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A Lampedusa arrivano i profughi climatici

Il 15/06/2011 è andato in onda sul LA7 un programma di Mario Tozzi (ricercatore del CNR): “Allarme Italia – Viaggio nel paese delle emergenze” in viaggio da Torino a Lampedusa. Il noto geologo che è anche consigliere scientifico del WWF ha descritto l’Italia con il solito approccio apocalittico che lo contraddistingue, tra frane, alluvioni, terremoti, inquinamento e abusivismo edilizio, dove le uniche cose positive dell’Italia erano:

  • Gli impianti rinnovabili come il geotermico (e chi non lo vuole?), ma anche le pale eoliche di Varese ligure di dubbia utilità e nessuna convenienza senza incentivi. A proposito di eolico ho visto un documentario dove descrivevano una torre eolica a spirale montata su una casa e per evitare le vibrazioni l’hanno montata su un asta tenendola sospesa con la levitazione magnetica, una vera follia, un bagno di sangue di soldi.
  • Le colture biologiche, ma si è scordato di dire che a parità di produzione la produzione biologica richiede il 30% di terre in più, costa molto di più ed emette di più.
  • La zootecnia estensiva di montagna, a suo dire rispettosa dell’ambiente, mentre è il contrario perché i reflui degli animali al pascolo su terreni declivi vengono dilavati e ruscellati nei fiumi.
profughi
Nella foto un naufragio di una di queste carrette del mare carica di migranti.

In questo lungo viaggio in auto ovviamente elettrica, cioè fintamente ecologica, arrivato a Lampedusa ha dato il meglio del suo catastrofismo climatico. Ha descritto l’impressionante deposito dei barconi sequestrati o naufragati, con i quali giungono sull’isola migliaia di disperati, dicendo che gli extracomunitari che scappano dall’Africa in realtà sono profughi climatici costretti a emigrare perché i cambiamenti climatici hanno reso le loro terre e i loro pascoli improduttivi.

Nella foto un naufragio di una di queste carrette del mare carica di migranti. Ovviamente è tutta colpa dell’uomo che brucia i combustibili fossili. Ma non è vero!

I disperati che giungono a Lampedusa sono di varie provenienze, etnie e religioni, con storie alle spalle molto diverse tra loro. C’è chi scappa dalla carestia, ma anche chi dai disordini sociali interni al proprio paese come in Tunisia, Egitto o Eritrea, chi dalla guerra civile e dalle persecuzioni come in Sudan, Libia, Tchad, Somalia, ma anche Kurdistan, Sri Lanka ecc, chi dalla povertà causata spesso dalla sovrapopolazione come in Niger e Senegal, ma anche in Nigeria e Ghana che sono paesi dalla vegetazione lussureggiante. In Niger la media dei figlia testa è di 8. Se l’Italia avvesse la stessa crescita demogafica sarebbe un paese di emigranti che scappano dalla miseria, che qualcuno chiamerebbe profughi climatici.

Abbiamo già parlato su CM della speculazione che i soliti catastrofisti climatici vogliono fare sulle tragedie naturali addossando la colpa al riscaldamento globale e quindi all’uomo, dove Fabio Spina cita un articolo di Repubblica “Consequencens” di cui riporto questa frase sconcertante:

“Guardate soprattutto le immagini che vengono dall’Africa, dal Darfur sudanese, dove una guerra scatenata dal clima è già in corso, secondo la denuncia del segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon: gli allevatori contendono pascoli sempre più magri ai coltivatori”

Guerra scatenata dal clima?

Forse bisognerebbe ricordare a Ban Ki moon il “Fronte di liberazione del Darfur” costituito da etnie “africane nere” islamiche che volevano l’indipendenza dal regime del Sudan governato da musulmani di etnia “araba”, accusati da sempre di razzismo e prevaricazione verso le etnie “africane nere”. Storicamente infatti le etnie arabe erano quelle che rastrellavano gli schiavi con atrocità indescrivibili, per venderli poi agli occidentali per le colonie (che pure non si sono risparmiati in quanto ad atrocità). Tuttora in Sudan le etnie aficane sono costrette ai lavori più umili (pastori, serve ma anche concubine) e sono sfruttate tanto che per molti operatori umanitari si tratta di neoschiavismo.

Le tribù arabe dei Janjawid detti anche predoni a cavallo da decenni rubano mandrie e granaglie alle etnie africane del Darfur. Per gli stessi motivi nella parte sud del Sudan ci sono state guerre infinite tra etnie arabe e “africane nere” cristiane o animiste che solo recentemente hanno ottenuto l’indipendenza dal regime sudanese arabo.

Sudan petrolio

Il sottosuolo del Darfur, che è nell’west Sudan, è ricco di minerali e petrolio. Nell’immagine l’area rosa rappresenta le zone ricche di petrolio ancora da sfruttare. Ecco spiegato perché il regime sudanese non ha nessuna intenzione di concedere l’indipendenza. Stessa cosa per l’Est Sudan che da anni la chiede. Per ora solo il sud è riuscito ad ottenerla, ma nelle guerre civili in Sudan ci sono stati 2 milioni di morti.

Quindi la crisi del Darfur ha cause scatenanti ben precise che nulla hanno a che vedere con il clima, anche se certamente la tragedia è stata accentuata dalla siccità che ha colpito queste popolazioni già provate dalla guerra, dai saccheggi e dagli stupri delle tribù di etnia araba dei Janjawid sostenute e protette dal regime sudanese. Nessuno può dimostrare che la siccità in Darfur dipenda dall’uomo, la desertificazione dell’area infatti è in atto da circa 6000 anni. Nel 1983 la siccità uccise 100.000 persone, difficile affermare che dipese dall’AGW che iniziò di fatto solo nel 1975 (malgrado le massime concentrazioni di solfati nell’aria).

Molto prima dell’AGW ci furono altre carestie devastanti nell’area. Cito da un altro articolo di Fabio Spina “L’Africa quando non c’era il global warming”, uno scritto del mio conterraneo padre Comboni…

“Vi consacri questo brevissimo cenno storico delle spaventose calamità della Carestia e Pestilenza, che imperversarono e colpirono sopra una vasta e smisurata estensione il Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale nel 1878-1879; Le seminagioni e piantagioni eseguite in quelle fecondissime terre, appena spuntate si disseccarono; e le erbe, i fiori ed i prati rimasero abbruciati dai raggi solari infuocati; sicché ben presto a quei miseri abitatori mancò l’ordinario alimento; e quasi tutti gli animali per mancanza di nutrimento periron di fame.”

Nell’800 si parlava di calamità naturale ora invece (e nessuno sa il perchè) è catastrofismo climatico di cui l’uomo è colpevole…… tranne il Tozzi che usa le auto elettriche.

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Published inAmbienteAttualitàClimatologiaNews

3 Comments

  1. Nel frattempo…’mmazza che mazza (e che mazzo!). Arriva la mazza! Dall’amichetto di Ugo, tal Michael Mazza, pardon, Michael Mann. Ebbene sí maledetto Carter, ce l’ha fatta (a tirar fuori una mazza) anche questa volta!!

  2. Tozzi non è “geologo che è anche consigliere scientifico del WWF” ma “consigliere scientifico del WWF che è anche geologo”. Stiamo sempre attenti a “chi paga”.

    Non si tratta poi “della speculazione che i soliti catastrofisti climatici vogliono fare sulle tragedie naturali” ma “dello sciacallaggio che i soliti catastrofisti climatici vogliono fare sulle tragedie naturali”. Ottengono fondi, cioè “mangiano” letteralmente con i morti.

    Sbagliato dire “auto ovviamente elettrica, cioè fintamente ecologica”. Occorre precisare “auto ovviamente elettrica, cioè dannosa all’ambiente”. Non userà le Duracell, immagino.

    La “povertà causata spesso dalla sovrapopolazione” andrebbe sostituita con la “sovrapopolazione causata spesso dalla povertà”. E le migrazioni di natura economica non sono dettate da carestie o disordini sociali, ma dalla disparità fra il Nord e il Sud del mondo, che fa sì che un anno di stipendio in Europa corrisponda a svariati decenni di lavoro nei Paesi da cui si emigra.

  3. Guido Botteri

    Il Tozzi dovrebbe spiegare perché coloro che secondo lui fuggono dai danni dell’uomo occidentale, vadano proprio nei Paesi più inquinati, dove ci sono più veleni, più smog, e dove si emette più CO2, e magari ci sono più centrali nucleari (ricordate che quelli che vengono a Lampedusa vorrebbero quasi tutti andare nella Francia che ha 59 centrali nucleari ?) e non si dirigono invece nei Paesi a minore impatto ecologico, come lo Zambia (dove però la speranza di vita è la metà di quella della Francia nucleare).
    Forse il Tozzi farebbe meglio a riflettere prima di dire queste…cose.
    Secondo me.

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