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Nuove evidenze scientifiche

Appena due giorni fa ho pubblicato un breve commento al comunicato finale del Climate Change Congress appena conclusosi. Poche parole, soprattutto perchè di scienza del clima tra le parole che lo compongono ce n’è davvero pochina. Evidentemente non tutti la pensano allo stesso modo – ci mancherebbe! – e così leggiamo anche qualche commento di diversa natura sulle pagine di molti quotidiani nazionali. 

Ci piacerebbe però che in questi commenti ci si fosse presi la briga di dare una controllata alle fonti, così, tanto per tenere in esercizio la professione. Questo congresso, pur ottimamente organizzato, non è stato una riunione dell’IPCC (il panel delle Nazioni Unite che si occupa di clima), nè dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale; tantomeno ha avuto il patrocinio di associazioni quali l’AGU (American Geophisycal Union) o la UK Royal Society le quali, quando organizzano eventi del genere, sottopongono tanto i lavori presentati, quanto il flusso delle informazioni ufficiali dei comitati scientifici che le rappresentano, ad un pressante lavoro di selezione e revisione. Da ciò deriva o deriverebbe, visto che comunque anche loro hanno fatto qualche peccatuccio in passato, quell’imprimatur scientifico che dovrebbe sostenerne l’autorevolezza.

Niente di tutto ciò. Qualche anno fa dieci atenei di vari paesi, tra cui ovviamente anche l’università di Copenhagen, si sono costituiti in un gruppo con l’intento di fare elite. Operazione riuscita solo in parte perchè tale organizzazione non fa capo ad alcuna delle sigle di cui sopra. Il comunicato emesso alla fine del congresso esprime perciò il parere del segretariato che ha organizzato il meeting, cioè l’opinione di un pugno di uomini auto-elettisi portavoce di un non meglio specificato consenso. Poco o nulla a che fare dunque con la moltitudine di oratori intervenuti, alcuni con lavori peer-reviewed, altri no. E’ probabile che, vista la natura prettamente politica delle dichiarazioni, sia stato preparato anche con largo anticipo. Del resto la fallacia delle propaganda AGW dell’unico dei sei punti di cui si forma il messaggio che abbia a che fare con il clima l’ho già commentata. 

Ora sul consenso, presunto o reale che sia, abbiamo più volte detto che è lecito nutrire forti dubbi. Ma che questo debba essere sbandierato ogni volta che un gruppo di personaggi più o meno accreditati decide di uscirsene con un comunicato mi sembra un pò eccessivo. Ancora peggio che questo basti ad eccitare le rotative dei giornali, i quali, prontamente, trasformano delle opinioni poco più che personali in dichiarazioni all’unanimità di una comunità scientifica che spesso ospita opinioni non proprio conformi. Insomma, l’ennesima operazione di propaganda di concetti per altro vaghi sia dal punto di vista scientifico che politico. Se questo è il sentiero che porta all’appuntamento decisionale di fine anno, direi che potremmo anche farne a meno. Però, capisco l’urgenza di continuare a martellare la pubblica opinione su questi argomenti. Il clima mondiale sta virando al raffreddamento, la crisi economica impazza e la festa dell’AGW rischia di finire prima di essere cominciata sul serio.

Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio la lettura di questo articolo sul sito web della BBC, a firma di Mike Hulme, che è professore alla Scuola di Scienze Ambientali della University of East Anglia (non proprio un covo di scettici), ed è stato direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research (neanche lì abbondano i dissenzienti).

NB: Grazie a Maurizio Morabito per la segnalazione.

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Published inAttualità

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