Potenzialmente. Pensateci su, quante volte vi è capitato di leggere questo avverbio in materia di clima o, ancor di più, di #climachecambia? Il fatto è, dicono, che se ci metti davanti questo avverbio, tutto va bene. Non ho detto che accadrà, ho detto che potrebbe accadere. Poi, quanto sia lunga, interminabile, indistricabile la lista dei “se” che dovrebbero mettersi in fila perché quanto possibile accada, bé, quello non è importante…
Prendi ad esempio la farfalla monarca, che pare faccia un po’ come i pesci pagliaccio con gli anemoni, ossia abbia sviluppato nel suo percorso evolutivo un’immunità alle sostanze tossiche prodotte da alcune piante, i cardi o genziane, che gli permette di utilizzarle per nutrirsi e per la deposizione delle uova, proteggendole – e proteggendosi quindi – dai predatori.
Che c’entra il climate change? Eh, quello c’entra sempre, perché potenzialmente, l’aumento della temperatura potrebbe far aumentare la produzione della sostanza tossica a cui le farfalle sono immuni finendo per avvelenarle.
La prova? Piglia una genziana, mettila in una serra, falla schiattare di caldo e poi mettici sopra una farfalla, vedrai l’effetto che fa. Fantastico esperimento. Il fatto che queste specie, come tutte, si siano evolute insieme in versioni del clima di questo pianeta di cui non abbiamo la più pallida idea non sfiora lo sperimentatore, che non si accorge che la falsificazione del suo esperimento è contestuale al risultato. Come mai le farfalle non crepano a frotte quando fa caldo?
Vuoi vedere che la sanno più lunga di noi che con la genziana ci sappiamo fare solo un amaro ma irresistibile cicchetto?
Qui per i dettagli se volete:
- Global warming can turn monarch butterflies’ favorite food into poison
- Climate change and an invasive, tropical milkweed: an ecological trap for monarch butterflies
Grande scoperta: tutti gli animali, noi compresi hanno sviluppato l’immunità a qualche tossina vegetale, provate a somministrare 200 mg di un alcaloide come la teobromina ad un cane ed avrà un effetto neurotossico, se la assume un uomo avrà mangiato una barretta di cioccolato fondente.
Se non si da tempo all’ organismo di metabolizzare un alcaloide questo diventerà tossico. Un ulteriore fattore è la quantità di alcaloide che si assume nell’ unità di tempo se un uomo mangia 50 chili di cioccolato in un giorno state tranquilli che starà malissimo
In realta’ poi magari la farfalla monarca si abitua molto in fretta pure alla genziana bollita a vapore. Esattamente come ha fatto la rana arlecchino, che si e’ adattata al fungo che la decimava: https://www.italiaoggi.it/news/ora-e-ricomparsa-la-rana-arlecchino-2259838
La natura e’ molto piu’ resistente (o resiliente, per usare un termine alla moda) di quanto molti ecologisti ritengano.
[p.s. grazie a tutti per il bel blog!]
[…] Fonte: La Farfalla e la Cicuta […]
Mah… delle farfalle monarca non e’ che mi interessi molto… pero’ leggere questo articolo…
(permettetemi l’off-topic)
goo.gl/srjf9z
… mi ha fatto sobbalzare.
I “verdi” ci dicono sempre che bisogna privilegiare i trasporti pubblici ai veicoli privati (quindi bus e tram in citta’, giusto?) e i “verdi” ci dicono anche che la CO2 e’ pe-ri-co-lo-sis-si-ma… nell’articolo da me linkato qui sopra leggo che…
“CO2 levels in public transport reflect passenger numbers, more than tripling from outdoor levels to 41200 ppm in crowded buses and trains.”
Tempo fa un noto pasdaran verde italiano (che, purtroppo, insegna pure in una universita’ italiana… poveri studenti) diceva che “troppa CO2 produrrebbe ritardi mentali” (o qualcosa del genere)… e qui mi/ci dicono che 1/2 in autobus mi danneggerebbe il cervello????
🙂
Infatti, non c’entra nulla la C02 con l’inquinamento delle città e non è per quel motivo che si vuole ridurre il traffico. Il problema sono soprattutto le polveri sottili, cioè i PM10, PM 2,5, gli NOx, ecc,, quelli si che creano grossi problemi alla salute delle persone, ma non mi risulta che modifichino ilo clima.
Anche gli autobus scaricano PM e NOx