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Neve ai minimi

L’espressione usata da Repubblica in un memorabile articolo (tra i millemila) sulla fine prossima ventura è talmente gratuita, insensata e ridicola da meritare la dignità di un titolo.

Tra le tante narrative inventate in materia di clima che si sfascia per colpa dell’uomo, le sciocchezze sulla scomparsa della neve in montagna sono facilmente verificabili da chiunque pratichi gli sport invernali. Ché anche la stagione 2018-2019 ha regalato molte soddisfazioni agli appassionati dello sci su tutto l’arco alpino. Pur con la solita eccezione delle piccole stazioni alle quote basse, su versanti solatii, con gli skilift messi giù allegramente negli anni ’70 quando (è il caso di ricordarlo) la narrativa parlava di un PIaneta in via di raffreddamento. E il Global Warming non era ancora stato “inventato” ed elevato allo status di divinità pagana da adorare nelle piazze il venerdì mattina in riti di purifcazione di massa a base di sacrifici di cervelli minorenni all’ammasso.

Ad ogni modo, le fortune della stagione sciistica sulle Alpi dipendono essenzialmente (e banalmente) da due fattori: la presenza di neve naturale (fattore reso meno rilevante dall’innevamento artificiale) e le temperature (per lo stesso motivo). Le nevicate ci sono state, non particolarmente abbondanti sui versanti italiani e ben più su quelli esteri, e sono state concentrate in periodi limitati di tempo. Le temperature, d’altra parte, non sono state particolarmente elevate. Questo ha consentito che la stagione dello sci fosse lunga, fruibile (ovvero non funestata dal maltempo) e che potesse estendersi fino al mese di Aprile per le grandi stazioni sciistiche alpine, e non solo.

A proposito di lunghezza della stagione sciistica. In questi giorni le Alpi italiane stanno facendo il pieno di neve, complice il passaggio di una perturbazione alimentata da aria umida in risalita dal Mediterraneo, e piuttosto lenta nel suo incedere zonale. La cosa è del tutto normale da un punto di vista climatico: pochi sanno che Dicembre e Gennaio sono i mesi più avari di precipitazioni a nord del Po, mentre la primavera regala episodi piovosi e nevosi importanti. Un evento assolutamente normale, questa bella nevicata, quindi. All’interno di una variabilità atmosferica di cui fanno parte, a pieno titolo, anche importanti eventi siccitosi come quello che ha interessato il Nord Italia (ne abbiamo parlato).

Ma la normalità, si sa, non fa notizia. Specie quando bisogna preparare il prossimo appuntamento elettorale, ops… salvamondista di Greta, che il 19 Aprile sarà in Piazza del Popolo (non una piazza qualunque) ad arringare una folla ansiosa di salvare il Mondo da morte per caldo. Il consiglio che molto umilmente darei a chi dice di avere a cuore la salute di Greta è di portare la ragazza sulle Alpi il 19 Aprile, invece che in piazza a Roma a spiegare ai suoi coetanei l’arte di fare sega a scuola e diventare per questo famosi. Per regalarle la meravigliosa bellezza di un panorama alpino innevato, e la sensazione del calore del sole di Aprile sulla pelle, mentre intorno è tutto bianco. Un regalo piccolo piccolo, ma dovuto, per una ragazza che si porta sulle spalle (e a reti unificate) tutti i presunti mali climatici del mondo…

Nel mentre, un po’ di buon umore regaliamocelo noi, con alcune immagini in diretta dalle Alpi. Con l’ulteriore conforto che tutta questa neve verrà restituita in forma liquida più avanti, a lenire ulteriormente gli effetti della siccità dei mesi scorsi. Ma anche questo, ovviamente, non farà notizia.

  • Valsesia

  • Champorcher

 

  • Chiesa in Valmalenco

  • Foppolo

  • Colere

  • Livigno

  • Solda

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Published inAttualità

12 Comments

  1. Andrea

    Ricordo benissimo gli articoli anni 90 che predicevano con “sicurezza” la scomparsa della neve sulle Alpi!?, i poveri ragazzi degli anni 2000 che non avrebbero potuto più vedere la neve entro 20 anni, la desertificazione di mezza Italia, l’allagamento di Venezia e altre zone costiere. Tra parentesi le acque alte a Venezia, tranne alcune situazioni eccezionali, si sono fortemente ridotte negli ultimi dieci anni. Tutte queste fandonie non vengono assolutamente menzionate sulla carta stampata o nei molti dibattiti tv da nessuno, pena forse la pubblica condanna!
    Sicuramente gli ultimi 4 anni abbiamo avuto una netta riduzione delle nevicate in pianura padana, ma per disposizione bariche sfavorevoli e non per aumento della temperatura. La nebbia è probabilmente quasi sparita per la netta riduzione dell’inquinamento, anche se adesso la nuova battaglia ideologica è contro il diesel, anche se pulito come negli ultimi anni

  2. Andrea Beretta

    Infatti direi che per ora quello che è stato davvero anomalo è il mese di marzo, quanto meno al nord. Sia per precipitazioni (sotto media) sia per temperature (sopra media). Febbraio è stato monopolizzato da una figura anticiclonica prepotente, ma ahimè non così rara negli inverni padani…specialmente da fine anni 80 in poi, come Massimo ricordi anche tu. Comunque il Nord Italia è forse la zona europea più influenzata dai cambi circolatori che negli anni recenti ci sono stati (senza dover dare ragione a Greta, sarebbe però un po’ da gretini non ammettere che la nebbia in Pianura Padana sia un fenomeno in pratica scomparso, e che i periodi siccitosi siano aumentati). Ma non farò l’errore di confondere il particolare col generale, o di estrapolare pochi anni di osservazioni empiriche, basate sui miei ricordi di “come il tempo era quando ero piccolo” per tendenze a lungo o lunghissimo termine. Ciò detto, io ho fatto la mia prima (e unica) sciata il 13 dicembre sulle Alpi con 1 metro e mezzo di neve…gli stessi operatori non se l’aspettavano e le piste erano ancora in fase di preparazione

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea, sul clima padano sarebbe davvero bello che si facesse qualche studio dedicato. Sicuramente ne saranno stati fatti. Ma se uno partisse da considerazioni “non-biased” all’origine, penso che se ne vedrebbero delle belle.

      Quanto ha influito sulla scomparsa delle nebbie la diminuzione delle emissioni di composti solforosi, per esempio? Non va di moda parlarne ovviametne, ma la qualita’ dell’aria in valpadana e’ paradisiaca rispetto agli anni 60 o 70 quando gli impianti di riscaldamento bruciavano olio combustibile ad alto tenore di zolfo, e la nebbia si tagliava col coltello. E quanto influisce, una scomparsa della nebbia parzialmente legata proprio al miglioramento della qualita’ dell’aria, sulla rottura delle inversioni termiche e sui conseguenti riscaldamenti diurni in assenza di nebbie? Sarebbe un caso interessantissimo di studio di influenza realmente antropica sul micro-clima locale. Con effetti esclusivamente benefici, perche’ per quanto si possa essere amanti del freddo, della neve e delle brume, non c’e’ ombra di dubbio che il clima invernale padano oggi sia molto migliore (leggi piu’ mite) rispetto a quello di 30-40 anni fa.

      OVviamente si parla di studi che nessuno finanzierebbe oggi. E mi chiedo anche chi sarebbe disposto a pubblicarli, degli eventuali findings di questo tenore, visto che non portano acqua ai soliti mulini.

    • andrea beretta

      Massimo
      pienamente d’accordo. Se non sbaglio un po’ di anni fa avevo letto qualcosa in merito alla scomparsa delle nebbie…un qualcosa che era legato alla riduzione della coltivazione estensiva del riso. Purtroppo non ricordo dove e quindi non lo citerò. Ma devo dire che la teoria, per quanto magari un po’ ardita, mi sembrava assolutamente degna di interesse.
      Io non sono personalmente convinto che cia sia meno neve perchè c’è meno nebbia…anzitutto perchè la neve, oltre ad essere diventata molto sporadica in pianura, cade meno anche sulle Alpi (altrimenti non si spiegherebbe l’arretramento dei ghiacciai, che in Artide ad esempio s’è ormai assestato…o, dico sottovoce, arrestato, ma sulle nostre montagne non dà, al momento, segnali altrettanto incoraggianti), sui versanti settentrionali come su quelli meridionali. Come dici tu, ci vorrebbe uno studio dedicato, ma forse è meglio spendere milioni in studi che dimostrano il collegamento tra il respiro delle zanzare tigre e la morte del corallo rosso nel Mar Rosso

    • Massimo Lupicino

      Andrea, occhio alle scale temporali pero’. Perche’ l’arretramento dei ghiacciai non e’ qualcosa che si puo’ mettere temporalmente sullo stesso piano della scomparsa della nebbia. E’ un arretramento che va avanti dalla fine della PEG. Quanto alla nevosita’ sulle Alpi, abbiamo avuto inverni nevosissimi anche nell’ultimo decennio, e si ricordano inverni senza un chicco di neve alla fine degli anni ’80, quando la fanfara del global warming ancora non la suonava nessuno (o quasi, a parte la Thatcher).

      Per quanto riguarda la neve in pianura padana, resto invece convinto che la scomparsa delle nebbie e la rottura delle inversioni resti la causa principale della riduzione delle nevicate, che in valpadana sono tipicamente eventi da addolcimento. Per questo tipo di eventi serve che il freddo resti intrappolato al suolo, e la nebbia da questo punto di vista gioca(va) un ruolo fondamnentale. A cui si associa ovviamente la dimanica della circolazione generale. Ma occhio anche qui, perche’ esistono cicli multidecadali (leggi AMO per esempio) che si associano a profonde modifiche della circolazione generale. E anche di questi non va di moda parlare, ovviamente, per quanto da studiare ci sia tanto, e altrettante informazioni siano gia’ a disposizione.

      Sono considerazioni che lascio pero’ volentieri a chi fa della meteo una professione, e tengo i miei dubbi per me, in mancanza (in attesa) di studi che vadano ad investigare queste tematiche senza sugli occhi le fette di prosciutto dell’AGW.

    • Andrea, posto che condivido appieno la considerazione sulla percezione personale, vale la pena ricordare che la nebbia ha subito una significativa diminuzione anche in ragione del passaggio dal gasolio al gas per il riscaldamento.
      gg

    • Massimo Lupicino

      Grazie Roberto! Vorra’ dire che tocchera’ farne una versione italiana. Chi si propone? 😀

  3. robertok06

    Anche nella vicina Svizzera italiana, il Ticino, sono sommersi dalla neve… 70 cm (stamattina mentre facevo la fila in auto per venire al lavoro, sentito alla radio) e si aspettavano altri 70 cm entro la fine della giornata… addaveni’erglobbaluormin’! 🙂

    Le “precisissime” previsioni di Meteo Suisse e Meteo France DI IERI, non di una settimana fa, prevedevano neve solo sopra ai 500 metri… giusto per dire… altitudine di Grenoble?… 220 m s.l.m.
    Ovviamente gli stessi dicono che, utilizzando modelli per l’atmosfera derivati da questi per la meteo, possono prevedere con buonissima precisione il clima al 2100, 2200, 2300,… chi offre di piu’???
    Ma dai!

    Immagine allegata

  4. robertok06

    Ottimo articolo, grazie!

    Permettimi un succoso off topic (ma neanche tanto off), sulle previsioni completamente sbagliate:

    “June 30, 1989
    UNITED NATIONS (AP) _ A senior U.N. environmental official says entire nations could be wiped off the face of the Earth by rising sea levels if the global warming trend is not reversed by the year 2000.”
    https://www.apnews.com/bd45c372caf118ec99964ea547880cd0

    … 30 anni fa!… gli “specialisti” U.N. ci lasciavano 10 anni di vita, “entro il 2000″… senno’, a loro dire, sarebbero successe le stesse cose che gli “specialisti” U.N. (nella reincarnazione/re-branding IPCC, che fa piu’ figo) dicono oggi… 12 anni o finisce tutto… oh!… in 30 anni abbiamo guadagnato 2 anni in piu’… ‘mazza sto globbbal uormin’ assassino!… ahahaha… comici cosi’ non li trovi ogni giorno, bisogna tenerseli stretti.

    Il comico Brown (cerchero’ di trovare che fine abbia fatto il fenomeno…) aggiunse il carico di bastoni, per far ancora piu’ paura:

    “The most conservative scientific estimate that the Earth’s temperature will rise 1 to 7 degrees in the next 30 years, said Brown.”

    SETTE GRADI!… OK… magari erano farenheit?… 3,9 gradi in piu’????

    E continua:

    “Shifting climate patterns would bring back 1930s Dust Bowl conditions to Canadian and U.S. wheatlands, ”

    Notare che in questi 30 anni di continuo aumento della concentrazione di CO2 la produzione cerealicola di entrambi Canada e USA non ha cessato, come trend, di aumentare!!… how about this for a reality check, pal??

    Andro’ a cercare il suo nome fra gli ex dipendenti del circo Barnum… unico posto dove potrebbe lavorare uno cosi’… 🙂

    Immagine allegata

    • Massimo Lupicino

      Grazie Roberto, ti proporrei se ne hai voglia di fare un articolo su previsioni sbagliate come questa. Il materiale e’ praticamente sterminato, ma una piccola antologia delle previsioni piu’ sgangherate sarebbe un lavoro prezioso. Didascalico, direi 🙂

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