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Il Global Warming c’è, ora c’ho le prove!

E’ Natale? No. Siamo in Svezia? Nemmeno. Siamo in Italia, area alpina, ed è, anzi ieri era, il 16 di maggio. Vigo di Cadore è una ridente località cadorina, forte di 1553 anime, più non quantificati gatti (più di quattro) e cani, tutte viventi sopra i 951 metri slm, quota alla quale si staglia il Campanile della Chiesa.

Il tempo non è il clima, questo lo sappiamo e lo sanno anche quelli dell’altra sponda. Ma il clima, è la sommatoria del tempo. Spazio e tempo cronologico, ovviamente ampio il primo e lungo il secondo, scelti a piacere. E’ clima un trentennio, ma lo è anche un decennio, ma lo è anche un anno, e lo è infine, una stagione. Che stagione è quella che al 16 di maggio vede 32°C sotto zero viaggiare alla media troposfera e portare la neve sulle margherite di Vigo, ma non solo?

Difficile a dirsi. Di sicuro non è da clima delle palme, non è da desertificazione, non è da hot spot Mediterraneo. E’ comunque una stagione in cui il flusso perturbato principale frequenta ancora appunto il Mediterraneo e le medie latitudini, spinto da un gagliardo getto polare ad elevata componente meridiana (cioè nord-sud). E la sua posizione non è cosa che muta in un giorno. Deve scaldarsi e gonfiarsi la pancia del Pianeta, altrimenti, nisba.

Sono sicuro, che pur premettendo doverosamente che il tempo non è il clima (come sopra), quelli dell’altra sponda saprebbero – e magari domani sui giornali sapranno – darsi/ci una spiegazione in chiave Global Warming Antropico. Come prima obiezione però, consiglierei di fare un salto a Vigo e constatare che la neve è fredda e quelle che si prendono per il freddo sulla pelle sono visivamente simili a blande scottature ma con esse hanno poco a che fare.

Poi, già che si è in viaggio, si potrebbe pensare di fare un salto in Inghilterra, dove il previsto aprile caldo e siccitoso e il maggio idem, si sono rivelati in testa alle classifiche del freddo e della pioggia. Almeno sin qui.

Ora, sarà pur vero che la vecchia Europa non è il mondo, ma resta il fatto che noi qui ci viviamo E dato che la sinfonia del clima è cambiata, ha virato cioè nella direzione opposta a quella prospettata anni or sono ma sovente reiterata del caldo sempre più caldo, consiglierei di riunire le sponde e cercare di capirci qualcosa, magari togliendo per un attimo, solo per un attimo, tutta quella CO2 che più che l’atmosfera ha recentemente obnubilato le menti.

Segue report fotografico dell’amico Carlo Colarieti Tosti.

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Published inAttualitàMeteorologia

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