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Clima nuovo Scienza nuova

Clima nuovo scienza nuova, con buona pace di quella vecchia.

Una volta funzionava così: hai un’ipotesi, fai della ricerca, proponi delle spiegazioni che la sostengano, conduci dei test per validare i risultati, l’ipotesi diventa una teoria: qualcun altro la prende, riproduce i test, se giunge agli stessi risultati la teoria è valida, altrimenti tutto da rifare.

Ora leggete qui come intende il suo lavoro una ricercatrice australiana che si danna per investigare il collegamento tra eventi estremi e cambiamenti climatici (ripreso qui e qui da WUWT):

Climate change has changed the way I think about science. Here’s why

Sophie Lewis
Research fellow, Australian National University
August 10, 2017 3.30pm AEST

I’ve wanted to be a scientist since I was five years old.

My idea of a scientist was someone in a lab, making hypotheses and testing theories. We often think of science only as a linear, objective process. This is also the way that science is presented in peer reviewed journal articles – a study begins with a research question or hypothesis, followed by methods, results and conclusions.

It turns out that my work now as a climate scientist doesn’t quite gel with the way we typically talk about science and how science works.

1. Methods aren’t always necessarily falsifiable

Falsifiability is the idea that an assertion can be shown to be false by an experiment or an observation, and is critical to distinctions between “true science” and “pseudoscience”.

Climate models are important and complex tools for understanding the climate system. Are climate models falsifiable? Are they science? A test of falsifiability requires a model test or climate observation that shows global warming caused by increased human-produced greenhouse gases is untrue. It is difficult to propose a test of climate models in advance that is falsifiable.

Science is complicated – and doesn’t always fit the simplified version we learn as children.

This difficulty doesn’t mean that climate models or climate science are invalid or untrustworthy. Climate models are carefully developed and evaluated based on their ability to accurately reproduce observed climate trends and processes. This is why climatologists have confidence in them as scientific tools, not because of ideas around falsifiability.

Sicché, in assenza di efficaci metodi di verifica, semplicemente la si elide, dimenticando un fatto fondamentale: i modelli climatici NON sono strumenti che riproducono il comportamento del sistema, sono espressioni dell’ipotesi che l’unico driver del clima sia la CO2, nella fattispecie quella che le attività antropiche introducono nel sistema; quindi, NON possono essere utilizzati per confermare l’ipotesi. Il fatto che siano stati “sviluppati con cura”, ovvero che si sia lavorato per anni a cercare di insegnar loro di riprodurre il passato, spesso mettendo anche le mani al passato stesso, NON dà alcuna garanzia che questi siano idonei al loro scopo, cioè dirci quale sarà l’evoluzione del clima con o senza contributo antropico, perché la cura messa nella sviluppo è l’adattamento all’ipotesi.

A Popper verrebbe un colpo.

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Published inAttualitàClimatologia

13 Comments

  1. Benedetto Rocchi

    Tradotto in altri termini Sophie Lewis rappresenta la scienza come una pura e semplice retorica: molto in linea con la passione per le “narrazioni” che sta travolgendo le scienze sociali. Il mondo è quello che diciamo sia, a volte con un sistema filosofico, altre volte con un modello climatico. Soggettivismo al cubo.

    Immagine allegata

    • Fabrizio Giudici

      Soggettivismo al cubo.

      Esatto, è il punto chiave. Alberto Bagnai è un economista che può piacere o non piacere per la scuola di pensiero (si rifà al filone marxista) e per le conclusioni (ritiene l’euro un grave problema non risolvibile); a prescindere dalle questioni economiche, il suo blog è interessante perché è una serie di continue provocazioni interessanti, anche sulla scienza. Recentemente ha discusso sulla famosa – oggi direi famigerata – “equazione del colesterolo” che per decenni è stata magnificata come un gran risultato della scienza medica e ha condizionato il modo di mangiare e curarsi di milioni di persone con rischi cardio-circolatori. Recentemente si è scoperto che era farlocca e che lo zucchero raffinato è il vero pericolo per quelle patologie. Si è anche verificato che l’industria dello zucchero non è stata ininfluente su questa decennale cantonata. Tuttavia, se pur con ritardo, l’accurata analisi dei dati, della corrispondenza dei fatti con le previsioni, ovvero la maledetta falsificabilità, hanno permesso di rilevare l’errore e correggerlo (poi magari in futuro si scoprirà che la verità di oggi non è quella defnitiva, ma questo fa parte del processo incrementale). Nel suo post Bagnai metteva in evidenza con caratteri ingranditi la parola “EPISTEMOLOGIA”, che è la disciplina che dovrebbe regolare il metodo scientifico.

      Senza epistemologia la scienza si riduce ad una guerra tra bande. A questo punto, è evidente che l’unico modo di “aver ragione” è urlare più forte e appoggiarsi alla banda dominante, che poi è quella che controlla i media.

      In ogni caso, questo è un segno dei tempi. Non vedo disciplina umana che non sia oggi plagata da questo totale rigetto del metodo, in favore della voce del più forte, o più furbo. Le scuse poi sono sempre le stesse: “troppo complicato”, “troppo lento”, “la gente non capisce”, il fine “salvamondo”, o “filantropico”, o “pastorale”, eccetera.

    • Maurizio Rovati

      E chi controllerà gli “EPISTEMOLOGI”?…

    • Fabrizio Giudici

      E chi controllerà gli “EPISTEMOLOGI”?…

      Su questa catena sai già dove andrei a parare, per cui evito di risollecitare la pazienza di Guido 🙂 e gli lascio fare un sereno Ferragosto…

      La risposta alla domanda comunque è necessariamente insoddisfacente, comunque la si voglia vedere: certamente, il problema si ripropone anche a livello di epistemologia. Tuttavia, un epistemologo – non avendo a che fare direttamente con un certo programma di ricerca – almeno non ha conflitti di interesse. Alla fine è come nel gioco del calcio: non puoi escludere che l’arbitro sia incapace o corrotto, ma è sempre meglio che lasciar decidere da sé i ventidue giocatori in campo.

  2. virgilio

    Karl Popper asseriva che materie i cui risultati non possono venir falsificati in quanto non in grado di produrre previsioni precise osservabili o perché si può sempre ricorrere a spiegazioni alternative quando le lor spiegazioni non si palesano in modo misurabile, non è soddisfacente definirle discipline scientifiche. Ciò non vuol dire che esse non abbiano propria dignità e ragion d’essere ma semplicemente non rientrano nella categoria della scienza. Per scienza in tal caso s’intende capacità di arrivare a una certezza interpretativa e predittiva la più oggettiva possibile. Non convinzioni soggettive seppur condivise da molti. La filosofia morale è una disciplina di tutto rispetto e validamente studiata, così le scienze politiche oppure l’economia, come la letteratura ecc… Ma semplicemente, e per denominazione accademica, queste son appunto definite “discipline umanistiche”. Punto. Poiché non offrono certezze oggettive, ovvero quei fatti che per forza di cose devi accettare perché puoi sperimentarle direttamente o subirle. La legge gravitazionale la sperimenta chiunque, che gli piaccia o meno, se e quando cade da qualche altezza…
    La climatologia con tutte le teorie corrispondenti mi par affine per i tanti fattori, in parte imponderabili che vi entrano in gioco, alla disciplina macro-economica. Vedi scuola keynnesiana, scuola austriaca, neo-liberismo, marxismo…e combinazioni di esse. In base ad esse si eseguono previsioni a lungo periodo ma tutte diverse le quali vengono considerate valide da chi sceglie di crederci. Magari capita che una o l’altra possano indovinarci o risultar utili ma a seconda casi e periodi e circostanze non determinabili a priori. Tanto val per le correnti filosofiche. Pretendere che tutti si convertano al comunismo o al neo-liberismo come a scetticismo, idealismo o quello che vuoi è un atto presuntuoso e immorale che apre la strada, e l’ha fatto e lo sta facendo, a tirannie di ogni ordine e grado, d’ogni fede politica e religiosa. La scienza nuda e cruda ha meno pretese ed più circoscritta o almeno prudente nelle proprie asserzioni. Purtroppo la verità ultima ancora non appartiene al regno del rigore scientifico. I fautori dell’AGW mi paiono abbastanza simili a quei marxisti che definivano, in piena buona fede ma con autoreferenza, il materialismo storico una disciplina scientifica, dunque vera, giusta e perciò da perseguirsi ad ogni costo. Lenin ed epigoni insegnano.

  3. AleD


    A test of falsifiability requires a model test or climate observation that shows global warming caused by increased human-produced greenhouse gases is untrue

    Non ho mica capito, ma le osservazioni climatiche che dimostrano invece che il global warming è causato dall’incremento delle emissioni dei gas serra dove sarebbero?

  4. Alfredo

    Caspita, qui mancano davvero i fondamentali!
    Ecco, sono gli “studiosi” come questi che mi preoccupano, più della teoria AGW, anche perché non è il primo episodio che leggo.
    In realtà, temo che con queste uscite stiano scavando la fossa della scienza e della sua credibilità.

    • Carlo Del Corso

      Sono daccordo.
      Ma come è possibile che una laureata in Filosofia e Bachelor of Science possa discettare sui modelli climatici :
      “A test of falsifiability requires a model test or climate observation that shows global warming caused by increased human-produced greenhouse gases is untrue. It is difficult to propose a test of climate models in advance that is falsifiable.”
      Ma si possono scrivere idiozie simili?
      Basta la non rispondenza ai dati osservati per invalidare il modello.
      E poi avra’ mai sentito parlare di Validation and Verification of models?

  5. Gianluca

    Caro Guido,
    riporto dall’introduzione di uno scritto sul grande Rutherford :” A Rutherford si deve anche una serie di progressi nel modo di fare Fisica: compiere e ripetere esperimenti anche se contraddicevano le teorie correnti (comrese le proprie) ed approfondire il perche’ di queste contraddizioni invece di “aggiustarne” i risultati”.
    Non solo a Popper verrebbe un colpo!…..

  6. Luca Maggiolini

    La conseguenza qual’è? Ovvia e logica direi. Se parti dal concetto che il modello non debba essere verificato ne consegue che falsifichi – letteralmente – i dati per adattarli al modello.
    A furia di correggere il passato per adattarlo a quello che deve essere il presente, ma che non è, nel futuro avremo i modelli che dicono che la temperatura è di X mentre i termometri diranno che è X meno Y. Ma tutti i termometri saranno sbagliati… poi a qualcuno si accenderà la luce cerebrale e dirà: è tutta ca.ata pazzesca, sti’ modelli. Ripartiamo dalle basi.
    E sarà visto come un genio. E’ già capitato in tanti aspetti della nostra società, capiterà ancora…

  7. donato b.

    E con questo siamo tornati all’era pre-galileiana. A settembre dirò ai miei alunni del corso di fisica che il metodo scientifico o sperimentale non è più valido e, pertanto, tra scienza e fede non vi è più alcuna differenza. 🙁
    Ciao, Donato.

    • Alessandro2

      Il paradosso è che oggi anche la fede ha perso i suoi fondamentali (le sue “regole”), riducendosi all’ombra di quella che fu. Come per la scienza, anche della fede abbiamo un’idea distorta e confusa, strumentale ed eccessivamente semplificata. Pigrizia mentale, astigmatismo filosofico, o deliberato disegno di persuasori occulti interessati a coltivare la nostra ignoranza? Non lo so; in ogni caso, non possiamo chiamarla civiltà, non possiamo chiamarlo progresso.

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