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Quando si dice il caso…

Appena questa mattina abbiamo pubblicato una breve riflessione sull’evoluzione della terminologia adottata per fare riferimento al disastro climatico, della necessità di cambiare spesso per tenere alto il livello di attenzione e di preoccupazione nell’opinione pubblica e della scarsa solidità dell’ipotesi che attribuisce quasi totalmente i cambiamenti climatici alle attività umane.

Poi mi sono ricordato dello snapshot di un articolo di giornale proveniente dal Vancouver Sun, addirittura del 1982, visto qualche tempo fa sul sito della Global Warming Policy Foundation. Leggete attentamente le poche righe dell’articolo (qui la fonte da Google news).

Vancouver Sun, 1982

Sicché Mustafa Tolba, scienziato egiziano, era all’epoca alla guida dell’UNEP (United Nations Enviromental Program) e aveva le idee chiare: nel giro di un ventennio -a suo dire- l’umanità avrebbe dovuto fronteggiare un disastro ecologico tanto distruttivo quanto una guerra nucleare. Ennesima profezia di catastrofe imminente andata a vuoto? Sì, ma anche molto di più. Nel corso della sua lunga reggenza (1975-1992) ha fatto molte cose. Due i fiori all’occhiello: la campagna contro l’impoverimento dello strato di ozono, culminata con il protocollo di Montreal nel 1987, e la nascita dell’IPCC, in cooperazione con l’OMM, nel 1988.

Ora riprendiamo il grafico del post di questa mattina in forma semplificata.

L’avvicendamento dell’attenzione nelle discussioni tra la guerra nucleare e il climate change è dei primi anni ’80. Il meeting durante il quale Mustafa Tolba fece quelle dichiarazioni è del maggio del 1982. L’IPCC è stato fondato nel 1988 con il compito di provare l’influenza delle attività umane sul clima sotto la guida dell’OMM e dell’UNEP. Et voilà, la “conservazione della preoccupazione” è servita.

Mi rimangio il titolo di questo breve post, niente accade per caso.

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Questo è il miracolo numero 4 nella famosa lista scritta settimane fa

  2. Secondo me la fondazione dell’IPCC è più un rimpiazzo per le preoccupazioni sul buco nell’ozono che per quelle sulla guerra nucleare.

    La fine delle preoccupazioni per una guerra nucleare ha una ben precisa ragione storica, ed è il crollo del falso socialismo nell’URSS e nei suoi stati satelliti, avvenuto per ragioni prevalentemente economiche a partire dalla metà degli anni ’80 e culminato con l’abbattimento del Muro di Berlino nel 1989.

    A quel punto non c’era più ragione di temere una guerra nucleare tra USA e URSS perché l’URSS non c’era più.

    Mentre il protocollo di Montreal potrebbe aver creato “disoccupazione” tra gli attivisti dell’ecologismo e quindi eccoli buttarsi a pesce sull’effetto serra.

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