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Predicare bene, razzolare male

L’ipocrisia e il doppio standard degli ambientalisti in fatto di comportamenti privati sono stati più volte oggetto di critiche, con particolare riferimento agli stili di vita di quei profeti del global warming che a parole vogliono salvare la Terra dal genere umano, mentre nel loro quotidiano si portano dietro una carbon footprint degna di una centrale turbogas.

A confermare le critiche degli inguaribili negazionisti rovinamondo arriva un paper ad opera di ricercatori della Cornell University e dell’Università del Michigan, dal titolo eloquente: “Credere nel cambiamento climatico, ma non comportarsi in modo sostenibile”.

L’Abstract

Gli studiosi hanno condotto uno studio longitudinale della durata di un anno in cui 600 adulti americani si sono espressi con regolarità sulle loro convinzioni in fatto di climate change, i loro comportamenti a favore dell’ambiente e su altre questioni relative al cambiamento climatico. Sono quindi stati classificati in tre categorie:

  • Gli Scettici, ovvero coloro che meno di altri credono al cambiamento climatico.
  • I Moderatamente Preoccupati, con visioni piuttosto caute in fatto di climate change.
  • I Preoccupatissimi, che credono fortemente al cambiamento climatico e in sostanza non ci dormono la notte.

Ebbene, dallo studio è risultato che i Preoccupatissimi erano i più entusiastici sostenitori delle politiche governative climatiste, ma al contempo erano i meno inclini a tradurre la loro preoccupazione in azioni coerenti a livello individuale. Più prosaicamente: non ci dormono la notte ma nel loro quotidiano dell’ambiente non gliene importa granché. Dall’altra parte, invece, gli stessi Scettici che più si oppongono alle politiche salvamondiste, sono risultati più inclini a mettere in pratica comportamenti virtuosi dal punto di vista ambientale. Ovvero, non credono a niente di quello che gli viene raccontato, ma i loro comportamenti sono più virtuosi rispetto a quelli dei Preoccupatissimi.

L’articolo

Non è disponibile gratuitamente, ma sulla stampa meno allineata (Washington Times, per esempio) si trovano comunque degli spunti interessanti che vale la pena citare, come il fatto che gli Scettici si impegnano maggiormente nel riciclaggio dei rifiuti, usano di più i trasporti pubblici e i sacchetti in materiale riciclabile, e comprano più volentieri prodotti eco-friendly.

I ricercatori sono ovviamente stati presi in contropiede: “questi risultati sembrano dimostrare che la fede nel Climate Change non è una condizione necessaria o sufficiente per comportamenti virtuosi dal punto di vista ambientale, e quindi i fautori del cambiamento climatico forse dovrebbero chiedersi se vale davvero la pena cercare di cambiare le opinioni degli scettici”. In altre parole, la propaganda salvamondista e catastrofista probabilmente non serve a niente, per lo meno dal punto di vista dell’impatto sui comportamenti individuali.

Il WT non perde l’occasione per lanciare una frecciatina politica, citando a sua volta un articolo comparso sul Pacific Standard sullo stesso argomento, in cui si sostiene che in fondo il risultato dello studio non è sorprendente, in quanto l’individualismo tipico del conservatore tende a dare maggiore importanza al comportamento del singolo, piuttosto che allo sforzo collettivo. Così come, a pensarci bene, la tendenza a demandare a non meglio definite entità collettive (il governo, la scuola, la società, la famiglia…) la risoluzione di tutti problemi del mondo altro non è se non un modo per prenderne le distanze, rifiutarne la responsabilità e, in ultima analisi, non fare niente in prima persona per risolverli.

Esempi “virtuosi”

Giusto per chiudere in bellezza, qualche vizio privato di personaggi dalle note pubbliche virtù ambientaliste:

  • Secondo uno studio, Al Gore consuma circa 34 volte più energia rispetto alla famiglia media americana. La sua sola piscina consuma l’equivalente annuale di 6 famiglie medie americane.
  • A Di Caprio, invece, è stato imputato di emettere CO2 in quantità 20 volte maggiori rispetto ad un americano medio solo per via dei suoi spostamenti (molti dei quali con jet privato).

Qualcuno li chiama clima-ipocriti, ma è una critica ingenerosa: in realtà salvano davvero il Pianeta, perché come emerge dallo studio citato, per i salvamondo quello che conta è il comportamento della collettività, mica quello del singolo individuo. Ché Gaia può ben chiudere un occhio su una piscina riscaldata o sull’abuso di un jet privato, ma solo in cambio di qualche mulino a vento in più o di qualche pipeline a gas in meno dalla Russia.

Sic transit gloria mundi. Lunga vita al Global Warming.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. ale.meteo

    Questi sacerdoti e La sindrome di Sydney Sonnino..

    Parlando di clima, si entra nel tema migranti climatici. Dire un discorso intrapreso da molti politici, da diversi schieramenti, è poco. Alcuni indicano una sorta di piano Marshall in paesi africani. Questo tema caro ai democratici o alle sinistre moderne è come un quadro di Picasso. Già un commento sotto indica (e concordo..) il democratico, come una sorta di Paperon de Paperoni, taccagno e legato ai soldi, avido negli investimenti, vita nel risparmio. 🙂
    Quindi il discorso risparmio, nel mercato del lavoro ed energetico, potrebbe (condizionale) essere all’ordine del giorno nell’ampio schieramento. In soldoni, l’inquinamento attuale in alcune aree del pianeta Terra è dovuto e causato dal risparmio. Ovvero se sentiamo parlare di migranti regolari e non, allora si parla di carestie.. Se parliamo di migranti, troviamo nella condizione mediterranea attuale, parte del Nord Africa destabilizzato sotto bombardamenti e crisi mediorientali. Si parla di energia e di clima, difatti le due tematiche sono strettamente legate. Si tratta di un’economia che sta distruggendo, inquinando ed infine deportando, qui con numeri da “scoperta delle americhe”, gli africani nel vecchio continente, non nel nuovo mondo.
    ENSO +, certi paesi africani stanno meglio di altri paesi sulla fascia temperata e/o mediterranea. Quest’ultima d’Estate risente del Sahara. Diversamente durante l’Inverno potrebbe risentire l’Africa del Sahara. Persistono nel continente africano, anomalie nelle precipitazioni cicliche e naturali. L’uomo moderno quelle critiche le può affrontare. Terra fertile, grandi risorse.. capacità di convogliare enormi bacini d’acqua. Per concludere il quadro (di Picasso) si parla di settori di acque nazionali, sotto sotto tempo fa, a momenti, noi non perdevamo una buona fetta di Tirreno.. si cedeva ai francesi, che tanto di recente hanno criticato, dopo aver combinato il finimondo in Libia e fatto la voce grossa a Ventimiglia. Altri ripetono che non è corretto aiutarli a casa loro, ma intanto qualcuno è andato a fare e brigare.. e acquisire.

    Il punto cruciale è che esistono ex colonie e nuove colonie.. Quel diplomatico italiano (Sonnino) cedeva la Dalmazia, perché non conosceva l’inglese. Mentre in molti stati africani sanno parlare altre lingue, ma ci sono cascati.
    Dialogare ma non lucrare, a me pare che un migrante regolare prende 50 euro al mese, se li va male. Per un irregolare si parlava dei famosi 36 euro al giorno, qui non saprei se qualcosa nel recente passato sia cambiato.

    Saluti

  2. giusto buroni

    D’accordo, lasciamo pure che i Gran Sacerdoti dell’AGW razzolino male (sguazzino) nelle loro piscine riscaldate e svolazzino sui jet personali, anche perché non verrebbero certo a chiedere a me il permesso di usarli, ma tappiamo loro la bocca, e possibilmente anche il naso, quando pretendono di imporci uno stile di vita (che essi per primi non riuscirebbero a rispettare, se si esclude forse il mitico ma sporco Fulco Pratesi, padre del WWF). Rimandiamoli alle scuole elementari, se mai ci sono stati da bambini, a imparare le basi della fisica e che oltre uno su quattro dei supposti grandi inquinatori (gli abitanti dell’emisfero boreale e un po’ di Australiani) sono più vecchi di 60 anni e che un buon numero di meno vecchi convive con handicap che impediscono loro di scorrazzare in bicicletta o perfino a piedi, obbligandoli a usare mezzi di trasporto pubblici, ma preferibilmente privati, che emettono sostanze chimiche che gli stessi santoni pretendono siano inquinanti e anche tossiche. Sempre quel 25% di incauti inquinatori soffre il freddo (che per fortuna persiste nonostante il GW) e gradirebbe vivere in locali dove la temperatura supera di un paio di gradi quella imposta dalle leggi antinquinamento. Un’altra categoria avrebbe necessità di nutrirsi di proteine fornite da bistecche al sangue, e non può permettersi di vedere azzerati gli allevamenti di grandi mammiferi solo perché “consumerebbero” quantità insostenibili di acqua, che, dicono, andrebbe meglio utilizzata a migliaia di km di distanza nel sud del mondo (e come la trasportiamo senza “inquinare”?). E due paroline in favore della benedetta plastica, di cui ammetto si potesse fare a meno 70 anni fa (ma la celluloide e la bachelite e simili non facevano già prima di quei tempi la loro pericolosa apparizione?), io le spenderei, pur con tutte le raccomandazioni sacrosante di limitare gli sprechi e tentare il riciclo, cosa che vale del resto per tutti i generi di consumo e che sarebbe l’unica soluzione per tutti i problemi ambientali e quindi energetici. Ma è una soluzione troppo economica e subito abbandonata non appena alcuni saggi veri scienziati la prospettarono. L’elenco degli sproloqui ambientalisti sarebbe pressoché infinito, ma mi si lasci dire che le persone di buon senso, che potrebbero opporsi ai soprusi di questa specie di setta nata dal Millenarismo, dimostrano troppa timidezza e soggezione, dovute alla dilagante ignoranza che le priva delle argomentazioni necessarie a confutare le tesi degli ambientalisti ipocriti e terroristi. Per questo auspico che si diffonda al più presto un sano interesse per la divulgazione scientifica, a cui le iniziative come quelle di Climate Monitor potrebbero dare il giusto prezioso contributo.
    Cordialmente
    Giusto Buroni

  3. donato b.

    Caro Massimo, mentre leggevo il tuo articolo, non potevo fare a meno di pensare a quegli integralisti religiosi che, come tu dici, predicano bene e razzolano male.
    Mentre penso, mi scorrono dinanzi agli occhi tanti visi di assidui frequentatori di chiese, moschee e sinagoghe che si cospargono (letteralmente) il capo di cenere, ma appena fuori dal luogo sacro fanno tutto il contrario di quello che hanno ascoltato all’interno della sala di culto. O di quelli che non sia mai perdono una funzione religiosa, ma poi rubano, evadono le tasse, criticano e danneggiano il prossimo ad ogni pie’ sospinto.
    E’, purtroppo, nella natura umana predicare bene e razzolare male, soprattutto nella natura di coloro che maggiormente si professano credenti in qualcosa.
    .
    Ci lamentiamo spesso della fine delle ideologie e del trionfo dei populismi (che finendo in “-ismi” sono essi stessi un’ideologia 🙂 ), dimenticando, però, come durante il periodo in cui le ideologie trionfavano, abbiamo visto crescere a dismisura il malaffare a tutti i livelli: se oggi abbiamo le pezze al sedere, buona parte delle responsabilità vanno ricercate in quel periodo storico.
    .
    Ogni pensiero forte (religione, ideologia, climatismo e chi più ne ha, più ne metta) è caratterizzato dai comportamenti estremi che tu hai efficacemente descritto nel tuo post. In caso contrario non sarebbe stato coniato il vecchio detto che, tradotto in italiano dal vernacolo in cui lo conosco, suona, grosso modo così: fai ciò che prete dice e non ciò che prete fa!
    Ovviamente la parola “prete” non deve essere intesa in senso letterale (chiedo anticipatamente scusa a chi si sentisse offeso dall’uso di questa parola, ma assicuro che il suo uso deriva solo dal detto popolare), ma come sinonimo di tutti coloro che si ergono a difensori, custodi e proclamatori di certezze granitiche da ammannire al volgo profano ed ignorante.
    Ciao, Donato.

  4. luca barbieri

    “stending ovescion” 🙂

  5. Fabrizio Giudici

    l’individualismo tipico del conservatore tende a dare maggiore importanza al comportamento del singolo

    Consentimi una pignoleria semantica, Guido: non parlerei di “individualismo”, ma di “spirito di iniziativa degli individui”. L’individualismo è un’altra cosa.

    Detto questo, è un fenomeno noto: da tempo sono state fatte ricerche per esempio sulle attività caritatevoli segmentate per voto politico negli USA e i votanti per il partito democratico sono i più taccagni. La spiegazione è proprio la stessa: i conservatori credono più nell’iniziativa degli individui e si danno da fare con iniziative private, mentre i democratici pensano che per tutto ci sia un ufficio statale.

    • ale.meteo

      Detto in questo modo, l’individuo avendo iniziativa può intraprendere qualsiasi strada in base alle sue capacità.
      Suona bene e mi piace..

      Diversamente vincolato ad un ufficio statale, sei poi costretto a prendere quello che passa per il convento.. Se entri in un circolo vizioso e ne sei costretto, difficilmente ne esci. Mi viene in mente l’Obama care..

      Fatto sta che l’individuo è libero e mai vincolato, in base a se stesso cambia la sua realtà. Non può essere vincolato a nessuno. E nessuno può impedirli di associarsi privatamente con altri individui, garantendo sempre e comunque fedeltà allo stato. Lo stato deve garantire quei servizi essenziali agli individui, ma quei servizi essenziali non devono minare l’individualità e/o vincolare allo stato il cittadino. Negli USA la sanità sarà pubblica prima o poi, ma ci sono vincoli che costringono lo stato ed il cittadino individuo. Un mondo liberale svincolato dagli stati, fa più danni che benefici agli individui.

      Saluti

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