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Non confondere le serie storiche vere con quelle farlocche

Nel distorto dibattito che ruota attorno alla questione del riscaldamento globale, è ormai consolidato parlare di “Cambiamento Climatico” come di una sorta di anomala condizione atmosferica, in grado di determinare degli effetti molto negativi, soprattutto a riguardo dell’aumento – per frequenza e/o intensità – di svariati fenomeni meteorologici estremi. Nella realtà scientifica, il concetto di cambiamento climatico è legato esclusivamente ai risultati delle analisi statistiche operate su serie storiche di adeguati indicatori. In proposito, è bene ricordare quanto segue:

  • Una serie storica di dati è una raccolta ordinata e sequenziale di valori, atta a riflettere i cambiamenti di una variabile nel corso del tempo; lo studio della serie storica ha ovviamente come scopo quello di evidenziare l’evoluzione di un fenomeno durante un determinato periodo.
  • Affinché i risultati dell’analisi di una serie, rispetto alla finalità ora detta, rivestano un reale significato scientifico, è necessario che: a) la variabile osservata sia definita precisamente, in modo che la determinazione dei suoi valori abbia carattere oggettivo; b) le condizioni nelle quali avvengono le rilevazioni si possano considerare costanti nel tempo.

Quindi, ogni affermazione su incrementi di uragani, tornado, piogge intense ecc, per avere attendibilità, deve fondarsi su un relativo riscontro fornito da un esame di una serie temporale di dati; se l’esame non mette in evidenza dei trend significativi di crescita, quelle affermazioni sono pura aria fritta.

Fateci caso e potrete verificare che un simile approccio non è mai seguito; perché? Per il semplice motivo che non esistono serie con andamenti che confermino le teorie dominanti.

Spesso l’opinione pubblica viene allora imbonita con delle pseudo-statistiche che, pur non avendo alcun senso logico, sono proposte come fossero delle vere serie storiche. Un ottimo esempio in tal senso ci è fornito da Legambiente, con il grafico pubblicato a pagina 34 del rapporto “Il Clima è già cambiato” (ho aggiunto i numeri sulle barre, per rendere più chiaro il messaggio):

Qual è l’effettiva variabile di cui al diagramma? Nessuno può saperlo, dato che non esiste alcuna norma per individuare univocamente un singolo “allagamento da piogge intense” e comunque non esiste neppure alcuna procedura che ne potrebbe permettere un conteggio totale oggettivo; ne deriva pertanto che il relativo computo annuo può variare a piacere. Un fatto ben evidenziato, nel presente caso, dai valori dell’ultimo triennio, del tutto incongruenti con i precedenti, a meno di ritenere che nel 2018 il pianeta sia stato sconvolto dalla caduta di un asteroide o altro simile cataclisma. È ovvio che i redattori hanno inserito il grafico proprio per convincere il lettore che la situazione climatica sia precipitata, portando a un pauroso incremento dei disastri. Mi pare che si delineino allora due evidenti misfatti: a) vilipendio del buonsenso; b) circonvenzione di incapaci (tutti quelli che si sforzano di non ragionare).

Esistono vari archivi, spesso consultabili online, ove sono riportate le segnalazioni di molteplici tipi di eventi estremi. Purtroppo queste banche dati sono spesso utilizzate per trarne delle “serie” come quella appena discussa, cioè per divulgare dei numeri che dovrebbero dimostrare le tesi della catastrofe, ma che in realtà sono privi di un qualsiasi significato logico ai fini di valutazioni sull’evoluzione del clima; il successivo esempio dovrebbe fornire un chiarimento – spero – esaustivo.

L’archivio ESWD (European Severe Weather Database) raccoglie informazioni su vari tipi di eventi estremi, in base alle segnalazioni in merito ricevute da enti o anche da singole persone; da tale database ho estratto i dati relativi al numero annuo di tornado segnalati in Italia; il grafico seguente ne è il risultato.

Ebbene, è quasi superfluo precisare che sarebbe assurdo parlare di “analisi della frequenza dei tornado in Italia”, perché quello osservato non è l’andamento dei tornado, bensì delle segnalazioni di essi, andamento dal quale si possono semmai fare deduzioni sul progressivo aumento di interesse verso il fenomeno, ma non certamente su eventuali suoi effettivi cambiamenti. Il confronto fra i due cartogrammi del 1970 e del 2022 serve a confermare le considerazioni appena fatte.

A quanti dovessero pensare che una simile differenza dipenda da modificazioni del clima, mi sento di consigliare vivamente il passaggio ad altri interessi culturali.

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Published inAttualitàClimatologia

18 Comments

  1. ivan

    Ma la storia ?

    Immagine allegata

    • Andrea D

      Solo la storia che fa comodo.

      Ora e sempre, di qualunque campo si occupi la storia.

  2. Rocco

    il problema vero si chiama STATISTICA!
    Come già sosteneva il poeta Trilussa, mediamente si mangia un pollo a testa, ma io ne mangio 2 e tu zero.
    La statistica è uno strumento, come il cacciavite a croce per serrave viti con la testa a croce. Non certo si usa il cacciavite a croce per serrare viti con la testa a taglio.
    Purtroppo stiamo vivendo in un mondo scientifico in cui si sono abbandonate le relazioni causa-effetto per dedicarsi completamente all’analisi statistica di serie di dati misurati a volte correttamente, a volte alla membro di segugio.
    La statistica servirebbe a dare un senso ad una serie di dati, ma se già si conosce il senso con cui si vogliono mostrare i dati, questo strumento non serve più.
    A una serie di dati posso far dire ciò che più desidero e ciò che più mi fa comodo.
    Per non parlare delle correlazioni.
    In effetti da quando sono stati implementate le politiche per la lotta al riscaldamento globale, il riscaldamento globale è aumentato.
    Se prendiamo le serie storiche delle temperature, mi si spieghi come si fa a mettere sullo stesso livello misure di 100 anni fa prese con termometri a mercurio (in cui l’errore di parallasse è evidente) con misure attuali eseguite con altri strumenti?
    La climatologia è una scienza che usa il metodo scientifico?
    No! E’ una politica che sfrutta le debolezze cognitive umane per avvantaggiare determinati settori economici legati a talune forze politiche.

  3. Luebete

    Se si fa una ricerca sul sito di qualche quotidiano, non è difficile trovare notizie di eventi “estremi” anche anteriori al 1900.
    Ad esempio ricordo che nel milanese nel 1890 ci fu una grandinata con chicchi grandi come “arance”.
    Se si visita il museo civico di Mantova, c’è una infografica in cui si mostra l’alluvione del 1917. Una cosa del genere mi pare non ci sia mai più stata…

    • Ivan

      Il punto è che anche nei commenti si continua a notar l’incapacità di scindere una media ( clima ) con l’evento singolo ( meteo ).
      Se non si supera tale step, ad ogni grandinata, alluvione, tromba d’aria, ondata di caldo o freddo che farà ci si faranno sempre domande in riferimento al clima…

      Tempo perso…

  4. Nicola

    Bisognerebbe considerare infatti anche la gravità dei tornado stessi,o delle alluvioni. Nel 1705 una alluvione,peraltro doppia,in Pianura Padana,uccise,secondo le cronache dell’epoca,circa 15000 persone. Tuttora si tengono funzioni religiose per ricordare l’evento e celebrare le vittime. Quante case saranno state allagate in quel solo episodio,anche ammettendo che magari le vittime potessero essere state meno di quelle riportate?
    Per quel che riguarda i tornado,i dati a mia conoscenza parlano di due tornado di livello EF 4,ovvero con vento superiore a 250 km/h: il primo a Monza nel 1928,il secondo a Mira nel 2014. E poi due tornado di livello EF 5,con velocità del vento superiore a 300 km/h,il primo a Montello nel 1930,il secondo a Robecco Pavese nel 1957. Quest’ultimo potrebbe essere stato ‘solo’ un EF 4. In ogni caso l’evento più grave è avvenuto quasi un secolo fa. Sperando che non si giunga più a questo livello estremo,i dati non parlano certo di un aumento degli eventi negli ultimi anni. A meno che non si dimentichino eventi di gravità enorme avvenuti nel passato.
    Senza dubbio dobbiamo inquinare di meno,ci mancherebbe,ma non pensiamo di cancellare eventi di questa gravità tornando all’atmosfera dei secoli passati.

  5. Pier Luigi

    “̀, ‘ , ?”
    Guardando i grafici sembrerebbe che ci sia una correlazione tra incremento di energia solare ed eolica generata nel mondo e incremento di calamità naturali e anomalie nelle temperature.
    https://www.youtube.com/watch?v=sY0GuL5OyAo

    Immagine allegata

    • Pier Luigi

      Il “senso” di questo mio post è:
      “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”

    • Andrea D

      Più che altro, il senso del post è che una giustapposizione non equivale a un nesso causale.
      Ovvero, in assenza di una solida spiegazione fisica, una concordanza di tendenze di due o più grafici che rappresentano grandezze differenti è solo una giustapposizione.

      La famosa citazione del “battito di ali di una farfalla. etc.. ” fu invece un modo un po’ romanzato (credo risalga al 1972 dal matematico Lorentz) per spiegare che, già dalle prime prove di elaborazione/simulazione meteorologica, bastava una piccolissima variazione nelle condizioni iniziali immesse che le elaborazioni dell’evoluzione meteorologica per uno stesso lasso di tempo previsionale portavano a risultati completamente differenti.

      Ancora oggi la “farfalla” (o gli “spaghetti”) imperam, anche se ci sono gigacentri di elaborazione e progressi dall’ENIAC* se ne sono fatti senz’altro.

      *non fu il primo computer completamente elettronico (lo si era ritenuto tale fino a quando non venne desecretato il calcolatore ABC , del 1939), ma fu il primo con il quale si tentò -anche- una simulazione di previsione meteorologica.

  6. Vincenzo Vagaggini

    Un paio di anni fa andai sul sito di Legambiente per verificare quale metodologia avessero utilizzato per determinare la crescita degli eventi estremi in Italia, dal momento che la cosa mi sembrava assai complicata. Non trovai nessuna nota metodologica, ma un link: “Contribuisci”. Pensai che fosse “contribuisci con una donazione”. Eh no, con una segnalazione! Ed allora capii tutto. Non monitorano la crescita degli eventi estremi, ma la crescita della psicosi climatica che loro stessi contribuiscono ad alimentare. La cosa grave è che i loro report vengono rilanciati da tutti i mezzi di informazione moltiplicando come fosse oro colato e diffondendo così l’ignoranza in Italia, secondo la logica del “una falsità ripetuta mille volte diventa vera”.

    • MB

      E grazie al metodo partecipativo Legambiente riuscì a dimostrare che qualche parte per milione di Anidiride Carbonica moltiplica la probabilità deglii eventi definiti estremi di un fattore 14 in soli 10 anni. Interessante…

      Buon fine settimana.

  7. LV

    Ma quello che a me salta all’occhio sono l’utilizzo di serie di temperature medie globali che pretendono di fare confronti fra le T degli ultimi 150 anni, che sono il risultato di misure strumentali, con le stesse T globali stimate per periodi di tempo anche dell’ordine dei milioni di anni e dedotte da proxy climatici che hanno risoluzioni temporali ed intervalli di confidenza estremamente diversi . Non è venuto il momento di confutare l’assurdità di tali confronti, per affermare che le variazioni in atto hanno velocità di variazione mai verificatesi nel passato?

  8. nicolò romeo

    dalle quali informazioni

  9. nicolò romeo

    Purtroppo siamo continuamente bombardati da informazioni dai quali non si è in grado di discernere il vero dal falso. Ormai i media fanno a gara a chi la spara più grossa. In particolare sulla questione climatica di cui si è appropriata la grande finanza.

  10. Ale69

    Buongiorno Prof. Pinna. Già ieri sera ho letto questo suo articolo sul vostro sito ufficiale. Lo rileggo volentieri qui, e lo passo da leggere anche a qualche mio collega. Al di là dei grafici e relativi valori, quello che traspare ( e mi fa anche piacere che si capisca nella lettura ) è che spesso si confonde la quantità di rilevazioni di un tale fenomeno ( che potrebbe non necessariamente essere associato alle scienze del clima e alle manifestazioni meteo ) in seno all’effetivo numero di avvenimenti degli stessi. Tradotto: ora se ne parla di più, ma gli analfabeti funzionali interpretano che il parlarne di più, comporti che questi eventi ne accadano di più.. spiace. Buon lavoro Prof. Pinna, ogni tanto passo a leggere i suoi articoli. Grazie. A.

  11. Andrea D

    Progressivo “interesse”, e diffusione capillare di mezzi di comunucazione.

    “interesse” che poi andrebbe inteso se si tratti di un reale interesse all’argomento, che sia per passione per la disciplina meteorologica o fotografica o per l’estremo (o tutto messo insieme, come presumo animino i tornado-chasers) o se si tratti di un “interesse indotto”, cioè segnalare un “guarda che casino sta succedendo, faccio il videoclip e lo posto”.

    Può succedere anche un fenomeno di “inibizione della razionalità” nel vedere grafici e “numeri ben precisi”. Succede anche a me qualche volta, quasi a dedurre un “allora dev’essere proprio così”, salvo poi rinsavire e mutare in un “ma che ca**ate sta dicendo/scrivendo?!”

    E niente, magari condurrò una statistica del numero di allagamenti del sottopasso autostradale vicino casa… (“guarda che le pompe sommerse potrebbero… stai zitto!!”)

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