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Carbon footprint

[photopress:schermata10.png,thumb,alignleft]Ci vuole un po’ di spirito per leggere notizie come quella che sto per commentare. Avevo deciso di non mettere più l’accento sull’esasperazione del dibattito sull’impatto ambientale, ma devo ammettere di non avercela fatta, l’occasione è troppo ghiotta. La scorsa settimana con le dichiarazioni d’intenti rilasciate alla conclusione del G8 è stato di fatto somministrato un brodino all’ammalato; ne abbiamo già parlato e per ora non ci torneremo su. Del resto nella discussione che abbiamo avviato su questo blog qualcuno ha giustamente suggerito di smettere di discutere di massimi sistemi e guardare alle cose da fare che, se non adeguatamente sostenute, difficilmente potranno diventare di uso comune.

Ma c’è qualcuno che invece sta facendo. Provare per credere. Non c’è limite all’estro ed alla creatività della nostra specie e si comprende l’approccio neanche tanto velatamente ironico con cui si affronta l’argomento anche su “la Repubblica”.

Cartesio avrebbe detto “sono dunque inquino” e già che ci sono inquino anche quando non ci sono più. Scoppia la moda della sepoltura ecologica e, come per tutte le mode non è dato sapere se sia nata prima l’intenzione o la business opportunity. In effetti siamo tanti, ma forse è proprio per questo che ci siamo dati qualche regola, non solo religiosa, per il trattamento delle nostre spoglie mortali. Però a quanto pare esiste già chi è in grado di procacciare delle eco-sepolture, cui dovranno aggiungersi anche delle location di nostro gusto, dove dare il nostro estremo saluto in condizioni di adeguata solitudine, ognuno con il proprio appezzamento…..parchi pubblici? Colline erbose? Io amo il mare, credo che opterò per una spiaggia, in barba a chi, amante della montagna dovrà assoldare una squadra di rocciatori per farsi portare sulle cime dei monti. Si potrebbero organizzare delle escursioni preventive per scegliere il luogo adatto. Ma c’è di più, ai più estroversi sarà concesso coltivare i pomodori dell’orto con le spoglie dei propri cari. Davvero non c’è limite.

E’ dunque necessario trovare il sistema di smettere di inquinare anche dopo morti….di lì a preferire non esserci affatto il passo sarà breve.

Ah, dimenticavo, tutto ciò naturalmente per pochi eletti… Quelli che invece hanno la jella non solo di passare a miglior vita, ma di farlo nelle città da qualche milione di abitanti, dove il verde lo si compra soltanto in barattoli dal ferramenta, dovranno accontentarsi di metodi tradizionali e, nel rassegnare le dimissioni, dovranno anche sentirsi in colpa di non aver alleggerito la loro carbon footprint. Non c’è limite.

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Published inAttualità

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