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Penisola Antartica, un bel problema

Lo sappiamo bene: la penisola antartica sta subendo delle modificazioni piuttosto importanti, il ghiaccio continentale si fonde, e le calotte glaciali oceaniche si disgregano. Le motivazioni reali non le ha ancora individuate nessuno, anche perchè tutto intorno la situazione è ben diversa. Insomma, la penisola antartica per il momento è un unicum, sicuramente da studiare per meglio comprendere le dinamiche locali. Ovviamente c’è chi lega l’attuale situazione di quei ghiacciai al tanto acclamato global warming antropico.

In questi giorni, però, è uscito un nuovo studio1 (peer review), estremamente interessante e innovativo. L’abstract ci dice che negli ultimi 800 mila anni, sebbene la concentrazione di CO2 non abbia mai superato le 300 parti per milione, quindi ben al di sotto dei valori attuali, le temperature fossero di 3 – 4 °C più alte di quelle registrate nel periodo pre-industriale. I carotaggi glaciali hanno consentito di verificare questa condizione, addirittura, in ciascuno dei precedenti quattro periodi interglaciali. Quindi, ci suggerisce lo studio, non si tratta di un caso, quanto piuttosto di un qualche meccanismo legato alla circolazione sicuramente locale e perchè no emisferica, che coinvolge direttamente la penisola antartica.

E infatti i ricercatori hanno fatto un uso estensivo dei modelli matematici per indagare le relazioni possibili tra la Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) e le temperature nella penisola anartica. Gli studi attuali ci dicono che un rallentamento della AMOC induce un aumento delle temperature superficiali oceaniche nell’emisfero sud (infatti questa corrente ristabilisce l’equilibrio termico, portando l’eccesso di calore verso nord). Sappiamo inoltre che nelle fasi di deglaciazione avviene un rallentamento della AMOC, che provoca quello che gli scienziati chiamano un WPT (ovvero un periodo Warmer than Present Transient). In altre parole la transizione nel periodo interglaciale è sempre stata più calda, nella penisola antartica, rispetto ai parametri registrati oggi. Questi periodi WPT avevano una durata piuttosto rilevamente, ma in alcuni casi furono brevi, ovvero circa 3000 anni.

I carotaggi parlano chiaro. E i modelli, alla fine cosa ci hanno detto? Sebbene la modellizzazione della AMOC e delle condizioni generali del continente antartico sia stata soddisfacente, non altrettanto, ci dicono gli scienziati, possiamo dire per quanto riguarda la penisola antartica. Non si è riuscito a cogliere bene la complessa rete di feedback, e quindi per simulare un riscaldamento, così come emerso dai carotaggi, i modelli sembrano suggerire un completo ritiro dei ghiacci nella penisola.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori P. B. Holden, N. R. Edwards, E.W. Wolff, N. J. Lang, J. S. Singarayer, P. J. Valdes, and T. F. Stocker. Rispettivamente appartengono ai seguenti centri di ricerca: Earth and Environmental Sciences, Open University, Milton Keynes (Inghilterra); British Antarctic Survey, Cambridge (Inghilterra); School of Geographical Sciences, University of Bristol, Bristol (Inghilterra); Climate and Environmental Physics, University of Bern, Bern (Svizzera).

E’ stato pubblicato il 16 luglio 2010 e potete trovarlo qui.

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  1. Holden, P. B., Edwards, N. R., Wolff, E. W., Lang, N. J., Singarayer, J. S., Valdes, P. J., and Stocker, T. F.: Interhemispheric coupling, the West Antarctic Ice Sheet and warm Antarctic interglacials, Clim. Past, 6, 431-443, doi:10.5194/cp-6-431-2010, 2010. []
Published inAttualitàClimatologia

10 Comments

  1. correggendo il mio intervento sopra, il mareografo di Trieste è secondo NEL MEDITERRANEO solo a quello di Genova

  2. Aggiungo un link con l’andamento del livello del mare dal 1875 ad oggi nel Golfo di Trieste.
    http://www.ts.ismar.cnr.it/node/36
    Il mareografo di Trieste rappresenta il più antico sito di rilevamento del livello del mare di tutto l’Adriatico, secondo solo a quello di Genova.
    Le prime osservazioni mareografiche risalgono infatti al 1859
    Un brevissimo commento ai dati, che non mostrano sollevamenti centimetrici dal 2008 (che in ogni caso sarebbero attribuibili eventualmente alle normali oscillazioni annuali indotte dalle forzanti meteorologiche quali la pressione atmosferica ed il vento, e dalla circolazione alla mesoscala) ma semmai una graduale e lenta diminuzione nel trend di sollevamento.
    Alcuni approfondimenti possono essere raccolti da un articolo (peer review) redatto dal collega Fabio Raicich di ISMAR Trieste dal titolo “A Study of Early Trieste Sea Level Data (1875–1914)” pubblicato su “Journal of Coastal Research” e consultabile al link http://www.bioone.org/doi/abs/10.2112/04-0325.1?journalCode=coas

  3. E’ divertente vedere come i catastrofisti predichino i giorni pari argomentando con argomenti pretesi scientifici (dando dell’ignorante agli scettici) e i giorni dispari con argomenti “artigianali” (dando del poco saggio agli scettici). Personalmente credo che scienza, buon senso ed altre cose della vita contino tutte nel farsi un’opinione e ognuno sceglie le percentuali preferite del mix. Però penso che sia anche importante seguire una strategia coerente e non ondivaga (o che fa comodo a seconda delle circostanze, se mi permettete di pensare male). Comunque scommetto che il signor Angelini non ci darà un riferimento scientifico relativo alla crescita in centimetri dell’Adriatico.

    • Fabio

      Concordo,
      infatti ad oggi non vedo repliche.
      Speriamo, perchè ho l’acqua al ginocchio e,
      conoscendone la causa certa, saprei cosa fare …

      tolgo il tappo 😉

  4. Fabio

    In centimetri dal 2008 ?
    L’unica cosa che vedo modificato del ns mare è che 40 anni fa era azzurro e limpido.
    Ci si dovrebbe preoccupare di questo prima, a mio parere.

  5. Giuppe

    La differenza tra artigiani e scienziati e’ a mio avviso esattamente il punto.
    L’artigiano, non conoscendo i motivi per cui certi processi accadono e come, prova e riprova in base alla sua esperienza e intuizione fino a che il risultato non si avvicina a quello cercato.
    Lo scienziato invece studia e cerca di comprendere i meccanismi e le leggi che regolano la natura per poi poter predire, calcolare e sviluppare una procedura per ottenere il risultato cercato.
    E’ un approccio completamente diverso. Quale sia il migliore ognuno lo decide per se. Io so quale dei due preferisco.

  6. Ma perchè qualcuno dovrebbe chiederci qualcosa? Questo è un libero sito dove si esprime liberamente un pensiero. Da quando sono addirittura previste class-action contro la libertà di parola?

    Sottolineo sempre quando si tratta di un peer review, perchè le risposte come le sue dimostrano chiaramente che nemmeno i peer review non allineati con il mainstream vanno bene a portare avanti il dibattito scientifico. L’importante è fare sparate come le sue, ad alzo zero. O no?

    Un’ultima cosa, perchè mi da particolarmente fastidio sentire sempre la stessa litania: noi non siamo finanziati da nessuno. I costi di questo sito vengono coperti con i nostri portafogli.

    CG

    • Filippo Turturici

      Forse il riferimento era a questo:

      Il Gazzettino, giovedì 22 luglio 2010

      (S.F.) La lunga battaglia per la costituzione, a Venezia, del futuro tribunale internazionale per l’ambiente, sembra aver imboccato la dirittura d’arrivo. Il 14 luglio scorso infatti il magistrato veneziano Antonino Abrami, vera e propria anima dell’iniziativa giuridico-ambientalista, è stato convocato nella sede del Parlamento Europeo, per illustrarne finalità, proposte e stato di avanzamento davanti alla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, presieduta da Jo Leinen, autorevole esponente del gruppo socialista progressista.
      Dopo il saluto di Leinen e l’introduzione di Freddy Grunert, del comitato scientifico dell’International Academy of Environmental Sciences, che sta portando avanti l’iniziativa, Abrami ha illustrato dettagliatamente le proposte operative per avviare un efficace sistema di tutela giurisdizionale di prevenzione e repressione (internazionale e comunitario) dei reati contro la salute dell’uomo e della Terra, promuovendo sia l’avvio di rapide attività investigative che tempestive azioni di supplenza in materia rispetto agli organi giudiziari nazionali.
      Nell’ampio dibattito che si è sviluppato successivamente si è registrata un’ampia adesione sui punti specifici da parte di tutti gli intervenuti, appartanenti a diversi paesi (oltre all’Italia, la Francia, l’Austria, la Polonia, la Gran Bretagna ecc.) e ai diversi schieramenti politici. «Tutto ciò lascia ben sperare – commenta Abrami – nel rapido avvio delle procedure per attivare la futura Corte ambientale, e per farlo a Venezia, che diventerà in questo modo l’Aja del futuro».
      Alla Iaes aderiscono già il presidente della Repubblica Napolitano e l’ex presidente Ciampi, il ministro Frattini e poi vari premi Nobel, come Rigoberta Menchù, Betty Williams, Shirin Ebadi, Mairead Corrigan Maguire, oltre al Dalai Lama e a intellettuali e politici di tutto il mondo.

  7. Mirco Angelini

    So che chi finanzia la disinformazione teme possibili class action per l’immediato futuro.
    La situazione odierna è drammatica, nell’Adriatico si registrano innalzamenti del livello medio mare misurabili in centimetri, a partire dalla fine del 2008.
    Secondo i feedback, secondo gli amoc o secondo i periodi wpt, non si capirebbe nulla o quasi (mi permetto il sarcasmo), ma non è forse vero che siamo riusciti a cambiare la composizione chimica dell’atmosfera terrestre? Forse un semplice artigiano e non dico uno scienziato, potrebbe arrivare a semplici e logiche conclusioni. Credo che non arriverebbe a pensare che il sole ci stia strizzando l’occhio, o che comunque ci sono stati periodi caldi medievali o non so cos’altro! Se quanto previsto da James Hansen per l’immediato futuro dovesse verificarsi (vedasi rilascio del metano dal permafrost o dai fondi degli oceani), lor signori non dovrebbero neppure preoccuparsi, nessuno potrà avere il tempo necessario di chiedervi un centesimo, in dollari o euro che siano. Amen.

    • Filippo Turturici

      A parte che il cambio di composizione chimica rappresenta appena lo 0.01% dell’atmosfera, con effetti termici difficilmente verificabili in laboratorio, e che sono quindi stati supposti e non realmente misurati né calcolati: non tramite una formula diretta né tramite una campagna globale di misure della radiazione incidente e riflessa, ma supponendo che una certa variazione termica derivi da una certa variazione del flusso entrante, e quindi attribuendo grossa parte di tale variazione agli effetti antropici. Altrimenti il dibattito sarebbe già chiuso e James Hansen non dovrebbe sgolarsi da 30 anni a questa parte.

      Mi interessa però, personalmente, il discorso dell’Adriatico: visto che parliamo di articoli e scienziati, e non di artigiani, può citare qualche studio e qualche dato?
      A me risulta solo che, dal 1897, l’innalzamento del medio mare nella zona di Venezia sia stato di 9cm, cioè circa 0.09cm l’anno, dati del Centro di previsione e segnalazione delle maree di Venezia; aggiungo, a titolo di curiosità, con circa 16cm di subsidenza della città (3cm naturali), cioè 0.16cm l’anno.

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