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Un Mese di Meteo – Gennaio 2022

IL MESE DI GENNAIO 2022

Mese con temperature nella norma e piovosità scarsa salvo eccezioni in Emilia Romagna e nelle aree appenniniche limitrofe.

Andamento circolatorio

La carta circolatoria media del mese[1] (figura 1a) evidenzia come principale centro d’azione[2] responsabile del tempo atmosferico sull’Italia un promontorio subtropicale atlantico di blocco[3] da sudovest con asse sulla direttrice Azzorre – Isole britanniche.  Su queste ultime l’anomalia positiva dell’altezza del livello barico di 850 hPa (figura 1b) è stata più spiccata, trattandosi di un’area che vede di norma il predomino del flusso  perturbato atlantico.

Figura 1a – 850 hPa – Topografie medie mensili del livello di pressione di 850 hPa (in media 1.5 km di quota). Le frecce inserire danno un’idea orientativa della direzione e del verso del flusso, di cui considerano la sola componente geostrofica. Le eventuali linee rosse sono gli assi di saccature e di promontori anticiclonici.
Figura 1b – 850 hPa – carte delle isoanomale del livello di pressione di 850 hPa.

L’anticiclone di blocco atlantico ha sbarrato il passo alle correnti atlantiche apportatrici di piogge invernali sul bacino mediterraneo e ha fatto sì che sull’Italia si sia mantenuto un regime circolatorio da settentrione con l’apporto di masse d’aria fredde, il cui effetto termico è stato mitigato sul Nord Italia da un certo effetto favonico, più significativo sui rilievi[4]. Sul resto del Paese si è assistito al prevalere di condizioni di variabilità determinate dal contrasto termico fra la mite aria mediterranea e l’aria fredda in arrivo da settentrione, la quale ha tuttavia manifestato un limitato effetto ciclogenetico sull’Italia mediterranea mentre è stata molto più attiva a est della nostra area, come attestano le precipitazioni anche nevose che hanno interessato Grecia e Turchia.

L’analisi circolatoria giornaliera a 850 hPa conferma la diagnosi sopra riportata indicando la presenza di 10 giorni con tipi di tempo anticiclonico, 16 con  tipi di tempo intermedi (di cui ben 11 con tipo di tempo 7) e 5 con tipi di tempo ciclonico (tabella 1). Sempre dall’analisi del regime circolatorio giornaliero (tabella 2) si desume il passaggio di due sole perturbazioni principali, alla prima delle quali si legano i giorni mediamente più piovosi nei tre macrosettori, che al Nord  sono stati il 5 gennaio con 17,9 mm, il 6 con 6,9 e il 4 con 2,1 mm, al Centro il 5 gennaio con 7,6 mm, il 9 con 7,2 e il 6 con 4,7 e al Sud il 10 gennaio con 7 mm, l’8 con 4,8 e il 9 con 4,7 mm. Alla perturbazione transitata fra il 4 e il 6 gennaio sono da attribuire le precipitazioni abbondanti registrate sull’Emilia Romagna e le aree appenniniche limitrofe.

Dal punto di vista climatologico è importante segnalare che il mese di gennaio fa registrare nella maggioranza del stazioni a Nord del Po il minimo pluviometrico annuale mentre la piovosità si mantiene di norma abbondante sul Mediterraneo. A dimostrazione di ciò è il fatto che in gennaio cade di norma il 4-8% delle precipitazioni annue al Nord, il 7-11% al Centro e il 9-13% al Sud.

Da segnalare infine che dal registro delle osservazioni su Milano città svolte nel quadrante sudovest in una zona di plateau dell’isola di calore urbano è risultato un totale di 6 giorni con nebbia o nebbia fitta (il 21 e il 22 e dal 24 al 27 gennaio).

Andamento termo-pluviometrico

La carta dell’anomalia mensile delle temperature (figura 2) mostra temperature massime per lo più nella norma, salvo anomalie positive sul settentrione per effetto favonico e temperature minime in prevalenza nella norma, salvo anomalie positive a carattere locale sul settentrione e anomalie negative al Centro, sulla Sardegna e sul Friuli Venezia Giulia. Dall’analisi delle temperature decadali (tabella 3) emerge inoltre che le temperature massime hanno presentato una moderata anomalia positiva al Nord nella seconda e terza decade del mese mentre le temperature minime hanno presentato una debole anomalia positiva su tutti i settori al centro-sud nella prima decade e una debole o moderata anomalia termica negativa al centro-sud nelle terza decade.

Figura 2 – TX_anom – Carta dell’anomalia (scostamento rispetto alla norma espresso in °C) della temperatura media delle massime del mese
Figura 3 – TN_anom – Carta dell’anomalia (scostamento rispetto alla norma espresso in °C) della temperatura media delle minime del mese

Per collocare in un contesto più ampio l’andamento termico sull’Italia facciamo ricorso alla carta dell’anomalia termica globale mensile dell’Università dell’Alabama – Huntsville (figura 4a) la quale mostra una lieve anomalia positiva sul centro Nord associata al nucleo di anomalia termica positiva presente in Atlantico in coincidenza con l’area di massima anomalia positiva del’altezza del livello di 850 hPa evidenziata dalla figura 1b. Un’analoga analisi non è possibile con la carta di anomalia termica globale mensile del Deutscher Wetterdienst (figura 4b), la quale presenta solo dati riferiti alle terre emerse ed in ogni caso evidenzia una debole anomalia termica positiva sull’intera area italiana con riferimento alla media 1961-90.

Figura 4a – UAH Global anomaly – Carta globale dell’anomalia (scostamento rispetto alla media 1981-2010 espresso in °C) della temperatura media mensile della bassa troposfera. Dati da sensore MSU UAH [fonte Earth System Science Center dell’Università dell’Alabama in Huntsville – prof. John Christy (http://nsstc.uah.edu/climate/)
Figura 4b – DWD climat anomaly – Carta globale dell’anomalia (scostamento rispetto alla media 1961-1990 espresso in °C) della temperatura media mensile al suolo. Carta frutto dell’analisi svolta dal Deutscher Wetterdienst sui dati desunti dai report CLIMAT del WMO [https://www.dwd.de/EN/ourservices/climat/climat.html).
Le precipitazioni mensili sono risultate sensibilmente inferiori alla norma su tutto il territorio con l’eccezione dell’Emilia Romagna, ove si sono registrati massimi pluviometrici importanti in occasione del transito della perturbazione n.1 del mese (tabella 1). Si noti inoltre la totale assenza di precipitazioni su Piemonte, Val d’Aosta, Ponente ligure, Alpi lombarde e Val Venosta. A livello decadale (tabella 3) la seconda e terza decade del mese sono state assai poco piovose sulle tre macroaree Nord, Centro e Sud mentre superiore alla norma è risultata la precipitazione media del settentrione nella prima decade, in virtù dei succitati massimi emiliano-romagnoli.

Figura 5 – RR_mese – Carta delle precipitazioni totali del mese (mm)

 

Figura 6 – RR_anom – Carta dell’anomalia (scostamento percentuale rispetto alla norma) delle precipitazioni totali del mese (es: 100% indica che le precipitazioni sono il doppio rispetto alla norma).(*) LEGENDA:

Tx sta per temperatura massima (°C), tn per temperatura minima (°C) e rr per precipitazione (mm). Per anomalia si intende la differenza fra il valore registrato ed il valore medio del periodo 1990-2019.

Per Nord si intendono le stazioni a latitudine superiore a 44.00°, per Centro quelle fra 43.59° e 41.00° e per Sud quelle a latitudine inferiore a 41.00°. Le anomalie termiche positive sono evidenziate in giallo (anomalie deboli, fra 1 e 2°C), arancio (anomalie moderate, fra 2 e 4°C) o rosso (anomalie forti, di  oltre 4°C), analogamente per le anomalie negative deboli (fra 1 e  2°C), moderata (fra 2 e 4°C) e forti (oltre 4°C) si adottano rispettivamente  l’azzurro, il blu e il violetto). Le anomalie pluviometriche percentuali sono evidenziate in  azzurro o blu per anomalie positive rispettivamente fra il 25 ed il 75% e oltre il 75% e  giallo o rosso per anomalie negative rispettivamente fra il 25 ed il 75% e oltre il 75% . 

(**) FONTI DEI DATI:

Temperature e precipitazioni sono frutto di nostre elaborazioni si dati del dataset GSOD della NOAA e delle reti dei servizi meteorologici regionali.

[1] topografia media del mese di gennaio per il livello barico di 850 hPa

[2] Un centro d’azione è una struttura meteorologica che persiste a lungo, anche per più settimane, condizionando il tempo atmosferico su una certa area del globo..

[3] Il temine “di blocco” sta ad indicare che tale struttura impedisce alla circolazione atmosferica di mantenere il suo regime ordinario che è da ovest verso est (regime zonale) costringendola invece a percorsi più tortuosi.

[4] l’unico caso di foehn in pianura padana è quello del 31/1 mentre per il resto il materasso d’aria fredda e l’intensità non molto elevata delle correnti da nord hanno cooperato ad impedire che l’effetto favonico si manifestasse in pianura.

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Immagine in copertina di Darkmoon_Art da Pixabay

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Published inAttualitàClimatologiaCommenti mensiliMeteorologia

2 Comments

  1. FRANCO CARACCIOLO

    Interessante, spetta quindi a febbraio l’onere esclusivo di confermare le previsioni ormai stereotipate di anomalie termiche positive per il trimestre climatico invernale, almeno nella nostra bellissima Italia…

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