Salta al contenuto

Energie rinnovabili, il rapporto IPCC

E’ da poco uscito un report IPCC sulle energie rinnovabili. Di queste tecnologie, volenti o nolenti, negli ultimi mesi se ne parla sempre di più e nelle ultime settimane, complice il nuovo conto energia italiano e spagnolo, se ne parla moltissimo. Torniamo quindi sull’argomento, una volta di più, consci che in realtà il dibattito non si esaurirà, mai.

Il concetto espresso dall’IPCC1 e da Al Gore2 (sul suo blog) è che con un ulteriore “piccolo” sforzo da parte del mondo intero, le energie rinnovabili riusciranno a scalzare l’egemonia dei combustibili fossili. Bene, fantastico! Qui su CM non abbiamo mai nascosto il nostro interesse in fonti energetiche rinnovabili, a basso costo e ubiquitarie. Purtroppo però, ogni volta che leggiamo i numeri, il nostro entusiasmo si smorza, se non addirittura si spegne.

Attualmente soltanto il 13% circa dell’energia mondiale prodotta (fonti IPCC) proviene da fonti rinnovabili. Andando a scomporre questo 13% si scopre che ben il 10% proviene dalla combustione del legno e di altre biomasse. Abbiamo poi un 2,3% da imputare all’energia idroelettrica. Le briciole se le dividono solare termico e fotovoltaico, energia eolica, energia delle maree.

Questo il 13%. E il restante 87%? E’ dato ovviamente da petrolio, gas e carbone. Il nucleare ammonta al 2%, ma non si sa dove metterlo: tra i combustibili fossili o tra le rinnovabili?

Bruciare il legno è quindi una fonte rinnovabile di energia? Verrebbe da rispondere positivamente: gli alberi ricrescono. Ovviamente c’è un distinguo: dipende da quanto velocemente disbosco la foresta, per le mie esigenze energetiche. Emblematico è il caso di Haiti che soddisfa il 60% del proprio fabbisogno energetico con la combustione del carbone ottenuto dal legno. L’utilizzo di questa energia rinnovabile ha ridotto del 98% la superficie delle foreste haitiane. Non molto rinnovabile quindi, come utilizzo. E’ chiaro che bisogna fare un po’ di attenzione, evidentemente. E mentre i vicini della Repubblica dominicana utilizzano combustibili fossili, mantenendo una quota di foresta pari al 41%, ormai stabile, gli haitiani stanno bruciando le radici degli alberi per produrre carbone.

Non è tutto rinnovabile ciò che ha il colore verde, forse.

Come l’IPCC ci fa notare, la richiesta di energia elettrica aumenterà a dismisura nei prossimi decenni, a mano a mano che i paesi in via di sviluppo consolideranno le proprie economie. A tal proposito c’è un conto fatto dal Wall Street Journal (lascio ai geniacci che ci leggono la verifica), tale calcolo ci dice che se la domanda di energia raddoppiasse, a fronte di un odierno 0.2% di energia prodotta dall’eolico, dovremmo installare 100 volte tante turbine quante ne abbiamo oggi, per giungere al… 10%.

Ritorniamo però ad Al Gore, il quale suggerisce che utilizzando l’1% del PIL mondiale, potremmo arrivare a coprire l’80% del fabbisogno complessivo di energia tramite le rinnovabili. Solo l’1%? Così come l’atmosfera, tuttavia, anche i sistemi economici sono sistemi complessi e dotati di feedback, quindi chissà cosa succederebbe a modificare ben l’1%. Ciò detto, ognuno di noi sarebbe contento se l’intero budget militare venisse convertito in industria civile, magari proprio per le energie rinnovabili. E magari finisse la guerra e tutti ci volessimo bene.

Fino ad allora, forse, è bene tenere conto delle notevoli tensioni di mercato e sociali causate dall’esborso immenso per sostenere le rinnovabili e per la continua sottrazione di terreni agricoli, d’ora in poi destinati alla produzione di energia elettrica.

Ovviamente Al Gore si gioca la sua carta preferita: ben 120 scienziati concordano sul fatto che, aumentando la produzione da rinnovabili fino all’80%, riusciremo a ridurre la produzione di CO2 per la quota necessaria a tenere l’incremento termico del pianeta al di sotto dei 2 gradi. Entro il 2050. Accidenti, Nostradamus era davvero un principiante.

A questo aggiungiamo il fatto che l’atmosfera e il clima terrestre vengano visti da qualcuno come un videogame: alzo qui, abbasso lì, sposto quello, muovo quell’altro. Tanto il computer mi dice che è giusto.

E siccome mi piace mettere subito il carro davanti ai buoi: no, questo non è l’ennesimo articolo contro le rinnovabili. E’ contro questo tipo di rinnovabili.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. http://srren.ipcc-wg3.de/ []
  2. http://blog.algore.com/2011/05/ipcc_renewable_energy_report_r.html []
Published inAttualitàEnergia

5 Comments

  1. Guido Botteri

    Ci hanno detto che il dèmone assoluto, il killer seriale di questo pianeta sarebbe la CO2. Sapete bene che non condivido questa interpretazione, e quindi non ritengo che le emissioni di CO2 causate dalla combustione delle biomasse siano un vero problema ecologico, io. Ma non posso fare a meno di stupirmi vedendo che chi afferma il contrario, e cioé che la CO2 farebbe tanto male, poi mi porta come fonte ecologica la biomassa. Ma se c’è combustione, mi insegnate, c’è produzione di CO2, e la biomassa non fa ecezione. E allora mi domando perché la CO2 che sale in cielo per virtù della vergine e casta biomassa sia tanto ecologica, mentre quella che lo fa per altre ragioni sarebbe l’assassina mortale del verde pianeta. Cos’ha di diverso quella CO2 dalle altre ? Forse una diversa conformazione molecolare ? Miracolosamente i due atomi di ossigeno permangono forse in equilibrio simmetricamente rispetto all’atomo di carbonio, senza mai formare quel maledetto angolo, causa della formazione del dipolo, e quindi dell’effetto serra ? Forse che le molecole di CO2 provenienti dalla combustione di biomassa vibrano solo allontanandosi ed avvicinandosi all’atomo di carbonio lungo la retta che li unisce ? Solo così si spiegherebbe che quella CO2 sarebbe ecologica, nel senso che i sostenitori dell’ipotesi AGW danno a quella parola. Ma non mi risulta che sia così…e allora, come disse il presidente dell’Enel…illuminatemi. 🙂

    • Maurizio Rovati

      Le biomasse fanno parte di un ciclo che può essere chiuso mantenendo costante la CO2. Coltivando biomassa si toglie carbonio dall’atmosfera, poi usando la biomassa come combustibile la stessa quantità di carbonio ritorna in atmosfera e così via.

  2. Donato

    “Le Scienze” di marzo 2011 pubblica una lunga intervista al guru della finanza V. Khosla. Il succo di tutto il discorso, almeno come ho interpretato io, (ammesso abbia le capacità intellettive di interpretare un articolo, cosa che molti, ultimamente, mettono in dubbio anche su queste pagine) è che investire nell’eolico e nel solare fotovoltaico non conviene per nulla. Secondo l’economista intervistato, se per far sviluppare una tecnologia bisogna ricorrere all’incentivazione, significa che la tecnologia è nata già morta. Al massimo sarà destinata ad un’economia di nicchia. Khosla ne ha per tutti: dalle macchine elettriche le cui batterie agli ioni di litio costano 5 volte più della macchina, alle politiche per contenere le emissioni di CO2. L’eolico, per esempio, non ha speranza di sviluppo se non si riesce ad affiancargli un sistema efficiente per immagazzinare l’energia prodotta in momenti in cui non è richiesta dalla rete. Sostiene l’economista che una tecnologia avrà successo se riesce a camminare sulle sue gambe sin dall’inizio ed a sfondare sui mercati cinesi, indiani e dei paesi in via di sviluppo. Tutto il resto, con buona pace di Al Gore e dei suoi 120 scienziati, non serve a nulla.
    Secondo Khosla l’unico modo per poter ottenere una riduzione del consumo di combustibili fossili è quello di innovare in maniera radicale le tecnologie attualmente in uso. A titolo esemplificativo riferisce di un nuovo motore a scoppio a cilindri e pistoni contrapposti che ridurrebbe di circa il 50% il consumo di carburante e di un nuovo tipo di condizionatore che sfrutta un ciclo termodinamico molto innovativo che consente di ridurre dell’80% il consumo di energia. Per far ciò, però, occorre investire sui giovani ricercatori, quelli con un PhD, indirizzandoli a innovare radicalmente le tecnologie di uso quotidiano invece di fargli perdere tempo appresso a chimere scientifiche senza futuro.
    Ciao, Donato.

  3. Un curioso episodio al riguardo, che in un mondo migliore farebbe svegliare le menti dall’illusione che l’IPCC sia piu’ scientifica che politica…dal blog hro001, la storia di come il SPM del rapporto sulle rinnovabili sia stato misteriosamente “approvato” e poi “accettato”, tutto il contrario della procedura stabilita.

    In pratica e’ come se lo avessero firmato in bianco, a prescindere dal contenuto, contravvenendo alle loro stesse regole.

    • Rinaldo Sorgenti

      Che dire? Niente di nuovo sotto il Sole!
      Nonostante gli scandali, le evidenze scientifiche lo smascheramento delle forzature passate (poi velocemente fatte sparire dall’evidenza – tipo il famoso “Hockey Stick”, gli interessi sono talmente rilevanti che questi signori continuano a procedere con le stesse tecniche mistificatorie.

      L’altro giorno ho partecipato ad una Conferenza di Patrick Moore ed è incredibile quello che è emerso circa la storia di certe lobby “ambientaliste”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »