di Luigi Mariani e Franco Zavatti
Sul Corriere della Sera del 2 settembre leggiamo l’articolo dell’inviato da Londra Michele Farina relativo alla vicenda di una ragazza svedese di 15 anni che sta facendo uno sciopero (nel senso che marina la scuola) e si è installata di fronte al locale Parlamento per protestare contro l’inettitudine dei governi nella lotta al global warming.
A nostro avviso la vicenda è sintomatica dello stato di smarrimento che vivono i nostri concittadini più giovani e indifesi di fronte a campagne mediatiche sempre più opprimenti e che parlano di fine del mondo alle porte.
Nell’articolo fra l’altro si sottolinea che l’estate del 2018 è stata la più calda degli ultimi 262 anni, il che ci ha indotto a compiere alcune verifiche. In particolare attraverso il sito rimfrost.no abbiamo ottenuto i dati di temperatura media mensile per le 3 stazioni svedesi più antiche. Si tratta delle stazioni universitarie di Uppsala (con inizio nel 1722) e di Stoccolma. Per quest’ultima rimfrost.no mette a disposizione due serie, ambedue rilevate nello stesso sito e di cui una che ha inizio nel 1756 e fine nel 2005 (di qui in avanti Stockolm1) e l’altra che ha inizio nel 1890 e giunge fino ad oggi (di qui in avanti Stockolm2).
Peraltro abbiamo voluto accedere ai siti internet che descrivono le stazioni. In particolare le due serie di Stoccolma sono a quanto ci risulta rilevate su una terrazza all’altezza di 44 m e la foto della stazione attualmente in funzione è mostrata in figura 1, e qui spiace dover osservare che la collocazione è a dir poco problematica, con lo screen termometrico che parrebbe esposto all’aria calda che viene sicuramente emessa dal piccolo pannello fotovoltaico sottostante e da tanti altri oggetti circostanti e il pluviometro schermato dall’anemometro e da altre barriere. In sintesi una situazione tutt’altro che idonea a misurare segnali di tipo sinottico.
La stazione universitaria di Uppsala dal canto suo ha una storia ben documentata sul sito http://celsius.met.uu.se/default.aspx?pageid=31. La foto del luogo in cui la stazione meteorologica è stata collocata dal 1865 al luglio 1959 è quella in figura 2. Nel sito web leggiamo anche che “Dall’agosto 1959 le misurazioni sono state effettuate presso il Dipartimento di Meteorologia dell’Università di Uppsala (5951’N, 1737’E, 13 m slm), e nel gennaio 1998 il sito di misurazione è stato spostato di circa 1,4 km più a sud, al ‘Geocentrum’ (59°50.85’N, 17°38.10’E, 25 m slm) quando il vecchio Dipartimento di Meteorologia si è unito al nuovo Dipartimento di Scienze della Terra”. La foto del nuovo sito è in figura 3. Meglio certo del sito di Stoccolma ma anche qui abbiamo vari edifici nelle vicinanze e un bel vialetto con ghiaia pronto ad arroventarsi al sole, il che attesta un peso considerevole dell’UHI, fatto che del resto viene sottolineato dal sito francese in cui abbiamo reperito la foto.
Veniamo ora ad analizzare i dati, premettendo che le temperature estive sono la media delle temperature medie di giugno, luglio e agosto (estate meteorologica) e che i dati di Stockolm1 dal 2006 ad oggi sono stati ricostruiti in base ai dati di Stockolm2 utilizzando la seguente equazione ottenuta dalla regressione lineare sulle temperature dal 1890 al 2005:
TStockolm1=1.0018* TStockolm1-0.9472 (R2=0.9947)
In tabella 1 riportiamo le 20 estati più calde per le tre stazioni.
Come si vede, due serie (Uppsala e Stockolm 2) indicano il 2018 come estate più calda (seguita a breve distanza da altri anni, non tutti recentissimi) mentre Stockolm1 indica come anno più caldo il 1789.
Infine la figura 4 riporta un diagramma delle temperature per le tre serie. Si noti che le estati del ‘700 furono in molti casi tutt’altro che fredde. e qui concordiamo con Emmanuel Leroy ladurie sul carattere spesso elusivo che presentò la Piccola era glaciale.
Insomma, l’estate 2018 è stata sicuramente molto calda ma ma sul fatto che sia stata la più calda da 262 anni a questa parte (almeno per le serie considerate) (almeno per le stazioni considerate) andrebbe posto un minimo di beneficio di inventario in virtù delle immagini dei siti di installazione delle stazioni che vi abbiamo presentato. Sia o non sia stata l’estate più calda degli ultimi 262 anni speriamo almeno che Greta sia tornata a scuola e viva con maggiore fiducia le prospettive sue e del pianeta. Peraltro credo che una iniezione di fiducia potrebbe derivarle dalla conoscenza del pensiero di Svante Arrhenius, grande scienziato svedese che una volta evidenziato il ruolo di gas serra della CO2 se la immaginò come un fantastico strumento per far sì che le sue terre, gelide in inverno, calde e malariche in estate, potessero divenire un po’ più ospitali per l’uomo.
Faziosi come sempre. Se c’è una stazione assolutamente non a norma, è proprio quella ottocentesca, sprovvista di Stevenson Screen (il primo Stevenson Screen double louvred di tutta la Scadinavia fu installato nel 1930 a Oslo). Oltretutto si vede benissimo che la capannina rudimentale è troppo bassa quindi i dati sovrastimati sono quelli antichi, non quelli moderni.
Aspettiamo, con ansia, l’arrivo dell’inverno da quelle parti, onde vedere la dolce fanciulla scaldarsi con il sole e con il vento …
Greta non ha tutti i torti. Ha l’età dei miei alunni del primo anno di corso del liceo e posso capire come funziona il suo cervello. Per il semplice fatto che ogni anno sono costretto a confrontarmi con quello dei miei giovanissimi studenti.
Fortunatamente per loro, essi hanno una visione del mondo in “bianco e nero”. Essi hanno un grande senso della giustizia e dell’onestà e, di fronte alle ingiustizie ed alle ipocrisie di noi adulti, si ribellano. E fanno bene!
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Mettiamoci nei panni di Greta. Le hanno spiegato fino alla nausea che il mondo sta andando in malora per colpa degli esseri umani e, in particolar modo, della frazione di umanità che definiamo “adulti, bianchi, occidentali, benestanti”.
Lei si rende conto che non può fare nulla in quanto giovane, anzi adolescente e, quindi, impossibilitata a compiere qualsiasi azione diversa dalla protesta estrema e lo fa. Con tutta la forza e l’entusiasmo che le consentono i suoi quindici anni.
Io solidarizzo con lei, in quanto è stomachevole l’ipocrisia delle persone contro cui lei protesta.
Queste persone, tra qualche mese in Polonia, in occasione della prossima COP, ci diranno che “bisogna essere ambiziosi” che “non è rimasto più tempo” che “bisogna passare all’azione” e tutti gli altri salamelecchi cui le kermesse autunno-vernine organizzate dall’ONU, ci hanno abituato.
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Come sanno i lettori di CM, ho seguito con attenzione le ultime tre edizioni delle COP e, molto probabilmente, seguirò anche quella prossima ventura. Quando ho tirato le somme, ho sempre sostenuto che le risoluzioni finali delle varie COP, in primo luogo l’Accordo di Parigi, sono solo delle scatole vuote e prive di effetti pratici. Le COP non sono altro che un palcoscenico su cui sfilare in bell’evidenza, sotto le luci della ribalta. Per il resto sono inutili.
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Greta però non lo sa. A lei dicono che i grandi della terra si sono riuniti per garantirle un futuro, perché lei, molto probabilmente, nel 2090 ci sarà e pensare che lei ed i suoi figli dovranno vivere in un mondo, rovinato per sempre, la fa arrabbiare.
Ed ha ragione, perché quelle stesse persone che alle COP lanciano proclami, nei fatti non fanno niente.
Nel 2017 per esempio le emissioni globali di gas serra sono aumentate dello 1,4% rispetto all’anno precedente.
http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2018/09/18/emissioni-co2-tornate-a-salire-14-nel-2017_3076288c-33f8-4970-91d2-730165d29a3d.html
E sono salite in misura più consistente proprio in quei Paesi che nel 2015, a Parigi, furono i più attivi nel cercare di raggiungere un accordo “ambizioso”.
Per ironia della sorte gli USA del perfido Trump che si è addirittura ritirato dall’Accordo di Parigi, sono riusciti a ridurre le proprie emissioni di gas serra.
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Viceversa l’UE ed in primis la Francia, si proprio la Francia che tanto si prodigò per la buona riuscita del vertice, hanno visto aumentare le proprie emissioni di gas serra. Quando si dice predicare bene e razzolare male! 🙂
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Io ho sempre sostenuto che una cosa è parlare di energie rinnovabili ed un’altra è implementarne l’uso. Ho sempre sostenuto, beccandomi del negazionista, che esse sono antieconomiche e si reggono solo grazie agli incentivi. Ho addirittura scritto articoli in cui sostenevo che la transizione energetica verso le rinnovabili era una pia illusione, perché le fonti fossili sono enormemente più economiche di quelle rinnovabili e ho concordato con Hansen circa la necessità di usare il nucleare per pensare di poter abbattere le emissioni.
Per queste mie posizioni credo di essere stato inserito “di diritto” nella schiera dei nemici del mondo, degli egoisti e vecchi bacucchi che rifiutano il nuovo che avanza a causa della loro “miopia intellettuale”.
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Oggi queste cose le scrivono la prestigiosa IEA e le organizzazioni non governative francesi. Tutta gente progressista, illuminata, ecc., ecc. Ovviamente usano parole diverse, fanno ricorso a qualche sotterfugio sintattico-linguistico, ma il senso è quello, c’è poco da fare.
Ciao, Donato.
Per Greta
“We may find a kind of consolation in the consideration that here, as in every other case, there is good mixed with the evil. By the influence of the increasing percentage of carbonic acid in the atmosphere, we may hope to enjoy ages with more equable and better climates, especially as regards the colder regions of the earth, ages when the earth will bring forth much more abundant crops than at present, for the benefit of rapidly propagating mankind” – Svante August Arrhenius (1859-1927), “Die vermutliche Ursache der Klimaschwankungen” [The possible cause
for climate variability]
Ci hanno già pensato
https://quifinanza.it/fisco-tasse/fisco-evasione-quanto-ci-costi-un-tesoro-sommerso-che-vale-108-miliardi-lanno/163822/
Si può fare uno sciopero fiscale? In tal caso io divento subito sostenitore dell’AGW…
Ho il sospetto che dovremo tutti fare una fila molto lunga …
Franco