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Chiamare il Vento con un Fischio

Il racconto di Alessandro Litta Modignani di un doppiaggio di Capo Horn nell’inverno australe del 1841

In un numero del 1847 della milanese “RIVISTA EUROPEA, GIORNALE DI SCIENZE MORALI LETTERATURA ED ARTI” reso disponibile grazie a google books, ho letto il racconto breve del viaggiatore milanese Alessandro Litta Modignani  (1800-1872) ove si narra del doppiaggio di Capo Horn con il brigantino Janet  nell’inverno australe, che l’autore visse da passeggero pagante, essendosi imbarcato a Buenos Ayres il 29 maggio 1841 per raggiungere il Cile, impresa che Litta Modignani si rassegnò a tentare stante la guerra civile che in quegli anni infuriava nelle pampas.

Belle le descrizioni degli eventi meteorologici e dei luoghi che potrà apprezzare chi vorrà leggere il racconto. Qui mi limito a segnalare che l’autore narra dei marinai che fischiano per “chiamare il vento” durante una bonaccia verificatasi all’improvviso in un luogo pericoloso, superstizione di cui il razionalista Alessandro ride di gusto, pur rendendosi presto conto che la cosa ha inopinatamente sortito un effetto positivo:

“A un tratto un fischio acutissimo, seguito da molti altri, mi fece volgere il capo. Era il capitano che rivolto all’Isola degli Stati fischiava a più non posso, ed a suoi fischi rispondevano in coro i marinari. Non potendo comprendere il significato di quella strana scena ne chiesi la spiegazione al capitano.

  • Signore egli mi disse con tutta gravità, chiamo il vento. E ricominciò a fischiare.

 Come, chiamate il vento? risposi non potendomi tenere Ie risa, che volete dire?

  • Non rida signore riprese con calore il capitano prendendomi per un braccio, chè potrebbe nuocere alla nostra operazione.
  • Ma insomma soggiunsi impazientito, ed interrompendo i suoi fischi mi potreste finalmente dire il vero motivo del vostro fischiare?
  • È osservazione quasi infallibile nella marina inglese, riprese il capitano, che il vento viene dal lato verso cui si fischia.

Fischiamo dunque rivolti all’Isola, affinché il vento, venendo di là, ce ne allontani: perché se questa maledetta calma continua qualche poco ancora, non vi è forza umana che possa impedire al bastimento di rompersi sugli scogli. – E, volgendomi le spalle, si rimise a fischiare più forte che mai, ed i marinari ad assecondarlo, con tutta la forza dei loro polmoni, ed io, malgrado la critica situazione, a ridere di cuore.

 Ed era una scena veramente comica il vedere tutte quelle facce impassibili, abbronzate dal sole ed indurite dalle tempeste, fischiare con tutta quella gravità, ch’altri avrebbe usato nella più seria operazione!”

Come noto doppiare il mitico capo Horn in inverno era impresa a quei tempi oltremodo proibitiva come evidenzia in più occasioni lo stesso autore.

Il racconto di Alessandro Litta Modignani mi ha peraltro riportato alla mente letture di tanti anni fa e in particolare i racconti di mare di Joseph Conrad, che prima di divenire romanziere aveva maturato una lunga esperienza come capitano di marina o ancora il racconto delle vicissitudini dell’esploratore polare Ernest Shackleton, alle prese con il mare tempestoso dello stretto di Drake nel tentativo, riuscito, di raggiungere la Georgia australe con una scialuppa per chiedere soccorso per i compagni di spedizione da tempo bloccati sulla Elephant Island.

A titolo di curiosità segnalo che nello stesso numero della Rivista europea è presente lo scritto di Gabriele Rosa sul tema “DELL’OSCILLAZIONE DEI CLIMI IN RELAZIONE ALLO STATO DEL SUOLO NELL’ERA STORICA” ricco di citazioni da autori classici e che dato l’argomento trattato può interessare i lettori di questo sito.

Cartina dei luoghi di cui parliamo (http://www.diario-viaggio.it/crociera_in_antardide_georgia_australe/00_informazioni_tour_antartide_georgia_sud_falklands.htm)
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Published inAmbienteAttualità

3 Comments

  1. Matteo

    Bel racconto anche se breve . Da marinaio della domenica io invece non conoscevo questo metodo che mi piace moltissimo e utilizzerò appena avrò occasione ma prima dovrò imparare a fischiare per bene

  2. Alessandro69

    Bellissimo!!!!!!
    Il sogno della mia vita, un sogno prettamente orientato sull’idea del viaggio della vita, è proprio in questi luoghi descritti nell’articolo. Pinguini, orche, leoni marini, eccetera…mi sono informato; per un viaggio simile almeno 6 voli fra andata e ritorno; e a seconda del mese (per ovvii motivi) che comprende un periodo temporale fra novembre e marzo, ci vorrebbe una disponibilità economica fra le 5000 e le 8000 Euro. Dovrebbero bastare 2 settimane, meno è letteralmente impossibile. Ma conoscendomi ne farei molte di più ad aver la possibilità, si sa mai che passando tanto tempo con i pinguini (inavvicinabili in certe aree) non riesca anche ad udire il fischio di quei marinai attraverso un parallellismo temporale che tiene conto del trascorrere del tempo in modo relativo (la macchina del tempo non è stata ancora inventata purtroppo)?! Grazie, bell’articolo, l’Antartide mi commuove sotto ogni sua forma. E’ semplicemente fiabesca (-:. Ale

  3. GIOVANNI MASIMO BOTTINI

    Da marinaio da diporto confermo che questo metodo “scientifico” è utilizzato tutt’ora, a volte accompagnato dallo sbattere sul pagliolo una cima con un nodo all’estremo e urlando il nome di un “cornuto” (marito di donna non troppo fedele, non di un animale) accertato per tre volte.
    Confesso di averlo fatto più d’una volta: il vento, prima o poi, arriva se non proprio puntualmente almeno immancabilmente…

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