Salta al contenuto

L’Eretica del Clima

Nella rivista “LE SCIENZE” di gennaio 2011, n.5091, è stato pubblicato un interessante articolo dal titolo: “L’eretica del clima. Una climatologa si confronta con gli scettici del cambiamento del clima, scatenando ire dei colleghi”. Il breve riassunto sul sito è:

”È arrivato il momento di prendere provvedimenti concreti per ridurre le emissioni di anidride carbonica, visto che qualsiasi ritardo renderà sempre più difficile agire per prevenire gravi cambiamenti climatici. Sull’onda dello scandalo Climategate, cioè il tentativo di screditare alcuni autorevoli climatologi, e degli attacchi ai decisori politici, l’opinione pubblica è confusa, in particolare quando si parla di incertezza in climatologia. La politica climatica è in fase di stallo. È necessario che l’opinione pubblica capisca che incertezza scientifica non equivale a ignoranza, ma che si tratta di una disciplina per quantificare ciò che non è noto. I climatologi devono fare un lavoro migliore nel comunicare l’incertezza all’opinione pubblica e nel rispondere alle critiche provenienti da chi non fa parte della loro comunità scientifica”.

A differenza della sintesi sopra, il contenuto dell’articolo2 ha molti aspetti cui vale la pena porre attenzione e purtroppo non ha aperto discussioni e polemiche del tipo di quelle suscitate circa un anno fa, i cui riflessi sono ancora riportati su CM3.

Per chi ha poco tempo estraggo la parte più “eretica” di quanto detto dall’autorevole scienziata, Judith Curry4 ha scritto su “Time” per 21 anni di “climate change” e fino a poco tempo fa era benvista da tutti finché non si è macchiata della grave colpa di discutere con alcuni scienziati “scettici”. Questo grave peccato ha infastidito e in alcuni casi fatto infuriare, molti colleghi. Come accade troppo spesso in politica, il peggior nemico dell’estremista è il moderato del proprio schieramento, un comportamento che attualmente troppo spesso emerge anche in campo scientifico.

Riguardo le critiche per aver aperto la discussione con gli scettici dice: “Certo , ci sono un sacco di fanatici. Ma bisogna distinguere. Se anche solo l’1% o 10% delle affermazioni degli scettici è corretta, allora è tempo speso bene, perché siamo stati influenzati in modo eccessivo dal peso del pensiero di gruppo”. La scienziata riserva le sue critiche più aspre all’IPCC, che la Curry pensa che abbia bisogno di una riforma radicale, accusando addirittura il panel di “corruzione”. “Non farò così tanto rumore per poi appoggiare l’IPCC, perché non mi fido del processo con cui arriva alla relazioni finali”.

Queste denunce declamate pubblicamente sono state considerate un tradimento e sono valse a Curry le accuse dei colleghi di essere ingenua e odiosa, fino a molto peggio.

Curry spera di generare un incontro tra le menti e restiture un certo grado di civiltà al dibattito, riconoscendo gli errori in modo franco e trattando con rispetto gli scettici. Per molti colleghi proprio per questo suo intento è una credulona che ha gettato benzina sul fuoco portando l’attenzione dell’opinione pubblica proprio sugli argomenti dei “nemici”. La climatologia non è una scienza come la cosmologia, la paleontologia o qualche area senza impatto concreto sulla vita delle persone, in questo contesto capire come indirizzare il dibattito politico è una questione fondamentale e di sopravvivenza.

Tutto iniziò con un articolo pubblicato si “Science” nel 2005 da Curry ed altri, in esso si descriveva il collegamento tra l’incremento della potenza degli uragani e l’AGW. Quest’articolo è stato ferocemente criticato dai blog degli scettici. “Quando avevamo scritto l’articolo eravamo consapevoli di questi problemi – conferma Curry – ma per i critici erano molto più importanti di quanto avessimo riconosciuto”. Curry non condivideva le critiche, ma invece di limitarsi a respingerle ha iniziato a confrontarsi con gli scettici scoprendo molti dei loro blog. “Sono queste le persone che desidero raggiungere invece di predicare ai convertiti di RealClimate”. Così Curry ha iniziato a rispettare gli scettici, o almeno alcuni di essi, e questo le ha fatto riconsiderare la difesa acritica dell’IPCC. “Mi sono resa conto di essere vittima del pensiero di gruppo” sul fatto che i rapporti dell’IPCC rappresentino le migliori conoscenze possibili sul cambiamento del clima. Tempo fa “La mi fiducia nella relazione del gruppo di lavoro 1 dell’IPCC era del 90-95 per cento”, ma già allora nutriva qualche dubbio. Nelle aree in cui aveva esperienza – nuvole e ghiaccio marino, per esempio – aveva l’impressione che gli autori non avessero usato la dovuta cautela. “Sono stata uno dei revisori del terzo rapporto IPCC, sul tema degli aerosol atmosferici. Avevo detto agli autori che la loro prospettiva era troppo semplicistica e avevano ignorato l’impatto degli aerosol sulla enucleazione delle nubi ghiacciate. Non era tanto la scoperta di errori, quanto aver individuato una un’ignoranza non riconosciuta ed una sicurezza esagerata”. “Non mi meraviglierei se scienziati esperti in altri ambiti si trovassero nella stessa situazione”. Una volta che Curry ha iniziato a frequentare i blog scettici, le domande dei più preparati hanno acuito questi suoi dubbi. “Non pensavo che la scienza dell’IPCC fosse sbagliata, ma non mi sentivo più obbligata a sostituire il giudizio dell’IPCC con il mio personale”. Da quel momento Curry cominciò a trovare altri esempi di cattiva scienza dell’IPCC, “un dirigente di una grande istituzione che si occupa di modelli del clima mi disse che gli scienziati sembrerebbero dedicare l’80 per cento del loro tempo a far girare i modelli dell’IPCC e il 20 per cento a sviluppare modelli climatici migliori”. Inoltre afferma che l’IPCC ha violato le proprie regole accettando articoli non sottoposti a peer-review e assegnando posizioni di alto livello a scienziati relativamente inesperti. Curry crede che la comunità scientifica che si occupa di clima sia andata oltre la torre d’avorio, approdando a una mentalità da fortezza, in cui chi è dentro non può sbagliare mentre chi è fuori non può entrare.

L’incertezza riguarda sia i dati relativi al clima passato sia i modelli che prevedono il clima futuro.”C’è una serie d’incognite che non sappiamo nemmeno come quantificare, ma che dovrebbero essere inserite nel nostro grado di fiducia”, un esempio che cita è il grafico “hockey stick”. Curry, insieme a molti scettici, ritiene che non ne sappiamo poi così tanto come invece pensa la comunità scientifica “non eretica”.

Naturalmente l’invito è di leggere la versione italiana integrale, non influenzata dal mio intervento di sintesi. BUONA LETTURA!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. http://lescienze.espresso.repubblica.it/edicola_mese/Le_Scienze/1346030 []
  2. http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=climate-heretic  e http://judithcurry.com/2010/10/25/heresy-and-the-creation-of-monsters/  []
  3. http://www.climatemonitor.it/?p=8047 []
  4. http://en.wikipedia.org/wiki/Judith_Curry []
Published inAttualità

9 Comments

  1. Luigi Mariani

    Caro Donato, sono contento che tu abbia avuto un’impressione diversa, il che mi spinge a rileggere l’articolo. Debbo dire che mi ha impressionato negativamente il contenuto dei box ed in particolare di quello in cui si ripropone ai lettori in modo acritico la mazza da Hockey di Mann, che come evidenziato dalla commissione Wegman e dai lavori di McIntire e McKitric, è un falso ottenuto applicando in modo distorto le metodologie statistiche. La vicenda della mazza da Hockey è emblematica di un certo modo di fare “scienza” con la s minuscola.

    Luigi

    • Donato

      Caro Luigi, il mio apprezzamento era per lo spazio (poco) concesso dalla rivista “Le Scienze” alla Curry e per le idee della Curry. Stop. Per il resto concordo con te: i due box rappresentano il “prezzo” pagato per poter esprimere “liberamente” il pensiero della Curry. Come vedi il mio giudizio sull’articolo non è dei più lusinghieri. L’autore, chiaramente pro AGW, media il pensiero della Curry e si premura di sottolineare a più riprese che la climatologa non nega l’effetto serra. Anzi, in modo molto più sottile, insinua il dubbio che J. Curry possa essere ingenuamente caduta nelle trappole degli scettici prestandosi ai loro scopi politici ed ideologici generosamente finanziati da non meglio definite lobby (credo non ti sia sfuggito il larvato riferimento alle lobby del tabacco che avevano per anni messo in dubbio il legame cancro ai polmoni-fumo di sigaretta foraggiando molti scettici). Purtroppo per l’autore i titoli e le competenze della Curry sono tali da non poterla trattare come gli altri scettici (nei riguardi dei quali il giudizio è senza appello). Egli, infatti, non esprime un giudizio personale netto ma lo mette in bocca al fondatore di Real Climate (…non bisogna essere buoni amici di ogni compagno di strada…).
      Inutile commentare i due box: in uno, senza alcun filtro, uno scienziato pro AGW ci elenca le considerazioni che noi e la Curry contestiamo; nell’altro, come giustamente facevi notare, si tessono le lodi della mazza da hockey. Nell’articolo e nei box, infine, si mette in evidenza il peccato capitale della Curry: rafforzare il dubbio che già serpeggia,circa l’incertezza delle previsioni dei climatologi. L’autore, infatti, ritiene che le masse brute (il popolo bue direbbe Giovanni Pascoli) sono incapaci di comprendere concetti come incertezze ed intervalli di confidenza per cui a loro debbono essere ammannite “certezze” (a giustifica degli svarioni dei climatologi AGW tanto stigmatizzati dagli scettici).
      Alla fine, come avrai certamente notato, tra le fonti vengono citati i rapporti IPCC, Real climate ed il blog di McIntyre definito”climatologo amatoriale”. Tanto di cappello per la Curry, molto meno per l’autore dell’articolo ed il modo in cui egli tratta l’argomento. Le critiche da fare sarebbero anche altre,ma mi dilungherei troppo.
      Ciao, Donato.

    • Fabio Spina

      Caro Luigi, condivido quello che scrive nella replica Donato. La redazione non se la sente di fare un’inversione ad U ed a quanto dice la scienziata (che non può ridurre al silenzio come “negazionista al soldo petrolieri”) affianca due box con i contenuti soliti. La mazza non mi sembra sia neanche nell’ultimo rapporto mentre viene ripresentata.
      Ma io vedo tutto come positivo, anche la scelta di CM di metterli insieme all’intervista in modo integrale affinché il lettore abbia tutti gli elementi disponibili per farsi un’idea, senza tagli.
      Vediamo cosà pubblicherà Le Scienze il prox mese.

  2. Donato

    Ho letto l’articolo di “Le Scienze” citato. Mi ha sorpreso piacevolmente perché è da quando il prof. Bellone fece sentire la sua voce critica nei confronti del “pensiero unico” pro AGW che la rivista non dà spazio agli scettici. E mi ha fatto piacere sentire da una climatologa molti di quei concetti che mastichiamo su questo blog. Il concetto che, a mio modesto giudizio, è maggiormente interessante è quello che esprime la consapevolezza di aver, per un certo tempo, rinunciato a pensare con la propria testa accettando acriticamente le conclusioni dei rapporti IPCC. Il passo successivo (confrontarsi con chi la pensa diversamente dal mainstream) le rende onore in quanto è solo mediante il confronto con chi la pensa diversamente da te che puoi crescere. In caso contrario ci si incensa a vicenda senza migliorare di nulla le proprie conoscenze e la conoscenza scientifica si trasforma in religione. La Curry, infine, chiarisce anche il motivo per cui tanti si appassionano alla climatologia: essa influisce direttamente sulla nostra vita presente e, soprattutto, futura. Non c’è che dire: la storia di J. Curry mi ha riconciliato con la Scienza (quella con la S maiuscola). La sua intervista rappresenta un inno alla libertà di pensiero e, soprattutto, alla libertà di critica.
    Ciao, Donato.

  3. Luigi Mariani

    Caro Fabio,
    credo un buon modo per cercare di capire la posizione di Judit possa essere dato dall’immaginarsi in una delle due situazioni seguenti (che non sono poi tanto teoriche…):
    situazione 1: supponiamo che qualcuno ti chieda di sottoscrivere un appello in cui si dice che “la teoria AGW è una fandonia”.
    Se sei pronto a sottoscrivere un tale documento puoi considerarti arruolato nella categoria degli scettici (o dei negazionisti, se preferisci).
    situazione 2: supponiamo che qualcun altro ti chieda di sottoscrivere un appello in cui si dice che “la teoria AGW è verità scientifica”.
    Se sei pronto a sottoscrivere un tale documento puoi considerarti parte della categoria dei “catastrofisti”.

    La posizione corretta dal punto di vista scientifico è invece a mio avviso quella di non sottoscrivere nè un appello né l’altro e di districarsi con le “armi della ragione” fra teorie che sono tutte un pò vere e un pò false.

    Questo mi pare il modo in cui ragiona Judit.

    Ho letto anch’io alcuni giorni fa l’articolo su Le scienze: per quanto il giornalista cerchi di essere equanime l’atmosfera complessiva che ne emerge mi pare di irritazione verso qualcuno che sta facendo perder tempo a gente che vuol salvare il pianeta.
    Ovviamente la mia è solo un’impressione….
    Ciao.

    • Fabio Spina

      Caro Luigi,
      concordo con te sul fatto che non sottoscriverei nulla, che la realtà non è in bianco e nero ma a colori con molte sfumature che non conosciamo. Inoltre chi la pensa in modo diverso è l’unico che può aggiungere informazione a ciò che già conosci, quindi non va demonizzato e cercato di ridurre al silenzio perché “rallenta il manovratore” che vuole salvare il pianeta. Ovvero questo dev’essere il pensiero dello scienziato, spesso il manovratore è attivista politico ed ha tutto l’interesse a ridurre il modo ad un colore (neanche due).
      La tua impressione sull’irritazione coincide con la mia, ma che dopo un anno su “Le Scienze” si riapra un pertugio al dibattito lo vedo come passo importante.

  4. Michele

    C’è un errore nella traduzione originale. Quando Curry dice “Not to say that the IPCC science was wrong, but I no longer felt obligated in substituting the IPCC for my own personal judgment”, intende dire che non si sente più in dovere di sostituire le conclusioni dell’IPCC “al” suo giudizio personale, non “col” suo giudizio personale.
    Come spiega nel suo blog, ritiene di aver usato, fino al 2009, gli argomenti dell’IPCC al posto dei suoi, fidandosi ciecamente.

    • Fabio Spina

      Grazie della precisazione, ho mantenuto il testo della taduzione per evitare che qualcuno potesse dire che era stato manipolato.

  5. agrimensore g

    Ho da tempo eletto J.Curry quale mia scienziata di riferimento sul clima. Questo articolo me la fa apprezzare ancora di più-

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »