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Terrapiattisti e Salvamondisti

Un recente sondaggio ha rivelato che il 34% dei giovani americani tra 18 e 24 anni non è convinto che la Terra sia rotonda. Il 9%, in particolare, dichiara di aver sempre pensato che il nostro pianeta fosse piatto mentre un altro 9%, pur sapendo che la Terra è sferica, sospetta tuttavia che le cose non stiano davvero così. A questi si somma un 16% che più socraticamente ammette di non sapere quale sia la forma del Pianeta su cui vivono.

Ad aumentare lo sconforto c’è la constatazione che il terrapiattismo ha più seguaci tra i giovani in età immediatamente post-scolare, piuttosto che tra quelli che la scuola non la frequentano da molti anni: la percentuale dei terrapiattisti tra i trentenni scende infatti al 24%, fino a raggiungere un misero 6% tra gli over-55.

Questione di fiducia

La buona notizia, per i padroni del vapore, è che se in tanti credono nel terrapiattismo allora altrettanti possono legittimamente credere che la CO2 sia un veleno, che le ciminiere e le flatulenze bovine siano l’unica forzante climatica del pianeta Terra, o che la guerra in Siria sia scoppiata perché è piovuto poco.

La cattiva notizia, per gli stessi padroni, è che altrettanto liberamente la gente può credere in tesi diametralmente opposte. Per esempio che la CO2 sia il mattone elementare della vita sulla Terra, che le forzanti climatiche siano innumerevoli o che la Terra se la passi ottimamente dal punto di vista climatico. Oppure, perché no, che si vada verso una glaciazione dalle proporzioni catastrofiche, giusto per rimanere in ambito strettamente climatico.

Detta in altri termini, la gente oggi tende a credere a tutto e al contrario di tutto per il semplice fatto che si è rotto irrimediabilmente il rapporto di fiducia tra i mezzi di informazione “ufficiali” e i fruitori degli stessi. Rottura causata dal diluvio di fake news promosse negli anni proprio dalla stampa mainstream, unitamente alla serie infinita di previsioni mai avveratesi nei termini in cui erano state annunciate.

Nessuna traccia, oggi, delle armi chimiche di Saddam con cui i media di tutto il mondo hanno giustificato la guerra in Iraq. E nessuna traccia, oggi, di quell’olocausto climatico annunciato da almeno 20 anni dagli stessi media. Solo per fare un paio di esempi.

La soluzione

Nel silenzio compiacente dei media (e con le solite benedette eccezioni), gli spiriti più illuminati di Bruxelles stanno lavorando per salvare dalla perdizione i loro cittadini così evidentemente disorientati. Ché ne va della nostra sicurezza.

È infatti il Commissario UE alla Sicurezza in persona, a presentare l’imminente stretta sull’informazione che i Salvamondo di Bruxelles stanno cucinando per noi. Con una serie di affermazioni del tipo:

  • La Russia disinforma i cittadini europei per minare la stabilità e la coesione della nostra società.
  • Pertanto si identificheranno i “bots che diffondono disinformazione” e si chiuderanno i loro profili sui social network (fatevi due risate su chi si celava veramente dietro i “bots russi” denunciati dall’autorevolissimo Guardian).
  • Grazie a Facebook e Twitter si selezionerà l’informazione “di qualità” per combattere le fake news (siamo al lupo che si fa guardiano dell’ovile).
  • Una rete di “fact-checkers indipendenti” qualificati con marchio UE vigilerà sulla buona informazione (!)

Ma la frase più bella è questa: L’esecutivo comunitario invita quindi gli stati membri a “prendere in considerazione schemi di aiuti” pubblici “orizzontali per rispondere ai fallimenti di mercato che danneggiano la sostenibilità del giornalismo di qualità”. Che tradotto in altri termini può suonare come: “gli Stati UE sono invitati a finanziare con soldi pubblici i media che non si sostengono commercialmente ma che raccontano la storia giusta”.

Ovvero, mentre si chiude il becco a chi racconta storie che “minano la stabilità della nostra società“, dall’altra parte si intende sostenere con i soldi dei contribuenti i cantastorie che piacciono agli euro-burocrati: storie che non vendono più, perché nessuno è più disposto a comprarle, ovvero a bersele. In fondo, si tratta semplicemente dell’ultimo passo verso l’agognata trasformazione dei media in organi di propaganda al servizio di un partito unico, globalista e sovranazionale. Una Euro-Pravda declinata in tutte le lingue dell’Unione.

Non hanno studiato.

…O non hanno ancora capito. Al di là dei contenuti francamente grotteschi, propagandistici e illiberali, quello che stupisce in certe proposte è l’evidente inutilità delle iniziative in questione. Eppure la storia dovrebbe aver insegnato qualcosa.

Non risulta, per esempio, che l’Unione Sovietica sia implosa per una eccessiva libertà di informazione o per un scarso controllo della propaganda da parte delle autorità. E allo stesso tempo, vi immaginereste il PCUS nell’atto di diffondere una lista di giornali da non leggere perché “fake news”? Quegli stessi giornali, qualora accessibili, sarebbero diventati immediatamente best-sellers in tutte le province dell’Impero. Ché un censore screditato diventa automaticamente il miglior promoter possibile.

E allora viva la libertà di informazione, e pazienza se il prezzo da pagare prende le forme del terrapiattismo o di qualche altro strano ircocervo del web. L’immunità alle vere fake news è nella consapevolezza del lettore, nella sua formazione culturale, nella sua curiosità, nel suo senso critico. E nell’autorevolezza e indipendenza delle fonti. Che si guadagnano sul campo, nel tempo, con l’onere della prova. E non con secchiate di contributi pubblici e il sabotaggio sistematico della concorrenza.

 

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Published inAttualità

32 Comments

    • ale.meteo

      Non a tutte le società andrà bene essere spazzate via dal decorso (accelerato) temporale.
      Ricordarsi che queste tempistiche attuative, nate dalle “grandi menti” dei pensatori moderni.. se una volta avvenivano in un paio di secoli minimo. Adesso avvengono in tempi relativamente stretti e che non lasciano scampo.
      Ci si potrebbe ritrovare, ad un certo punto.., con chef che fanno metalmeccanica.
      Figuriamoci se questi processi avverranno su tutte le società presenti sulla Terra.. Re Salomone docet.
      Non ricostruendo un senso temporale logico, nel corso dei secoli un’istituzione ad un certo punto perde la sua centralità. Le società che perdono la loro storia, perdono il senso di esistere e sono spazzate via dal tempo. Enormi ricchezze diventano tesori perduti. Alcune religioni danno un senso cronologico, si limitano a riportare cronache di tempi antichi. Altre mescolano le carte tra ancestrale passato ed antico. Altre ancora definiscono vari piani di percezione della realtà.
      A livello teologico pochi sanno il loro mestiere, (si contano sulle dita delle mani) In ambito religioso, ci si limita a trovare spiegazioni razionali nella scienza.
      A volte nascono abomini un pò ovunque.. l’Ampio schieramento sovra-individualista, non ha riferimenti morali, ne culturali, perciò in senso pratico non lascia spazio alla percezione umana della realtà.

      Saluti

  1. Flavio Capelli

    “Nessuna traccia, oggi, delle armi chimiche di Saddam con cui i media di tutto il mondo hanno giustificato la guerra in Iraq. ”

    Per quanto io sia generalmente in accordo colle affermazioni dell’articolo, ma fa un po’ specie che si ripeta la frase sopra. La realtà è che dopo il 2003 in Iraq sono stati trovati diversi depositi di armi chimiche che evidentemente Hussein non aveva distrutto.

    Certo, queste armi chimiche erano vecchie, mal conservate e di scarso valore militare, ma c’erano.

    • Alessandro

      Allora andiamo a cercarle dovunque queste “armi”vecchie, mal conservate e di scarso valore militare, così ogni guerra sarà legittima…è soltanto un teatrino di copertura per nascondere ben altri interessi.

    • Flavio Capelli

      Grazie della risposta, mi faccia sapere quando ha finito con i non-sequitur.

    • Alessandro

      E’ umoristico il mio commento, comunque penso che sapevano che le armi erano meno pericolose di tanti altri arsenali in possesso in quei anni anche da altri stati, però chissà perchè è stato scelto l’Iraq…

    • Alessandro

      chiaramente avrei dovuto scrivere “quegli anni” scusate l’errore…

  2. Alessandro2

    Colonna sonora dell’articolo (e dei commenti):

  3. David

    … tanto i “nuovi italiani” si vanno a pescare con i barconi, col magnifico risultato di distruggere salari di chi ha poco a vantaggio di quelli di chi ha tutto.
    frase daincorniciare ed inviari ai pochi media non lobotomizzati!

  4. Alex

    Purtroppo con i giovani che attingono le loro informazioni quasi esclusivamente dalla rete, le “fake news” diventeranno la verita’ acquisita. Quanti giovani credono che l’ uomo sia veramente stato sulla luna? Noi che l’ abbiamo vissuto ci crediamo. ma le nuove generazioni danno per scontato che e’ stato un “hoax” messo su tra la NASA e Holliwood.

    Vi faccio un esempio. Cercavo notizie su un astronauta che ho avuto la fortuna di incontrare qualche anno fa (David Scott, Apollo 15″) soprattutto per vedre se fosse ancora vivo. Le prime cose che ho trovato sulla rete sono una serie di documentari che ti spiegano con dovizia di particolari come sia stato montato il “Moon Hoax”. Se fossi uno sprovveduto come tutti quelii che si abbeverano alla rete e al faccia-libro ci avrei creduto.

    Per tornare a David Scott, e’ un uomo di una rettitudine come solo i militari vecchia scuola possono esssere e, come la maggior parte degli americani non ha un gran senso dell’ umorismo. Quando gli chiesi se fosse vera la famosa frase “Good luck Mr Gorsky” attribuita a Neal Armstrong, pensavo che la mia ironia fosse evidente. Invece mi rispose con aria serissima: “It is a good story but it is not true”.

    Adesso pero’ avendo visto tutta la spazzatura che c’e’ in rete, capisco che forse avra’ pensato che io ci credessi veramente!

    Certamente la censura non e, un rimedio, ci vuole l’ educazione, ma, chi educa gli educatori? Basta con il pessimismo, qui a Londra c’e’ il sole, vado fuori a controllare se ci sono scie chimiche…

    • Massimo Lupicino

      Caro Alex, penso sia per questo che i media piu’ impegnati sul versante globalista esaltano i ggggiovani in opposizione ai “vecchi”, esattamente come i giornalisti di 30 anni fa presi in giro dallo stesso Nanni Moretti in Ecce Bombo. In quanto cresciuti e pasciuti nella melassa del politically correct, plasmati per non formare un pensiero indipendente quanto per essere compliant col pensiero unico, sono le vittime predestinate del sistema, e gli alfieri della conservazione.

      In questo gioco di specchi, di universi paralleli e di categorie logiche completamente ribaltate, i progressisti sono gli anziani, mentre i conservatori sono i giovani. Ma e’ un gioco rischioso, come ho provato a sottolineare nel pezzo, perche’ per lo stesso motivo per cui oggi i giovani sono pasdaran della conservazione tecno-globalista, domani potrebbero trasformarsi in agenti di cambiamento. Magari semplicemente per un fatto anagrafico: crescendo si migliora, si diventa piu’ consapevoli e piu’ “sgamati”. Come le statistiche sul terrapiattismo dimostrano in modo spietato.

  5. ale.meteo

    Sanno che prima o poi capita un patatrak e questa è la strada giusta.. La Terra piatta ed altre mostruosità intellettuali sono studiate a tavolino molte volte..
    Vedere Zeitgeist, che dice tutto e nulla..

    Va bene cosi’.. mettiamoci in mezzo UFO alieni e salvatori celesti e capitemi dove vogliono andare a parare.. Un pò come capire..
    perché il corpo della sfinge è dilavato e porta segni, di piogge torrenziali. La stessa faccia e di un’altro materiale.. rispetto lo stesso corpo.. ? Perché ci sono strutture che risalgono alla fine delle glaciazioni?

    gatekeeper e debunker esistono non sono paranoie.. mettiamoci in mezzo troll, entusiasti e qualche instabile.. abbiama fatto la frittata..

    l’Isis è un pò un prodotto drastico di questo sistema.. come il burattinaio.. chi controlla le masse che a volte protestano..

    Non c’è nulla da confutare in questa tesi, piuttosto c’è ne sarebbe tanto da confutare in ambito religioso.. dato che la Terra piatta è una credenza antica che poneva l’uomo al centro del mondo (universo..) ed era una credenza (la Terra piatta) che andava a paripasso con le credenze religiose o mistiche..

    Si tratta di credenze e mistificazioni (allucinazioni..) Infatti dal proprio punto di vista l’orizzonte è piatto e si fonde con il cielo.. Diversamente se ti alzi da “terra” vedi la curvatura del pianeta. Se ti alzi di molto vedi una sfera, in realtà un’enorme geoide con qualche “ammaccatura..”

    Più plausibile che viviamo dentro un’enorme calcolatore alieno.. Ancora più plausibile.. una civiltà aliena che cattura energia da un enorme struttura attorno una stella…

    Saluti

  6. Maurizio Rovati

    Allora, scusate, ma c’è la Zona Morta. E’ enorme tra la Scozia e metà della Russia come estensione. Si trova nel mare arabico ed è infestata da robot subacquei dell’UEA (University East Anglia) e dai pirati. Manca l’ossigeno nel mare e tutto muore liberando NOx più di un diesel euro zero, causando effetto serra a manetta, effetto serra “causato dal cambiamento climatico”, a sua volta causato, vediamo se ci arrivate…… Bravi, dal SUV di G.G…. al minuto 37 l’ineffabile Cocozza con voce stentorea ci ragguagli e allarma a dovere.
    http://www.video.mediaset.it/programma/tg5/archivio-video.shtml

    No Fake News Plz.

  7. Andrea Beretta

    Caro Massimo,
    diciamo che il metodo del controllo serrato delle informazioni può funzionare su certe culture. Mi viene in mente la Cina, che però è un monolite che si muove indipendentemente da 3000 anni dal resto del mondo (inteso come Occidente), più o meno impermeabile a esso (nel bene e nel male: non mi risulta che ad esempio là la retorica della CO2 e del GW sia troppo di moda). Ma l’Occidente è altra cosa, è Platone, Aristotele, Voltaire e, sì pure Gesù Cristo, a prescindere dal fatto di chi si crede che lui sia stato. Da noi quel controllo, come tu dici, non funziona…ma forse è proprio per quello che stanno cercando di farci dimenticare di Platone, Aristotele, Voltaire e Gesù Cristo: non sono così sprovveduti come li pensiamo noi

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea, come non concordare con quello che dici. La destrutturalizzazione, la neutralizzazione culturale e religiosa, l’annullamento di qualsiasi elemento caratterizzante di una nazione o di un popolo sono l’obbiettivo primario del partito globalista. Che puo’ essere tale solo in un mondo realmente globale, ovvero privo di qualsiasi elemento caratterizzante.

      La differenza tra l’essere una nazione e l’essere solo un elemento del Sistema e’ la stessa differenza che c’e’ tra una lasagna e un frullato di pasta, carne, sugo, farina, latte e burro. Ci stanno frullando da molti anni ormai, e i risultati sono gia’ sotto gli occhi di tutti.

    • Alessandro

      Secondo ISTAT nel 2016 le “famiglie” senza nucleo, ovvero coloro che vivono da soli senza altri familiari è il 33,7% ed il dato è in continuo aumento. In Italia viviamo quindi con più di 1/3 della popolazione che quotidianamente non ha un confronto diretto con una “guida di vita”.
      Questo dato ci dice che è impossibile essere una nazione, perchè se la tendenza è quella di vivere individualmente senza alcun confronto diretto con gli altri, gli individui non saranno portati a riconoscersi come un popolo…

  8. donato b.

    Caro Massimo, hai messo molta carne al fuoco. 🙂
    .
    Nel tuo articolo hai posto in evidenza diverse facce dello stesso problema: l’ignoranza e la mancanza di senso critico che attanaglia molta parte delle nuove e delle vecchie generazioni.
    Partiamo dall’ignoranza. Le responsabilità devono essere equamente ripartite tra la scuola, la famiglia e la società in cui viviamo. Scriveva K. Popper che si impara solo se vi è interesse ad imparare, Non si può considerare, infatti, il cervello di un essere umano alla stregua di un vaso da riempire con un imbuto. E l’interesse è frutto della curiosità di una persona: chi non è curioso non imparerà mai. Peccando di modestia, A. Einstein ebbe a dire che lui non aveva talenti particolari, ma era solo curioso: se tanto mi dà tanto ….
    .
    Da operatore del mondo della scuola non posso fare a meno di registrare un grande calo di interesse e di curiosità nei confronti della cultura in tutti i suoi aspetti: scientifica, umanistica, storica, filosofica. L’interesse dei ragazzi è diretto verso altri lidi: lo svago, la moda, le attività extra-scolastiche, i pessimi modelli che il nostro sistema sociale individua come vincenti.
    E’ anche vero che la scuola è stata trasformata in qualcosa che non deve essere. Ascoltando i nostri decisori politici, sembra che la scuola debba fare tutto: combattere il bullismo, combattere la cattiva educazione, combattere la mancanza di senso civico, educare al rispetto dell’ambiente, educare alla finanza, educare all’uso dei nuovi media e potrei continuare con almeno altri cento obiettivi o competenze da sviluppare negli studenti.
    .
    E tutte le altre agenzie educative che fine hanno fatto? Mia madre e mio padre non hanno delegato a nessuno il compito di educarmi ad un comportamento corretto e rispettoso del vivere civile. Lo hanno fatto con la diligenza del buon padre di famiglia, pur essendo poco o nulla acculturati e, quando necessario, anche a base di qualche salutare scappellotto di cui li ringrazio ancora adesso. Se mi fossi azzardato a fare il bullo, nessuno avrebbe chiesto alla scuola o a qualche altra entità di rieducarmi: ci avrebbe pensato mia madre, appena venuta a conoscenza del fatto.
    .
    Se dalla scuola vogliamo tutto e di più, essa fallirà miseramente, come sta accadendo, in quello che è sempre stato il suo compito, cioè educare ad imparare, fornire, in altre parole, agli studenti i mezzi per poter accrescere il loro livello culturale ed il loro bagaglio di conoscenze anche quando l’insegnante non li potrà più guidare.
    .
    Per far si che la scuola possa raggiungere l’obiettivo di insegnare ad imparare, è necessario, però, che sia messa anche in condizione di promuovere i migliori e fermare i peggiori. Questo è diventato, però, quasi impossibile da quando, nel nome di un malinteso senso dell’inclusione, si è completamente abbandonato il criterio meritocratico e si sono livellati verso il basso gli obiettivi da raggiungere. Nel contempo si è colpevolizzato l’insegnante in quanto responsabile dell’insuccesso formativo del suo alunno. Una volta, forse sbagliando, la responsabilità dell’insuccesso era esclusivamente dell’alunno, oggi, forse sbagliando, è esclusivamente del docente.
    .
    Il combinato disposto della scuola “factotum”, della scuola non selettiva, dello svilimento più totale del ruolo sociale dell’insegnante e della perdita della funzione di ascensore sociale della scuola, hanno generato ciò che è davanti agli occhi di tutti e che stiamo discutendo a valle del tuo post.
    .
    La mancanza di senso critico è figlia dell’ignoranza di cui parlavo prima. Io resto turbato quando sento parlare di persone che si lasciano abbindolare dalle notizie false, di persone che possono essere manipolate (elettoralmente) da agenti esterni che approfittano del loro essere sprovveduti. Oggi il livello di scolarizzazione è aumentato di diversi ordini di grandezza rispetto al passato, per cui la maggior parte dei cittadini del primo mondo e secondo mondo, dovrebbe essere in grado di differenziare le sue fonti di informazione e, quindi, decidere in modo logico. Non accade? E’ conseguenza del fallimento delle agenzie formative sociali, scolastiche e familiari. E’ colpa della rinuncia di tali agenzie a svolgere fino in fondo il compito che l’evoluzione umana hanno loro assegnato. O esse si riappropriano del loro ruolo, o siamo fottuti (termine un po’ forte, ma efficace). 🙂
    .
    Sono stato giovane quando il mondo era molto polarizzato ideologicamente e politicamente, ma durante la mia giovinezza insegnanti, parenti ed altre agenzie educative, mi hanno inculcato il bisogno di differenziare le fonti di informazione: ascolta sempre le due campane e poi decidi con la tua testa. Ho sempre agito in questo modo e mi sono trovato bene. Per questo cerco di trasmettere questo paradigma anche ai miei alunni, ai miei figli ed ai figli dei miei amici. Cerco di fare, cioè, ciò che la società, la scuola e la famiglia in cui sono cresciuto, hanno fatto con me. Se lo facessimo tutti, vivremmo in un mondo migliore. Un mondo in cui i terrapiattisti sarebbero una misera minoranza, così come i no-tutto che ci angustiano da mane a sera.
    Ciao, Donato.

    • Massimo Lupicino

      Caro Donato, tutti spunti che condivido in pieno. Forse perche’ apparteniamo alla stessa generazione. Oggi sono i “like” a determinare i trend, e con questi la difficolta’ di pensare con la propria testa, di elaborare un pensiero originale, di non farsi prendere per i fondelli.

      Il sistema dei social network e la sottomissione al giudizio altrui sono una forma potentissima di controllo del comportamento e delle menti come non si e’ mai vista in passato, almeno nelle proporzioni numeriche. Se un “ggggiovane” devia di un millimetro dal mantra del politically correct e’ linciato, trasformato in un paria, ostracizzato dalla comunita’. Difficile prendersela con i piu’ giovani se il Sistema ha prodotto un mostro zombificante e annullante.

      Essere “contro” oggi, per un giovane, richiede uno sforzo enormemente superiore rispetto ad un passato in cui come fai notare esisteva per lo meno una polarizzazione: o eri di destra o di sinistra, o al piu’ anarchico. Ognuno trovava il suo posto e la sua dimensione. Oggi o ti sottometti alla livella e al filtro passa-basso di Zuckerberg, o sei un escremento umano da smaltire in una centrale a biogas. Altro non e’ dato.

      Sono tempi cupi, tempi in cui essere anziani e aver conosciuto le dittature e le mostruosita’ del passato (o per lo meno averle studiate) aiuta a percepire quanto di cupo, pericoloso e malevolo viene apparecchiato per tutti noi. I giovani questi anticorpi non ce li hanno, come per una influenza spagnola. E non si puo’ incolparli di questo.

      Forse la responsabilita’ maggiore e’ dei loro genitori, o dei loro nonni. E qui si potrebbe aprire un capitolo sul ’68 che richiederebbe qualche decina di articoli che non mi azzardo nemmeno lontanamente a sfiorare 😉

  9. virgilio

    Provvedimenti messi in atto, con diverse varianti, da ogni regime totalitario fin dall’antichità. Si fa degenerare la situazione permettendo o addirittura fomentando il caos, vedasi la disciplina nelle scuole dove ormai in nome della tutela degli studenti si è per leggi delle autorità promosso di fatto o lasciato prosperare il bullismo più becero, dopodiché, dopo aver direttamente o indirettamente favorito il problema se ne propone la soluzione e con restrizioni generalizzate alla libertà di tutti i sudditi. Io dico che per salvaguardare la verità è sufficiente diffondere informazioni vere con spiegazioni e ragioni convincenti, sensate e possibilmente corroborate da qualche prova accertabile. D’altronde chi per principio non vuol credere non crederà mai e chi vuole credere (per partito preso) all’una o all’altra cosa, continuerà a crederci nonostante tutte le evidenze (guarda storia e affermazione delle varie dottrine religiose e di quelle ideologico-politiche). Mi chiedo: quando e se un giorno fosse solo una bocca ufficiale a pronunciare quel che essa ritenga la sacra “verità”, quale persona di buon senso potrebbe crederle? Chi, quale serio intellettuale accetterebbe di prender per buona una “verità” che qualcun altro ha proposto di fare vincere ma senza convincere? Dai giorni della filosofia greca impariamo che la verità si manifesta tramite la dialettica, il contrasto fra opinioni, il confronto e la verifica o perlomeno l’osservazione dei fatti, solo così chi è dotato di ragione può afferrarla. Se poi qualcuno rifiuta di ragionare o non ne è capace o all’intelligenza preferisce qualunque altro stimolo è inutile starsene a occupare.

    • Massimo Lupicino

      Da Aristotele e Platone a… Zuckerberg e Al Gore. Ne abbiamo fatta di strada in questi 2,500 anni eh? Giustamente, raccogliamo i frutti di questa straordinaria involuzione culturale.

  10. Guido Botteri

    da
    http://www.privacy.it/archivio/diruomo.html

    // Articolo 19

    Ogni individuo ha diritto alla libertà d’opinione e d’espressione, il che implica il diritto di non venir disturbato a causa delle proprie opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee. //

    Ma pare che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non interessi più nessuno.
    Ora c’è chi si erge a giudice di ciò che sia vero e ciò che non lo sia, sopprimendo il diritto al dissenso, alla libertà di espressione.
    Dittatura del Pensiero Unico

    Come giustamente detto nell’articolo, però
    // (siamo al lupo che si fa guardiano dell’ovile) //

    No grazie, signor lupo.

    • Massimo Lupicino

      Avere una opinione oggi e’ razzista, discriminatorio, sessista e sovranista, e quindi anche populista e xenofobo. Si tratta solo di aggiornare la Dichiarazione in questione, questione di tempo.

  11. Duccio

    Ottimo pezzo! La sintesi finale sarebbe, per usare le parole di Eco che “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”, imbecilli (o semplicemente ignoranti latu sensu) che oggi possono liberamente e in “mondovisione”(legittimamente?) esprimersi. La cura? la scuola, l’istruzione, la cultura! Ma quale scuola? quella di oggi che da più di venti anni è stata massacrata? Vero è che il quadro è sconfortante. Ai miei figli, ancora piccoli e non lobotomizzati, provo (senza falsa modestia) ad imprimere senso critico e quel che ritengo essere “buona cultura”. Forse alla lunga, ma alla lunga, paga! I hope it!

    • Massimo Lupicino

      Caro Duccio, sempre li’ andiamo a finire, come si vede dai post in risposta a questo articolo: si parla di educazione prima di tutto. Visto lo stato miserevole della scuola e’ ancora piu’ importante che siano le famiglie a indicare una strada e a mettere in guardia dai pericoli e dalle falle del sistema. Facile a dirsi, difficile a farsi vista la carta moschicida su cui si ritrovano a muoversi i ragazzi di oggi. Ma essendo giovani hanno la forza e la vitalita’ per diventare, essi stessi, agenti del cambiamento. Non bisogna perdere la speranza.

    • Alessandro

      Massimo, facciamo una statistica e vediamo se esiste ancora la “famiglia” , una guida di vita che non c’è per molti under 30, perchè la moda dice di andarsene lontano dai genitori…logico che la scuola possa far poco se le basi già non esistono…

    • Massimo Lupicino

      Eh caro Ale… per non parlare delle famiglie stesse, incoraggiate a disgregarsi, emigrare, vivere lontani gli uni dagli altri perdendo il supporto dei nonni e di tutta quella rete di parenti e conoscenti che hanno rappresentato la linfa vitale della famiglia italiana. Il tutto nel nome del lavoro “globalizzato” e della precarietà elevata a sistema. Del resto la famiglia non “serve” più: chi si sposa e fa figli è un pessimo consumatore con basso potere di spesa per quantità e qualità. Meglio incoraggiare la solitudine e la disgregazione del tessuto sociale, tanto i “nuovi italiani” si vanno a pescare con i barconi, col magnifico risultato di distruggere salari di chi ha poco a vantaggio di quelli di chi ha tutto.

    • Alessandro

      Caro Massimo, hai dipinto perfettamente lo specchio della realtà. Per ricostituire un sano tessuto sociale bisognerebbe disciplinare i singoli individui in tutto il corso della loro vita. Quindi trovare una persona di antichi e sani principi che governi la nazione con un mandato di soli 5 anni e seguire le sue direttive per riportare i consumatori dalla favola alla realtà.

  12. Luca Maggiolini

    Magistrale pezzo, al solito direi (e senza lisciare il pelo a nessuno).
    Basta vedere anche la farsa del Diesel, il motore meno inquinante disponibile ma demonizzato per scopi “altri” (salvo poi tra 10-15 anni recuperarlo a scapito di altro, ovviamente). Peraltro, demonizzato dagli stessi geni che demonizzavano la benzina rossa – ah, il piombo tetraetile killer – salvo poi costringere a sostituirlo con la “verde”, che contiene gli aromatici che sono ben peggio. E adesso lo scoprono…. Bravi.
    O quelli che ci hanno martellato per anni dalla metà degli 80 in poi sul buco dell’ozono in Antartide, che pareva la fine del mondo da lì a 2 anni se non…… E allora demonizziamo il Freon, che sta scadendo il brevetto, si DEVONO usare altre robe che costano il doppio e sono sotto licenza e del buco non si parla più. Poi si scopre che con una carica di freon ci faccio 40 anni di climatizzazione, mentre coi gas ecologici ogni poco li devo cambiare…. Bravi.
    E si può continuare….
    Che poi la cosa che più mi fa incazzare (letteralmente) è che gli stessi che hanno sbagliato tutto continuano a pontificare, a dare lezioni!!! almeno tacessero…..

    • Massimo Lupicino

      Danno lezioni perche’ comandano e sono in controllo della narrativa. La storia la fanno i vincitori, in attesa che si trasformino a loro volta in perdenti.

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