Salta al contenuto

Il Temporale del 24 luglio 2020 e lo storico problema delle esondazioni del Seveso

L’evento temporalesco che ha avuto per teatro Milano e il suo hinterland nella mattina e nel primo pomeriggio di venerdì 24 luglio 2020, è stato determinato dal transito di una perturbazione che si muoveva in un letto di correnti atlantiche scese ad interessare il Nord Italia in un’estate che sta riproponendo con una certa frequenza tale pattern.

Alcune riflessioni storiche

Una riflessione storica sulle esondazioni che periodicamente colpiscono Milano, non può prescindere dal fatto che nell’area urbana della città convergono svariati corsi d’acqua (figura 1) e questo è storicamente uno dei motivi per cui Milano fu costruita dov’è. Oltre ai Navigli (Grande, Pavese e Martesana), vi sono l’Olona che converge da Nordovest, il Seveso che giunge da Nord e il Lambro che delimita la città ad est. Altri corsi d’acqua sono nel tempo stati interrati, come nel caso del Nirone, o scorrono tuttora nel sottosuolo, come ad esempo la Vettabbia. Il problema dell’Olona, che provocava alluvioni frequenti come mostrano le belle foto storiche riferite all’esondazione del 1917 (figure 2,3,4), fu risolto con la realizzazione del canale scolmatore di Nordovest e la copertura del fiume. Nel caso del Seveso invece il problema è tuttora aperto e si è progressivamente acuito  con crescere dei livelli di cementificazione nel Nord Milano. Per valutare questi ultimi basta riflettere sul fatto che i  sei comuni della cintura Nord (Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Paderno Dugnano, Bresso, Cormano e  Cusano Milanino) hanno oggi raggiunto i 260.776 abitanti mentre nel 1861 ne avevano 22.621, con un aumento dunque di 11,5 volte (tabella 1). Questo fenomeno è stato frutto dell’inurbamento indotto dalla massiccia industrializzazione che vedeva industrie quali la Pirelli, la Breda, la Falk e la Ercole Marelli impiegare decine di migliaia di operai.

Figura 1 – il reticolo idrografico dell’area milanese (fonte: Gian Luca Lapini, Cenni sull’idrografia dell’area milanese, http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/fognature/idrografia.htm).

 

Figura 4 - Piazza de Angeli
« di 6 »

L’evento del 24 giugno 2020

In tabella 2 sono riportati i dati quantitativi sul fenomeno riferiti alla rete dell’Arpa Lombardia, cui ho aggiunto i dati del mio pluviometro.

Dai dati emerge che l’evento si è concentrato fra le ore 5 e le ore 9 (4-8 solari) mentre nelle ore seguenti si sono avute temporanee riprese con brevi scrosci che si sono esauriti nel primo pomeriggio. A seguire si è assistito a un rapido rasserenamento.

Dai dati di tabella 2 sono state ottenute le carte delle figure 7 e 8. In particolare in figura 7 si riporta la distribuzione delle pioggia totale cumulata il giorno 24 mentre  in figura 8 si riporta la massima intensità oraria.

Dalle due figure emerge che la struttura precipitante è rimasta bloccata sulla parte ovest della città con un sorta di effetto stau rispetto alla parte est che è rimasta in ombra, ricevendo quantitativi assai meno rilevanti. La pioggia totale è risultata poi in nuova ripresa ancora più ad est, come attestano i dati delle stazioni di Rodano e Treviglio. Quanto descritto evidenzia l’idea che la città possa comportarsi come se fosse un rilievo montuoso, il che potrebbe trovare giustificazione nella maggiore scabrezza che caratterizza la città rispetto alle zone rurali e che dà luogo a turbolenza con genesi di onde stazionarie che stimolano la precipitazione sul lato sopravvento. Questa ipotesi trova conforto nei lavori degli anni ’60 di Thor Bergeron, il quale attribuì all’aumento di scabrezza nella transizione mare-terra la genesi dei massimi pluviometrici nelle zone costiere della Svezia.

figura 7 – Carta della pioggia totale cumulata il giorno 24 luglio 2020
Figura 8 – Carta delle Intensità massime orarie desunte dai pluviogrammi prodotti da Arpa Lombardia.

L’anomalia dei quantitativi registrati nel corso dell’evento.

Lino Cati (1981) accredita di quantitativi limite in 24 ore di 435 mm la pianura lombarda fra Ticino e Lambro (zona C) e di 309 mm la pianura fra Lambro e Mincio (zona E). Si tratta di quantitativi enormi e che trovano tuttavia riscontro in alcuni casi reali come i 285 mm in un solo giorno registrati nella zona E il 27 ottobre 1925 e i 554 mm registrati nella zona C il 14 agosto 1935 (Cati, pag. 63 tab 2.22).

Circa il livello di anomalia dei massimi orari riportati in tabella 2, la figura 9 mostra le curve segnalatrici di probabilità pluviometrica ricavate per Busto Arsizio utilizzando il modulo di calcolo di Arpa Lombardia parametrizzato con i dati tratti da De Michele et al. (2005). In base a tale diagramma i 63,8 mm registrati a Misinto avrebbero un tempo di ritorno di circa 30 anni.

Figura 9 – Curve segnalatrici di probabilità pluviometrica stimate per Busto Arsizio con il modello di Arpa Lombardia.

Tali considerazioni confermerebbero l’idea che alla base delle esondazioni che periodicamente colpiscono la parte Nord della città di Milano creando gravi disagi ai cittadini vi sia un problema di gestione del territorio. Alla luce di ciò appare fuori luogo chiamare in causa – come ha ad esempio fatto Canale 5 nel TG delle ore 20 – il “cambiamento climatico”, classico refugium peccatorum per gli amministratori di fronte a casi del genere.

Bibliografia

  • De Michele C., Rosso R., Rulli M.C., 2005. Il regime delle precipitazioni intense sul territorio della Lombardia, Modello di Previsione Statistica delle Precipitazioni di Forte Intensità e Breve Durata, Arpa Lombardia, 73 pp.
  • Cati L., 1981. Idrografi e idrologia dle Po, pubblicazione n. 19 dell’Ufficio Idrografico del Po, Poligrafico dello Stato, 310 pp.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteAttualitàMeteorologia

4 Comments

  1. Non è un problema di “quanta acqua viene giù dal cielo” ; anche se in termini di frequenza gli eventi di pioggia intensa portassero ad una riduzione dei tempi di ritorno il dato che più incide sulle piene fluviali rimarrebbe comunque il coefficiente di deflusso (vedi https://valedo.com/sulla-percezione-degli-eventi-di-piena/ ).

    Certo che l’Uomo è e rimane la “causa” … ma il problema non è legato ad un “cambiamento climatico” in quanto tale quanto piuttosto ad un dissennato consumo urbanistico ed edilizio del suolo che solo ultimamente le normative regionali hanno cominciato ad affrontare (invarianza idraulica, obbligo della mitigazione idraulica, ecc…).

    E in futuro avremo probabilmente una sola linea di intervento: l’ “invarianza del consumo di suolo ” (vedi https://valedo.com/incidenza-sul-clima-del-consumo-di-suolo/ ).

  2. rocco

    “Ma esattamente l’umanità contro cosa sta lottando? O contro cosa “dovrebbe” lottare? Contro il clima o contro la propria incuria?”
    Nè l’uno, nè l’altro, lotta contro il PIL!
    Il famoso “ambiente come lo abbiamo conosciuto” di AlGoreiana memoria, non è altro che l’ambiente del mercato che ci ha permesso di ottenere grandi vantaggi.
    il tema “ambiente” (e mai parola fu più ambigua!) è usato come fumo negli occhi per indurre il contribuente a spendere di più per salvarlo. E’ solo retorica e niente di più!
    Visto che l’occidente, ed in particolare l’Europa ha delegato le produzioni industriali alla Cina, non resta altro che optare per questo famoso “sviluppo sostenibile” (mai vi furono 2 parole più ambigue) che consiste nello far spendere di più per garantire un po’ di lavoro ad aziende e lavoratori.
    Quindi, ecco la raccolta differenziata, che significa in pratica far fare il giro d’Italia (e del mondo) ad immondizia non riutilizzabile se non in un termovalorizzatore (alla fine si brucia in capannoni abbandonati o nei depositi autorizzati, 300 incendi in 2 anni);
    Ecco le produzioni bio, dove si paga una certificazione inutile si mangia l’etichetta?).
    le famose palLe eoliche, che per garantire il lauto guadagno alle aziende che le montano e le gestiscono si fa pagare il 30% in bolletta in più (e sarebbe sostenibile questo?).
    E tutte le altre stupidaggini ambientaliste fatte appositamente per distruggere ulteriormente l’ambiente, come ultimo il litio che sarebbe la panacea a tutti i mali “carbonici… panacea?
    “First Meta-Analysis Confirms Link Between Lithium in Drinking Water And Suicide Rates ” da https://www.sciencealert.com/first-meta-review-of-its-kind-confirms-link-between-lithium-in-drinking-water-and-suicide-rates

  3. Andrea Brescianini

    Buongiorno
    Dopo aver letto l’articolo ( veramente interessante) mi sorgono alcune domande spontanee alle quali fatico a dare una risposta.
    I dati dicono che le precipitazioni eccezionali, se così vogliamo definire il temporale del 24/07, ci sono già state. Scoprendo anche che guarda caso è la mal gestione del territorio il problema. E allora di che “cambiamento climatico” si parla?
    Veramente non capisco, ogni “scoreggia” che il tempo fa, in televisione e sui giornali si legge: “bomba d’acqua” – le uniche bombe che conosco non sono di acqua e per di più generano morte e distruzione, “fenomeni climatici tropicali” – non mi par proprio, ai tropici viene ben altro che i nostri temporali estivi. A riguardo i giornali si spingono fino alle assurdità. Esempio: è arrivato il ciclone tropicale AMPHAM nell’ Oceano Indiano e il Fatto quotidiano è partito per la tangente. “AMPHAM: la terra ci manda un altro segnale”. Segnale di cosa? Che ai tropici vengono i cicloni tropicali? Non mi sembra una novità.
    Prosegue con: “Negli ultimi anni fenomeni sempre più frequenti e intensi. Era dal 1999 che non si registrava un fenomeno di tale potenza”. Allora… o io sono rimbambito o qualcosa non torna. Si parla di un intervallo di tempo di 21 anni, dove sono tutti sto fenomeni fuori controllo??? BOOHH
    Ancora: “Milioni di persone costrette a scappare dal cambiamento climatico”. Mi pare giusto, vivono in condizioni penose ma il problema è il clima… non ho parole!!!
    Ma esattamente l’umanità contro cosa sta lottando? O contro cosa “dovrebbe” lottare? Contro il clima o contro la propria incuria?
    Esattamente cosa si sa di questo “cambiamento climatico”? Oh.. scusate 🙂 adesso è “crisi climatica”.
    Io mi fermo altrimenti scrivo un papiro, ma qualcuno sa aiutarmi a fare un po’ di chiarezza in questo marasma??
    Un saluto

  4. Duccio

    Non si può che convenire con la Sua riflessione finale. Sono gli effetti al suolo delle precipitazioni ad essere esasperati a causa del consumo di suolo e della cementificazione incontrollata… Il solito riferimento al clima (o diversamente declinato) è quanto mai fuori luogo…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »