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Transizioni infelici al Biologico – Il caso dello Sri Lanka

Messa fine ad una sanguinosa guerriglia che si trascinava da tre decenni, lo Sri Lanka aveva raggiunto lo status di paese a reddito medio-alto e pareva destinato ad una crescita stabile e duratura. Ciò non è stato e il Paese si è infilato nel tunnel di una crisi economica che è divenuta ben presto crisi politica e umanitaria. Tale crisi è il risultato di una serie di fattori concorrenti, fra i quali al primo posto va il COVID che ha messo in ginocchio il settore turistico interrompendo così il flusso di valuta pregiata dall’estero ed impedendo in tal modo al governo di pagare i debiti contratti con creditori stranieri, soprattutto cinesi.

Proprio per limitare i flussi di valuta verso l’estero il governo ha deciso di operare una transizione forzata dell’intero settore agricolo all’agricoltura biologica, con la rinuncia alle tecnologie evolute ed in particolare a quella di concimi di sintesi e fitofarmaci (insetticidi, fungicidi e erbicidi), prodotti all’estero e per l’acquisto dei quali il governo finanziava gli agricoltori. L’evento chiave di tale politica è stato il divieto di importazione e uso di concimi di sintesi e fitofarmaci reso operativo il 27 aprile 2021 dal Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente Gotabaya Rajapaksa, il quale ha commentato la sua proposta dichiarando che è più importante preservare la vita umana e animale che produrre un raccolto migliore utilizzando concimi chimici e ha esortato le autorità a sviluppare a livello locale il processo di produzione di fertilizzanti organici.

Come conseguenza del divieto sono calate del 30-50% le rese delle principali colture. Fra le colture più colpite il riso, principale alimento per la popolazione di Ceylon, e i principali prodotti agricoli da esportazione e cioè il tè (con perdite economiche stimate in 425 milioni di dollari) e poi gomma, noce di cocco e spezie (Shah, 2022).

In conseguenza di ciò il governo, che contava di risparmiare non acquistando più all’estero concimi di sintesi, si è trovato a dover acquistare sul mercato internazionale il riso. Da ciò l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e la discesa sotto la soglia di povertà di una fetta rilevante della popolazione di Ceylon.  Nei negozi si è addirittura giunti a razionare il riso.

A seguito delle proteste degli agricoltori nella capitale, il divieto di importazione e uso di concimi e fitofarmaci è stato infine revocato il 21 novembre 2021 e agli agricoltori sono stati offerti sussidi per consentir loro di superare la crisi.

La crisi ha avuto il suo epilogo il 12 luglio 2022 allorché il presidente dello Sri Lanka è fuggito dal suo paese su un jet militare e si è dimesso, abbandonando i suoi cittadini affamati e lasciandoli in una grande crisi alimentare, di carburante ed economica. Oggi lo Sri Lanka ha un nuovo presidente, Ranil Wickremesinghe, che deve sistemare i disastri combinati dal suo predecessore.

Questa è in estrema sintesi la vicenda, la cui comprensione è facilitata dalla lettura del primo box dedicato che riporta alcuni dati di sintesi sullo Sri Lanka e sulle scelte politiche che hanno portato alla crisi in corso. Essenziale in termini di comprensione dei fenomeni è anche il secondo box nel quale si riportano alcune significative dichiarazioni del Presidente Gotabaya Rajapaksa e dell’attivista ambientale Vandana Shiva, che della politica di Gotabaya in campo agricolo appare come il “mandante morale”. Tali dichiarazioni sono prive di fondamento scientifico: come si fa infatti a sostenere che i concimi di sintesi attentano alla salute umana o isteriliscono i suoli? I concimi azotati sono soprattutto urea, uguale a quella che tutti i giorni emettiamo con le nostre urine. Se poi i concimi di sintesi isterilissero i suoli, la pianura padana sarebbe da tempo un deserto, visto che fra i primi a farne uso alla metà dell’Ottocento fu Camillo Benso Conte di Cavour nelle sue aziende di Leri, Torrone e Montarucco.

La demagogia di Gotabaya Rajapaksa e Vandana Shiva spaventa particolarmente in quanto in tutto il mondo le classi politiche brillano sempre più per essere avulse dal contesto tecnico-scientifico e dunque non è a mio avviso infondato il timore che decisioni di questo tipo possano in futuro essere partorite anche in Italia, ove peraltro mi risulta che Vandana Shiva abbia la propria base. Per questo ho cercato nel prossimo paragrafo di offrire al lettore un quadro sul ruolo insostituibile dei fitofarmaci e dei concimi di sintesi nel difendere le colture e nel soddisfare le loro esigenze nutrizionali, il che in ultima analisi si traduce in una fondamentale azione di contrasto alle carestie. Il paragrafo finale è infine dedicato ad una riflessione circa la morale da trarre dal comportamento irresponsabile della classe politica dello Sri Lanka, che con scelte demagogiche e prive di basi scientifiche ha prodotto danni rilevanti all’economia di quello sfortunato paese.

Perché in agricoltura si usano i concimi di sintesi e i fitofarmaci

I concimi di sintesi, quelli azotati in primis, sono un potentissimo strumento per aumentare e stabilizzare le rese delle colture agrarie, in quanto l’azoto è alla base della sintesi di proteine, fra cui la Rubisco che è l’accettore della CO2 atmosferica nel processo di fotosintesi. Per intenderci, un ettaro di grano duro per  produrre 60 quintali di granella al 13% di proteine asporta dal suolo 120 kg di azoto che in un modo o nell’altro debbono essere forniti alla coltura, che altrimenti ridurrà la propria resa e produrrà granella di scarsa qualità e inadatta alla produzione di pasta. Quanto detto altro non è che la messa in pratica della legge di Lavoisier degli equilibri di reazione (“nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”) o se preferite della legge di conservazione della massa che trova applicazione in tantissimi campi della fisica e della biologia.

Oggi siamo solo parzialmente in grado di fornire alle piante coltivate l’azoto di cui necessitano con metodi tradizionali (tramite le leguminose che grazie i batteri in simbiosi con le radici sono in grado di attingere all’azoto atmosferico o tramite il letame, altri reflui zootecnici o altro materiale organico di origine vegetale). I metodi tradizionali (peraltro utilizzati anche nell’agricoltura convenzionale) sono infatti efficaci ma non sufficienti a supportare la produzione  agricola intensiva, il che spiega il fatto che oggi circa il 50% del’azoto usato a livello mondiale per nutrire le piante (che poi nutrono gli animali e l’uomo) proviene dal benemerito processo di sintesi dell’ammoniaca a partire dall’azoto atmosferico, messo a punto all’inizio del XX secolo da Haber e Bosch e che replica nella sostanza quel che fanno le leguminose.

I fitofarmaci (medicine delle piante) sono utilizzati per difendere le colture dai loro nemici (insetti, patogeni come funghi e batteri e malerbe) onde evitare perdite produttive rilevanti ed evitare che parassiti e patogeni  provochino la comparsa di tossine dannose alla salute umana. I fitofarmaci, così come le medicine per l’uomo, devono essere utilizzati rispettando in modo scrupoloso le dosi e le modalità d’impiego, ad esempio adottando dispositivi di protezione individuale per gli operatori e interrompendo le somministrazioni a tempo debito. Se così si fa, i residui negli alimenti saranno assenti o presenti in dosi inferiori all’Acceptable Daily Intake ADI (https://www.efsa.europa.eu/en/glossary/acceptable-daily-intake) che in maniera molto prudenziale è posta pari all’1% di quella risultata innocua nelle prove effettuate su animali[1]. Ad esempio in Europa i produttori agricoli sono in grandissima parte corretti nell’uso dei fitofarmaci come attesta il fatto che, dai dati di analisi dei residui di fitofarmaci presenti negli alimenti pubblicati annualmente dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA,) risulta che grossomodo il 98% dei prodotti da agricoltura convenzionale e il 99% di quelli da agricoltura biologica non supera il imiti di legge e anche quell’1-2% che supera tali limiti presenta in gran parte superamenti lievi.

Il governo dello Sri Lanka, spinto anche da gruppi ambientalistici (e qui un ruolo chiave l’hanno giocato non solo la succitata Vandana Shiva ma anche l’esempio di due Stati indiani dove l’utopia della conversione al biologico è stata già posta in pratica, con cali produttivi rilevanti e tuttavia compensati dagli incentivi pubblici e dai ritorni del settore turistico), ha sostanzialmente imposto all’agricoltura di rinunciare a fitofarmaci e concimi di sintesi per ritornare ai metodi tradizionali di nutrizione (il poco letame di cui si dispone in Sri Lanka) e di difesa.

Quale morale trarre dalla vicenda dell’Sri Lanka

Il biologico è un settore a basse rese ettariali: a livello di pieno campo rispetto all’agricoltura convenzionale garantisce   oggi   una   produzione   fortemente   inferiore   rispetto al convenzionale, con cali di resa che vanno dal 20 al 75% a seconda della coltura (Francia su dati  2007-2015: -68% per il grano tenero; Stati  Uniti  su dati  2014: -38% per frumento, -32% per soia, -35% per mais e orzo, -74% per patata, -42% per pomodoro) (Academie d’Agriculture de France, 2018; Kniss, 2016).

Le basse rese del biologico si traducono in prezzi al consumatore per unità di prodotto che non possono che essere grossomodo doppi a fronte di una qualità organolettica e nutrizionale e di una salubrità non significativamente diverse rispetto al convenzionale[2].

Il biologico si è peraltro autoimposto le basse rese rifiutando pregiudizialmente l’innovazione non solo nei settori della nutrizione vegetale e della difesa fitosanitaria da parassiti, patogeni e malerbe ma anche nel settore della genetica vegetale, per il quale resta ancorato a “varietà antiche” a bassissima produttività.

E qui potrà apparire paradossale ma credo sia un bene per gli stessi produttori bio che il biologico resti un settore di nicchia per una elite dei paesi evoluti che crede nel mito del “naturale buono” e ha in odio la chimica di sintesi. Questi preconcetti dell’elite dominante aprono infatti interessanti opportunità di business per gli imprenditori agricoli, specie per quelli di aree marginali e a bassa fertilità (in Italia le aree alpine ed appenniniche interne), nelle quali il vantaggio produttivo derivante dall’applicazione di tecnologie evolute nei settori della genetica, della difesa fitosanitaria e della concimazione è in ogni caso limitato. Peraltro, va qui ribadito che gli imprenditori agricoli che operano nel settore bio sono nel loro pieno diritto, ovviamente a condizione che offrano al consumatore “vero bio” e non “falso bio”. Occorre dunque a tutti i costi evitare il dirigismo che abbiamo visto all’opera nello Sri Lanka e rispettare le decisioni  dell’imprenditore, che deve sentirsi pienamente libero di scegliere fra agricoltura convenzionale e biologica in base al proprio interesse.

Diverso è pensare, come sta facendo l’Unione Europea con il Farm to Fork, di far crescere a dismisura il settore biologico portando le superfici agricole condotte con tale tecnica dal 9% attuale al 25% del 2030. In tal modo si attenta non solo alla sicurezza alimentare della popolazione europea (che insieme alla sicurezza energetica è il paradigma su cui si dette il via alla costruzione europea con i trattati di Roma del 1957) ma anche ai redditi degli stessi produttori biologici, che con il crescere dell’offerta saranno sempre più esposti  al rischio che il mercato non riconosca più i prezzi da loro attesi.

In tal senso la crisi alimentare dello Sri Lanka e la stessa crisi ucraina sono segnali preoccupanti e che dovrebbero imporre una riflessione non ideologica su quale debba essere il futuro dell’agricoltura europea, futuro che a mio avviso dovrebbe essere fondato sull’innovazione nella genetica e nelle tecniche colturali, in un quadro complessivo di sostenibilità economica, sociale ed ambientale. E sul tema della sostenibilità ambientale occorre segnalare il fatto che l’espansione dell’agricoltura biologica fino a farla divenire un paradigma a livello globale è palesemente insostenibile in quanto, tale agricoltura, producendo dal 20 al 75% in meno rispetto a quella convenzionale, ha grossomodo bisogno del doppio della terra (di cui non disponiamo) per produrre la stessa quantità di derrate. Su questo dovrebbero riflettere in primis i tecnocrati europei che hanno partorito il Farm to fork.

Mi preme anche segnalare che la transizione al biologico è stata presentata da Gotabaya Rajapaksa alla Cop26 come un importante mezzo per lottare contro il cambiamento climatico (box 2). È questa una teoria bizzarra se si considera che il biologico è scarsamente produttivo e una conversione generalizzata ad esso spingerebbe ad una imponente dissodamento di nuove terre, da cui conseguirebbero altrettanto imponenti emissioni di gas serra. Mi domando se siano consci di ciò coloro che anche qui da noi esprimono opinioni in linea con quelle di Gotabaya Rajapaksa.

Concludo segnalando ai lettori la testimonianza di un agricoltore indiano (Ravichandran, 2021) uscita sul sito della Global Farmer Network, organizzazione che condivide esperienze di innovazione in agricoltura provenienti da tutto il mondo. Ravichandran spiega le ragioni per cui quanto accaduto in Sri Lanka poteva essere evitato, se solo non avesse vinto la demagogia e aggiunge che l’esempio dello Sri Lanka dovrebbe servire da monito a livello globale e per l’India in primis.

Testi consultati

Academie d’Agriculture de France, 2018. Le rendement moyen nati onal du blé tendre d’hiver en France 1998-2015, htt ps://www.academie-agriculture.fr/publicati ons/encyclopedie/reperes/le-rendement-moyen-national-du-ble-tendre-dhiver-en-france-1998

Dall’Asta et al, 2020. The Nutritional Quality of Organic and Conventional Food Products Sold in Italy – Results from the Food Labelling of Italian Products (FLIP) Study, Nutrients, 12, 1273; doi:10.3390/nu12051273

Kniss A.R., Savage S.D., Jabbour R., 2016. Commercial Crop Yields Reveal Strengths and Weaknesses for Organic   Agriculture   in   the   United   States.   PLoS   ONE   11(11):   e0165851. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0165851

Nordhaus T., Shah S., 5 marzo 2022. In Sri Lanka, Organic Farming Went Catastrophically Wrong – A nationwide experiment is abandoned after producing only misery, in Foreign policy, https://www.tbsnews.net/thoughts/sri-lanka-organic-farming-went-catastrophically-wrong-381010

Rafi T., Wong B., 15 luglio 2022. The deep roots of Sri Lanka’s economic crisis, The economic crisis was made at home, a result of structural political and economic weaknesses. Any solutions have to start there, July 15, 2022 – https://thediplomat.com/2022/07/the-deep-roots-of-sri-lankas-economic-crisis/

Ravichandran V., 1 august 2022. Viewpoint: ‘It could have been avoided’ – The background story of Sri Lanka’s reckless experiment to go all organic and reject crop protection chemicals, https://globalfarmernetwork.org/2022/07/the-man-made-disaster-in-sri-lanka-could-have-been-avoided/

BOX 1 – ALCUNI DATI SULLO SRI LANKA E SULLE SCELTE POLITICHE RECENTI

Lo Sri Lanka è lo Stato con sede a Ceylon,  grande isola posta a sud del subcontinente indiano, fra 6 e 10° di latitudine Nord e fra 79 e 82° di longitudine Est. La sua superficie è di 65.630 km2 (un quinto dell’Italia) e su di essa vivono 21 milioni di abitanti. Colonia portoghese e poi olandese divenne colonia inglese dal 1796 al 1948, anno in cui nacque lo Stato dello Sri Lanka. Il clima è monsonico  con precipitazioni assai variabili: da meno di 1000 mm nelle regioni asciutte, a oltre 5000 mm nelle località montane più esposte. I monti e le coste sud-occidentali ricevono piogge abbondanti dal monsone di SO (giugno-ottobre) mentre i pendii orientali e le coste nord-orientali le hanno più tardi (novembre-dicembre) dal monsone di NE e sono piuttosto aride. La vicinanza dell’equatore espone l’isola al fenomeno di El Nino: negli anni in cui ha luogo tale fenomeno il monsone si attenua e possono esservi problemi di siccità. La capitale Colombo è sita sulla costa ovest dell’Isola e da qui procedendo verso l’interno si trova la catena montuosa centrale con vette di oltre 2220 m.

Dal punto di vista agricolo lo Sri Lanka rientra fra i grandi produttori di riso che è il cibo chiave per la sua scurezza alimentare ed è il 5° produttore mondiale di tè che è il principale prodotto agricolo da esportazione, altre importati voci dell’export agricolo alimentare essendo noci di cocco, gomma e spezie (cannella, cardamomo, ecc.).

Lo Sri Lanka è una repubblica semipresidenziale ed in tale contesto occorre segnalare che la società civile, grazie anche alla diffusione di Internet, ha espresso in anni recenti esigenze di maggiore democrazia che si sono tradotte nella nascita nel 2016 del movimento Viyatmaga, ispirato da principi di democrazia telematica e dell’approccio scientifico ai problemi, tanto che nel suo sito si trova scritto che la missione movimento è quella di mettere a frutto il nascente potenziale di professionisti, scienziati e imprenditori. Avvicinandosi le elezioni presidenziali del 2019 il movimento produsse un’agenda denominata “visioni di prosperità e splendore” che copriva un ambito molto amplio, dalla sicurezza nazionale alla lotta alla corruzione alla politica dell’educazione, prevedendo inoltre al completa conversione dell’agricoltura al biologico entro 10 anni.

Nonostante il movimento Viyatmaga si ispirasse a una visione tecnocratica, pare che la maggior parte degli esperti agricoli del Paese non sia stata consultata in sede di definizione dell’agenda sui temi agricoli, che si proponeva fra l’altro di abolire i concimi di sintesi e i fitofarmaci, di sviluppare 2 milioni di orti biologici domestici con lo scopo di nutrire la popolazione del paese e di convertire boschi e aree umide del paese alla produzione di concimi organici per sostituire i concimi di sintesi.

 

BOX 2 – LE PAROLE DI VANDANA SHIVA E DI GOTABHAYA RAJAPAKSA

Intervento di Vandana Shiva al vertice virtuale sull’agricoltura biologica per un’economia prospera

Così il Daily news di mercoledì 9 giugno 2021 (https://dailynews.lk/2021/06/09/local/251203/prof-vandana-shiva-hails-lanka%E2%80%99s-decision-ban-chemical-fertilizer) riporta le parole con cui Vandana Shiva, partecipando ad un vertice virtuale sull’agricoltura biologica per un’economia prospera organizzato dal Plantation Institute dello Sri Lanka, ha commentato la decisione del governo dello Sri Lanka di vietare l’importazione dei concimi di sintesi:

<<L’ambientalista indiana di fama mondiale, la prof.ssa Vandana Shiva, ha elogiato la decisione del governo di vietare l’importazione di fertilizzanti chimici, dicendo che lo Sri Lanka attenendosi a questa politica diventerà un paese unico al mondo. “Questa decisione aiuterà sicuramente gli agricoltori a diventare più prosperi. L’uso di fertilizzanti organici aiuterà a fornire prodotti agricoli ricchi di sostanze nutritive e a  mantenere la fertilità della terra.”. La prof. Shiva ha detto che c’è un malinteso sul fatto che gli agricoltori abbiano fatto ricorso a fertilizzanti chimici aspettandosi in cambio un raccolto eccezionale. La prof. Shiva ha affermato che la quantità non è un parametro adeguato per determinare il successo di una coltivazione. “Dobbiamo prendere in considerazione la qualità e le quantità di nutrienti di tali colture”>>.

Dichiarazioni del Presidente Gotabhaya Rajapaksa circa il bando ai concimi di sintesi

Così Zulfick Farzan di newsfirst (Newsfirst.lk/2021/04/29/sri-lanka-will-become-first-country-to-be-free-of-chemical-fertilizer-president/) riporta le affermazioni del Presidente dello Sri Lanka  Gotabhaya Rajapaksa circa la decisione del 29 Aprile 2021 di bandire i concimi di sintesi:

<<Il presidente ha dichiarato che raccoglierà la sfida di fare dello Sri Lanka il primo Paese al mondo ad eliminare l’uso di concimi chimici senza ritornare indietro su nessuno dei passi compiuti. L’assenza di un paese al mondo che abbia eliminato l’uso di concimi d sintesi non è un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo, ha osservato il presidente Rajapaksa.

Il Presidente ha esortato tutti a unirsi per educare l’agricoltore e creare una generazione sana in una discussione tenutasi presso il Segretariato presidenziale giovedì 29 per aumentare la consapevolezza sull’uso di fertilizzanti chimici, pesticidi ed erbicidi e sul divieto di tali importazioni.

Il governo deve garantire il diritto delle persone a una dieta non tossica per produrre un cittadino sano e produttivo“, ha affermato il presidente.

Lo Sri Lanka ha speso 221 milioni di dollari nel 2019 per importare fertilizzanti chimici e questo importo dovrebbe aumentare tra i 300 e i 400 milioni di dollari con l’aumento dei prezzi del greggio, ha affermato l’ufficio stampa del Presidente.

Il presidente Rajapaksa ha sottolineato che, nonostante l’enorme spesa per fertilizzanti chimici, erbicidi e pesticidi, non c’è stato alcun aumento qualitativo nella produzione agricola, aggiungendo che l’infertilità del suolo ha portato a un calo dei raccolti e alla perdita di biodiversità.

La spesa pubblica per una serie di malattie non trasmissibili, inclusi i reni e il cancro, aumenta ogni anno, ha osservato l’ufficio stampa del Presidente, aggiungendo che la perdita dei mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali, il deterioramento della salute e il calo della produttività delle persone sono diventati una sfida per il Paese.

Gli agricoltori possono pensare che rinunciare all’uso di fertilizzanti chimici ridurrà la produzione“, aveva osservato il Capo dello Stato ma il governo interverrà direttamente per fornire tutte le strutture necessarie ai produttori per favorire la produzione di fertilizzante organico a livello distrettuale.

Intervento del Presidente Gotabhaya Rajapaksa al COP26 di Glasgow (Scozia)

https://mfa.gov.lk/president-cop-26/

È per me un grande piacere rivolgermi a voi questa sera e sono molto felice di vedere un’affluenza così illustre a questo evento. Come tutti sappiamo, il cambiamento climatico è una delle più grandi crisi che il mondo deve attualmente affrontare. I leader di quasi tutti i paesi si incontreranno nei prossimi due giorni per discutere e, si spera, impegnarsi in azioni che inizieranno a portarci fuori da esso.

In tal modo, una delle questioni chiave su cui lo Sri Lanka e alcuni altri paesi attireranno giustamente l’attenzione è quella della gestione sostenibile dell’azoto. Nell’ottobre 2019, quattordici nazioni hanno aderito alla Dichiarazione di Colombo sulla gestione sostenibile. Questa importante dichiarazione incoraggia le nazioni a sviluppare tabelle di marcia nazionali per una gestione sostenibile dell’azoto, al fine di ridurre della metà i rifiuti di azoto entro il 2030.

Ringrazio le nazioni già associate a questa dichiarazione e incoraggio gli altri a fare lo stesso. L’azoto è un elemento abbondante che è essenziale per il sostentamento di tutti gli esseri viventi. Tuttavia, l’azoto reattivo generato dall’attività umana e rilasciato negli ecosistemi peggiora il cambiamento climatico. L’uso eccessivo di azoto, soprattutto nei fertilizzanti, ha un impatto negativo sul suolo, sull’acqua, sull’aria e sulla salute umana. Per decenni, la malattia renale cronica è stata un problema serio nel cuore agricolo dello Sri Lanka. L’uso eccessivo di fertilizzanti chimici ha contribuito in modo significativo a questo problema.

È in questo contesto che il mio governo ha adottato misure ferme per ridurre le importazioni di fertilizzanti chimici e incoraggiare fortemente l’agricoltura biologica.

Sebbene questa azione sia stata ampiamente apprezzata, ha anche incontrato alcune critiche e resistenze.

Oltre ai gruppi di pressione sui fertilizzanti chimici, questa resistenza è venuta da agricoltori che si sono abituati a un uso eccessivo di fertilizzanti come mezzo facile per aumentare i raccolti. Ciò è particolarmente infelice considerando il ricco patrimonio agricolo dello Sri Lanka che era conosciuto in tempi storici come il granaio d’Oriente. Questa reputazione è stata raggiunta in parte grazie alla raffinatezza della nostra antica civiltà idraulica ed è stato anche il portato della saggezza e delle pratiche tradizionali ereditate dai nostri agricoltori in passato, che hanno compreso l’importanza del rispetto della natura e hanno lavorato duramente per sostenerla.

La sfida che dobbiamo affrontare ora è utilizzare moderne tecniche e pratiche scientifiche per migliorare la produzione agricola senza causare degrado ambientale. Abbiamo bisogno di una nuova rivoluzione agricola che abbia la sostenibilità al centro. L’eredità filosofica dello Sri Lanka, arricchita dagli insegnamenti di Buddha, ci ha sempre incoraggiato a bilanciare le preoccupazioni ecologiche con i bisogni umani.

Gli esseri umani devono essere in sintonia con la natura, piuttosto che lavorare contro di essa. I quadri politici del mio governo enfatizzano la sostenibilità.

Ciò si riflette negli ambiziosi contributi determinati a livello nazionale aggiornati dello Sri Lanka al meccanismo UNFCC.

Questi includono l’aumento del contributo delle fonti di energia rinnovabile al 70% del fabbisogno nazionale entro il 2030, il raggiungimento della neutralità del carbonio entro il 2050 e l’eliminazione di nuovi progetti di energia a carbone. Lo Sri Lanka è orgoglioso di essere co-leader dell’Energy Compact for No New Coal Power. Svolgiamo anche un ruolo di leadership nel restauro e nella conservazione delle mangrovie, anche attraverso la Carta blu del Commonwealth.

L’agenda progressista dello Sri Lanka sull’ambiente è nonostante i vincoli di risorse che deve affrontare come nazione in via di sviluppo. Sostenere un’agenda del genere insieme ai programmi di sviluppo è una sfida per tutte le nazioni in via di sviluppo, soprattutto dopo la pandemia.

Spero quindi che i paesi sviluppati estenderanno il loro pieno sostegno a tali nazioni attraverso l’assistenza allo sviluppo, i trasferimenti di tecnologia, lo sviluppo delle competenze, gli investimenti e il sostegno finanziario.

C’è anche un ruolo significativo per le imprese in questo sforzo e ritorni significativi da realizzare negli investimenti nella sostenibilità. Lo Sri Lanka accoglie con favore soprattutto gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’agricoltura biologica ed è pronto a sostenerne il successo attraverso incentivi e adeguati interventi politici. Mi auguro quindi che in futuro sia possibile una maggiore cooperazione in tal senso. Tutti noi vivi oggi siamo custodi di questo pianeta per conto delle generazioni future. Dobbiamo lavorare tutti insieme per garantire la sua salute, contribuendo in ogni modo possibile. Se lo faremo tutti in uno spirito di solidarietà e buona volontà, sono certo che riusciremo a realizzare un cambiamento positivo per la nostra gente e il nostro pianeta.

[1] Dalle sperimentazioni su animali si ricava in realtà la No Observed Adverse Effect Level (NOAEL) da cui viene ricavato l’ADI.

[2] Sulla salubrità si veda quanto affermato in precedenza in tema di residui. L’assenza di differenze di rilievo nella qualità nutrizionale emerge da uno studio recentemente condotto in Italia (Dall’Asta et al, 2020) e liberamente accessibile in rete.

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Published inAmbienteAttualitàEconomia

3 Comments

  1. rocco

    l’aglicoltura biologica, o sostenibile come amano dire i sacerdoti dell’ambientalismo, al massimo riusciva a sostenere 1 miliardo di esseri umani.
    L’agricoltura che vorrebbero propinarci, usando artifici lessicali quali appunto biologico, sostenibile, naturale…., altro non è che la stessa usata fino al 1800, quando la popolazione mondiale era di circa 1 miliardo di esseri umani.
    Ma oggi siamo quasi 8 miliardi!!!
    Che la loro vera intenzione sarebbe quella di una drastica riduzione della popolazione per fame e carestie pur di salvare un ideologico ambiente?
    “Il sazio non crede al digiuno” dice un vecchio proverbio.
    Nulla da meravigliarsi se i vari (cosidetti) scienziati, neo sacerdoti della moderna religione ambientalista, propongono soluzioni che riescono ad ottenere solo un risultato: fame e povertà; loro, i sacerdoti, uno stipendio sicuro lo hanno! Mica devono combattere con le forze della natura per ricavare un reddito dall’agricoltura.
    A loro basta andare al supermercato e comprare, con i frutti dei diritti d’autore dei vari libri venduti e con i lauti stipendi elargiti dalle istituzioni scientifiche, i beni importati da quegli stati che, invece, fanno uso dell’agricoltura sporca e putrida che loro stessi condannano.
    Ma se esistesse un Dio….

  2. Andrea

    Buongiorno
    Sono pienamente d’accordo con il Professor Mariani.
    Mi sono diplomato in agraria e la mia professoressa ci ha sempre detto che “è la dose a fare il veleno”.
    Addirittura Paracelso nel 1500 aveva detto: “Tutto al mondo è veleno. Nulla c’è di non velenoso. Sarà solo la dose a far sì che il veleno non faccia effetto.”
    Porto sempre un esempio: ho un azienda di floricoltura e mio padre è 40 anni che usa concimi di sintesi e fitofarmaci. Ancora oggi gli ispettori del ERSAF rimangono colpiti dal fatto che le serre sono piene di api, bombi e molto altro. Spesso chiedono come sia possibile, la risposta di mio padre è sempre la stessa : ” Basta usarli in modo corretto (rispettando dosi) e quando servono”.
    Il segreto è che non ci sono segreti.

    Ormai dopo tanti anni ne ho sentite di cotte e di crude sul biologico. Spesso affermazioni dettate più dall’ideologia che da conoscenze sull’argomento.
    Potrei scrivere un libro… Ahaha
    Una é : “Le piante si sono sempre arrangiate anche senza i prodotti fitosanitari”. Verissimo rispondo! Ma è un discorso che funzionava nel mondo antico. Oggi con più di 7miliardi di persone da sfamare questo discorso è difficilmente applicabile sulle colture usate per tale scopo.
    In più invito sempre a trasportare lo stesso discorso sugli esseri umani. Abbiamo abusato di medicinali e abbiamo notato effetti negativi in merito. Giusto? La colpa è dei medicinali o dell’abuso?
    La soluzione è non usarli più? Sicuri di poter sopravvivere a lungo senza ? Solitamente le persone cambiano discorso.

    In merito alla questione Sri Lanka era difficile aspettarsi risultati diversi, a patto che non si creda alle favole. Anche se mi pare che molti ci credano ciecamente!

    Un saluto

  3. Massimo Lupicino

    Una sola parola, Luigi: grazie.

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