spunto di chiarire meglio il mio pensiero: ho cercato di esprimere in poche righe un concetto che merita molto di più.
      .
      La mia ipotesi, derivata da quella di Smil, è la seguente: una transizione energetica inizia nel momento in cui la nuova fonte di energia rappresenta il 5% del consumo energetico globale e termina quando l’apporto energetico della nuova fonte energetica supera il 50% del fabbisogno globale. Sulla base dei dati storici questa fase dura, in genere, circa 60 anni.
      Fatta questa premessa possiamo dire che fino al 1840 circa la fonte energetica principale era la legna da ardere affiancata da acqua, vento ed energia animale (diciamo muscolare) in posizione subordinata. Intorno al 1840 è iniziata la transizione energetica verso il carbone che si è completata, nel senso di cui sopra, in una sessantina d’anni circa: agli inizi del 20° secolo il mix energetico vedeva il carbone come la principale fonte energetica, superiore al 50% del fabbisogno.
      Intorno al 1815 l’apporto energetico del petrolio ha raggiunto il 5% del totale e, intorno al 1970, ha superato la soglia del 50% del fabbisogno energetico totale. Intorno al 1990 è iniziata la transizione energetica verso il gas naturale che è ancora in corso.
      .
      Attualmente le fonti energetiche rinnovabili propriamente dette (solare, eolico e biocarburanti) rappresentano ancora il 3-4% del fabbisogno energetico globale, quindi non hanno ancora raggiunto la soglia del 5% del fabbisogno globale. E’ solo a partire da quel momento che inizieranno a camminare con le loro gambe e la transizione si potrà considerare conclusa quando il loro contributo al mix energetico globale supererà il 50% del totale.
      Tale era il senso del mio discorso.
      Maurizio, credo di aver risposto con un altrettanto pignoloso pistolotto, ma era necessario chiarire il mio pensiero: ancora grazie per avermi fatto notare la cosa. 🙂
      Buone feste anche a te.
      Ciao, Donato.

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