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Mese: Maggio 2012

In soccorso di molti, me compreso

Ieri abbiamo pubblicato il commento al nuovo lavoro di Nicola Scafetta. Un paper lungo e tecnico nel quale si propone una spiegazione fisica che trasformerebbe la correlazione tra i moti planetari e l’attività solare in una relazione causale. Sostanzialmente, essendo la causa ipotizzata molto piccola, è necessario un fattore di amplificazione. Scafetta lo identifica nella reazione nucleare interna al Sole che, attraverso la relazione tra massa e luminosità delle stelle con proprietà simili a quelle del Sole, modulerebbe appunto l’intensità della luminosità della nostra stella.

Ammetto platealmente di essere nel pantano più totale, come forse alcuni tra quelli che seguono le nostre pagine. Viene in nostro aiuto Tallbloke, con un post in cui si spiega sommariamente cosa si intende per stelle simili al Sole e per relazione tra massa e luminosità.

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Suv e temporali, il mondo è più caldo.

la prossima volta che un temporale estivo vi rovina la giornata di ferie, non prendetevela con Giove Pluvio, ma piuttosto con la vostra auto. E dopo il temporale, se invece di una serata più fresca l’afa vi accoppa, sarà proprio il caso di buttare via le chiavi del Suv e tornare a casa in bibicletta.

Queste, a spanne, le riflessioni di una domenica pomeriggio di maggio moderatamente afosa causa scirocco, con il Suv spento e senza ombra di temporali in giro. Riflessioni suscitate dalla lettura di un nuovo paper uscito sul GRL:

Potential aerosol indirect effects on atmospheric circulation and radiative forcing through deep convection – Fan et al., 2012.

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Amplificatori nucleari

Alt! Fermate tutti i commenti che già vi frullano per la testa, non si parla di energia, per una volta non ho voglia di litigare. Si parla di clima, ovvero della relazione Sole-Clima.

Da qualche anno a questa parte il nostro esperto di riferimento è Nicola Scafetta. Abbiamo pubblicato dei commenti praticamente a tutti i suoi articoli sull’argomento, prendendoci anche il lusso di ospitare direttamente la sua firma sulle nostre pagine.

L’ultimo articolo di cui abbiamo parlato è quello in cui si ipotizza una relazione tra le maree planetarie, il Sole appunto e le dinamiche climatiche – in termini di temperatura – sul nostro Pianeta. Una delle critiche più accese che è stata mossa al lavoro di Scafetta, è stata quella dell’assenza di un meccanismo fisico che spiegasse questa relazione, dal momento che il forcing indotto dalle maree planetarie sulla nostra stella, sarebbe troppo piccolo per giustificare le oscillazioni della sua attività.

Qualche giorno fa Nicola Scafetta mi ha mandato una copia del suo più recente lavoro:

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Bias e Tulipani

LA settimana scorsa abbiamo pubblicato un breve commento ad un articolo uscito nel numero di gennaio di Weather:

Cleaner air brings better views,more sunshine and warmer summer days in the Netherlands – Weather. Gennaio 2012. Vol 67 No 1

Qualche giorno prima sul blog di Judith Curry è uscito un post con il titolo “The Bias of Science”. Il primo periodo del post viene da un articolo di Dan Sarewitz uscito su Nature:

[info]

Delle crepe allarmanti stanno iniziando a penetrre profondamente nell’edificio della scienza. Esse minacciano lo stato della scienza e la sua utilità per la società. E non possono essere attribuite ai soliti sospetti – finanziamenti inadeguati, comportamento scorretto, interferenzea politica e pubblico impreparato. La loro causa è il bias, e la minacciano che rappresentano va dritta al cuore della ricerca.

[/info]

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I dati NOAA aggiornati ad aprile 2012

Le anomalie di temperatura media mondiale (GHCN-M 3.1.0) scaricabili da qui sono state aggiornate con i dati relativi al mese di aprile 2012. Ho descritto l’aggiornamento precedente (marzo 2012) qui.
Le differenze di temperature (novembre 2011-aprile 2012) si presentano così (pdf)

Fig.1: Differenza tra l'anomalia di novembre 2011 e quella di Aprile 2012. Ricordo che questa differenza corrisponde ad una differenza di temperatura (TNov-TApr) se la temperatura di riferimento è la stessa.

insieme alla posizione temporale degli eventi caldi (triangoli rossi) e freddi (triangoli blu) riportati negli elenchi a destra.
Si nota un avvicinamento alla linea di zero, in particolare nella parte iniziale del grafico (1880-1920), come si vede nel confronto tra tutti i dataset disponibili (pdf)

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Il tempo non è il clima ma ci scappa la scommessina

Tra pochi giorni si tornerà a parlare di Uragani, la stagione attiva per il bacino atlantico inizia infatti nominalmente il 1° giugno. Per tutti quelli che non campano di pane e meteo, si potrebbe anche fare a meno di parlarne, perché comunque sono affari che per fortuna non ci riguardano. Per tutti gli altri, e non sono pochi, sta salendo la febbre dell’outlook, cioè della previsione ufficiale della NOAA per la stagione 2012 il cui rilascio è atteso a giorni.

La Colorado University invece, sede del progetto Tropical Meteorology Project, ha emesso la sua previsione già il 4 aprile scorso. Secondo loro si tratterà di una stagione lievemente sotto media, sia per il numero di Mayor Hurricanes (3,4,5 della scala Suffir Simpson), sia per le probabilità che qualcun di queste arrivi ad interessare le coste USA, sia per il numero in totale degli eventi che saranno ‘nominati’, cioè che riceveranno la targa di Tempesta Tropicale o Uragano vero e proprio. Analogamente, la previsione del Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine (ECMWF), il cui prodotto è però squisitamente numerico e viene emesso e aggiornato tutto l’anno senza soluzione di continuità stagionale, va nella direzione di una stagione in media o lievemente sotto media (accessibile solo agli utenti).

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Un po’ di temperature

Ieri Meteoweb ha pubblicato una mappa del trend delle temperature medie superficiali globali per i mesi invernali degli ultimi dieci anni. Nel breve articolo che la accompagna è stata messa in risalto la prevalenza diaree soggette a trend negativo rispetto a quelle con tendenza positiva. In sostanza, così a spanne, sembrerebbe che da dieci anni a questa parte i mesi freddi siano diventati un po’ più freddi per una buona parte del Pianeta.

La mappa in questione è qui sotto. Per riprodurla basta andare sul sito del GISS e fare le opportune selezioni nel tool messo a disposizione.

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Il Global Warming c’è, ora c’ho le prove!

E’ Natale? No. Siamo in Svezia? Nemmeno. Siamo in Italia, area alpina, ed è, anzi ieri era, il 16 di maggio. Vigo di Cadore è una ridente località cadorina, forte di 1553 anime, più non quantificati gatti (più di quattro) e cani, tutte viventi sopra i 951 metri slm, quota alla quale si staglia il Campanile della Chiesa.

Il tempo non è il clima, questo lo sappiamo e lo sanno anche quelli dell’altra sponda. Ma il clima, è la sommatoria del tempo. Spazio e tempo cronologico, ovviamente ampio il primo e lungo il secondo, scelti a piacere. E’ clima un trentennio, ma lo è anche un decennio, ma lo è anche un anno, e lo è infine, una stagione. Che stagione è quella che al 16 di maggio vede 32°C sotto zero viaggiare alla media troposfera e portare la neve sulle margherite di Vigo, ma non solo?

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Basta poco, che ce vo?

Qualche settimana Fergus McGee ci aveva portato a fare un altro viaggio nel mondo dei cosiddetti Green Jobs.

Lavori verdi fritti – CM 10 aprile 2012

In quella occasione abbiamo finalmente capito cosa si intende per ‘lavori verdi’. E’ solamente una questione di situazione. Se con il tuo camion trasporti frutta da A a B il tuo lavoro è tradizionale. Da punto di vista ambientale quindi è grigio e sporco. Se con lo stesso camion vai sempre da A a B ma trasporti prodotti Bio allora il tuo lavoro è verde. Questione di punti di vista.

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Sbagliando si impara

Era la primavera del 2010, più precisamente dai primi di marzo a maggio inoltrato, quando il vulcano Islandese Eyjafjallajökull decise di emettere ceneri in quantità tale da paralizzare il traffico aereo europeo e non solo per qualche giorno.

Una faccenda controversa. Da un lato l’inevitabile rigidità delle norme di sicurezza per la navigazione aerea, che in questi casi prevedono misure drastiche come quelle del blocco del traffico pur in assenza di certezza del pericolo. Dall’altro l’evidente fragilità di un sistema messo in ginocchio da un evento naturale certamente imprevedibile. E poi ancora l’impossibilità, una voltainquadrato il problema, di agire con maggiore precisione, ovvero di limitare i danni, causa assenza di informazioni affidabili.

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