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Mille anni di clima

Diversi anni orsono, credo parecchi anni orsono in realtà, ebbi la fortuna di poter leggere un prezioso libro di cronache parrocchiali. Tra necrologi, battesimi e cronaca pastorale, si leggevano, a latere, numerose annotazioni circa avvenimenti esterni. Le più interessanti, dal mio punto di vista, erano le annotazioni circa il clima locale. Ancora oggi ne ricordo una in particolare, risale alla metà del XVI secolo e racconta di come durante un inverno molto rigido, numerosi paesani rimanessero feriti, anche gravemente, per via degli attacchi di lupi, probabilmente cani randagi, resi ferocissimi dalla penuria di cibo.

Quella piccola nota a latere, allora sì curiosa, ma poco significativa per me, ha assunto un valore completamente diverso, col passare degli anni. Quegli inverni così rigidi cadevano proprio nel pieno della Piccola Era Glaciale (o LIA, Little Ice Age). Vi era una corrispondenza tra la cronaca locale e gli accadimenti climatici a livello mondiale. Probabilmente la cronaca di cui vi ho parlato, venne trascritta in pieno minimo di Maunder, ed è certo affascinante trovare riscontri di questo tipo: non canali ghiacciati a centinaia di chilometri dall’Italia, ma villaggi nostrani nella mortale stretta del freddo.

Da quella lontana lettura, di acqua sotto i ponti ne è passata, e la curiosità è aumentata. Fino ad arrivare ad oggi. Un’idea, che poi è un vero e proprio desiderio giovanile che si materializza: raccogliere e catalogare ogni tipo di cronaca climatica, a partire dal Medioevo ad oggi. Di ricostruzioni ne abbiamo molte, basate su carotaggi, anelli di accrescimento degli alberi, metodi statistici più o meno validi e altro ancora. La ricostruzione di cui vi sto parlando però è prettamente qualitativa. Almeno fino a quando questa idea non è stata condivisa con altre persone, tutte legate a Climatemonitor, dando al progetto una importante connotazione quantitativa. Nasce così “Mille anni di clima”, iniziativa unica in Italia ma probabilmente anche nel mondo: il nostro obiettivo è documentare il clima degli ultimi mille anni con le seguenti modalità:

  • ove possibile con serie storiche conosciute ed inedite;
  • in mancanza di dati numerici, il clima sarà documentato tramite una pletora di fonti.

Questo lavoro sarà domiciliato presso il sito Milleannidiclima (sarete tutti invitati all’inaugurazione!), ed avrà un meccanismo di funzionamento molto particolare (ed è questo tra le altre cose a renderlo unico): sarà strutturato sotto forma di Wiki. Per chi non conoscesse ancora la filosofia Wiki, richiamo brevemente il concetto: il sito è aperto alla collaborazione di tutti quanti. Chiunque potrà partecipare con il proprio contributo, piccolo o grande che sia: dalla pagina di cronaca locale, alla corposa citazione letteraria. Ma anche la serie storica climatica registrata fin dall’infanzia. Milleannidiclima sarà un sito unico, un lavoro unico nel suo genere.

Chiaramente per motivi logistici e di fattibilità, indagheremo in prevalenza il clima italiano degli ultimi mille anni. Saranno comunque incluse tutte le segnalazioni, da qualsiasi luogo d’Europa provengano.

Per rimanere in tema, vi lascio con due citazioni:

In quest’anno sopraggiunse a Pistoia un altro disastro, rispetto alla fierezza di un horrida vernata, la quale con brine, nevi ghiacci e freddissime tramontane tolse la via gran parte de frutti della terrae tutti i legnami grandemente paritorno […]

Questo passo è relativo all’inverno del 1111, ed è tratto da “Historia di Pistoia”, di Salvi.

Si gela il Po da Cremona fino al mare; neve immensa copre le strade, ogni fiume e ruscello gelato, e sino il viso indurito; le querce e i novi si squarciano, indi si seccano cogli ulivi e le viti; carestia, e nell’anno seguente nel territorio padovano gli uomini pascono le erbe.

Inverno 1133, tratto da “Della vera influenza degli astri”, di Toaldo.

Ho citato due inverni, ma si tratta di una pura coincidenza. Il clima, lo descriveremo tutto.

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Published inAttualitàClimatologia

9 Comments

  1. Grandissimo Claudio articolo ben fatto,complimenti,leggerlo è stato un piacere

  2. Roberto Vacca

    Ci sono dati su commercio estivo neve raccolta in pozzi d’inverno a Roma e dintrni dal 1749 (ACR Camera Capit.). 1788 (in Ba.Gen. del Tes Gen.) al 1810 (Rapport sur approvvisionemment de la neige del Dirett.del Demanio Devillers). —Bisognerebbe consultare Gibbon, Gregorovius et al. Credo sia facile perchè esistono in formati digitali.

  3. Grazie a tutti. Intanto il sito è online ed è visibile la sua prima embrionale forma. Entro breve sarà possibile registrarsi. Per politica di Climatemonitor, abbiamo deciso di far partecipare alla collaborazione solo utenti registrati. Niente anonimi, per questa volta.

    CG

  4. marco

    Ottima idea, complimenti alla redazione ed in particolare al solito Claudio Gravina. Se posso daro’ il mio contributo.BUON LAVORO

  5. Grazie anche a Duepassi. Ovviamente la piattaforma software sarà aperta per definizione a tutte le collaborazioni. Rimanete sintonizzati, perchè ne vedrete delle belle, è un lavoro ambizioso.

    CG

  6. Duepassi

    Ricordo di aver letto varie osservazioni “climatiche” nel libro “Storia dei popoli settentrionali” di Olao Magno.
    Appena ritrovo il libro, disperso nell’immensa e caotica biblioteca di duepassi, lo rileggerò e vi manderò qualche riferimento.

  7. Ciao Filippo, hai assolutamente ragione tu. Toald è Toaldo, purtroppo nel copia incolla dal mio foglio elettronico con tutta la bibliografia, ho perso l’ultima lettera…

    Interessantissime le altre tue citazioni, grazie! A tempo debito, saremo felici di inserirle.

    CG

  8. Filippo Turturici

    Caro Claudio, la seconda citazione tratta del territorio padovano: dici che il libro è di tal Toald, non potrebbe essere invece l’abate Toaldo, che nel XVIII secolo fece una raccolta di dati e racconti sul clima padovano dell’epoca e del passato? Ma può anche trattarsi solo d’un’assonanza dei cognomi.
    Appena potrò guardare i libri che ho a casa sarò felice di contribuire…intanto però lascio qui una chicca, della Piccola Era Glaciale: l’unico dato certo, confermato da più fonti e persino da Galileo (che all’epoca insegnava e viveva a Padova).
    Nell’inverno del 1608, per 40 giorni consecutivi, tra cui l’intero mese di febbraio, nevicò a Padova e Venezia, tanto che numerose case crollarono sotto il peso della neve, e la gente doveva passare dai primi piani (quindi l’altezza del manto nevoso arrivò probabilmente fino a 2-2.5m, mia deduzione); non sapendo più dove spalarla, a Padova la neve venne gettata nel fiume e nei canali, fino a primavera.
    E’ certamente un evento eccezionale, non solo per il Veneto, ma anche per località di pianura piatta e vicine al mare (anche se il Golfo di Venezia non è chissà che mare): ed infatti non s’è più ripetuto da allora, né durante la PEG né dopo. Se capitasse oggigiorno un evento simile, che disastro sarebbe…400 anni di tecnologia, ma se la Natura fa sul serio…!
    Nei libri inoltre si trova spesso menzione d’una nevicata nel mese di giugno (!) a Padova negli anni ’90 del XVIII secolo, ma non ho trovato controprove.
    Infine, riguardo invece al Periodo Caldo Medievale, pare che (ma devo recuperare le fonti) nei secoli X ed XI (a cavallo dell’anno 1000 insomma) non ci siano mai stati grandi eventi di gelo della Laguna Veneta, come capitavano 10-15 volte a secolo nella PEG e 4-5 volte ancora nel XX secolo, intendo da camminarci sopra senza pericolo per lunghi tratti e magari anche andando da Venezia a Mestre, anche con carri e cavalli (e nel corso dell’inverno 2001-’02 ci si è andati di nuovo molto vicini, con la Laguna in gran parte ghiacciata per diversi giorni così come tratti di fiumi e numerosi corsi d’acqua minori). Bisogna poi dire che fino al XVIII secolo non esistevano natanti a motore, figuriamoci i transatlantici che attraccano in bacino di San Marco, e che fino alla metà del XX non c’era il “canale dei petroli” da Marghera al mare.

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