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Tag: Energia nucleare

L’Inghilterra ci ripensa, e noi?

Problemi politici ma soprattutto economici quelli alla base delle recenti dichiarazioni del Primo Ministro inglese David Cameron, dichiarazioni però che, con riferimenti ai temi ambientali sono decisamente in controtendenza. Quelle che seguono le sue parole (da GWPF):

 

Abbiamo bisogno di rivedere alcune delle regolazioni ambientali e tasse che spingono verso l’alto le nostre bollette. Sappiamo tutti chi le ha generate.

 

Al di là del sapore squisitamente politico e propagandistico della seconda frase, che evidentmente punta il dito sulla fazione politica avversa, resta il fatto che il governo britannico, come molti altri in Europa, ha un serio problema energetico. Si profila quindi un allontanamento definitivo dalle regole del mercato come spiegava Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno leoni qualche giorno fa.  In sostanza, quello che si profila all’orizzonte, e qui si aprirà un interminabile dibattito tra chi è pro e chi è contro, è un ritorno all’energia nucleare con la collaborazione della Cina e dei cugini francesi di EDF, i quali hanno però preteso un prezzo minimo garantito circa doppio rispetto al valore di borsa dell’elettricità.

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Diavolo di un Hansen, e adesso?

La notizia è di pochi giorni fa, James Hansen, il controverso scienziato a capo da anni del team della NASA che gestisce il dataset delle temperature medie superficiali globali per conto dell’agenzia, ha deciso di andare in pensione. Tuttavia, nonostante i 46 anni di lavoro alle dipendenze del governo federale, non sembra sia stata l’anagrafe a dettare la scelta. Le ragioni sono infatti deontologiche. Da anni Hansen ha deciso di indossare un doppio cappello, il primo, quello da scienziato, gli stava evidentemente troppo stretto, e così ha deciso di calzare quello dell’attivista, del sostenitore senza se e senza ma della guerra al riscaldamento globale e al clima che cambia e, quindi, a tutto ciò che produce CO2, in primis l’odiato carbone che garantisce energia abbondante ed a basso costo a gran nparte del mondo, USA compresi.

 

E così, dopo anni vissuti sul filo del rasoio, con non poche accuse di scarsa imparzialità nelle sue determinazioni scientifiche e dopo numerosi arresti in seguito alla partecipazione a manifestazioni di protesta ambientale di vario genere, Hansen ha finalmente deciso di essere un attivista a tempo pieno. Dal punto di vista etico la scelta è sacrosanta, tardiva forse, ma sacrosanta. Quando si crede tanto intensamente in qualcosa è giusto cercare di perseguire i propri obbiettivi e per farlo bisogna essere liberi da fardelli isituzionali se questi si scontrano così spesso con le stesse istituzioni che ti pagano lo stipendio.

 

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Rinascimento Nucleare – Parte seconda

Con un certo ritardo (circa un mese), dovuto ad un viaggio negli USA ed a motivi di lavoro, mi accingo a rispondere alle critiche mosse dall’utente Paolo B. nel suo commento all’articolo. Critiche che meritano rispetto, ed alle quali bisogna quindi rispondere, al fine di sgombrare il campo da ogni malinteso. Andiamo dunque punto per punto.

Prima di procedere, riproponiamo di seguito il commento di Paolo B.

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Paolo B. 23 aprile 2012

Qualsiasi crociata pro nucleare si scontra con l’insicurezza intrinseca di una centrale nucleare. Puoi metterci tutta la tecnologia che vuoi per garantirne la sicurezza, ma fondamentalmente produrre energia elettrica dalla fissione è intrinsecamente pericoloso. Resta poi il problema insormontabile delle scorie nucleari, non trattabili ed ineliminabili, a meno di non trasformare il pianeta in un globale cimitero di scorie, senza alcuna garanzia di tenuta ‘eterna’ a prova di fughe radioattive. Per non parlare degli enormi e crescenti costi di costruzione di una centrale, di demolizione di quelle obsolete e dello smaltimento delle scorie. Oltre che dell’esauribilità dell’uranio la cui produzione ha già piccato (o magari pensi al torio?), tanto è vero che yankee e Francesi ricorrono da tempo alle testate nucleari dismesse. Ne discende che la fissione non avrebbe mai dovuto essere impiegata, né ovviamente per scopi bellici, né per scopi pacifici. Nessuna produzione di energia dovrebbe comportare rischi per l’ambiente, ma tant’è. La fusione invece è ben lontana nel tempo dal diventare la cosiddetta energia inesauribile, considerando anche che serve solo a produrre energia elettrica e che non sostituirebbe affatto la grande versatilità del petrolio. Guido, non mi aspettavo che fossi filonuclearista. Peccato…

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Abbasso il nucleare (epic cit.)

Poche settimane fa è stato celebrato l’anniversario del terribile terremoto cui è seguito un devastante tsunami che ha colpito e messo in ginocchio una regione del Giappone. In un assurdo susseguirsi kafkiano degli eventi, i morti per il terremoto e lo tsunami sono stati presto dimenticati a causa delle esplosioni presso il reattore nucleare di Fukushima. Da quel momento in poi, si è parlato solo di radiazioni. Oggi non vogliamo parlare di tutte le polemiche sortite da quell’evento, piuttosto vogliamo porre l’attenzione sul fatto che, ad un anno di distanza, il Giappone abbia spento tutti i propri reattori nucleari.

In molti hanno gioito per questa decisione, ma per motivi diversi. In Giappone la gente se l’è (giustamente) fatta addosso e ora festeggiano la fine del loro “incubo” nucleare. In Occidente invece gli ambientalisti stanno facendo le danze di gioia perchè vedono un movimento più ampio contro il nucleare. Prima la Germania, poi il Giappone e domani chissà.

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Mirror posting: La repubblica Verde tende al fallimento

Questo post di Vito Punzi è uscito ieri l’altro su La Bussola Quotidiana.

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La realtà industriale tedesca legata alla produzione di energia solare sta vivendo una situazione per certi versi drammatica: appena qualche giorno fa ha annunciato l’avvio della procedura d’insolvenza il gruppo Q-Cells e si tratta del quarto grande fallimento nel giro di pochi mesi in Germania, dopo Solarhybrid, Solar Millennium e Solon. Per provare a capire cosa stia succedendo nel contesto della politica energetica tedesca occorre ripartire da Fukushima, dalle ripercussioni che quell’evento ha avuto in Germania. Va detto subito: l’avaria subita da quella centrale nucleare, l’anno scorso, non ha provocato alcun cambiamento nel contesto delle centrali nucleari tedesche.

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Il “rinascimento nucleare” dopo Fukushima

Come già spiegato in altri articoli, pubblicati tempo fa su CM (ad esempio qui), è oggi in atto il cosiddetto “rinascimento nucleare”. Dopo una stasi durata un ventennio, infatti, in tutto il mondo sta riprendendo l’edificazione di nuove centrali nucleari. Tuttavia, proprio all’inizio di questa nuova fase, il catastrofico terremoto e maremoto del Tohoku ha causato il disastro nucleare della centrale di Fukushima-I. Ammettiamolo senza tanti giri di parole: una certa imperizia umana c’è stata, dato che in contemporanea la centrale di Fukushima-II, sottoposta alle medesime condizioni estreme, non ha subito alcun incidente minimamente paragonabile. Solo un decennio di sviluppo tecnico, ha fatto la differenza tra le due centrali (rispettivamente di 6 e 4 reattori). Questi avvenimenti hanno dimostrato sia la necessità di severissime misure di sicurezza per le centrali, comunque da tempo alla nostra portata (vedesi appunto il “successo” di Fukushima-II), sia di reattori moderni e non spinti troppo oltre la loro vita utile (i reattori di Fukushima-I erano progettati negli anni ’60 per durarne 20).

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Addio al nucleare, sotto col carbone

Era inevitabile, i benpensanti climatico-ambientalisti se ne facciano una ragione. Tutti i paesi che si sono fatti prendere dalla sindrome di Fukushima -paradossalmente tra questi…

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